Visualizzazioni totali

domenica 9 ottobre 2011

Chiesa Nestoriana, Famagosta

Chiesa nestoriana (S.Giorgio Xorinos), Famagosta



* eresia nestoriana del V sec.: Nestorio, di origini siriane, patriarca di Costantinopoli (428-431), sosteneva che nel Cristo ci sono non solo due nature, ma due distinte persone (l’umana e la divina), negando implicitamente che la Vergine fosse la madre di Dio.

   In epoca medioevale i ricchi mercanti siriani che professavano questo culto occupavano il quartiere dove sorge la chiesa. Uno di questi, Francis Lachas insieme al fratello nel 1359 diede inizio alla costruzione della chiesa. Dopo la caduta di Acri, nel 1291, molti cristiani di lingua araba detti “siriani” si erano infatti rifugiati a Famagosta contribuendone allo sviluppo commerciale. Xorinos significa "colui che può esiliare", secondo una leggenda infatti, raccogliendo un po' di polvere dal pavimento della chiesa e mettendola nella casa del proprio nemico, questi morirà o sarà esiliato entro l'anno.




Nasce con una pianta a navata unica con abside sporgente, successivamente ampliata con l'aggiunta di due navate laterali, di un porticato addossato ad essa e di una corte. Questo accrescimento contrasta con la linearità delle tre absidi nel lato est e della facciata occidentale.
Da notare le pietre variegate dell’arco dell’altare e la decorazione romanica a zigzag intagliata nell’arco originale della porta del chiostro. Sono presenti anche probabili richiami all’architettura comune ai regni latini di Palestina come l'impiego delle volte a crociera.


Absidi


lato meridionale

Dopo la conquista ottomana, la chiesa fu adibita a stallaggio per i cammelli - ospitava le funzioni religiose solo una volta all'anno in occasione della festa del santo - fino al 1903 quando fu restituita al culto ortodosso. La decorazione parietale appare quindi molto danneggiata.
Come in molte chiese crociate in Libano, il programma iconografico non sembra essere stato così rigido e coeso come nelle chiese bizantine ma eseguito in vari periodi e da mani diverse.

Santa Paraskevi tra due santi monaci

Sulla controfacciata della chiesa originaria, immediatamente a destra dell'ingresso, si trova un affresco abbastanza ben conservato che raffigura santa Paraskevi tra due santi monaci. La santa è identificabile dal medaglione che ha davanti a sè ed in cui è rappresentata la Crocefissione. Nell'iconografia bizantina la santa è infatti la personificazione del Venerdì santo.

Nell'affresco vi sono alcune iscrizione in estranghelo - la scrittura siriaca più antica, derivata dalla scrittura aramaica: le singole lettere sono grandi e di forma arrotondata – purtroppo troppo danneggiate per essere decifrate appieno.

L'elegante filiera di perle che decora i nimbi è stata interpretata anch'essa da alcuni studiosi come un'influenza siriaca ma ricorre invece anche in altri affreschi ciprioti (Panagia Teotokos a Trykomo, Panagia Asinou a Nikitari)  nonché, ad esempio, nell'aureola del Cristo nell'abside della chiesa ravennate di S.Vitale (VI sec.).


Un giovane apostolo (S.Filippo?), pilastro NO della campata centrale della navata sud, 1350-1370




Sulla parete meridionale della navata sud, contro un fondale blu oltremarino, erano dipinte tre figure femminili, delle quali rimane integra solo quella di Maria Maddalena. Sulla sinistra si nota il frammento di un angelo che tiene l'orlo di una veste e che probabilmente faceva parte di una composizione in cui la Vergine spiegava il suo manto a ricoprire i fedeli. Questo affresco presenta caratteristiche molto occidentali ed in particolare italiane come l'abbellimento dell'aureola con raggi incisi o i lunghi capelli sciolti della Maddalena come pure la banda superiore decorata con un motivo di foglie intrecciate a stemmi quadrilobati.






 


Nessun commento:

Posta un commento