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sabato 24 dicembre 2016

Giorgio Paleologo

Giorgio Paleologo


Figlio del primo membro conosciuto della famiglia dei Paleologi - lo stratego del thema di Mesopotamia Niceforo Paleologo - fu uno dei più valenti generali e sostenitori di Alessio I Comneno (1081-1118), di cui era cognato (aveva infatti sposato Anna Dukaina, sorella minore della moglie di Alessio, Irene) ed amico personale. Giocò un ruolo di primo piano nel colpo di stato che il 4 aprile del 1081 depose Niceforo III Botaniate e portò al potere Alessio.
Nominato nel corso dello stesso anno governatore di Durazzo per fronteggiare la minaccia normanna, con l'appoggio della flotta veneziana (1) difese la città con successo dagli attacchi del Guiscardo fino all'arrivo in ottobre dell'esercito imperiale guidato dallo stesso Alessio (2).
Cercò quindi inutilmente di dissuadere l'imperatore dall'impegnarsi nel disastroso scontro in campo aperto (battaglia di Durazzo, 18 ottobre 1081) che portò alla caduta della città (febbraio 1082) ed in cui persero la vita il padre Niceforo e il fratello Nicola.
Nella guerra contro i Normanni, lo ritroviamo di nuovo al fianco dell'imperatore nella presa di Castoria, tenuta dal luogotenente di Boemondo, Briennio (novembre 1083).
Nella battaglia di Monte Levunio (29 aprile 1091) in cui Alessio, appoggiato dai Cumani, fermò l'avanzata dei Peceneghi verso Costantinopoli, Giorgio Paleologo ebbe il comando dell'ala destra dello schieramento cumano-bizantino.
Figura tra i partecipanti al al sinodo delle Blachernae del 1094 in cui viene ricordato con il titolo di protonobelissimos kuropalates. Il titolo di kuropalates (3) compare anche - accanto a quello di dux di Durazzo - in un suo sigillo databile al 1081 e conservato nella Dumbarton Oak Collection.

Verso del sigillo di Giorgio Paleologo, 1081 c.ca.,
con la scritta, disposta su sei righe: Madre di Dio (4) aiuta Giorgio Paleologo kuropalates e duca di Durazzo.
 
Negli ultimi anni di regno di Alessio la sua influenza a corte sembra diminuire di peso.
Dal matrimonio con Anna Dukaina ebbe tre figli maschi: Niceforo, Andronico e Alessio.
Morì sicuramente dopo il 1110, probabilmente intorno al 1120.

Note:
 
(1) Vedendo minacciati i propri possedimenti in Dalmazia dall'espansionismo del Guiscardo, i veneziani avevano accolto la richiesta di aiuto dell'imperatore e inviato una flotta per difendere Durazzo.

(2) Nel corso dei combattimenti riportò anche una grave ferita alla testa colpita da una freccia nemica. Benchè ferito tentò lo stesso una sortita dalla cittadella per intervenire in aiuto di Alessio nella battaglia del 18 ottobre ma fu ricacciato indietro dai Normanni.

(3) Per il significato del titolo di Kuropalates vedi scheda Leone Foca il giovane, nota 3.

(4) La Vergine in posizione di orante con un medaglione che raffigura il Bambino è ritratta al recto del sigillo.

mercoledì 21 dicembre 2016

La contea di Edessa

La contea di Edessa (1098-1150)

Nel 1050 la città di Edessa (l'attuale Urfa in Turchia) era ancora bizantina, poi nel 1077 un armeno di nome Philaretus Brachamius se ne impadronì facendone la capitale di un principato indipendente che si estendeva fino ad Antiochia.
Nel 1087 Edessa cadde in mano ai turchi selgiuchidi.
Attorno al 1094, l'emiro selgiuchide di Damasco, Tutush I, occupò la città e vi insediò come governatore l'armeno Thoros, un vecchio luogotenente di Philaretus. Nel 1095, questi eliminò la guarnigione turca della cittadella e si rese padrone della città. Attaccato dai turchi, fu costretto a chiedere aiuto ai Crociati che stavano avanzando in Asia Minore.
Nel 1098 rispose all'appello il fratello di Goffredo di Buglione, Baldovino di Boulogne, che lasciò il corpo principale dell'esercito crociato e si diresse prima a sud in Cilicia e poi verso est a Edessa.
Baldovino convinse Thoros ad adottarlo e poco dopo, quando Thoros fu assassinato nel corso di una sommossa (9 marzo 1098), Baldovino gli successe costituendo la contea di Edessa che divenne il primo stato crociato in Terrasanta.

La contea di Edessa nella sua massima espansione (1131) 

La contea era suddivisa nei seguenti feudi principali:

1. Turbessel: era una delle fortezze più importanti della contea, controllava l'area ad ovest dell'Eufrate e presidiava il confine con il Principato di Antiochia. Nel 1101 il conte Baldovino di Le Bourcq v'infeudò il cugino Joscelin di Courtenay ma nel 1113, a causa dell'impoverimento delle sue terre troppo esposte alle incursioni selgiuchidi, annesse il feudo al demanio comitale a cui rimase fino alla fine della contea e di cui divenne capitale dopo la caduta di Edessa (1144) fino alla conquista di Norandino (1151).

2. Bira: occupava un'importante posizione strategica controllando il passaggio sull'Eufrate della strada che da Edessa conduceva ad Antiochia. Inizialmente vi fu lasciato al comando il signore armeno locale. A partire dal 1115, esasperato dalle continue cospirazioni degli armeni, Baldovino di Le Bourcq procedette alla progressiva rimozione della nobiltà locale dai posti di comando. Nel 1117 conquistò la città manu militari e vi infeudò un suo cugino, Galeran di Puiset. Nel 1151 fu anch'essa conquistata da Norandino.

3. Marash (Germanicia Caesarae in epoca romana e Germanikeia in epoca bizantina, corrisponde all'attuale cittadina turca di Kahramanmaraş ): conquistata dai crociati nel 1097 fu inizialmente restituita ai bizantini ma già nel 1100 cadde in mano ai turchi.
Nel 1104 fu conquistata dagli edesseni al comando di Joscelin di Courtenay, all'epoca Signore di Turbessel. Vi si alternarono quindi diversi feudatari, l'ultimo dei quali, Rinaldo di Marash, morì insieme a Raimondo di Poitiers combattendo contro il Norandino sotto le mura della fortezza di Inab (1149). Annessa da Joscelin II al demanio comitale, cadde dopo pochi mesi nelle mani del Sultanato di Iconio.

Baldovino I di Boulogne (1098-1100)

Baldovino II di Le Bourcq (1100-1118): quando Baldovino I fu incoronato re di Gerusalemme (24 dicembre 1100) lasciò la contea al cugino Baldovino di Le Bourcq che divenne il secondo conte di Edessa. Per consolidare i suoi rapporti con gli armeni, nel 1101 sposò Morfia, figlia del Signore armeno di Melitene, Gabriele.

Battaglia di Harran (7 maggio 1104): Nel 1104 il principe Soqman di Mardin e Jerkemish reggente di Mossul unirono le proprie forze nel tentativo di riconquistare Edessa. Accorsero in aiuto di Baldovino il cugino Joscelin di Courtenay – che aveva infeudato a Turbessel – e Boemondo I di Antiochia. Gli eserciti si scontrarono nei pressi della fortezza selgiuchide di Harran, l'antica Carre. L'esercito di Edessa, guidato da Baldovino e Joscelin, si dispose sulla sinistra dello schieramento mentre sulla destra si disposero gli antiocheni di Boemondo e Tancredi. Quasi subito l'ala destra selgiuchide prese a ritirarsi inseguita dalla cavalleria edessena che andò ad infilarsi in un'imboscata. Boemendo, sconfitti i reparti che lo fronteggiavano non riuscì a portare aiuto agli edesseni accerchiati che furono massacrati. Baldovino, Joscelin e l'arcivescovo di Edessa Benedetto furono catturati. Boemondo rientrò ad Antiochia per raccogliere nuove truppe mentre Tancredi si diresse ad Edessa per organizzarne la difesa e dove fu insignito della reggenza.

Tancredi tenne la reggenza della contea di Edessa – dove nominò governatore suo cugino Riccardo di Salerno – fino al 1108 quando Baldovino di Le Bourcq fu liberato dalla prigionia e, obtorto collo, Tancredi dovette cedergli la contea..
Nel 1113 Baldovino si riprese il feudo di Turbessel, esiliando a Gerusalemme il cugino Joscelin di Courtenay.
Ciononostante, alla morte di re Baldovino I di Gerusalemme (1118), Joscelin appoggiò la candidatura di Baldovino di Le Burcq che fu incoronato re di Gerusalemme (14 aprile 1118) e ne fu ricompensato con la contea di Edessa.

Armi dei Courtenay

 Joscelin I di Courtenay (1119-1131): sposò in prime nozze (1100-1104) Beatrice, la figlia del Signore armeno di Vahka (l'attuale cittadina di Feke in Turchia), Costantino, da cui ebbe Joscelin. Rimasto vedovo, sposò in seconde nozze (1121) Maria di Antiochia, figlia di Riccardo di Salerno da cui ebbe una figlia femmina di cui non si conosce il nome.
Nel 1123 mentre pattugliava il territorio della contea fu catturato insieme al re Baldovino II dai selgiuchidi ma fu rapidamente liberato da un'incursione di soldati armeni.
Nel 1125 guidò il centro dello schieramento crociato nella vittoriosa battaglia di Azaz, in territorio edesseno a nord di Aleppo, contro le forze dell'atabeg di Mossul, al-Bursuqi (cfr. scheda il Regno di Gerusalemme).
Morì nel 1131 per le ferite riportate nel corso del crollo di una galleria di mina mentre assediava un piccolo castello a nord di Aleppo.


Minareto della Ulu cami di Edessa

La Ulu cami di Edessa fu costruita nel 1170 incorporando i resti di una preesistente chiesa cristiana del VI sec. dedicata a Santo Stefano e che i musulmani chiamavano chiesa rossa. La torre campanaria a base ottagonale di questa chiesa, riutilizzata come minareto della moschea, è una delle pochissime testimonianze architettoniche riconducibili al periodo crociato ancora visibili.
 
Joscelin II di Courtenay (1131-1150): nel 1138, insieme al principe di Antiochia Raimondo di Poitiers, partecipa alla campagna condotta da Giovanni II Comneno contro l'atabeg di Mossul Zengi che ottenne solo effimeri risultati anche a causa dello scarso impegno dei due vassalli.
Nel 1140 diviene vassallo di Raimondo di Poitiers.

La caduta di Edessa: nel 1144 Zengi attaccò Kara Arslan, il principe ortoqide di Diarbekyr, che era alleato di Joscelin II di Edessa che uscì dalla città e con il grosso dell'esercito si diresse verso l'Eufrate per tagliare la via di rifornimento dell'esercito nemico. Zengi, informato della manovra, puntò quindi sulla sguarnita Edessa dove giunse il 28 novembre.
Joscelin ripiegò su Turbessel ma non osò attaccare Zengi preferendo attendere i rinforzi inviati dalla regina Melisenda di Gerusalemme al comando del Conestabile Manasse di Hierges mentre Raimondo, di cui pure era vassallo, si rifiutò di intervenire.
Il comando delle poche forze rimaste a difendere Edessa fu affidato all'arcivescovo latino, Ugo II.
Il 24 dicembre un mina fa crollare un ampio tratto di mura nei pressi della Porta delle Ore e i turchi penetrano all'interno dando inizio al massacro dei latini in cui trova la morte anche l'arcivescovo. Il 26 si arrende anche la cittadella al cui comando si trovava un ecclesiastico giacobita di nome Barsauma.

Joscelin cercò di riorganizzare la contea nei territori ad ovest dell'Eufrate ancora in suo possesso ponendo la nuova capitale a Turbessel.
Nell'ottobre del 1146, approfittando dell'assassinio di Zengi, riuscì anche con un colpo di mano a riprendere Edessa – ad eccezione della cittadella – ma fu costretto a ritirarsi in novembre dall'approssimarsi dell'esercito di Norandino, il figlio di Zengi.

La cittadella di Edessa

Nel 1150, mentre era diretto ad Antiochia in cerca d'aiuto, fu catturato dai turchi e condotto ad Aleppo dove morì dopo nove anni di prigionia. Lo stesso anno la moglie Beatrice vendette ciò che rimaneva della contea ai bizantini e si trasferì a Gerusalemme con i suoi tre figli: Agnese (1), che sposerà re Amalrico I di Gerusalemme (1158), Joscelin III ch ereditò il mero titolo di conte di Edessa e Isabella, che sposerà Thoros II d'Armenia.


Note:

(1) Agnese di Courtenay si sposò quattro volte: la prima con Rinaldo di Marash, morto nella battaglia di Inab (1149); la seconda con Amalrico I di Gerusalemme, a cui l'Alta Corte impose l'annullamento del matrimonio per poter salire al trono; la terza con Ugo d'Ibelin che morì nel 1169 e l'ultima con Rinaldo di Sidone.

Schede correlate:

Principato di Antiochia; Regno di Gerusalemme

 

domenica 11 dicembre 2016

Taticio

Taticio

Generale bizantino fedelissimo di Alessio I Comneno, di cui era coetaneo; era figlio di un turco selgiuchide catturato da Giovanni Comneno, padre del futuro imperatore, e impiegato nella sua casa come schiavo, crebbe praticamente insieme ad Alessio.
Dopo la sua ascesa al trono (4 aprile 1081), Alessio lo insignì della carica di megas primikerios (gran primicerio), che era solitamente ricoperta da funzionari eunuchi, sembra però che Taticio abbia invece avuto una discendenza.
Nel 1081-1083 comandò il contingente di mercenari turchi che combattè a fianco di Alessio contro i Normanni nella campagna dei Balcani.
Nel 1086 fu al comando delle forze di terra (a capo della flotta era Manuele Boutoumites) che tentarono infruttuosamente di riconquistare ai Turchi la città di Nicea.
Nel 1094 sventò il tentativo di Niceforo Diogene – figlio di Romano IV Diogene (1068-1071) – di assassinare Alessio mentre era accampato con l'esercito nei pressi di Serre.
Nel 1096 guidò le truppe bizantine che si scontrarono con alcuni reparti crociati sotto le mura di Costantinopoli e l'anno seguente l'imperatore gli affidò il comando del contingente bizantino (2000 soldati) che aveva il compito di fare da guida all'esercito crociato durante l'avanzata in Asia Minore e, soprattutto, di garantire la riconsegna all'impero dei territori liberati che gli erano appartenuti in precedenza come solennemente giurato ad Alessio da quasi tutti i comandanti crociati (1).

Le direttrici dell'avanzata crociata in Asia Minore fino ad Antiochia
 
Insieme a Boutoumites riuscì ad ottenere che la città di Nicea – posta sotto assedio dai crociati agli inizi della campagna in Asia Minore (14 maggio-19 giugno 1097) – si arrendesse ai bizantini anziché ai Franchi.
 
Per fiaccare lo spirito dei difensori, i crociati lanciano oltre le mura di Nicea con le catapulte le teste dei nemici uccisi.
Miniatura tratta da un'edizione acritana del XIII secolo della Historia rerum in partibus transmarinis gestarum di Guglielmo da Tiro e continuatori,
BNF, Parigi
 
Abbandonò l'esercito crociato, insieme alla quasi totalità del contingente bizantino, per ragioni non del tutto chiare nel febbraio del 1098, mentre era in corso l'assedio di Antiochia (2).
Rientrato a Costantinopoli fu affiancato a Landolfo (un soldato di ventura di origini normanne) al comando della flotta bizantina incaricata di contrastare la flotta pisana che procedeva verso la Siria saccheggiando le città costiere dell'impero.
La sua fisionomia era caratterizzata dalla protesi d'oro che portava al posto del naso perduto in combattimento. Nelle fonti crociate è infatti sempre definito l'uomo dal naso tagliato.


Note:

(1) Raimondo di Tolosa e Tancredi d'Altavilla si rifiutarono di prestare questo giuramento.

(2) Secondo quanto riportato da Anna Comnena nell'Alessiade, con l'intento di liberarsi della scomoda presenza del legato imperiale, Boemondo fece credere a Taticio che gli altri comandanti crociati – a cui era inviso sin dall'assedio di Nicea quando il generale aveva trattato segretamente la resa della città ai bizantini – stessero meditando di assassinarlo. Dopo la sua dipartita, lanciò su di lui accuse di vigliaccheria e codardia per sostenere la liceità di non rispettare il giuramento prestato all'imperatore giacchè questi li aveva abbandonati. Più probabilmente Taticio si allontanò da Antiochia per cercare di organizzare una più efficace linea di rifornimento alla spedizione. A riprova della sua intenzione di tornare c'è il fatto che lasciò ad Antiochia praticamente tutto il suo stato maggiore.





sabato 3 dicembre 2016

Costantino Kalamanos

Costantino Kalamanos

Costantino Kalamanos fu un generale di origini ungheresi in forza all'esercito bizantino durante il regno di Manuele I Comneno.
Era il figlio primogenito di Boris Kalamanos e Anna Doukaina, una nobildonna imparentata con la dinastia comnena. La madre di Boris, la principessa Eufemia di Kiev, era andata in sposa al re d'Ungheria Coloman (1095-1116). Quando rimase incinta, il re sospettò che la gravidanza fosse frutto di una relazione adulterina e la ripudiò rifiutandosi di riconoscere il nascituro. 
Cresciuto alla corte del nonno materno, il principe Vladimiro II Monomaco di Kiev, divenuto adulto, Boris intraprese alcuni infruttuosi tentativi per reclamare il regno che considerava suo di diritto. Riparato a Bisanzio dopo l'ascesa al trono di Bela II (1131) fu ben accolto da Giovanni II Comneno che gli diede in moglie una sua parente ma non gli fornì assistenza militare per le sue rivendicazioni.
Nato tra il 1137 ed il 1145, insignito del titolo di sebastos, nel 1163 Costantino Kalamanos fu nominato dall'imperatore Manuele II Comneno, in sostituzione del cugino Andronico Comneno, governatore della provincia di Cilicia, dove imperversava la rivolta autonomista guidata dal principe armeno Thoros II.
Giunto in Cilicia con forti rinforzi, pur non riuscendo a sedare del tutto la rivolta, riuscì ad ottenere la ritirata dei ribelli sulle montagne costringendoli ad abbandonare le piazzeforti di Anazarbo, Mamistra e Vahka che avevano occupato.

La provincia bizantina di Cilicia all'epoca del governatorato di Costantino Kalamas

Nell'estate del 1164, l'emiro di Aleppo Norandino cinse d'assedio la fortezza antiochena di Harim (Harenc) il cui possesso gli avrebbe spianato la strada per la conquista della capitale del Principato. Mentre Rinaldo di Saint Valery difendeva eroicamente la fortezza, il principe di Antiochia Boemondo III chiamò a raccolta le armi cristiane per difenderla.
Raimondo III di Tripoli, Costantino Kalamanos e lo stesso Thoros II risposero all'appello muovendo su Harim con le loro truppe. Particolarmente preoccupato per la presenza del contingente bizantino, Norandino levò velocemente l'assedio. Contro il parere di Saint Valery e di Thoros, Boemondo lanciò l'armata cristiana all'inseguimento con il risultato di infilarsi in una imboscata nei pressi di Artah in cui i musulmani fecero strage dei crociati catturando molti comandanti cristiani tra cui lo stesso generale bizantino.
Non volendo Norandino inimicarsi l'imperatore, Kalamanos fu il primo ad essere liberato dietro il pagamento di un riscatto non troppo oneroso (150 abiti di seta).
L'imperatore lo reintegrò nella carica di governatore della Cilicia che, durante la sua prigionia, era stata ricoperta prima da Alessio Axuch e quindi da Andronico Comneno senza che riuscissero a concludere una pace con gli armeni. Il generale ricevette anche l'incarico di recarsi ad Antiochia per conquistarsi l'affetto della sorella dell'imperatrice, Filippa, che era stata sedotta da Andronico. Ma, basso di statura ed anzianotto, non potè competere con il fascino dell'avvenente avventuriero di casa Comnena.
Alla morte del principe armeno Thoros II (1169) la bandiera della rivolta antibizantina e anticrociata fu impugnata dal fratellastro Mleh. Questi, dopo aver rinnegato il suo giuramento templare, si era posto al servizio di Norandino e, convertitosi all'Islam, ne aveva ricevuto sostegno economico e militare. Tra il 1170 ed il 1173 conquistò le città di Adana, Mamistra e Tarso, riuscendo a catturare lo stesso Kalamanos. Dopo questa cattura si perdono le tracce del generale, anche se un sigillo in cui compare il nome “Kalamanos” e datato 1175 sembra attestare che all'epoca fosse ancora in vita e libero.

Residenza costantinopolitana del generale e dei suoi discendenti fino al 1192 fu il palazzo fatto costruire dal padre dell'imperatore Niceforo III Botaniate (cfr. scheda Il quartiere veneziano di Costantinopoli, nota 2).
 
 
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