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martedì 2 agosto 2011

Mura e Porte di Tessalonica

Mura e porte della città di Tessalonica



La prima cinta muraria fu edificata verso la metà del III sec. per difendere la città dagli assalti dei Goti. Quella attualmente ancora esistente, che incorporò la precedente ricalcandone per la maggior parte il perimetro, dovrebbe risalire alla fine del IV sec.
La nuova cinta muraria fu costruita esternamente a ridosso della precedente che venne a costituirne una sorta di contrafforte.
Ha una forma trapezoidale e un'estensione di circa 8 km. Nella parte bassa della città le mura sono rinforzate da bastioni triangolari, sul crinale della collina s'intervallano invece torri quadrangolari.
Porte principali
1. Porta d'oro----------Leophoros (via Egnazia*)----------4. Porta di Cassandria (P.Kalamaria)
2. Porta Letaia------------(via S.Demetrio)------------------3. Nuova Porta d'oro
5.Porta degli Arcangeli
6. Porta Romana
 
Heptapyrgion (Castello delle Sette Torri): fu costruita da Cavus Bey, primo governatore turco di Tessalonica, subito dopo la presa della città, come recita un'incrizione sopra l'ingresso della torre principale. Incorpora numerosi resti della preesistente fortezza bizantina.
Architettura: è una fortezza poligonale ricavata nell'angolo NE della cittadella anteponendo un muro all'esistente cinta muraria (che venne incorporata nel lato settentrionale) e costruendo ex novo la sua parte meridionale. Originariamente dovrebbe risalire al periodo tardobizantino.
L'intervento ottomano di maggiore evidenza consiste nel rifacimento della porta d'ingresso e dell'intera torre principale sul lato sud che utilizza come materiale di reimpiego numerose lastre di marmo scolpite di epoca bizantina.
La fortezza fu sede del governatorato fino alla fine del XIX sec quando fu trasformata in un carcere con l'aggiunta di numerose costruzioni, all'esterno e all'interno di essa, atte a renderla funzionale a questo scopo. Funzionò come tale fino al 1989.

Porta di Anna Paleologina: all'angolo SE delle mura della cittadella, poco prima del punto in cui si congiungono alle mura orientali. L'inscrizione che si riferisce ad Anna Paleologina (Anna di Savoia), moglie di Andronico III, che governò Tessalonica dal 1351 al 1365, è incisa su uno dei pilastri di marmo e porta la data del 1355 (“La presente porta è stata costruita per mandato della nostra potente e santa signora e imperatrice, Anna Paleologina, quando il questore Giovanni Camaeto esercitava la carica di kastrophylax”).

 Porta di Anna Paleologina: vista dall'esterno delle mura



Torre di Lapardas: nel punto dove le mura occidentali della cittadella si congiungono alla cinta muraria principale. L'iscrizione in mattoni dice:
“Torre del venerabile sebastus e gran chartularius Andronico Lapardas; il suo umile servo Michele Prosuch”
Entrambi furono membri della corte comnena. Questi lavori di riparazione sono stimati intorno al 1167.




 Torre della Catena: nel punto in cui le mura della cittadella si congiungono alle mura orientali. Fu costruita nel XVI sec., incorporando l'antica Torre Triangolare (Trigonion) dei Bizantini. Fu utilizzata dai Turchi come polveriera e arsenale.


Torre di Ormisda: lungo le mura orientali, all'altezza dell'ospedale di S.Demetrio. Un'inscrizione in mattoni, rinvenuta su di essa, fissa un termine post quem per la costruzione delle mura: ORMISDA FORTIFICO' QUESTA GRANDE CITTA' CON MURA INDISTRUTTIBILI, AVENDO LE MANI PULITE. Ormisda, identificabile con il comandante di un distaccamento di barbari al servizio di Teodosio I , aveva le mani pulite dal massacro dell'ippodromo ordinato dall'imperatore nel 390*.

*Mentre l’imperatore, debellato il tentativo d'usurpazione del trono d'occidente di Magno Massimo, si trovava ancora a Milano, Tessalonica fu sconvolta da un grave tumulto. Il più celebre auriga dell’ippodromo fu messo in carcere su ordine di Boterico (un barbaro che ricopriva l’incarico di magister militum per Illyricum) che vietò pure le gare. La popolazione non tollerò che il suo beniamino marcisse in galera mentre si dovevano svolgere le gare e ben presto l’ira popolare si tramutò in tumulto; durante i tafferugli accadde l’irreparabile: Boterico ed altri comandanti barbari furono uccisi e i loro corpi trascinati per la città. La notizia raggiunse Teodosio a Milano, l'imperatore fu travolto dall’ira e, nel maggio del 390, ordinò il massacro dei cittadini di Tessalonica. La popolazione fu fatta affluire nell’ippodromo con il pretesto di assistere ai giochi offerti dall'imperatore, quando la gente si fu assiepata sulle gradinate, apparvero i soldati che iniziarono a far strage degli spettatori, quando il massacro si concluse si contarono 7.000 morti (alcuni dicono 15.000).



Tratto delle mura orientali


Torre bianca: di epoca ottomana. Costruita a rimpiazzo di una precedente torre bizantina. Una inscrizione ancora visibile nel 1912 (riconquista greca di Tessalonica) la datava al 1535. Fu utilizzata anche come prigione e nel 1826 vi fu un massacro di prigionieri che le meritò il nome di Torre di sangue o Torre rossa. Fece parte della cinta muraria fino al 1866 quando queste furono abbattute. Nel 1912 fu ridipinta di bianco in segno di pulizia e prese il nome che conserva attualmente divenendo uno dei simboli della città.


Nel 1912 appariva così circondata da una camicia muraria rinforzata da torrette ottagonali. Sulla base di alcune analogie con una torre di Valona è stata attribuita al grande architetto Sinan.


Forte Vardar: fu fatto costruire da Solimano il magnifico (1520-1566) all'angolo sudoccidentale della cinta muraria per proteggere il porto da quel lato. La sezione orientale del perimetro del forte incorpora parte della cinta muraria bizantina.

 Porta del forte Vardar



 Torre ottagonale del forte Vardar


















lunedì 1 agosto 2011

Tessalonica, Introduzione

Tessalonica (Salonicco)

* Nel 50 S.Paolo visita per la prima volta la città e vi fonda una comunità che crescerà rapidamente. L'apostolo la visiterà una seconda volta nel 57 e indirizzerà ai suoi cittadini due delle sue Lettere.
* 290-311. Galerio stabilisce a Tessalonica la capitale della sua parte d'impero (Prima Tetrarchia)
* Editto di Tessalonica: conosciuto anche come Cunctos populos, venne emesso il 27 febbraio 380 dagli imperatori Teodosio I, Graziano e Valentiniano II (quest'ultimo all'epoca aveva solo nove anni). Il decreto dichiara il credo niceno religione ufficiale dell'impero, proibisce in primo luogo l'arianesimo e secondariamente anche i culti pagani. Per combattere l'eresia si esige da tutti i cristiani la confessione di fede conforme alle deliberazioni del concilio di Nicea. Il testo venne preparato dalla cancelleria di Teodosio I e successivamente venne incluso nel codice Teodosiano da Teodosio II. La nuova legge riconosceva alle due sedi episcopali di Roma e Alessandria d'Egitto il primato in materia di teologia.
*1185. Conquista e saccheggio da parte dei Normanni.
*1204-1224. Presa dai crociati viene data in feudo a Bonifacio di Monferrato.

Regno latino di Tessalonica:

Armi dei Monferrato

(1204-1207) Bonifacio di Monferrato. Morì il 4 settembre 1207 in un'imboscata tesagli dai ribelli bulgari mentre rientrava da una spedizione condotta contro di loro sui Monti Rodopi.
(1207-1224) Demetrio di Monferrato, figlio di Bonifacio e della sua seconda moglie Margherita d'Ungheria, che diviene titolare del regno ancora bambino.
(1207-1209) reggente Margherita d'Ungheria.
(1209-1216) reggente Eustachio di Fiandre, fratello dell'imperatore latino di Costantinopoli, Enrico.
(1216-1224) Guglielmo VI di Monferrato. Alla morte dell'imperatore Enrico di Fiandre il suo successore, Pietro de Courtenay, assecondò la volontà della corte tessalonicese e nominò re titolare il fratellastro di Demetrio, Guglielmo VI di Monferrato (figlio di Bonifacio e della sua prima moglie Elena di Busca) che già era succeduto al padre nel marchesato. Demetrio rimase comunque in Oriente fino alla caduta della città. 

*1224. Viene conquistata da Teodoro I Ducas Comneno, Despota d'Epiro e annessa al Despotato.
*1235. Ivan Asen II di Bulgaria soggioga il despotato d'Epiro e rende Tessalonica città vassalla.
*1246. Torna nelle mani dell'Impero niceno.
* Nel 1303 Tessalonica divenne la residenza dell'imperatrice Irene (Violante di Monferrato nota anche come Jolanda), moglie di Andronico II in disaccordo con il marito sull'eredità dei figli.
* Dal 1322 all'anno della sua morte (1340-1343 c.ca) fu governata da Demetrio Paleologo, figlio di Andronico II e Irene, che ebbe il titolo di despota di Tessalonica.
 
* I periodo della guerra civile (1321-1328): tra Andronico II e suo nipote Andronico III.

* Il governo degli zeloti durante il II periodo della guerra civile (1342-1350)
Il 15 giugno 1341, alla morte di Andronico III, suo figlio Giovanni V aveva nove anni. Giovanni Cantacuzeno, che aveva il titolo di megas domestikos e che aveva di fatto governato durante il regno di Andronico III, avanzò la sua pretesa alla reggenza ma fu estromesso da un colpo di mano organizzato dalla fazione a lui opposta capeggiata dall’imperatrice madre Anna di Savoia, dal patriarca Giovanni Caleca e dal megas dux Alessio Apocauco.
Il 26 ottobre 1341, a Didimoteico dove si era riparato, il Cantacuzeno si fece proclamare imperatore con il nome di Giovanni VI.
Al conflitto dinastico fa capo la contrapposizione politico-religiosa tra Esicasti* e antiesicasti, i primi generalmente sostenuti dall'aristocrazia, schierati dalla parte del Cantacuzeno, i secondi, sostenuti dal partito popolare (zeloti), a favore del Paleologo.

*Esicasti: seguaci di una dottrina mistica imperniata sulla visione della luce divina - quella che avvolgeva Gesù durante la Trasfigurazione sul Monte Tabor - attraverso pratiche ascetiche. Capo religioso di questa corrente fu il teologo Gregorio Palamas che fu patriarca di Tessalonica dal 1347 al 1359. (cfr.scheda)

Giovanni VI Cantacuzeno
(a sn. in abiti imperiali, a ds. in abiti monacali)
da Raccolta delle opere teologiche di Giovanni Cantacuzeno
manoscritto miniato, 1370
Biblioteca Nazionale Francese, Parigi

*Nel 1342 gli zeloti, che a Tessalonica erano fortemente organizzati, insorgono contro l'aristocrazia e rovesciano il governatore Teodoro Synadenos, schierato dalla parte di Giovanni Cantacuzeno, costringendo alla fuga lui ed i nobili che lo avevano sostenuto e confiscandone i beni. Apocauco insedia suo figlio Giovanni come governatore ma la città viene in realtà governata dai capi del partito degli zeloti in maniera quasi autonoma dal potere centrale.

*L’11 giugno 1345 viene ucciso a Costantinopoli Alessio Apocauco. A Tessalonica, suo figlio Giovanni – governatore imperiale – fa uccidere Michele Paleologo – capo degli zeloti – e passa dalla parte del Cantacuzeno. Riorganizzatisi sotto la guida di Andrea Paleologo, figlio del defunto Michele, gli zeloti lo rovesciano e uccidono riprendendo il controllo della città.
 
*Il 3 febbraio 1347 Giovanni VI entra a Costantinopoli e viene riconosciuto imperatore stabilendo l’accordo con i Paleologi e associando al governo il giovane Giovanni V, a cui viene data in moglie sua figlia Elena Cantacuzena.

*Nel 1349 il governatore Alessio Metochite, alleatosi con l’aritocrazia locale, riesce a esiliare Andrea Paleologo e sollecita l’intervento dell’imperatore (1).

*Nel 1350 Giovanni VI, con Giovanni V Paleologo al fianco, entra in Tessalonica e pone fine al dominio degli zeloti, insediando Gregorio Palamas sul seggio patriarcale (cfr. affresco nella basilica di S.Demetrio) che precedentemente gli zeloti gli avevano impedito di occupare e lasciandovi come governatore Giovanni V (1350-1352).

*Nell’estate del 1351, Giovanni V si accorda col kral serbo Stefan Dusen per cedergli la città. Cantacuzeno invia Anna di Savoia per risolvere la situazione. Questa vi riesce e ottiene in cambio il governo della città (1352-1365).

*Nel novembre del 1354, dopo un periodo di guerra non dichiarata tra i due coimperatori,   Giovanni V, con l’appoggio del corsaro genovese Francesco Gattilusio, rientra a Costantinopoli e forza Giovanni VI ad abdicare e a vestire gli abiti monacali. Questi morirà a Mistrà nel 1383.


L’impero all’abdicazione di Giovanni VI

*Agli inizi del 1384 i Turchi stringono d’assedio Tessalonica. Nell’aprile del 1387 la città capitola. Poco prima della resa, Manuele II che la governava, ripara a Lesbo.
 
*Nel 1403, Emir Solimano, figlio di Bajazet I, in guerra con gli altri eredi, necessitando del riconoscimento dell'imperatore bizantino Manuele II, gli restituisce tra l'altro Tessalonica. Nello stesso anno l'imperatore concesse al nipote Giovanni VII il despotato della città che questi tenne fino alla morte nel 1408.
 
*Alla morte di Giovanni, Manuele II nominò despota di Tessalonica suo figlio Andronico di soli otto anni, ponendolo sotto la tutela di Demetrio Laskaris Leontaris che già aveva ricoperto la carica di comandante militare della città durante il despotato di Giovanni VII.
 
Andronico Paleologo, ultimo despota di Tessalonica (1408-1423)
(1408)
Museo Louvre, Parigi
 

* Nel giugno del 1422 Murad II assedia Tessalonica.

* Nell’estate del 1423 il despota Andronico Paleologo, ammalatosi di lebbra e rendendosi conto di non poter più difendere la città, la cede ai veneziani.
Il 14 settembre 1423 le truppe veneziane entrano in città e innalzano sulle torri lo stendardo di S.Marco. Il comando è affidato a Pietro Loredan.

   * Il 29 marzo 1430 Murad II conquista Tessalonica.
 
* Fra il 1720 e il 1750 ci fu una forte emigrazione ebraica dalla città di Livorno, in cui gli ebrei spagnoli si erano rifugiati in seguito a persecuzioni. Arrivarono a Tessalonica da uomini liberi, e, grazie alle esenzioni fiscali e alle facilitazioni concesse loro da Cosimo I de' Medici, Granduca di Toscana, offrirono alla città le loro conoscenze ed esperienze, aprendo laboratori di manufatti inesistenti sul mercato greco (es. mattonelle, articoli igienici, stufe) e costruirono depositi per i materiali da esportare, per i prodotti importati, oltre a case di commercio, ed agenzie per il trasporto marittimo. La loro origine italiana risultava chiara dai cognomi e dalle denominazioni delle sinagoghe nelle quali si riunivano.
 
* Nel 1912 la città torna sotto la sovranità greca.


Note:

(1) Alessio Metochite, figlio di Teodoro, l'influente gran logoteta di Andronico II, era il leader dell'ala moderata del movimento zelota che alla fine era riuscita a prevalere su quella radicale guidata da Andrea Paleologo. Mentre la città era assediata dall'esercito serbo di Stefan Dusen, prese la decisione di richiedere l'intervento dell'imperatore, sospettando che alcuni esponenti dell'ala radicale stessero accordandosi con il kral serbo per consegnargli la città.




Rotonda di S.Giorgio, Tessalonica

Rotonda di S.Giorgio, Tessalonica
 
Fatta edificare intorno al 300 da Galerio, secondo alcuni nella prospettiva di farne il suo mausoleo, più probabilmente come tempio dedicato a Giove di cui egli, come Diocleziano, portava l'appellativo e quindi destinato, in definitiva, al culto imperiale.

Prospetto absidale

Periodo romano: originariamente la Rotonda si ergeva all'interno di uno spazio cintato che si allargava ad est e ad ovest in due esedre. La pianta rotonda sormontata da cupola la avvicina architettonicamente al Pantheon di Agrippa. La struttura circolare perimetrale ha uno spessore di circa 6.30 m fino alla base della cupola ed è costruita a fasce alterne di opera laterizia e conglomerato cementizio, solo la cupola e gli archi sono costruiti interamente in mattoni.
L'altezza dal pavimento alla chiave di volta della cupola è di circa 30 m e il diametro interno è di circa 25 m.
Sulla struttura perimetrale s'imposta esternamente, articolato in due livelli, il tamburo che racchiude la cupola, ricoperto da un tetto conico che culmina con un'apertura (opaion). La struttura appare quindi costituita da tre cilindri sovrapposti che vanno a restringersi verso l'alto con il ridursi dello spessore del muro.

Fase galeriana della Rotonda

 Interno: a livello del pavimento si aprono otto nicchioni rettangolari voltati a botte e ricavati nello spessore della muratura. Nei tratti di muratura che dividono un nicchione dall'altro si aprivano altrettante nicchie più piccole e molto meno profonde, destinate ad ospitare delle statue, inquadrate da strutture ad edicola, come suggerito dalla presenza delle mensole di appoggio alla base di una delle due nicchie ancora aperte. All'ingresso dei nicchioni erano invece poste due colonne che sostenevano un'architrave. L'illuminazione era fornita da otto finestroni ad arco che ancora si aprono al di sopra dei nicchioni e da altrettante finestre più piccole che si aprivano alla base della cupola in corrispondenza delle edicole. Le aperture che si vedono esternamente alla base del tetto invece non attraversavano per intero lo spessore della muratura.



L'ingresso principale era sul lato sud, in corrispondenza con l'asse della via cerimoniale (via pampica), dove il nicchione era fiancheggiato da due pilastri che contenevano due scale a chiocciola per raggiungere il tetto.

Periodo bizantino: il monumento fu convertito al culto cristiano molto probabilmente durante il regno di Teodosio il Grande (379-395) e dedicata agli Arcangeli (la dedica a S.Giorgio è di epoca moderna) giacchè il quartiere limitrofo e la vicina Porta di Cassandria cominciavano ad essere conosciuti con questo nome.
L'intervento di maggiore impatto consistette nell'ampliamento del nicchione est in altezza e larghezza oltre che nel suo prolungamento per costituire una abside. L'introduzione di questa modifica nella statica dell'edificio portò l'abside a sostenere un carico di spinta eccessivo e fu necessario rinforzarla lateralmente con due contrafforti. Del pari il muro perimetrale fu abbattuto in corrispondenza dei nicchioni e, ad otto metri di distanza da questo, fu edificato un altro muro circolare - che si arrestava alla base dei finestroni - a racchiudere un deambulatorio. Questo deambulatorio crollò probabilmente durante il terremoto del VII sec.
 
Planimetria della Rotonda in epoca bizantina
 
Il nicchione ovest fu trasformato in ingresso ma fu mantenuto anche l'ingresso sud che fu anzi enfatizzato dall'aggiunta di un propileo e, lateralmente a questo, di due cappelle, una rotonda ad est e l'altra esagonale ad ovest.
Il crollo di una parte della cupola - con la conseguente scomparsa di parte della decorazione a mosaico - si verificò probabilmente nel corso dell' XI sec., a seguito dell'indebolimento della struttura causato dall'apertura dell'arco absidale, data a cui dovrebbero risalire anche i due contrafforti.

Periodo ottomano: dopo la conquista turca (1430) la chiesa continuò ad essere consacrata al culto cristiano - rivestendo anche dal 1523 il ruolo di sede del metropolita - fino al 1591 quando fu trasformata in moschea da Hortaci Effendi, capo del vicino convento di Dervisci, la cui tomba si trova ad est dell'abside. In questa occasione i paramenti e gli arredi sacri furono probabilmente trasferiti nella vicina chiesa di S.Giorgio da cui le deriva il nome con cui è attualmente conosciuta.
Nel 1912, quando la città fu riconquistata dai Greci, la chiesa fu riconsacrata al culto cristiano fino al 1914, data in cui fu trasformata definitivamente in museo.
Le aggiunte superstiti di epoca ottomana consistono oggi nel minareto, eretto in epoca imprecisata nell'area in cui si trovava il deambulatorio, nella fontana ad ovest della chiesa e nei due portici che sopravanzano gli ingressi ovest e sud.

Mosaici: la datazione dei mosaici è stata oggetto di lunghe discussioni. La data più probabile dovrebbe essere tra il V e il VI sec. (1).
a.Volta del nicchione SE: una decorazione a bande e cerchi forma degli ottagoni all'interno dei quali, alternativamente, sono raffigurati animali e frutta. La banda che circoscrive il mosaico è invece costituita da una decorazione di vasi di fiori e fruttiere.
b.Volta del nicchione S:

Cupola

a. Fascia inferiore: è divisa in otto pannelli da spirali di acanto. In campo d'oro, si stagliano elaborati fondali architettonici che richiamano una scena teatrale, dinanzi ai quali, in posizione di orante, si trovano, di volta in volta, le figure di due o tre martiri. Come suggerito dalla presenza degli uccelli del Paradiso, si tratta della rappresentazione di una chiesa ultraterrena. Ogni martire è accompagnato da una didascalia che ne indica nome, capacità e il mese in cui ricorre la sua festività, quasi a formare una sorta di calendario illustrato.

Sant'Eucarpio
Particolare di uno dei quindici santi raffigurati nella fascia inferiore della cupola. Si tratta di un santo militare (cfr. scheda), da notare la resa del tablion, il rettangolo di stoffa di diverso colore che decorava la clamide dei soldati imperiali anteriormente e posteriormente.
 
 
Il Sacro palazzo è rappresentato come palazzo celeste in cui i Santi adorano Dio. Da notare: il ciborio che sormonta il trono imperiale, i pavoni che rappresentano la vita eterna, le tende scostate che regolavano il cerimoniale di apparizione dell'imperatore.

Al centro del ciborio ai cui lati si trovano le figure dei SS. Cosma e Damiano, spicca un trono senza schienale (skimpodion), su cui è posato un evangeliario gemmato chiuso, con rilegatura metallica.


b. Fascia intermedia: quasi completamente perduta. Rimangono soltanto tracce di piedi calzati di sandali e vesti bianche riferibili ad un insieme di figure in movimento per le quali sono state proposte varie identificazioni (profeti, santi, angeli o i ventiquattro vegliardi della Gerusalemme celeste). 
  

c. Fascia superiore: rimangono le teste, le ali e le mani di tre dei quattro angeli che originariamente vi erano raffigurati e la testa raggiata della fenice, uccello simbolo dell'immortalità. Le mani degli angeli sostengono una triplice 'gloria', che inizia con un arcobaleno, prosegue con un motivo floreale e termina con una fascia blu, all'interno della quale sono decorate stelle d'oro.
Al centro della gloria - quasi del tutto perduta ma ricostruibile sulla base del disegno a carboncino ancora visibile sui mattoni - era raffigurato il Cristo in posizione eretta ed in cammino come incedesse verso l'abside portando in spalla una croce astile.


Affreschi del catino absidale: molto danneggiati durante il periodo ottomano quando furono ricoperti da intonaco. Il tema raffigurato è quello dell'Ascensione di Cristo che - come scritto negli Atti degli Apostoli (I, 11) preannuncia il Secondo Avvento - con Cristo al centro di una gloria sostenuta da due angeli nella zona superiore, più in basso la Vergine in posizione di orante con a fianco due angeli e alcuni degli apostoli. Affinità tematiche e stilistiche (la posizione degli angeli e della Vergine, le posture degli apostoli e lo schema iconografico) con il mosaico della cupola della chiesa di S.Sofia di Tessalonica lo fanno risalire alla stessa epoca (fine IX sec.) se non addirittura alla stessa bottega .


Note:

(1) Sulla base di alcune analogie riscontrabili tra l'impostazione dello schema compositivo della decorazione della cupola della Rotonda e quella del Battistero neoniano di Ravenna, nonché nel ricorrere di temi iconografici simili sia in questo (vedi nota 1 del capitolo dedicato al Battistero neoniano) che nel mausoleo di Galla Placidia (la figura del Cristo che porta sulla spalla una croce astile, che si trovava al centro della cupola tessalonicese, ad esempio, somiglia molto nella postura a quella di San Lorenzo del mausoleo ravennate), A. Mentzos ha avanzato l'ipotesi di un coinvolgimento diretto dell'Augusta d'Occidente nella committenza del programma decorativo.

San Lorenzo, mausoleo di Galla Placidia, Ravenna, 425-430.

Nella primavera del 424, l'imperatore Teodosio II fece trasferire da Costantinopoli a Tessalonica – dove si stava preparando la spedizione militare contro l'usurpatore del trono d'Occidente Giovanni Primicerio - Galla Placidia ed i suoi figli.
Il 23 ottobre, a Tessalonica, Teodosio II riconobbe a Galla Placidia il titolo di augusta e nominò il figlio Valentiniano di appena cinque anni cesare. Lo stesso giorno fu annunciato anche il suo fidanzamento ufficiale con Licinia Eudossia, la figlia di Teodosio. Secondo l'ipotesi di Mentzos, Galla Placidia avrebbe commissionato in questo periodo di permanenza a Tessalonica il nuovo programma decorativo della cupola della Rotonda - che svolgeva le funzioni di chiesa palatina - in vista del futuro matrimonio della coppia imperiale. In effetti, in base agli accordi presi nel corso dei negoziati iniziati a Costantinopoli nell'estate del 436, il matrimonio tra Valentiniano III e Licinia Eudossia avrebbe dovuto svolgersi proprio a Tessalonica, considerata a metà strada tra le capitali d'Oriente e d'Occidente. Solo successivamente Valentiniano, forse in un atto di deferenza verso il suocero, decise di recarsi a Costantinopoli e celebrare lì le nozze (29 ottobre 437). I due novelli sposi fecero comunque ritorno a Tessalonica per trascorrervi l'inverno.
Rovescio del solido nuziale coniato dalla zecca di Tessalonica per celebrare le nozze tra Valentiniano III e Licinia Eudossia, 437-438.
Teodosio II al centro della composizione tiene paternamente le braccia sulle spalle dei due sposi che uniscono le proprie mani davanti a lui. Le teste di tutte e tre le figure sono nimbate. Una versione leggermente diversa di questo solido (ad esempio la figura di Teodosio II vi appare barbuta e non glabra come in questo di Tessalonica) fu emessa anche dalla zecca di Costantinopoli.
 

Seguendo questa ipotesi, il particolare programma iconografico della cupola - che  rappresenterebbe il Secondo Avvento (Parusia), con la figura del Cristo in cammino all’apice e la corte celeste disposta attorno a Lui in fasce gerarchicamente ordinate - si rifletterebbe nell’evento nuziale che avrebbe dovuto avere luogo nella chiesa celebrando l’avvento di un nuovo imperatore.
Rimane però da spiegare con quali mezzi l'augusta avrebbe potuto intraprendere questa dispendiosa impresa nel 424. Galla Placidia e la sua famiglia erano stati infatti accolti da Teodosio e dalle sue sorelle alla stregua di parenti poveri. Le stesse spese del viaggio da Roma a Costantinopoli dell'augusta e della sua piccola corte erano state coperte dal comes Africae Bonifacio che le era rimasto fedele anche quando Onorio l'aveva bandita dall'Italia.  




Palazzo di Galerio, Tessalonica

Palazzo di Galerio, Tessalonica

Proseguendo dalla Rotonda verso il mare, sull'asse dell'antica via colonnata, si giunge (piazza Navarino) alle rovine del palazzo di Galerio chiuso fra alti palazzi moderni che in parte ne hanno coperto le vestigia; si riconosce un cortile a peristilio, circondato da a portici con mosaici pavimentali su cui si affacciano 12 stanze e un edificio absidato a pianta ottagonale (aula ottagona), forse la sala del trono.

Il palazzo si colloca sul fianco dello stadio, così come a Roma (Villa di Massenzio e Palazzo Sessoriano) e successivamente a Costantinopoli.
La concezione autocratica, determinando l'isolamento della sacra persona dell'imperatore, rendeva di fatto il circo l'unica sede dove egli potesse incontrare il suo popolo.
La novità è rappresentata dal monumento circolare (la Rotonda) che si colloca al termine di una traversa che si diparte dalla via Egnazia all'altezza dell'arco di Galerio.
Lo stesso arco sembra svolgere la funzione di ingresso al sistema palaziale. L'ipotesi più verosimile è che la Rotonda sia stata originariamente edificata come mausoleo imperiale, prima che l'imperatore cambiasse idea e decidesse di farne costruire un altro a Romuliana (nei pressi della cittadina di Gamzigrad, in Serbia).


L'aula ottagona era rivestita di lastre di marmo bianco incorniciate da porfido rosso e verde, la superficie interna era scandita da lesene che culminavano con capitelli figurati, 4 dei quali ritrovati all'interno.
Nell'aula ottagona si aprono sette nicchie di cui quella di fronte alla porta (4) è notevolmente più ampia. Ad una altezza di circa 3.50 m. sul muro della nicchia più ampia si trova una croce iscritta in un cerchio (fig.1) e affiancata da due motivi decorativi vegetali, il tutto realizzato in mattoni.
Due nicchie comunicano con due piccoli ambienti cruciformi ed è preceduta da un largo vestibolo a forma ellittica.
Il rinvenimento al suo interno di capitelli raffiguranti divinità pagane rende plausibile l'ipotesi che l'edificio rivestisse la duplice funzione di aula di culto e di rappresentanza dove l'imperatore, dominus et deus, riceveva le ambascerie e i dignitari, venerato come Giove, Cabiro, la Tyche di Tessalonica e le altre divinità raffigurate.
Il palazzo era probabilmente collegato al porto per tramite di un ingresso monumentale.
In corrispondenza dell'ingresso (10) due scale conducevano fino all'imposta della cupola.
All'altezza del civico 5 di via Isauron sono stati trovati due muri in opera mista ortogonali tra loro affiancati da uno stilobate. Lo spazio, compreso tra i muri e lo stilobate, pavimentato a mosaico, ha le caratteristiche di un portico. Il muro che delimitava il portico sul lato NE presenta una apertura in direzione dell'ingresso al palazzo (36). Aveva una profonda nicchia che costituiva parte di una edicola inquadrata da un arco monolitico rinvenuto nei pressi.



Fig.1

Aula ottagona

Ninfeo (29)


Gli appartamenti imperiali si articolano attorno ad un peristilio quadrangolare (12), all'esterno del nucleo abitativo si aprono ampi corridoi dei quali 25, 26 mostrano un rivestimento a mosaico più ricco che fa pensare ad una loro funzione più ufficiale.

Peristilio (12)
Aula palatina (35) Grande ambiente rettangolare coronato da un'abside con nicchie semicircolari con pavimento musivo policromo che probabilmente aveva le funzioni di basilica (in realtà nel IV sec. è un'aula palatina di rappresentanza, qui l'imperatore riceveva l'omaggio-adorazione della sua corte, la proskynesis,) e costituiva anche un elemento monumentale di raccordo tra Palazzo e Ippodromo.

 Edificio a pianta circolare posto tra gli appartamenti imperiali e l'arco di Galerio


sabato 23 luglio 2011

Arco di Galerio, Tessalonica

L'Arco di Galerio
 
Fu fatto erigere nel 305 dall'imperatore Galerio (305-311) per celebrare la sua vittoriosa campagna contro i Persiani. I resti dell'arco trionfale si trovano attualmente all'incrocio della via Egnatia con via Gounari.
All'altezza dell'arco la via Regia era fiancheggiata da portici e colonnati.




L'arco era costituito da quattro possenti pilastri che sostenevano una cupola. Sul lato nord, in direzione della Rotonda, i pilastri si raccordavano per mezzo di archi a due pilastri più piccoli; sul lato meridionale a due pilastri che s'integravano alla struttura del grande vestibolo (propileo) che introduceva al Palazzo di Galerio. Oggi sono visibili soltanto tre pilastri del lato occidentale. Le decorazioni, scolpite su lastre di marmo suddivise in zone, descrivono la vittoriosa campagna di Galerio contro i Persiani (297) e celebrano i fasti della prima Tetrarchia.
Dall'Arco di Galerio all'ingresso meridionale della Rotonda correva una strada, anch'essa fiancheggiata da portici, destinata ai cortei imperiali che si recavano dal palazzo a quest'ultima.
Generalmente si ritiene che che i 4 pilastri centrali (tetrapylon) siano di epoca galeriana, l'aggiunta dei pilastri minori di epoca teodosiana. Il tetrapylon consentiva anche la rettifica della via Egnatia adeguandola ai carceres dell'ippodromo nonchè marcava il confine tra la città preesistente e quella edificata da Galerio.




Registro inferiore del pilastro meridionale, lato est

Galerio è raffigurato nell'atto di sacrificare agli dei in segno di ringraziamento. La presenza alla sua sinistra della moglie Valeria, figlia di Diocleziano rafforza il suo legame con l'imperatore. L'accurata scalpellatura dei volti è dovuta o ad una damnatio memorie o ai vandalismi del periodo iconoclasta.

Pilastro nordoccidentale

Nella fascia superiore è rappresentata una scena di viaggio: Galerio, scortato da cavalieri, proviene da una città e va verso un'altra, i cui abitanti escono dalle mura per venirgli festosamente incontro.


Nella fascia mediana, Galerio è raffigurato mentre combatte contro il re sasanide Narsete. E' ovviamente una licenza poetica perchè i due non si incontrarono mai in battaglia. L'aquila imperiale è raffigurata mentre deposita sul capo di Galerio la corona della vittoria.
 

Nella terza fascia i tetrarchi sono raffigurati in toga, i due augusti seduti (Diocleziano e Massimiano) e i due cesari (Galerio e Costanzo Cloro) in piedi. Due vittorie alate depositano sul capo degli augusti le corone d'alloro. Le due donne inginocchiate, verso cui i tetrarchi tendono la destra, sono probabilmente le personificazioni di Armenia e Mesopotamia, liberate dal giogo sasanide. Alle estremità della fascia, sedute, le personificazioni dell'Oceano e della Terra (cfr. fotografia generale del pilastro).