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mercoledì 5 ottobre 2011

Agia Sofia, Nicosia

Cattedrale di S.Sofia (Selimiyecami)



La sua costruzione fu iniziata su mandato dell’arcivescovo latino Eustorge de Montaigu (1209-1228) sulle rovine di una più piccola chiesa bizantina preesistente in cui fu incoronato re Amaury (1197). Marmi provenienti da questa costruzione precedente sono ancora visibili incorporati nel portale settentrionale della cattedrale.
Fu consacrata nel 1326 non ancora ultimata dall'arcivescovo Giovanni dei Conti di Poli (1312-1332) al cui impulso è dovuta la sua fisionomia gotica.
Qui i Lusignano venivano incoronati re di Cipro (a Famagosta venivano incoronati re di Gerusalemme).
E’ stata spesso seriamente danneggiata dai terremoti. Per questo motivo la chiesa è circondata da numerosi contrafforti ed archi rampanti decorati a grottesche, un plinto con decorazioni rinascimentali fu aggiunto dai veneziani. Da notare l’organizzazione semicircolare del contrafforte in corrispondenza dell’abside poligonale.
I turchi la trasformarono in moschea subito dopo la conquista, asportandone tutti gli arredi dell'interno e aggiungendo all'esterno i due minareti. Soltanto nel 1954 fu dedicata al sultano Selim II, che aveva conquistato Cipro.

Abside


La pianta è a croce latina con una navata centrale affiancata da due navate laterali e intersecata dal transetto.



La facciata ovest è sopravanzata da un porticato, fiancheggiato lateralmente da due torri trasformate in minareti dopo la conquista ottomana. Le tre arcate del portico sono sormontate da modanature cave a sesto acuto decorate con fogliame.

Facciata Ovest, porticato (veduta laterale)

 Interno e volta del porticato

Portale maggiore

All’interno gli archi della volta sono innervati da costoloni.
Gli archivolti della lunetta del Portale maggiore che convergono verso l'Agnello posto sulla sommità sono decorati con figure di santi, re e regine sulla fascia più interna, di profeti su quella mediana e di vescovi su quella più esterna mentre sui relativi intradossi sono intagliati motivi vegetali.
 La lunetta del Portale maggiore è suddivisa in due registri:
uno inferiore che comprende una sequenza di venti archi con coronamento a vimberga e uno superiore che è ripartito in cinque scomparti trilobati, nel quale solo gli elementi decorativi e le due figure degli angeli genuflessi e incensanti sulle estremità destra e sinistra sono stati risparmiati dall’iconofobia ottomana.
Ad un’osservazione attenta di quanto rimane dei rilievi che decoravano un tempo i margini inferiori dei tre riquadri centrali, è possibile riconoscere le sagome di tre figure accasciate a terra, tra le quali ve n’è una di cui si intravede ancora una gamba, una di cui si riconosce la posa con le ginocchia piegate e la faccia rivolta verso il basso e un’altra che è raffigurata in una torsione del corpo verso l’alto, drammatizzata dalla dinamicità con cui è reso un lembo della veste. Questi tre elementi permettono ancora di interpretarli come le figure di Giovanni, Pietro e Giacomo che, semiaddormentati e intimoriti, assistono alla Trasfigurazione sul monte Tabor.
Lo schema bizantino della Trasfigurazione, senz’altro ben noto ai Latini di Cipro, doveva così campeggiare nel portale maggiore, scomposto e distribuito all’interno delle tre arcate centrali, in modo che ciascuno dei tre discepoli fosse sovrastato dai protagonisti della scena: dobbiamo quindi immaginarci Cristo entro una mandorla gloriosa affiancato sulla destra da Elia e da Mosè sulla sinistra.
Le nicchie sovrastate da corone a fioroni dotate di spessi ganci che si ripetono nel porticato (nella fotografia se ne vedono due a destra del portale maggiore) servivano molto probabilmente per alloggiare delle icone.

Al piano superiore si accede per mezzo di 4 scale (S nella pianta)

Cappella S.Tommaso d'Aquino (navata destra)

Cappelle: quella nord è a due piani: quello inferiore è il Tesoro (T); quella nel braccio sud del transetto – dove attualmente si trova il mirhab – fu costruita nel 1270 da Ugo III e dedicata alla Vergine (V); un’altra cappella è aperta lungo la navata sud (Aq). Fatta edificare dal domenicano Giovanni Conti - che fu arcivescovo di Nicosia dal 1312 al 1332 - era dedicata a San Tommaso d'Aquino (secondo quanto riportato dal diario di viaggio del domenicano svizzero Felix Fabri che visitò la chiesa nel 1483) (1).
La galleria per le donne nella parte superiore del transetto nord è un’aggiunta ottomana.
Le colonne di granito all’interno sono romane e provengono molto probabilmente da Salamis e indicano la preesistenza in loco di una chiesa bizantina. I capitelli sono ottagonali tranne due nell’abside che mostrano decorazioni gotiche. Numerose le sepolture tra cui quelle di Ugo III (+1284), scoperchiata dal terremoto del 1491, e del figlio Amalrico di Tiro (+1310) che si trovavano una accanto all'altra davanti all'altare maggiore (H) .


Portale sul lato nord

Portale sul retro dell'abside

Note

(1) "Ad latus ecclesiae dextrum est una capella, in honore Sancti Thomae de Aquino consecrata..". Felix Fabri, Evagatorium Fratris Felicis in Terrae sanctae, Arabiae et Egypti peregrinationem, Hassler, 1849, vol. III, pagg. 230-231.

 


 

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