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domenica 28 marzo 2021

Il Palazzo dei Despoti, Mistrà

Il Palazzo dei Despoti
Sede dell'amministrazione di Mistrà era il complesso palaziale che si affacciava sulla piazza di Ano Chora. Qui risiedeva anche il governatore e successivamente vi risiedettero i Despoti. L'edificio a forma di L risulta da quattro diverse fasi costruttive che vanno dal XIII al XV secolo.
Alla prima fase corrisponde l'edificio più orientale (A), una struttura a due piani a pianta rettangolare e completata da una torre, che risale probabilmente alla dominazione latina (1205-1259) giacchè presenta alcuni tratti decisamente occidentali come le finestre ad arco acuto. 
Durante il regno di Andronico II, alla fine del XIII secolo o agli inizi del XIV, il Palazzo si espanse verso ovest con un fabbricato a due piani di caratteristiche più marcatamente bizantine che presenta finestre sovrastate da un archeggiatura semicircolare (D); qui si trovavano le cucine ed altre aree occupate dai servizi. 


Manuele Cantecuzeno - figlio dell'imperatore Giovanni VI - despota di Morea dal 1349 al 1380, aggiunse un terzo edificio (E) sempre lungo l'asse est-ovest con caratteristiche simili a edifici veneziani coevi. La stanza centrale del piano superiore venne successivamente trasformata in cappella e vi si conservano lacerti di affresco. 
L'ultimo edificio in ordine di tempo (F) – noto anche come Palazzo dei Paleologhi - è costituito da un'ala che si sviluppa su tre piani: il piano terra destinato a magazzino, quello rialzato – che appare diviso in otto ambienti da setti murari perpendicolari – a casermaggio e l'ultimo che era occupato esclusivamente dalla sala del trono che affacciava con otto grandi finestre su una ampia balconata che prospetta sulla piazza antistante. La sala del trono era riscaldata da otto grandi camini le cui canne fumarie sporgono sulla facciata esterna a guisa di contrafforti. Questo edificio è per solito attribuito all'imperatore Manuele II (1391-1425) che soggiornò a Mistrà per due lunghi periodi nel 1408 e nel 1415. Quest'ala del palazzo, inoltre, fu fortemente danneggiato da un incendio quando la città era già in mano ai turchi durante la spedizione di Sigismondo Malatesta (1464-1466). 
La Gilliland Wright (2010) restringe invece l'arco di datazione di quest'ala al 1429-1433 e attribuisce gli elementi squisitamente occidentali che presenta (come le finestre circolari che illuminano la sala del trono o il complesso balconata-portico) all'influenza della despoina Cleofe Malatesta (1419-1433) - moglie del despota Teodoro II – e di personalità legate al suo entourage, senza escludere l'intervento diretto di maestranze venute dall'Italia. E' comunque da notare una certa somiglianza del prospetto del Palazzo dei Paleologhi con quello del Palazzo ducale di Venezia.  

Palazzo ducale, Venezia







mercoledì 25 aprile 2012

chiesa della Teotokos Peribleptos, Mistrà

chiesa della Teotokos Peribleptos



E' il katholikon di un piccolo monastero ristrutturato da Leone Mauropasas intorno al 1360 e costruito direttamente a ridosso della roccia.
Nessun nome è infatti conservato nell'affresco che raffigura i fondatori mentre il monogramma di Leone Mauropasas è conservato sopra la porta del nartece laterale (più tardo).


Al di sopra dell'arco d'ingresso è posto inoltre un blasone che raffigura due leoni araldici a fianco del monogramma rotondo della Peribleptos, a cui è stata aggiunta la scritta "5 marzo 1714. Costruito a spese di Panajotis Thebaios", vale a dire nel breve periodo che i veneziani ebbero il controllo di Mistrà.

L'Affresco che raffigura la coppia dei fondatori nell'atto di offrire alla Vergine il modellino della chiesa

La posizione della chiesa così addossata alla roccia è spiegata dalla preesistenza di un luogo di culto – l'attuale cappella di santa Caterina – di cui la Peribleptos rappresenta un abbellimento e un'estensione. L'addossamento impedisce anche la presenza di un'ingresso sul lato ovest al cui centro è posta invece una nicchia.


Al disotto delle absidi furono costruite due cappelle tra loro comunicanti, dedicate rispettivamente a santa Paraskevi e a san Panteleimon, la seconda delle quali ricoperta da cupola. In assenza di un ingresso diretto alla chiesa, una piccola porta a lato delle absidi, per mezzo di un corridoio scavato nella roccia, introduce nel braccio nord della croce.

La pianta è quella di una chiesa a due colonne con il braccio occidentale della croce straordinariamente allungato. Le absidi, costruite in una accurata muratura 'a castone' sono poligonali all'esterno.
Originariamente sul lato meridionale della chiesa si trovava un portico che fu successivamente trasformato - probabilmente da Leone Mauropapas - in nartece laterale. La porta di questo nartece si apre su una scalinata che scende nel piazzale.


Decorazione interna



cupola: al vertice la figura di Cristo Pantokrator; nella fascia inferiore, divisa in otto spicchi da colonne dipinte: in sei dei quali altrettante coppie di apostoli sormonate dallo Spirito Santo, negli altri due rispettivamente la Vergine fiancheggiata da due angeli e due angeli che preparano il trono celeste (etimasìa), sempre sormontati dallo Spirito Santo.



abside: nel catino è raffigurata la vergine in trono tra i due arcangeli; nella volta del bema è invece raffigurata l'Ascensione.

Nel complesso i tre cicli del programma iconografico (le Grandi feste, la Passione e la Vita di Maria) appaiono mescolati tra loro e non esposti in maniera ordinata. In particolare il ciclo della Vergine appare insolitamente esteso (25 scene) soppiantando completamente le scene del ministero di Cristo. 
La disposizione è comunque concepita in maniera tale che le ampie lunette dei bracci della croce siano occupate dalle scene considerate più importanti secondo la tradizione:

Dormizione della Vergine (lato nord, al di sopra dell'ingresso)


Anastasis (lato ovest)

protesi:
Nel registro superiore dell'abside, il Padre troneggia al centro di una ambientazione paradisiaca, in quello inferiore, il Cristo Vescovo riceve la processione degli angeli che recano le offerte entro recipienti coperti da veli ricamati (Divina Liturgia). Al di sotto di questa scena, appare il Cristo di Pietà con la croce dietro di sé.

La Divina Liturgia (particolare)
diaconico:
Raffigurazione del Cristo Anapeson (Occhio che veglia), l'Emmanuele riposa su un giaciglio, attorniato da due angeli che recano gli strumenti della Passione.


Natività di Gesù


Ingresso a Gerusalemme


Trasfigurazione


Pentecoste





domenica 22 aprile 2012

chiesa della Pantanassa, Mistrà

chiesa della Pantanassa (regina del mondo)


Katholikon dell'omonimo monastero, fu fatta edificare nel 1426 da Giovanni Francopoulos, primo ministro (mesazon) del Despotato, menzionato più volte come fondatore in iscrizioni all'interno e all'esterno della chiesa, e rappresenta forse una delle ultime architetture bizantine.

La pianta della chiesa è del tipo di Mistrà: nella parte inferiore è una basilica a 3 navate che in quella superiore si trasforma in una chiesa a croce greca inscritta con copertura a cinque cupole.

facciata absidale

Le absidi, come nell'Aphendikò, sono molto alte ma si distinguono per la decorazione esterna chiaramente goticheggiante. La fascia mediana è scandita dall'alternarsi di finestre aperte e cieche inquadrate da archi gotici sormontati da un motivo decorativo a fogliame, lo stesso tema è ripreso nella fascia superiore, più stretta e con meno finestre, dove però manca il motivo decorativo.

portico settentrionale

portico settentrionale

Sui lati nord e ovest è fiancheggiata da due portici (le arcate di quello lungo il lato occidentale sono però state chiuse in epoca successiva) mentre la muratura a castone è utilizzata per sottolineare i principali elementi architettonici (pilastri, arcate, tamburi).


campanile e facciata occidentale

L'influenza occidentale – è stato in proposito ipotizzato un intervento diretto di Cleofe Malatesta, la moglie del despota Teodoro II Paleologo, nel disegno dei portici – è ancora più evidente nell'alto campanile, interamente costruito in opera a castone mentre le sue trifore sono inscritte in un grande arco gotico a sesto acuto. Su due lati presenta delle aperture a trifoglio entro una cornice circolare mentre il tetto della cupola è fiancheggiato da quattro torrette. Il campanile entra comunque a far parte integrante dell'edificio svolgendo la funzione di raccordo tra i due porticati.

Decorazione interna


Gli affreschi originari, databili al 1430, sono abbastanza ben conservati nei bracci della croce ed al piano superiore mentre al pianterreno si trovano pitture della fine del XVII secolo; a questo livello l'unico elemento superstite della decorazione originaria è il ritratto di S.Maria egiziaca.

S.Maria egiziaca

Nelle volte dei bracci della croce sono rappresentate le Grandi Feste mentre nel catino absidale è rappresentata la Vergine Platytera ( platyra tou ouranon= più ampia dei cieli, perché porta in grembo il Salvatore) tra i due arcangeli, nel registro inferiore, alle estremità laterali dell'abside sono rappresentati Gioacchino e Anna. Nella volta del bema l' Ascensione.


catino absidale, Vergine Platytera

volta del bema, Ascensione

Ingresso a Gerusalemme, volta del braccio est della croce

Resurrezione di Lazzaro (particolare), volta del braccio nord della croce


Resurrezione di Lazzaro

A destra il suolo appare come una larga superficie gialla su cui sta un ebreo vestito di verde che si tappa il naso, ora già emana odore (Giovanni XI, 39). Il Cristo vestito di blu è alla testa di un gruppo di persone che procede lentamente da sinistra verso la salma. Lo spazio è creato dall'incrociarsi delle rocce, dalle figure che appaiono sullo sfondo e dalla facciata degli edifici in prospettiva.
Nei timpani degli archi dei bracci della croce sono raffigurate scene secondarie dei vangeli come la Fuga in Egitto mentre nei pennacchi della cupola si trovano i quattro evangelisti.


La porta tra il nartece e la chiesa presenta motivi decorativi di origine islamica: un'ornamentazione pseudo-cufica e un motivo a lunghe mezze foglie finemente intagliato.


Tomba del nobile Manuele Laskaris Chatzikis (+1445),
 addossata alla parete meridionale del nartece. Un'iscrizione lo definisce "servo del Despota Costantino".


martedì 17 aprile 2012

cappella di S.Cristoforo, Mistrà

cappella di S.Cristoforo


Si tratta di una piccola cappella a navata unica posta sul cammino che dalla Peribleptos conduce alla Mitropolis. Conserva alcuni affreschi affini nello stile a quelli della Peribleptos benchè più manierati e schematici, cosa che porta a datarla alla fine del XIV secolo.


lato meridionale

resti dell'iconostasi

Nell'arco gli apostoli che circondano un giovane santo dalla capigliatura in disordine, probabilmente S.Cristoforo



In una nicchia, S.Cristoforo in trono

S.Cristoforo e S.Maria egiziaca











Chiesa dell'Evangelistria, Mistrà

Chiesa dell'Evangelistria (Annunciazione)


Le sue dimensioni ridotte fanno pensare ad una chiesa cimiteriale ma è la sola chiesa di Mistrà a non essere ricordata in alcun modo nelle fonti scritte. Dedicata alla Vergine "annunciata" (evangelistria) come la Peribleptos e Santa Sofia è del tipo a due colonne con nartece, abside e pastoforia.
L'esterno appare poco decorato, le alte absidi non hanno neppure la consueta cornice di mattoni disposti a dente di sega. La muratura a castone è limitata alla facciata absidale, ai bracci nord e sud della croce ed al tamburo ottagonale della cupola, che appare forato da quattro finestre centinate che si alternano ad altrettante nicchie. Le finestre sono sormontate da archi doppi sostenuti da colonnette, la maggior parte delle quali oggi mancano.


Il timpano del lato nord presenta una finestra bifora circondata da una ricca cornice in mattoni. Nella parte inferiore del lato settentrionale si aprivano due porte, una delle quali oggi tamponata, l'architrave – troppo corta rispetto alla mostra della porta – presenta un'intaglio molto simile a quello dell'iconostasi e probabilmente proviene dalla protesis o dal diakonikon.


Sul lato meridionale la chiesa era fiancheggiata da un piccolo portico a due arcate.
Il timpano di un'arcata doppia con una ricca decorazione in mattoni è conservato sul muro occidentale del cortile della chiesa ma ad un livello nettamente inferiore: è probabilmente quanto rimane di un secondo portico che correva lungo il lato occidentale.

 
Come nell'Aphendikò il nartece è sormontato da un matroneo.

Gli scarsi resti di affreschi non permettono di ricostruire dettagliatamente il programma iconografico.

Cupola:

 
Al vertice della cupola è raffigurato il Cristo Pantokrator, più in basso si dispongono alcuni angeli sotto un portico ad archi ogivali trilobati di stile tardo gotico. Nei pennacchi, i quattro evangelisti.
 
Abside:
Sulla parete absidale al centro l'Agnus Dei, al di sopra del quale è raffigurata la Comunione degli Apostoli. Nel catino la Vergine in trono tra due angeli e, nella vota del bema, l'Ascensione.
 
 
Nell'insieme la fondazione dell'edificio è molto più probabilmente riconducibile agli inizi del XV secolo che non alla fine del XIV, proprio perchè la sua costruzione meno curata ed il tratto “provinciale” delle sue pitture sembrano indicare un periodo in cui si imitano modelli precedenti senza raggiungerne la bellezza.


lunedì 14 novembre 2011

chiesa della Vergine Hodeghitria (Aphendikò), Mistrà

chiesa monastica della Vergine Hodeghitria, detta anche Aphendikò (chiesa del Signore). Da questo altro nome si evince la funzione di chiesa di corte che ebbe a svolgere.
 
Fatta edificare intorno al 1310 dall'igumeno Pachomios - amico personale dell'imperatore Andronico II Paleologo che ne finanziava le attività - come katholikon del monastero Brontochion, presenta la sovrapposizione di una pianta a croce greca con cupola a quella di una basilica con gallerie, sul modello della chiesa costantinopolitana di Sant'Irene (VI sec.). Questa tipologia architettonica viene definita "tipo di Mistrà".
La differenza più evidente consiste nel fatto che, i quattro pilastri che sostengono la cupola, anzichè nascere dal pavimento, si elevano a partire dalle gallerie, sostenute inferiormente da due file di tre colonne. La copertura nell'insieme è a cinque cupole.

 Pilastro NE della cupola impiantato sulla galleria

Rispetto ad altre chiese di Mistrà si nota anche l'abbandono della muratura “a castone” (cloisonnè) a favore di quella a corsi alterni di pietra tagliata e  fasce di mattoni.
All'esterno appare come un complesso di vari edifici. Alle estremità del nartece si trovano due cappelle a due piani costruite come torri. I lati nord e ovest erano fiancheggiati da portici.

Lato settentrionale. La cappella in primo piano, all'angolo NE della chiesa, fu fatta aggiungere nel 1366 dall'igumeno Cipriano.

All'estremità sud di quello occidentale sorge il campanile a tre piani in opera cloisonnè.
Nella facciata est, la massiccia abside centrale è aperta da finestre a trifora in basso e da arcate cieche in alto come le due laterali.



lato orientale


Cappella nord del nartece: ci sono due tombe, quella dell'igumeno Pachomios è vicina al muro ovest, si notano ancora le tracce di un affresco che raffigura Pachomios in ginocchio nell'atto di offrire alla vergine il modellino della chiesa.
A ridosso del muro nord si trova la tomba di Teodoro I Paleologo, despota di Morea dal 1384 al 1407. Poco prima di morire prese i voti monacali con il nome di Teodorito. E' raffigurato due volte nell'arcosolio, a sinistra nelle vesti di despota, a destra nel suo semplice abito monastico.

Tomba di Teodoro I

I muri della cappella sono divisi in tre registri, in ognuno dei quali è dipinta una teoria di profeti, apostoli, santi e martiri che camminano verso sinistra, lo sguardo rivolto verso il Pantocrator della cupola.

Teoria dei martiri

Cappella sud del nartece: dalla mandorla, sostenuta da quattro angeli - che racchiudeva la figura del Cristo benedicente al centro della cupola, si dipartone in direzione delle quattro pareti verticali altrettanti raggi che terminano con una mano da cui si srotolano delle pergamene su cui sono trascritte le quattro crisobolle emanate da Andronico II (1312,1318,1320 e 1322) per concedere proprietà e privilegi al monastero di Brontochion.  A sinistra dell'immagine si nota l'apertura ad arco acuto che attraverso una scala conduce alla galleria
  
Parete settentrionale della cappella sud
     
Nella lunetta al di sopra della porta regia, che dal nartece introduce alla nave, è raffigurata una Deesis.


La Vergine blacherniotissa è affiancata da Gioacchino ed Anna e sopra sono raffigurati due piccoli angeli. Il viso della Vergine somiglia a quello della Deesis della chiesa costantinopolitana di S.Salvatore in chora.
 
Bema: sulle pareti che corrispondono al piano terra della chiesa, sono rappresentati su due registri (dieci su quello superiore, sei su quello inferiore) i padri della chiesa.
 
 
Sopra di loro, a livello del primo piano, la Comunione degli Apostoli e quindi, nel catino, la Vergine in trono tra due angeli.
 
 
Nella volta del bema è infine rappresentata l'Ascensione.