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martedì 1 aprile 2014

Il martyrion dei SS. Giovanni e Paolo celimontani

Il martyrion dei SS. Giovanni e Paolo celimontani


Il complesso edilizio sottostante la basilica dei SS. Giovanni e Paolo al Celio fu scoperto nel 1887 da padre Germano di S.Stanislao, rettore della basilica.
Il complesso, originariamente formato da tre case per abitazione del II sec d.C., venne trasformato, nella prima metà del III secolo, in edificio porticato con botteghe a livello strada, retrobotteghe che affacciavano su un cortile ed appartamenti per abitazione ai piani superiori. Tra la fine del III e l’inizio del IV secolo queste unità abitative popolari, probabilmente a seguito dell’acquisto da parte di un unico proprietario, vennero ristrutturate e stravolte per divenire un’elegante domus signorile, con ambienti di rappresentanza decorati da affreschi di pregio.


La presenza di una nicchia rettangolare che si apre al centro della parete di fondo, che venne interpretata come una fenestella confessionis o comunque come un armadio per custodire reliquie, ed il tenore delle pitture, hanno portato a ritenere questa piccola area una memoria martiriale. Al di sotto di questa nicchia, nel tufo naturale del sottoscala, furono inoltre ritrovate tre cavità interpretate come altrettante tombe. Questi rinvenimenti sembrarono confermare quanto detto in una passio praticamente coeva alla vita dei due santi, secondo la quale la casa dei santi Giovanni e Paolo – due fratelli cristiani appartenenti ad una facoltosa famiglia romana decapitati e sepolti nella loro stessa casa durante le persecuzioni (1) di Giuliano l'Apostata (360-363)  – si trovava al di sotto della basilica ad essi successivamente dedicata. Nello stesso luogo sarebbero stati martirizzati e sepolti anche Crispo, Crispiniano e Benedetta, sorpresi a pregare sulla tomba dei due fratelli.

La decorazione a fresco è formata da sette scene disposte su due registri:

Parete a: nel registro inferiore, due personaggi maschili; in quello superiore, l'arresto ed il martirio di due personaggi maschili.

Parete b: nel registro inferiore, al centro e tra due cortine, una figura maschile in posizione di orante, in basso, due figure prostrate; nel registro superiore, ai lati della nicchia, due figure stanti in tunica e mantello.

Parete c: nel registro inferiore, due figure femminili; in quello superiore la cattura ed il martirio di un personaggio femminile.

Secondo un'interpretazione oggi non più molto accreditata, il ciclo pittorico illustrerebbe il racconto della passio: nei tre martiri andrebbero cioè identificati Crispo, Crispiniano e Benedetta, nella figura dell'orante Giovanni o Paolo e nelle figure prostrate ai suoi piedi Pammachio, il figlio del senatore Bizante incaricato dal successore di Giuliano – Gioviano (363-364) – di ricercare i corpi dei due martiri e di erigere una chiesa a loro dedicata (secondo altra versione Pammachio sarebbe stato in realtà il proprietario della domus), e sua moglie Paolina. Nelle due figure ai lati della nicchia sarebbero raffigurati gli apostoli Pietro e Paolo.
Sulla base di considerazioni di carattere iconografico il soggetto trattato nel ciclo pittorico appare comunque di matrice cristiana mentre lo stile della rappresentazione ne suggerisce una datazione alla fine del IV secolo.



L'oratorio del Santissimo Salvatore

Sul finire del IV secolo, in corrispondenza con la costruzione della basilica dedicata ai SS. Giovanni e Paolo, gran parte degli ambienti sottostanti vennero interrati o comunque fortemente alterati dalla posa in opera delle possenti strutture di fondazione. Una parte di essi continuò tuttavia ad essere frequentata dai fedeli come il piccolo oratorio a pianta quadrangolare che si trova immediatamente a destra dell'ingresso attuale.


 L'oratorio era originariamente interamente affrescato con scene del ciclo di Cristo. Sulla parete est si trovava una pittura – rimossa per ragioni di conservazione negli anni Cinquanta e oggi visibile nel locale Antiquarium – che raffigurava Cristo tra gli arcangeli Michele e Gabriele. A destra di Gabriele compare la figura, priva di testa ma identificata da una didascalia, di S.Paolo a cui probabilmente corrispondeva, a sinistra di Michele, quella completamente perduta dell'altro santo titolare della chiesa. L'affresco è databile al XII secolo ma molto probabilmente è il rimaneggiamento di una pittura più antica (VIII sec. circa).


Sempre nella parete est si distinguono inoltre, rimaste in situ, le scene della Sepoltura di Cristo e dell'Anastasis.
Nella parete meridionale, all'interno di un'intercapedine, è visibile la Crocefissione con il Cristo vestito dal colobium (la tunica smanicata usata dai primi monaci), secondo un'iconografia che ricorre a Roma anche nella Cappella di Teodoto in S.Maria Antiqua (metà VIII secolo). A seguire si distingue la scena della Spartizione delle vesti.

Crocefissione

Le pitture della parete nord infine sono troppo lacunose per permettere un'identificazione delle scene.

Note:
(1) La storiografia è oggi abbastanza concorde nel ritenere che la politica anticristiana di Giuliano fu volta soprattutto a ridurre l'influenza che i cristiani avevano assunto all'interno della pubblica amministrazione sotto il regno di Costanzo II (337-361), non degenerando mai in una aperta persecuzione e sicuramente non nella pars occidentalis dell'Impero (cfr. nota 2 in
L'Oratorio di S.Maria in via Lata e anche Dalla Tetrarchia all'Impero romano d'Oriente. parte III). P.Galiano in Basilica dei SS. Giovanni e Paolo - Le case romane avanza la suggestiva ipotesi che l'uccisione dei due fratelli cristiani sia stata in realtà opera della criminalità comune e che i loro conoscenti, Crispo, Crispiniano e Benedetta, siano stati uccisi per aver scoperto il delitto.