Secondo Strabone l'antica Volissos, una colonia ionica, sorgeva in prossimità della località di Elida sulla costa occidentale dell'isola. L'insediamento attuale risale invece al medio evo, quando gli abitanti si spostarono verso l'interno per difendersi dalle incursioni dei pirati.
Il castello, posto sulla sommità dell'altura chiamata Amani, secondo la leggenda fu costruito da Belisario, giunto a Chios dopo essere stato esiliato dall'imperatore.
Secondo Geronimo Giustiniani, Volissos fu, in epoca precedente l'arrivo dei genovesi, l'antica capitale dell'isola, nonché roccaforte della famiglia Foca che godette di molti privilegi durante la dominazione genovese.
Il castello ha pianta trapezoidale ed è munito da sei torri circolari, un passaggio sotterraneo lo collegava alla spiaggia.
In epoca mediovale Volissos era la seconda città dell'isola e fungeva da quartier generale per il settore settentrionale, anche se la totale assenza di scritte in latino e di toponimi di origine genovese si accorda con la molto minore influenza esercitata dalla dominazione genovese nella parte nordoccidentale dell'isola.
Torre di Dotia
E' una torre quadrata di tre piani posta al centro di un perimetro fortificato a forma di quadrilatero con gli angoli rinforzati da torrette.
La torre dovrebbe risalire al periodo dell'occupazione latina (1204-1225, data in cui l'isola fu riconquistata dai niceni.) mentre il perimetro fortificato che la circonda fu più probabilmente costruito in epoca genovese. La presenza di un camino al primo piano, che appare suddiviso in due ambienti voltati a botte, indica infatti la conoscenza di costumi nordeuropei. Un ulteriore indizio in questo senso è rappresentato inoltre dal rinvenimento nella muratura di frammenti di ceramiche del XII-XIII secolo.
La torre riposa su un basamento piramidale, elemento che fu introdotto molto precocemente nell'architettura del mediterraneo orientale atto a prevenire i danni da terremoto. Presenta infine significative analogie con la Torre di Dona Urraca a Covarrubias (Spagna settentrionale) che però è antecedente (950).
Dotia era un piccolo insediamento nei pressi di Emborios e qui veniva raccolta la produzione di mastice dei villaggi circostanti. Sono state ritrovate diverse tombe ed una dedica ad Apollo Agreti (dio della caccia), a significare che questa era una delle migliori zone dell'isola per la caccia.
a destra, una delle torri d'angolo del perimetro difensivo.
Mesta
Come la maggior parte dei villaggi fortificati dai genovesi a Chio, anche Mesta non aveva mura vere e proprie ma queste erano formate dalle pareti esterne delle case costruite una a ridosso dell'altra senza soluzione di continuità, le finestre che si aprono adesso su queste pareti non esistevano ed erano rimpiazzate da feritoie. Ai quattro angoli del villaggio si trovavano altrettante torri difensive.
Il villaggio ha una forma quadrangolare con una punta triangolare a NO che culmina con la Torre Militas. Dalla piazza principale partono due strade che convergono davanti alla torre Militas (nel punto in cui convergono sono visibili i resti di un'altra torre) formando così una sorta di ulteriore ridotto interno.
1. Piazza principale 2. Meghas (Big) Taxiarchis (recente) 3. Muro perimetrale della torre principale 4. Porta "tou Kapetaniou" 5. Porta Ovest e pozzo (Torre Militas) 6. Torre di NE 7. Palaios (Old) Taxiarchis 8. Ingresso moderno al villaggio 9. Resti della Torre di SO
(4). La porta del capitano – così chiamata perchè probabilmente la casa sovrastante e quella vicina erano la residenza del Governatore - costituiva l'unico accesso al villaggio e veniva chiusa dal tramonto all'alba anche in tempo di pace per controllare il flusso delle merci e la loro tassazione.
(7) Antica chiesa dei Taxiarchi. Costruita nel 1412, si presentava originariamente a navata unica.
Nel 1794 fu aggiunta la navata nord.
L'originario ingresso della chiesa è la piccola porta adesso a destra dell'attuale ingresso principale.
Esternamente la parte originaria è riconoscibile per la muratura e per le absidi cieche. Purtroppo le decorazioni parietali furono completamente distrutte dai Turchi nel 1822.
(5) Torre Militas. Così chiamata dalla parola italiana “militare”, perchè probabilmente era sede del corpo di guardia. Costituiva la prima linea di difesa oltre a difendere il pozzo che si trova sotto di essa, comunque collegato da un canale sotterraneo alla torre principale (demolita nel 1858 per far posto alla nuova chiesa dei Taxiarchi) posta nella piazza centrale.
Pozzo della Torre della Milizia
Porta Ovest
(6) Torre di NE
Kampos
L'abitato di Kampos, situato circa a 6
km a sud della città di Chios, era il quartiere residenziale dei
notabili e dei nobili genovesi. Qui, passeggiando in un dedalo di
strade e viuzze, si incontrano numerosi Archonticà (Palazzi)
costruiti tra il XIV ed il XVI secolo con la pietra rossa estratta
dalle vicine cave di Thymiana e circondati da alti muri di cinta.
Ogni residenza aveva giardini lussureggianti con rigogliose coltivazioni di agrumi – alla cui coltivazione il clima temperato della zona si prestava in maniera particolare - abbellite da pergolati in fiore e vasche sulle quali galleggiavano ninfee.
Ogni residenza aveva giardini lussureggianti con rigogliose coltivazioni di agrumi – alla cui coltivazione il clima temperato della zona si prestava in maniera particolare - abbellite da pergolati in fiore e vasche sulle quali galleggiavano ninfee.
Le lussuose residenze genovesi erano
circa 200: molte furono distrutte dai Turchi nel 1822, la gran parte
parte dal terremoto del 1881.
Palazzo Argenti, portone d'ingresso
Tra gli antichi palazzi rimasti, le
dimore meglio conservate e restaurate in epoca più o meno recente
sono: il palazzo di Filipos Argenti, databile alla metà del XVI
secolo e restaurata dall’architetto A. Smith nel 1937-39, con il
suo magnifico portone. La casa, trasformata in albergo e arredata con
oggetti e mobili antichi, è gestita ancora oggi dalla stessa
famiglia, presente sull'isola da più di sei secoli; la dimora dei
Kasanova (vicino al torrente Kokkalàs); palazzo
Mavrokordatos,
anch'essa trasformata in guest house - il cui portale
d'ingresso è sormontato dallo stemma dei Giustiniani ed un altro ben
conservato si trova vicino alla piscina - nella sua forma attuale
(recentemente restaurata) risale al 1736; la
dimora dei Lacanos (in zona Frangovouni) e quelle delle
famiglie Zygomatàs.
Palazzo Mavrokordatos, corte
Sklavia
Proseguendo verso sud, oltrepassato il
villaggio di Vavyli e piegando verso l’interno, si incontra
l’abitato di Sklavia (sklavia
= schiavi), toponimo che potrebbe derivare dalla presenza in questa
zona della prigione dei Giustiniani o dal fatto che agli schiavi
liberati fu consentito di coltivare queste terre, la zona ha infatti
un clima sempre abbastanza mite tale da consentire la coltivazione di
molte primizie. L'area è punteggiata da importanti resti medievali
di residenze e chiese dell'epoca dei Giustiniani circondati da una
folta pineta. In particolare, sono ancora visibili i resti della
chiese latine dedicate a S.Giovanni e San Nicola. Una delle ville
ormai in rovina, attualmente di proprietà comunale, è nota come
Villa Giustiniani de Forneto.
Chiesa di S.Giovanni
Villa Giustiniani de Forneto, portale d'ingresso
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