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mercoledì 3 agosto 2011

Nea Moni, Chios

Nea Moni, situata all'interno dell'isola a circa 15 km da Chios città.

1. Katholikon 2. Refettorio 3. Cisterna 5. Celle  7. Cappella di S.Pantaleimon 8. Cappella della S.Croce 9. Casa di accoglienza per gli ospiti del monastero

Fu fatto edificare verso la metà dell'XI sec. da Costantino IX Monomaco e dall'imperatrice Zoe.
Secondo la leggenda fu fondato nel luogo dove tre monaci trovarono appesa ad un ramo di mirto un'icona della Vergine Maria.
A quell'epoca, Costantino Monomaco era stato esiliato a Chio da Michele IV per la sua eccessiva intimità con Zoe. I tre monaci si recarono da lui a riferirgli la scoperta e gli dissero di aver avuto una visione che sarebbe divenuto imperatore. Costantino promise che se questo fosse avvenuto avrebbe fatto costruire una chiesa.
Nel 1042, divenuto imperatore, mantenne la promessa.
Nel 1049 fu inaugurato il katholikon ma fu terminato soltanto nel 1055, dopo la morte di Costantino, sotto l'imperatrice Teodora alla cui committenza si deve la realizzazione dell'esonartece, che rappresenta quindi l'ultima opera della dinastia macedone.
Il monastero, dotato di cospicue rendite, prosperò anche sotto la dominazione genovese fino al massacro di Chio del 1822.
Il terremoto del 1881 determinò il crollo della cupola, che è stata rifatta in modo un po' differente dall'originale, e del campanile cinquecentesco. Nel 1952, a causa della carenza di monaci, fu trasformato in convento femminile. Nel 2001 risultava abitato da sole tre monache.

Oltre al katholikon, dedicato alla Dormizione della Vergine, il complesso comprende anche due chiese più piccole, dedicate alla Santa Croce e a San Pantaleimon, il refettorio (trapeza), la sala delle adunanze, una grande cisterna sotterranea e le celle; è completamente circondato da un muro (quello originale è però crollato nel terremoto del 1822) al cui angolo NE è appoggiata una torre difensiva usata anche come biblioteca. Al di fuori della cinta muraria prossima al cimitero monastico, c'è una cappella funebre dedicata a S.Luca.
Oltre al katholikon, eccezion fatta per la cupola, risalgono all XI sec. anche la cappella di S.Luca, i resti della torre, la cisterna e parte del trapeza, le celle sono invece state rifatte in epoca genovese.

Cappella della S.Croce, custodisce le ossa dei martiri del 1822

 
Cisterna, ingresso


 Torre all'angolo NE


 
Celle monastiche, ricostruite in epoca genovese


Katholikon (Chiesa della Dormizione della Vergine): l'architetto e le maestranze, come chiaramente documentato, sono costantinopolitani. La pianta è a croce greca inscritta ma la chiesa è sopravanzata da nartece ed esonartece e da un atrio allungato (stenopo, 7 x 3.50 m.) costruito in epoca successiva per collegare la torre campanaria (1512) alla chiesa.


La leggenda vuole che quando i tre monaci si recarono a Costantinopoli dall'imperatore per ricordargli la promessa, questi suggerì loro di scegliere una chiesa della capitale come modello e che questi scelsero i Santi Apostoli. E' invece evidente che il modello a cui si rifà la Nea Moni è piuttosto la chiesa costantinopolitana dei SS.Sergio e Bacco (527-536) con cui condivide il nucleo centrale ottagonale.
Il grande vano centrale su cui una cupola ottagonale quasi fuori scala s'imposta sulle trombe angolari definiscono l'innovazione codificando il tipo di chiesa “ottagonale insulare” che ritroveremo in altre chiese di Chio.
Nartece e presbiterio tripartito rimangono ambienti bassi e oscuri che contrastano con la luminosità del vano centrale, mentre lo spazio torna a dilatarsi nell'esonartece, nei nicchioni laterali e nelle tre cupolette.

 
Campanile e stenopo

Nel nartece sono raffigurate scene della vita del Cristo.
Il ciclo inizia nella campata nord con: la Resurrezione di Lazzaro e l'Ingresso in Gerusalemme, segue la Lavanda dei piedi, collocata sulla parete nord. Più in alto è preceduta da una scena articolata in tre parti che raffigura la preparazione del rito. Cristo è ritratto tre volte nell'atto di togliersi il manto, infilarsi il grembiule e preparare il bacile dell'acqua.
Nella scena sottostante Cristo e Pietro si trovano alla estrema sinistra e verso destra si snodano gli apostoli in un concatenato e ritmico alternarsi di gesti.





Il ciclo prosegue nella parete meridionale con la Preghiera nell'orto dei Getzemani ed il Tradimento di Giuda e con Ascensione e Pentecoste nelle pareti est e ovest.

 
Bacio di Giuda (parete sud): a destra S.Pietro taglia l'orecchio a Malco, il servo del grande sacerdote  (Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco. Giovanni, 18,10)
Da notare che i soldati romani che stanno per procedere all'arresto di Gesù impugnano tutti l'ascia da battaglia dal manico lungo, l'arma caratteristica della Guardia Variaga che, all'epoca in cui venne realizzato il mosaico, formava la guardia personale dell'imperatore (cfr. la voce "La Guardia Variaga" nella scheda Mosaico d'ombre di Tom Harper).
 
Note stilistiche:
. drammaticità e tensione emotiva, accentuata da atteggiamenti dinamici e vigorosi delle figure
. presenza di sia pur stilizzati inserti di paesaggio
. uso di forti contrasti tra luci e ombre che staccano prepotentemente i corpi dallo sfondo
. uso di tessere molto scure, serrate in ampie fasce compatte attorno agli occhi, nei contorni dei volti e lungo le linee dei panneggi.

 
Abside, Maria orante

Nei catini delle absidi laterali gli Arcangeli Michele e Gabriele, nella volta del diaconikon si notano i resti di una croce gemmata a otto bracci.


Nelle otto conche del naos si trovavano altrettante scene della vita di Cristo. Alcune molto danneggiate

 
Conca sud, Battesimo di Cristo: a sinistra, alle spalle di Giovanni, forse due suoi discepoli, più indietro forse due farisei, più in basso altri catecumeni che si spogliano in attesa di ricevere il battesimo. Immersa nell'acqua la personificazione del Giordano nelle fattezze di un giovane. Sulla sponda opposta due angeli.

 
Nella conca nord-ovest è raffigurata una scena meno frequente nei cicli più antichi, La Deposizione, con Nicodemo che schioda il Cristo dalla croce e Giuseppe di Arimatea che ne accoglie il corpo tra le braccia.

 
Conca nord, Anastasis. Cristo rompe le porte degli inferi e ne trae fuori i Progenitori. Sulla sinistra, davanti ad altri Giusti, Davide e Salomone, quest'ultimo, stranamente raffigurato in età matura e con barba scura potrebbe costituire un richiamo fisionomico al committente, Costantino IX Monomaco, che fu anche restauratore del Santo Sepolcro.

 
A ds, Costantino IX Monomaco come raffigurato nel mosaico di Santa Sofia.


Conca ovest, Crocefissione. Sulla sinistra il gruppo delle tre Marie con in testa la Vergine, a destra San Giovanni e dietro di lui, il buon centurione (Allora il centurione che gli stava accanto, vistolo spirare in quel modo, disse "Veramente quest'uomo era Figlio di Dio!", Marco, 15, 39).























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