Panaghia Krina
Da Halikio procedendo verso sud dopo pochi chilometri si incontra il villaggio di Vavyli (dal cognome di origine genovese Avila).
La tradizione vuole che il villaggio sia stato edificato dai servi della gleba dei signorotti genovesi proprietari di castelli della zona (Krina, Kardamada, Anemonas e Sklavia) che avevano concesso loro la libertà e l’uso agricolo degli appezzamenti di quest'area.
Nei pressi del villaggio si trova la chiesa bizantina del XII secolo, la Panaghia Krina, con notevoli affreschi ed una ricca decorazione esterna. Alcuni affreschi sono però stati rimossi e trasferiti al Museo bizantino (ex Moschea Mecidiye) in piazza Vounaki nel capoluogo di Chio.
La Panagia Krina è una delle repliche più caratteristiche del katholikon della Nea Moni.
Nel nartece sormontato da cupola si notano numerose sepolture del periodo genovese.
La parte originaria della chiesa (quella antistante risale invece al XVIII sec) fu fatta edificare da Eustathios Kordatos e da sua moglie Irene Doukena Pagomeni, dignitari della corte costantinopolitana.
La decorazione parietale interna presenta il succedersi di varie epoche e stili.
Le pitture più antiche sono coeve alla fondazione della chiesa (1197, come da iscrizione), ad un secondo periodo (fine XIV sec.) appartengono invece le figure dei dodici apostoli oggi conservate al museo di Chio.
Un terzo periodo più tardo è visibile lungo le pareti nord e sud.
Gli affreschi sull'altare sono invece postbizantini.
Nel 1734 la chiesa fu interamente riaffrescata da Michele Homatza mentre la cupola, crollata nel terremoto del 1881, è stata successivamente ricostruita e ridipinta.
Panaghia Sinkelia
Nei pressi di Kalamoti - anche esso un villaggio fortificato con la sua torre chiamata Zyvos parzialmente distrutta dal terremoto del 1881 - si trova la chiesa bizantina della Panaghia Sinkelia (o chiesa di Santa Maria), una basilica a navata unica voltata a botte e sormontata da cupola orientaleggiante con affreschi all'interno e squisiti decori in ceramica del XIII secolo, uno dei più importanti monumenti dell'isola, con la Madonna "tou Aghrelopou".
Genericamente databile al XII-XIII secolo, combina in realtà una pianta longitudinale a navata unica con una centrica a croce greca, in cui però il vano maggiore sottostante la cupola non proietta i bracci laterali all'esterno del prisma rettangolare che forma il corpo principale dell'edificio. Il tamburo ottagonale della cupola è traforato sugli assi maggiori da quattro finestre che illuminano a forza il vano maggiore mentre la navata, sprovvista di finestre, rimane buia. Esternamente la muratura si presenta a corsi alterni di mattoni e blocchi di pietra squadrata.
Era il katholikon dell'omonimo monastero.
Panaghia Aghrelopousaina
Situata sempre nei pressi del villaggio di Kalamoti. Era il katholikon di un piccolo insediamento monastico nominato come monasterium Agrilipi in Calamati in un documento genovese del 1381.
Presenta una pianta a navata unica voltata a botte con un endonartece sormontato da una cupoletta emisferica impostata su pennacchi.
La decorazione parietale risale alla prima metà del XIV secolo.
Presenta una pianta a navata unica voltata a botte con un endonartece sormontato da una cupoletta emisferica impostata su pennacchi.
La decorazione parietale risale alla prima metà del XIV secolo.
cupola del nartece, Pentecoste
parete nord del nartece: nel registro superiore, la Natività di Maria, in quello inferiore sono raffigurati i donatori nell'atto di offrire il modellino della chiesa
parete sud del nartece: nel registro superiore, Presentazione di Maria al tempio
Chiesa dei SS.Apostoli
Situata nel villaggio di Pyrgi. Originariamente era possibile accedere alla chiesa solo da un sottarco. Gli edifici contigui sono stati abbattuti in epoca recente per valorizzarne l'architettura.
Un'iscrizione posta al di sopra dell'ingresso principale informa che il monaco Simeone, che divenne successivamente arcivescovo di Chios, fece restaurare la chiesa nel 1564. La tipologia della chiesa, che mostra un impianto a croce greca inscritta con cupola ottagonale, consente infatti di riferirne la fondazione alla metà del XIV secolo.
La decorazione esterna (cornici a dente di sega, inserti ceramoplastici, etc.) è particolarmente ricca ed articolata. La decorazione parietale interna è invece tarda e postbizantina e fu realizzata dal pittore cretese Antonio Domestichos nel 1665.
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