Ottone de la Roche (1205-1225) figura di spicco dell'armata crociata che conquistò Costantinopoli,
nel 1208 viene riconosciuto da Bonifacio di Monferrato - re di Tessalonica - come vassallo e Signore (Megaskyr) d'Atene. Alla caduta del regno di Tessalonica (1224) diviene vassallo del Principato d'Acaia.
Nel 1225 decise di far ritorno nel suo feudo in Borgogna e lasciò il governo dell'intero ducato al figlio Guido che aveva già precedentemente infeudato a Tebe.
Guido I de la Roche (1225-1263) figlio del precedente e della sua prima moglie. Sposò una donna di cui non si conosce il nome - forse una figlia di Ugo di Bruyere, Signore di Karytaina - da cui ebbe sei figli. Alla sua morte venne sepolto nel monastero di Dafni.
Giovanni I de la Roche (1263-1280) figlio del precedente. Intervenuto a sostegno del triarca d'Eubea Giberto II da Verona, fu insieme a questi sconfitto e catturato dalle truppe bizantine di Licario nella battaglia di Vatoundas (1280). Condotto prigioniero a Costantinopoli venne rilasciato dietro il pagamento di un forte riscatto e morì nel corso dello stesso anno senza essersi sposato.
Guglielmo I de la Roche (1280-1287) fratello del precedente. E' il primo duca ufficiale. Solo nel 1280 la Signoria dei de la Roche viene riconosciuta infatti come ducato.
Blasone dei de La Roche come duchi d'Atene
Guido II de la Roche (1287-1308) figlio del precedente. Successe al padre quando aveva appena sette anni sotto reggenza della madre Elena Dukaina Comnena che nel 1291 sposò in seconde nozze Ugo di Brienne. Dal 1296, raggiunta la maggiore età, regnò da solo. Nel 1304 sposò Matilde Hainault, figlia di Florent Hainault e Isabella Villerdhouin, principessa d'Acaia verso cui aveva fatto atto di vassallaggio. Morì senza lasciare eredi e fu sepolto nel monastero di Dafni.
Gualtiero V di Brienne (1308-1311) cugino di Guido II - era figlio di Ugo di Brienne e Isabella de la Roche, figlia del duca Guido I - fu eletto duca dal parlamento ducale.
Agli inizi del 1310, per difendersi dai suoi vicini greci dell'Impero e del Despotato d'Epiro, ingaggiò la compagnia catalana che all'epoca stazionava in Tessaglia. Quando si accorse che i mercenari combattevano più per i loro interessi che non per quelli del suo ducato decise di cacciarli e li affrontò in battaglia alla testa di una forza composita di cavalieri franchi, nativi greci e una parte dei mercenari catalani che aveva pagato.
Agli inizi del 1310, per difendersi dai suoi vicini greci dell'Impero e del Despotato d'Epiro, ingaggiò la compagnia catalana che all'epoca stazionava in Tessaglia. Quando si accorse che i mercenari combattevano più per i loro interessi che non per quelli del suo ducato decise di cacciarli e li affrontò in battaglia alla testa di una forza composita di cavalieri franchi, nativi greci e una parte dei mercenari catalani che aveva pagato.
Blasone della casa di Brienne
Battaglia di Halmyros (o di Orchomenos), 15 marzo 1311.
I catalani si erano trincerati nella piana di Orchomenos, deviando le acque del fiume Cephissus per inondare i campi davanti alle loro fortificazioni. I loro ausiliari turchi, temendo un accordo sottobanco tra i catalani ed il Duca volto al loro sterminio, avevano occupato una posizione vicina.
Al momento di combattere, i mercenari catalani che erano rimasti con il Duca, raggiunsero i loro vecchi camerati. Gualtiero manteneva comunque la superiorità numerica e guidava il fior fiore della nobiltà franca di Grecia e lanciò la cavalleria all'attacco ma questa ben presto s'impantanò nella palude artificiale creata dai catalani e fu falcidiata dai loro giavellotti. Mentre la fanteria leggera catalana usciva dalle trincee per abbattere i cavalieri impantanati, gli ausiliari turchi calarono sulla fanteria ateniese che seguiva la cavalleria e la misero in rotta. Lo stesso duca morì nella battaglia.
Ruggero Deslaur, che aveva sottoscritto con il duca il contratto d'ingaggio della compagnia e che aveva deciso di rimanere al suo fianco, catturato, accettò il posto di rettore della compagnia che gli venne offerto e procedette all'occupazione dei territori del ducato di Atene.
La morte del Duca di Atene Gualtiero V di Brienne nella battaglia di Halmyros
da un'edizione illustrata francese (1479-1480) del De Casibus virorium illustrium
di Giovanni Boccaccio (1356-1360)
British Library, Londra
Compagnia catalana (1311-1388)
Ruggero Deslaur (1311-1312)
La prepotente azione della Compagnia le aveva creato uno stuolo di nemici: dall'impero bizantino alla repubblica di Venezia, dagli Angioini al papato, dai principati limitrofi nel Peloponneso – quello greco di Mistrà e quello franco di Acaia – all'erede dei Brienne Gualtiero VI, che esercitava la proprio sovranità sulle regioni di Argo e Nauplia. Consapevoli del pericolo di una tale situazione e al fine di evitare l'isolamento internazionale, i catalani scelsero la tutela aragonese di re Federico III di Sicilia (Trinacria).
Il sovrano accettò che fosse nominato duca di Atene il proprio secondogenito Manfredi, che era allora un bambino di soli cinque anni e che non si recò mai nei suoi possedimenti, e la reggenza venne assunta dal vicario generale Berenguer Estanol de Ampurias nel 1312.
La prepotente azione della Compagnia le aveva creato uno stuolo di nemici: dall'impero bizantino alla repubblica di Venezia, dagli Angioini al papato, dai principati limitrofi nel Peloponneso – quello greco di Mistrà e quello franco di Acaia – all'erede dei Brienne Gualtiero VI, che esercitava la proprio sovranità sulle regioni di Argo e Nauplia. Consapevoli del pericolo di una tale situazione e al fine di evitare l'isolamento internazionale, i catalani scelsero la tutela aragonese di re Federico III di Sicilia (Trinacria).
Il sovrano accettò che fosse nominato duca di Atene il proprio secondogenito Manfredi, che era allora un bambino di soli cinque anni e che non si recò mai nei suoi possedimenti, e la reggenza venne assunta dal vicario generale Berenguer Estanol de Ampurias nel 1312.
Manfredi d'Aragona, vicario generale Berenguer Estanol (1312-1317)
Il vicario generale s'impegnava a a rispettare gli statuti della Compagnia, basati sulle Costituzioni di Catalogna e sulle Consuetudini di Barcellona ; il sigillo del Cancelliere della Compagnia, raffigurante San Giorgio in sella al suo cavallo nell'atto di uccidere con la lancia un drago, recava la scritta in latino Felix Francorum exercitus in Romaniae finibus comorans ( "il fortunato esercito dei franchi attestato nel territorio della Romània").
Il sigillo del cancelliere della Compagnia in una incisione del XIX secolo
Guglielmo II d'Aragona (1317-1338), v.g. Alfonso Federico di Sicilia (1317-1330), figlio naturale di Federico III. Anche Guglielmo II non si recò mai nel Ducato.
Nel 1319 Alfonso Federico conquistò parte della Tessaglia compresa la città di Neopatri (l'attuale Ypati) che divenne sede dell'omonimo ducato. Nello stesso anno venne stipulato un trattato con la Serenissima - successivamente ripetutamente rinnovato - con cui i catalani s'impegnano a non far circolare navi armate nei golfi dei possedimenti veneziani.
Vicario generale Giovanni Lancia (1330-1335)
Vicario generale Giovanni Lancia (1330-1335)
Nel 1331 l'autorità militare viene sottratta al vicario generale e affidata dal duca ad un maresciallo che deve ottenere l'approvazione della Compagnia.
Giovanni d'Aragona (1338-1348)
Federico I di Atene (1348-1355)
Federico II di Atene (anche Federico IV di Trinacria, 1355–1377)
v.g. Giacomo Fadrique (1356-1359), figlio di Alfonso Federico di Sicilia e conte di Salona.
v.g. Matteo di Moncada (1359-1361), gran siniscalco del regno di Trinacria.
v.g. Pietro de Pou (1361-1362), il quale venne rapidamente in contrasto con i Fadrique. Ne nacque una rivolta capeggiata dal maresciallo Roger de Lluria che culminò con il massacro a Tebe del vicario e dei suoi.
Roger de Lluria (1362-1369)v.g. Giacomo Fadrique (1356-1359), figlio di Alfonso Federico di Sicilia e conte di Salona.
v.g. Matteo di Moncada (1359-1361), gran siniscalco del regno di Trinacria.
v.g. Pietro de Pou (1361-1362), il quale venne rapidamente in contrasto con i Fadrique. Ne nacque una rivolta capeggiata dal maresciallo Roger de Lluria che culminò con il massacro a Tebe del vicario e dei suoi.
La corte aragonese di Sicilia non poté più esercitare alcuna autorità negli affari del ducato fino alla fine del 1369, quando morì Roger de Lluria; solo allora Federico II fu in grado di inviare un nuovo vicario generale, nella persona di Matteo di Peralta (maggio 1370).
v.g. Matteo di Peralta (1370-1374)
La sua sostituzione, nel 1374, con l'ultimo conte di Salona Luigi Fadrique, lasciò chiaramente intendere come i catalani in Grecia mal sopportassero le ingerenze del regno di Sicilia.
v.g. Luigi Fadrique (1374- 1381)
Nel 1377 muore Federico II di Atene.
Maria di Sicilia (1377–1379), unica figlia di Federico II e Costanza d'Aragona, eredita il regno di Trinacria ed il Ducato di Atene.
Nel 1379 il vicario generale Luigi Fadrique, appoggiato dal capitano di Atene, Galceran di Peralta, annettono il Ducato ai possedimenti del re Pietro IV d'Aragona. Lo stesso anno la Compagnia di Navarra , al comando di Giovanni di Urtubia, espugna Tebe, capitale del Ducato.
Pietro IV d'Aragona (1379-1387)
Nel 1379 il vicario generale Luigi Fadrique, appoggiato dal capitano di Atene, Galceran di Peralta, annettono il Ducato ai possedimenti del re Pietro IV d'Aragona. Lo stesso anno la Compagnia di Navarra , al comando di Giovanni di Urtubia, espugna Tebe, capitale del Ducato.
Pietro IV d'Aragona (1379-1387)
Il 5 marzo 1388, dopo un lungo assedio, Neri Acciaiuoli strappò Atene ai catalani e riuscì a farsi riconoscere il titolo di Duca di Atene dal re di Napoli, Ladislao, nel 1394, pochi mesi prima di morire.
Blasone degli Acciaiuoli
(S.Maria Novella, Firenze)
Neri I Acciaiuoli (1388-1394), sposa Agnese Saraceno che gli da due figlie, Bartolomea e Francesca. Nel 1385 da in sposa la prima, cedendole la signoria di Corinto, a Teodoro I Paleologo, despota di Morea, con cui stringerà una duratura alleanza. Nel 1388 da in sposa Francesca al conte di Cefalonia Carlo I Tocco, che nel 1411 diventerà despota d'Epiro e a cui da in dote le città di Megara e Sikyon. (cfr. scheda Alberi genealogici).
Nel dicembre del 1388 Maria d'Enghien, rimasta vedova del marito Pietro Cornaro e senza prole, nonchè minacciata dai bizantini del Despotato di Morea, vendette a Venezia i diritti sulle città di Nauplia e Argo. Prima che vi si insediassero le guarnigioni veneziane, Neri Acciaiuoli ed il genero Teodoro I Paleologo, despota di Morea, occuparono con un'azione congiunta le due città. Mentre erano in corso le trattative con la Serenissima, Neri Acciaiuoli fu catturato a tradimento da Pedro Bordo di San Superano, comandante della compagnia di Navarra, alleatosi con i veneziani. Il duca fu rilasciato nel maggio del 1390, dietro il pagamento di un forte riscatto (per raccogliere il quale fu costretto a vendere i beni delle chiese, tra cui le porte di quella dedicata a Nostra Signora Atheniotissa in cui era stato convertito il Partenone fin dal 590). Con il suo testamento smembrò il Ducato, lasciando la città di Atene alla chiesa di Santa Maria Atheniotissa - in cui era stato trasformato il Partenone - le città di Megara e Sicione alla figlia Francesca e quelle di Tebe e Livadia al figlio naturale Antonio. La Serenissima fu inoltre nominata esecutrice testamentaria per quanto concerneva il lascito alla chiesa.
Antonio I Acciaiuoli (1394-1435), figlio naturale di Neri e della sua amante greca Maria Rendi.
Divenne duca di Atene alla morte del padre ma venne espulso dalla città lo stesso anno ad opera della Serenissima. Nel 1401 la Repubblica nominò Niccolò Vitturi podestà di Atene. Nel 1402 Antonio assediò e riconquistò la città venendo proclamato duca dalla popolazione e nel 1405 fu siglata la pace tra il duca e la Repubblica. Alla sua morte lasciò il ducato ai nipoti Neri e Antonio Acciaiuoli sotto la reggenza della vedova Maria (Matilda) Melissena che non gli aveva dato eredi.
Divenne duca di Atene alla morte del padre ma venne espulso dalla città lo stesso anno ad opera della Serenissima. Nel 1401 la Repubblica nominò Niccolò Vitturi podestà di Atene. Nel 1402 Antonio assediò e riconquistò la città venendo proclamato duca dalla popolazione e nel 1405 fu siglata la pace tra il duca e la Repubblica. Alla sua morte lasciò il ducato ai nipoti Neri e Antonio Acciaiuoli sotto la reggenza della vedova Maria (Matilda) Melissena che non gli aveva dato eredi.
Neri II Acciaiuoli (1435-1439), nipote del precedente da cui ereditò il Ducato. Alla morte di Antonio, la potente famiglia moreota dei Chalcondilas, che era imparentata con la vedova Maria Melissena, brigò per favorirne l'ascesa al trono ducale ma la manovra fu stroncata dalla fazione filofiorentina che proclamò duca Neri. Secondo alcune fonti Maria Melissena fu bandita dalla città assieme ai suoi parenti, secondo altre si pervenne invece ad un accordo tra le opposte fazioni sugellato dal matrimonio di Neri con la vedova dello zio. Nel 1439 fu comunque deposto dal fratello Antonio II Acciaiuoli (1439-1441) e riparò a Firenze, ma governò nuovamente il Ducato dopo la morte di questi (1441-1451).
Francesco I Acciaiuoli (1451-1455), figlio di Neri II e della sua (seconda?) moglie Chiara Zorzi di Boudonitza. Governò il ducato alla morte del padre sotto la reggenza della madre Chiara Zorzi - autoproclamatasi duchessa di Atene - che nel 1453 sposò il patrizio veneziano Bartolomeo Contarini associandolo alla reggenza. La popolazione, preoccupata per le sorti del giovane duca, si appellò però al sultano Mehmet II che convocò i reggenti ad Adrianopoli ed inviò ad Atene il cugino Francesco II Acciaiuoli - cresciuto alla sua corte e figlio di Antonio II Acciaiuoli e Maria Zorzi di Boudonitza (sorella della duchessa) - come duca vassallo e trattenne presso la sua corte il giovane duca.
(cfr. scheda La Madonna dei Catalani).
Il duca, con la famiglia e parte dei cittadini, si rifugiò nell'Acropoli dove resistette fino al giugno del 1458, quando fu costretto alla resa.
(cfr. scheda La Madonna dei Catalani).
Francesco II (Franco) Acciaiuoli
da Francesco Fanelli, Atene Attica
Descritta da suoi Principii sino all’acquisto fatto dall’ Armi
Venete nel 1687, Venezia, 1707.
Hellenic Library - Alexander S.
Onassis Public Benefit Foundation, Atene
Francesco II (Franco) Acciaiuoli (1455-1460) governò in realtà solo due anni (dal 1455 al 1456) durante i quali fece assassinare Chiara Zorzi,
offrendo
così al sultano un pretesto per occupare Atene. Il duca, con la famiglia e parte dei cittadini, si rifugiò nell'Acropoli dove resistette fino al giugno del 1458, quando fu costretto alla resa.
Mehmet II entrò ad Atene ad agosto e gli permise di diventare suo vassallo come signore di Tebe. Nel 1460 però i Giannizzeri informarono il sultano di una congiura contro di lui ordita dall'Acciaiuoli, che avrebbe aspirato a riprendere il suo dominio su Atene. Francesco fu convocato dal Pascià Zaganos, il quale, dopo una nottata di festeggiamenti, lo avvertì del pericolo incombente. L'ultimo desiderio del duca fu allora quello di essere ucciso dentro la sua tenda e così avvenne.
Francesco II
Acciaiuoli aveva sposato Maria Asanina – figlia dell'arconte di
Mouchli Demetrio Laskaris Asan – da cui ebbe tre figli (Matteo,
Jacopo e Gabriele). Alla sua morte i figli furono arruolati nel corpo
dei giannizzeri e la moglie condotta a Costantinopoli.
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