La storia di questa porta inizia ben prima che nascesse
la cinta muraria voluta da Aureliano – le cosiddette Mura
Aureliane – in cui è inserita.
Nel 5 a.C. Augusto
costruì infatti un arco in questo punto, dove si incontravano tre
acquedotti, l'Aqua Marcia, l'Aqua Iulia e l'Aqua Tepula, per
consentire il passaggio degli stessi sopra la sede viaria. Da qui
usciva infatti l’importante via Tiburtina ("via per Tivoli"),
dalla quale si staccavano subito la via Collatina e un diverticulum
ad lapicidinas vineae Quirini.
L’arco fu poi
restaurato dagli imperatori Tito (79-81) e Caracalla (211-217).
Tra il 270 e il
275 l'arco venne inglobato nella cinta difensiva: l'imperatore
Aureliano ebbe la necessità di dotare di mura la città il più
rapidamente possibile e ordinò quindi di inglobare nella nuova cinta
tutto quanto possibile delle strutture già esistenti (come ad
esempio la casa privata, regolarmente espropriata, nei pressi della
porta), anche per evitare di lasciarne fuori edifici che potessero
essere usati da forze ostili.
Porta Tiburtina, lato interno
Quando
l'imperatore Onorio, liberata la zona circostante dall'immensa mole
di detriti accumulatasi in 130 anni (abbassando pertanto il livello
stradale fin quasi alle fondamenta della cinta), restaurò e rinforzò
le mura (401-402), costruì una seconda struttura, posta esternamente
alla prima, sulla cui sommità furono aperte cinque piccole finestre,
che illuminavano la camera da cui veniva manovrata la cancellata di
chiusura della porta.
In
tal modo l’intera struttura si presenta oggi con un doppio profilo
architettonico: quello romano verso l’interno e quello
già medievaleggiante, con i merli e le torri, sul lato esterno.
Inoltre, la base della porta esterna risulta essere circa un metro e
mezzo sopraelevata rispetto alla base dell’arco augusteo e con
un’apertura non simmetrica rispetto a quest’ultimo. Tutto ciò
dimostra quanto lo scopo della viabilità fosse del tutto secondario
rispetto a quello della difesa.
Probabilmente
Onorio sostituì anche le torri semicircolari dell'epoca di Aureliano
con quelle quadrate tutt'ora esistenti.
Secondo
altre interpretazioni la squadratura delle torri potrebbe invece essere
stata effettuata a seguito di un restauro, nel XVI secolo, ad opera
di Alessandro Farnese, il cui stemma, sormontato dal cappello
cardinalizio, è incastonato nella torre di sinistra accanto a quello
del cardinale Pietro Carafa, il futuro Paolo IV.
Gli stemmi cardinalizi di Pietro Carafa, a sn., e Alessandro Farnese, a ds.
A partire
dall'VIII secolo, la porta subì quel processo di cristianizzazione
della nomenclatura degli accessi cittadini, comune a molti altri
ingressi, e cambiò nome in Porta San Lorenzo, giacchè,
subito dopo essere uscita dalla città, la via Tiburtina conduceva
alla basilica di San Lorenzo fuori le mura. Infatti, "dalla porta
diramava un portico simile al Vaticano ed all’Ostiense, che
conduceva al santuario Laurenziano".
Contemporaneamente
il popolo iniziò a chiamarla anche Capo
de' Bove
o Porta
Taurina,
per i bucrani
che decorano sia il travertino dell'arco di Augusto che l’architrave
della porta esterna. I due tori, però, oltre che in posizione
asimmetrica, sono anche molto diversi tra loro, essendo l’aspetto
di quello interno molto più grasso e pasciuto - a destra nella fotografia - rispetto a quello
esterno, magro e macilento - a sinistra; questa differenza era interpretata dal
popolino medievale come la diversa condizione tra chi vive fuori e
chi abita all’interno della città, protetto e al sicuro.
L'arco
eretto da Augusto, che ora forma il lato interno della porta e si
trova ad un livello alquanto più basso dell’odierno livello
stradale, è interamente in travertino, in ottimo stato di
conservazione. L’attico è attraversato dai tre acquedotti e reca
tre iscrizioni.
Sul
canale inferiore, quello dell'Aqua Marcia,
c'è l'iscrizione celebrante il restauro voluto da Tito
nel 79:
IMP[erator] TITVS CAESAR DIVI F[ilius] VESPASIANVS AVG[ustus] PONTIF[ex] MAX[imus] TRIBVNICIAE POTESTAT[is] IX IMP[erator] XV CENS[or] CO[n]S[ul] VII DESIG[natus] IIX P[ater] P[atriae] RIVOM AQVAE MARCIAE VETVSTATE DILAPSVM REFECIT ET AQVAM QVAE IN VSV ESSE DESIERAT REDVXIT
IMP[erator] TITVS CAESAR DIVI F[ilius] VESPASIANVS AVG[ustus] PONTIF[ex] MAX[imus] TRIBVNICIAE POTESTAT[is] IX IMP[erator] XV CENS[or] CO[n]S[ul] VII DESIG[natus] IIX P[ater] P[atriae] RIVOM AQVAE MARCIAE VETVSTATE DILAPSVM REFECIT ET AQVAM QVAE IN VSV ESSE DESIERAT REDVXIT
(L' Imperatore Tito
Cesare Vespasiano Augusto,
figlio
del divino, pontefice massimo, tribuno della plebe per la nona volta,
imperator, per la quindicesima volta, censore, console per la settima
volta e designato per l'ottava, padre della patria, riparò le
condutture dell'Aqua Marcia distrutte dal tempo, ripristinando
l'acquedotto non più in uso).
Al centro, sul canale pertinente all'Aqua Tepula, si trova l'iscrizione che celebra il restauro voluto da Caracalla nel 212-213:
IMP[erator] CAES[ar] M[arcus] AVRELIVS ANTONINVS PIVS FELIX AVG[ustus] PARTH[icus] MAXIM[us] BRIT[annicus] MAXIMVS PONTIFEX MAXIMVS AQVAM MARCIAM VARIIS KASIBVS IMPEDITAM PVRGATO FONTE EXCISIS ET PERFORATIS MONTIBVS RESTITVTA FORMA ADQVISITO ETIAM FONTE NOVO ANTONINIANO IN SACRAM VRBEM SVAM PERDVCENDAM CVRAVIT
(L'Imperatore Cesare Marco Aurelio Antonino Pio*, Felice Augusto, Parthicus Maximus, Britannicus Maximus, portò nella sua sacra città l'Aqua Marcia ostacolato da molti impedimenti, dopo aver ripulito la sorgente, tagliato e perforato montagne, restaurando il percorso e fornendo la nuova fonte Antoniniana).
Nel 410 contro questa porta si abbatterono inutilmente gli attacchi delle orde dei visigoti di Alarico I, che sfondarono invece le difese più a nord, a Porta Pinciana, dando inizio al sacco della città (24 agosto 410).
Da Porta Tiburtina il 24 maggio del 1084 entrarono invece le truppe di Roberto il Guiscardo, giunte per liberare papa Gregorio VII assediato a Castel Sant'Angelo dai soldati di Enrico IV ma nondimeno devastarono e saccheggiarono la città per 3 giorni.
La porta fece anche da palcoscenico alla battaglia di Porta San Lorenzo (20 novembre 1347), in cui Cola di Rienzo ottenne una schiacciante vittoria contro i baroni, uccidendone il comandante Stefano Colonna il Giovane.
Note:
* L'imperatore Marco Aurelio Antonino Pio fu detto "Caracalla" dal nome della veste gallica (un lungo mantello militare provvisto di cappuccio) che era solito indossare.
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