Viene citato con questo nome nei Cataloghi regionari della V Regio
(315-316 c.ca) dove ci si riferisce probabilmente a castrum
come residenza imperiale: il nome sarebbe quindi da tradurre come
"anfiteatro di corte", legato al Palazzo Sessoriano (o
Sessorium), di cui facevano parte anche l'edificio su cui oggi
insiste la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme e i resti dell'aula
absidata ad essa adiacente visibili nel giardino dell'ex comando dei
Granatieri di Sardegna che attualmente ospita il Museo della
Fanteria.
Fu terminato
probabilmente insieme al resto del complesso residenziale imperiale,
la cui costruzione fu intrapresa sotto Settimio Severo (193-211),
all'epoca di Eliogabalo (218-222) e restò in uso fino alla
costruzione delle Mura aureliane (273-275), che lo tagliarono a metà
e lo trasformarono in bastione avanzato, tramite la tamponatura degli
archi della facciata.
Ricostruzione dell'inserimento dell'anfiteatro nella cinta muraria all'epoca di Aureliano
Di forma ellittica
(asse maggiore di 88 m e asse minore di 75,80 m), presenta
attualmente a vista parte delle fondazioni (in cementizio con
caementa in selce), a causa dell'abbassamento del piano di
campagna circostante, mentre l'elevato è in opera laterizia.
Quattro ingressi
davano accesso ai sedili ed al pulvinar e poteva contenere circa
3.500 spettatori. Un corridoio carrabile lo collegava al Palazzo.
In questo settore della cinta difensiva,
probabilmente, i Goti di Vitige, durante l'assedio del 537-38
aprirono una breccia senza riuscire a penetrare in città.
Fino alla metà
del XVI secolo l'anfiteatro castrense conservava anche resti dei due ordini superiori, poi
fatti abbattere per esigenze difensive da papa Paolo IV (1555-1559).
La facciata
esterna aveva tre ordini: il primo presentava arcate, inquadrate da
semicolonne, il secondo arcate, chiuse da bassi parapetti, inquadrate
da lesene e il terzo un attico con finestre ripartito da lesene.
Superiormente vi si trovavano probabilmente mensole in travertino per
sostenere i pali del velarium.
Sui tre ordini
semicolonne e lesene erano sormontate da capitelli corinzi ed erano realizzate
interamente in mattoni, come il resto della struttura, fatto
piuttosto raro per edifici di questo tipo, costruiti solitamente in
pietra.
All'interno,
attualmente occupato dall'orto del convento di Santa Croce in
Gerusalemme, i gradini della cavea dovevano essere sorretti da
ambulacri con volte a botte, sovrapposti come gli ordini della
facciata.
Ambienti
sotterranei erano ricavati sotto l'arena, i cui resti furono visti in
scavi settecenteschi.
In questi ambienti
fu rinvenuto nel corso degli scavi un gran numero di ossa di fiere,
questo ha fatto pensare che, fin quando l'anfiteatro rimase in uso,
fosse adibito a spettacoli gladiatori e venatori riservati alla corte
imperiale.
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