Si
tratta di un obelisco di granito rosa di poco più di 9 m. di
altezza, la cui pietra l'imperatore Adriano (117-138) importò
probabilmente dall’Egitto e sulla quale a Roma fece apporre le
iscrizioni in geroglifici*. I geroglifici narrano la divinizzazione
di Antinoo, il favorito dell'imperatore, dopo la sua improvvisa morte
per affogamento nel Nilo (130).
Nei
primi geroglifici a partire dalla sommità del lato ovest si legge: Il dio che qui si trova (Antinoo, rappresentato in alto su questo lato dell’obelisco) riposa in questo luogo che è nascosto nella proprietà del “Signore della Prosperità” (princeps) di Roma (Adriano).
L'obelisco
era quindi posto originariamente ad ornare la tomba di Antinoo.
Dal
momento che la tomba di Antinoo (Antinoeion) è stata trovata
a Villa Adriana a Tivoli, quindi proprio nei giardini di
proprietà del principe di Roma, qui doveva essere stato
inizialmente collocato anche l’obelisco, in sostituzione della
classica lastra tombale, l’epitaffio che con il nome del defunto
veniva apposto alla tomba. Il suo posto ideale doveva ovviamente
essere al centro del giardino e precisamente all’incrocio che il
viale, che dal portale monumentale portava all’esedra, formava con
le strade che, diramandosi da esso, conducevano ai due templi.
Pianta dell'Antinoeion, Villa Adriana, Tivoli
La tomba non fu però mai ultimata né
molto probabilmente ospitò mai i resti del favorito di Adriano.
Fatto trasportare ed erigere da
Eliogabalo (218-222) nella spina del Circo variano, l'obelisco rimase, dopo la
distruzione del circo (273-275), semisepolto e rotto in due tronconi
fino al 1570, quando lo trovarono e rialzarono i fratelli Saccoccia,
come da questa memoria murata in una delle arcate dell'Acquedotto
Felice nel tratto in cui scavalca via Ozieri.
Recuperato dai Barberini rimase nel
cortile del loro palazzo fino al 1773, quando fu da questi donato a
papa Clemente XIV. Rimase quindi nei giardini della Pigna fino al
1822, quando Pio VII lo fece rialzare nella sua attuale posizione sul
Pincio.
E' stato l'ultimo degli obelischi
romani ad essere innalzato.
Antinoo raffigurato nelle sembianze di Osiride
scultura in marmo, h.241 cm, 131-138
proveniente dagli scavi di Villa Adriana (Tivoli) del 1736
attualmente conservata nel Museo Gregoriano Egizio
*La difficoltosa lettura dei
geroglifici rende chiaro che non furono eseguiti da scalpellini egiziani
ma da maestranze (probabilmente romane) che si sforzarono di usare
una scrittura che non conoscevano.
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