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giovedì 16 agosto 2012

Monastero delle Blachernae


Monastero delle Blachernae
nel villaggio di Vlacherna a nord est di Arta, circa 9 km.
lato settentrionale


La prima menzione del monastero è in una lettera del metropolita di Naupaktos (Lepanto), Giovanni Apokauko, da cui apprendiamo che tra il 1224 ed il 1230 fu trasformato in convento femminile dove prendevano il velo donne di natali aristocratici. Molto probabilmente il monastero deve il suo nome al suo omonimo costantinopolitano.
Nel 1304 il giovane Despota Tommaso attese qui di conoscere l'esito dell'attacco sferrato da Filippo di Savoia e dai suoi alleati su Rogoi.

La chiesa originaria, dedicata alla Dormizione della Vergine, fu costruita probabilmente alla fine del XII secolo sulle rovine di una chiesa del IX-X secolo.
Inizialmente presentava una pianta basilicale a tre navate voltate e divise da due serie di tre archi poggianti su colonne (due per lato, successivamente inframmezzate da una terza molto sottile).




Qualche decennio più tardi, durante il despotato di Michele II Ducas (1230-1267), alla chiesa da lui donata alla moglie Teodora, vennero aggiunte tre cupole – una sulla navata principale e due sulle laterali – senza alcun riguardo per l'articolazione architettonica preesistente: vennero innalzati archi su mensole attraverso le tre navate e fra ogni coppia delle colonne esistenti fu inserita una nuova colonnetta molto sottile.
La nave principale e quella meridionale furono divise in questo modo ciascuna in tre campate, non rispondenti al sistema dei supporti, con una cupola sulla campata centrale. La navata settentrionale fu invece divisa in quattro campate, di cui la seconda da ovest voltata a cupola e la terza a botte. L'architetto nascose inoltre le due cupole laterali sotto falsi frontoni, probabilmente nell'intento di suggerire l'illusione di una volta traversa.

lato meridionale


La decorazione interna è invece estremamente accurata: il pavimento è finemente intarsiato e le tombe reali – la chiesa divenne infatti il mausoleo funebre della casa regnante - sono riccamente ornate da rilievi. Addossate alle pareti nord e sud del naos si trovano infatti due tombe a cista.
La tomba nord (Tomba A), più piccola e molto meno decorata dell'altra, sembra contenesse le spoglie di Demetrio-Michele, uno dei figli di Teodora, per quanto questi sia morto prigioniero a Costantinopoli dopo il 1304 e quelle dell'altro figlio Giovanni.
La tomba sud (Tomba B) mostra sui lati corti il bassorilievo di una croce della Resurrezione fiancheggiato da due aquile con una sola ala (come un'aquila bicipite divisa in due). Secondo Orlandos vi era sepolto lo stesso despota Michele II Ducas.


Nella parete occidentale della campata meridionale del nartece è dipinta la processione dell'Hodegetria che si svolgeva ogni martedì a Costantinopoli come descritta da PeroTafur, che visitò Costantinopoli nel 1438:
In questa chiesa (il monastero della Theotokos Hodegetria ) c'è un'immagine di Nostra Signora la Vergine Maria, dipinta da san Luca, e dall'altra parte c'è il Signore crocefisso; è dipinta su pietra, con una cornice e un supporto d'argento, ed è così pesante che sei uomini non potrebbero sollevarla. Ogni martedì si radunano qui molte persone, tra cui una ventina di uomini vestiti di drappi vermigli, lunghi e che coprono anche la testa, come quelli con cui si va a caccia di pernici. Costoro discendono da una stirpe particolare, e sono gli unici a poter compiere quello che sto per raccontare. C'è una grande processione, e gli uomini vestiti in quel modo si avvicinano uno dopo l'altro all'immagine, e chi vuole la tira su come pesasse un'oncia appena. Poi se la mettono in spalla, e cantando escono tutti dalla chiesa e si ritrovano in una grande piazza, e quello che porta l'immagine la percorre avanti e indietro e tutto intorno una cinquantina di volte. Sembra innalzarsi dal suolo ed essere quasi trasfigurato, con gli occhi fissi all'icona. (..) In quello stesso giorno c'è un mercato pieno di merci in vendita, e si raduna una gran folla. I preti prendono del cotone, lo accostano all'immagine e lo distribuiscono alle persone lì radunate. Poi riportano l'immagine in chiesa con una processione.




Al centro della composizione si nota la figura dell'uomo vestito di rosso che sostiene sulle proprie spalle l'icona. A destra e a sinistra è attorniato da figure di uomini e donne. Sullo sfondo, sulla sinistra, è dipinto un edificio a tre piani con balconate sostenute da colonne da cui delle donne assistono alla processione. Nella parte bassa dell'affresco sono dipinte scene del mercato descritto da Tafur, la più caratteristica delle quali è costituita da una donna anziana che porta al collo una catena da cui pendono diversi recipienti che contengono una bevanda sorseggiata da due degli astanti. L'iscrizione sottostante “il gaudio per la Santissima Theotokos dell'Hodegetria di Costantinopoli” non lascia dubbi sul tema della rappresentazione.


Acheimastou-Potamianou riferisce la committenza di questo affresco – che differisce stilisticamente dagli altri del nartece – ad Anna Cantacuzena, la seconda moglie del despota Niceforo I Ducas (1267-1296), figlia di Giovanni Catacuzeno e Irene (Eulogia) Paleologina, sorella di Michele VIII.
Nello specifico identifica nelle tre donne alla testa della processione la stessa Anna, la sorella Teodora Raulena e la madre Irene (Eulogia).
Dopo l'unione delle chiese sancita dal Concilio di Lione (1274) Irene e le sue figlie si schierarono infatti sul fronte antiunionista – la stessa Irene, insieme alla figlia Teodora Raulena e a molti altri, venne esiliata – e il despotato d'Epiro si presentò come campione dell'ortodossia accogliendo molti esuli. L'affresco costituirebbe quindi una sorta di manifesto politico in cui veniva ribadita la fedeltà all'ortodossia della dinastia epirota. La recente morte di Irene (Eulogia) Paleologina (1284), madre della despoina, gli conferirebbe inoltre un significato commemorativo e ne spiegherebbe la presenza all'interno della cappella funeraria della dinastia.

Gli affreschi del naos e delle navate laterali risalgono invece al despotato di Michele II. Il programma iconografico si caratterizza per la presenza di alcune scene evangeliche successive alla Resurrezione in accordo con la funzione di cappella funeraria della dinastia espletata dalla chiesa.

L'incredulità di Tommaso



 











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