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giovedì 21 novembre 2013

San Benedetto incontra Totila di Luca Signorelli

San Benedetto incontra Totila di Luca Signorelli


Il ciclo di affreschi che illustrano Le storie di San Benedetto nel Chiostro Grande dell'Abbazia di Monte Oliveto (Siena) venne commissionato dall'abate e generale degli Olivetani fra Domenico Airoldi a Luca Signorelli, che vi lavorò con la sua la bottega dal 1497 al 1498; chiamato alla più prestigiosa commissione della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto, abbandonò l'opera incompleta, che venne poi ultimata dal Sodoma, chiamato ancora dall'Airoldi - che nel frattempo era stato rieletto abate del monastero – nel 1505.
La narrazione dell'incontro tra San Benedetto e Totila si sviluppa in due lunette, entrambe opera di Luca Signorelli.

Papa Gregorio Magno (590-604) così descrive l'episodio nei suoi Dialogi (II,15)


«Al tempo dei Goti, il loro re Totila, avendo sentito dire che il santo era dotato di spirito di profezia, si diresse al suo monastero. Si fermò a poca distanza e mandò ad avvisare che sarebbe tra poco arrivato. Gli fu risposto dai monaci che senz’altro poteva venire.

Insincero però com’era, volle far prova se l’uomo del Signore fosse veramente un profeta. Egli aveva con sé come scudiero (spatarius) un certo Riggo: gli fece infilare le sue calzature, lo fece rivestire di indumenti regali e gli comandò di andare dall’uomo di Dio, presentandosi come fosse il re in persona. Come seguito gli assegnò tre conti tra i più fedeli e devoti: Vult, Ruderic e Blidin, i quali, in presenza del servo di Dio, dovevano camminare ai suoi fianchi, simulando di seguire veramente il re Totila. A questi aggiunse anche altri segni onorifici ed altri scudieri, in modo che, sia per gli ossequi di costoro, sia per i vestiti di porpora, fosse giudicato veramente il re.
Appena Riggo entrò nel monastero, ornato di quei magnifici indumenti, e circondato dagli onori del seguito, l’uomo di Dio era seduto in un piano superiore. Vedendolo venire avanti, appena fu giunto a portata di voce, gridò forte verso di lui: “Deponi, figliolo, deponi quel che porti addosso: non è roba tua!”. Impaurito per aver presunto di ingannare un tal uomo, Riggo si precipitò immediatamente per terra e, come lui, tutti quelli che l’avevan seguito in questa gloriosa impresa.
Poco dopo si rialzarono in piedi, ma di avvicinarsi al santo nessuno più ebbe il coraggio. Ritornarono al loro re e ancora sbigottiti gli raccontarono come a prima vista, con impressionante rapidità, erano stati immediatamente scoperti.
Totila allora si avviò in persona verso l’uomo di Dio. Quando da lontano lo vide seduto, non ebbe l’ardire di avvicinarsi: si prosternò a terra. Il servo di Dio per due volte gli gridò: “Alzati!”, ma quello non osava rialzarsi davanti a lui. Benedetto allora, questo servo del Signore Gesù Cristo, spontaneamente si degnò avvicinarsi al re e lui stesso lo sollevò da terra. Dopo però lo rimproverò della sua cattiva condotta e in poche parole gli predisse quanto gli sarebbe accaduto. “Tu hai fatto molto male – gli disse – e molto ne vai facendo ancora; sarebbe ora che una buona volta mettessi fine alle tue malvagità. Tu adesso entrerai in Roma, passerai il mare, regnerai nove anni, al decimo morirai”.
Lo atterrirono profondamente queste parole, chiese al santo che pregasse per lui, poi partì. Da quel giorno diminuì di molto la sua crudeltà.
Non molto tempo dopo andò a Roma, poi ritornò verso la Sicilia; nel decimo anno del suo regno, per volontà del Dio onnipotente, perdette il regno e la vita».

L’esistenza storica dei tre conti (comites) ostrogoti di cui viene indicato il nome nel testo gregoriano (Vult, Ruderic e Blidin), è confermata da Procopio. Ruderic fu ucciso nel dicembre 546 (Procopio, De Bello Gothico, III,19) e ciò consente di stabilire un termine ante quem per l’incontro con San Benedetto nel monastero di Montecassino, che si ritiene avvenuto nel 542, mentre Totila, scavalcati gli Appennini, marciava su Napoli e si accingeva a riconquistare l'Italia meridionale.


Come Benedetto discopre la finzione di Totila
 
In primo piano Riggo, camuffato da Totila per ingannare Benedetto, in ginocchio di fronte alla figura del santo che lo invita a spogliarsi delle vesti non sue, esprime tutta la sua costernazione. Alle spalle di Riggo, alla testa del suo seguito, si distinguono i tre nobili ostrogoti riccamente vestiti mentre i soldati della scorta, dai tratti accigliati, sembrano sul punto di intervenire (uno di loro ha già la mano sull'elsa del pugnale). Sullo sfondo della scena Riggo riferisce al suo re l'accaduto.
 
Come Benedetto riconosce e accoglie Totila
 
San Benedetto si alza e solleva lui stesso da terra il vero Totila inginocchiato ai suoi piedi.
 
L'incontro tra San Benedetto e Totila s'inscrive appieno nella consolidata tradizione veterotestamentaria in cui il dono profetico di un vir Dei viene esercitato nei confronti di un re malvagio spingendolo ad un ravvedimento (cfr. ad es. l'incontro di Daniele con il re babilonese Baldassar in Daniele, V, 13-29).
Nel basso medioevo, la caratterizzazione di Totila come perfidus rex è infatti decisamente più accentuata che non nei cronisti contemporanei. Nella Chronica di Giovanni Villani (XIV sec.) gli viene ad esempio attribuito per due volte l'epiteto di Flagellum Dei, solitamente riferito ad Attila, sintomatico di una sovrapposizione dei due personaggi storici.


 
 




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