Armi del cardinale Podocataro
(particolare del monumento funebre in S.Maria del Popolo)
Nato a Nicosia nel
1429 in una nobile famiglia di origine greca,
Ludovico Podocataro compì gli studi all'Università
di Ferrara, dove studiò greco,
latino, filosofia
e medicina.
Stimato come eminente
studioso nel 1460 divenne rettore della facoltà di Medicina e delle
Arti dell'Università di Padova (l'università
italiana preferita dai ciprioti che si recavano a studiare
all'estero). Rientrato a Cipro, tornò definitivamente in
Italia al seguito della regina Carlotta nel 1473 (cfr. l'affresco nella Corsia sistina dell'Ospedale di S.Spirito in Sassia).Nominato abbreviatore di parco minore (1) durante il pontificato di papa Sisto IV (1471-1484), fu elevato al seggio vescovile della diocesi di Capaccio il 14 novembre del 1483.
Fu richiamato a Roma da papa Innocenzo VIII (1484-1492) che lo volle come segretario particolare e medico personale, incarichi che ricoprì anche sotto il pontificato di Alessandro VI Borgia (1492-1503).
Ricevette la porpora cardinalizia durante il concistoro del 28 settembre 1500 e gli fu assegnata la diaconia della chiesa romana di S.Agata dei Goti, elevata pro illa vice a titolo cardinalizio.
Il 20 gennaio 1503 fu promosso arcivescovo di Benevento, ma non prese possesso della sede e l'8 gennaio 1504 ne divenne amministratore apostolico.
Morì a Milano nell'agosto del 1504 mentre era in viaggio verso la Spagna e fu sepolto a Roma in un elegante monumento funebre scolpito da Gian Cristoforo Romano, allievo di Andrea Bregno, nel transetto di Santa Maria del Popolo.
Il cardinale lasciò la sua ricca biblioteca al nipote Livio, vescovo di Nicosia dal 1524 al 1552 (anche se non si recò mai nell'isola per prendere possesso della sede), adesso parte della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. Il nipote ereditò anche il palazzo che il cardinale si era fatto costruire a Roma in via Monserrato (civico n.20) che abbellì facendone decorare la facciata da Perin del Vaga con decorazioni di cui oggi non rimane più traccia. E' invece ignoto il nome dell'architetto che ne disegnò il progetto. La corte interna presenta le pareti ornate da numerosi frammenti antichi e da colonne di granito e, su un lato, la Fontana di Venere di epoca settecentesca.
La semplice facciata presenta un portale coevo alla fondazione del palazzo, mentre le finestre ai tre piani sono seicentesche.
Palazzo Podocataro a Roma
.
Nel 1565 il palazzo fu
venduto da Pietro Podocataro ai Della Porta e da questi agli Orsini,
che lo possedettero fino alla metà del Settecento. Tracce dei Podocataro a Nicosia
A Nicosia, in 20 Patriarchou Grigoriu street, si trova la casa di Hadjigeorgakis Kornesios (dal 1960 sede del Museo Etnologico) che fu dragomanno della Sublime Porta dal 1779 al 1809. L'edificio fu costruito – come si legge in una targa di marmo collocata all'interno, al di sopra dell'ingresso principale - nel 1793.
Al di sopra del portale d'ingresso lungo la facciata nord è incassato un bassorilievo marmoreo che mostra al centro, al di sotto del leone di San Marco e in uno scudo dove è raffigurata l'aquila bicipite, lo stemma dei Podocataro, probabilmente prelevato dall'antico palazzo di famiglia.
Uno dei
bastioni delle mura cittadine, a sottolineare ulteriormente
l'influenza della famiglia Podocataro nella società cipriota del
XV-XVI secolo, porta il loro nome.
Note:
(1) Gli abbreviatori
erano un corpo di scrittori della cancelleria pontificia, il cui
incarico era di abbozzare e preparare in forma compiuta le bolle
papali, le note pontificie e i decreti concistoriali, prima che
questi venissero scritti in extenso
dagli scriptores.
Erano anche addetti alla spedizione delle costituzioni apostoliche.
Dall'epoca di papa Benedetto XII
(1334-1342) venivano classificati in de Parco majori e de
Parco minori. Il nome deriva da uno spazio della cancelleria,
circondato da una grata, nel quale essi sedevano, e che veniva
chiamato alto o basso (majori o minori) a seconda della vicinanza
delle postazioni a quella del vice-cancelliere.
Il collegio, temporaneamente abolito nel 1466, tra feroci polemiche, dal papa Paolo II che intendeva porre un freno alla libertà di pensiero dell'ambiente umanistico raccolto intorno alla curia (molti umanisti di spicco erano infatti chiamati a ricoprire questa carica), fu ripristinato proprio da Papa Sisto IV.
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