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venerdì 29 agosto 2025

Il Tempio di Apollo di Siracusa

 Il Tempio di Apollo di Siracusa


Piazza Emanuele Pancali, veduta aerea

L'edificio sacro originario era un tempio periptero esastilo, delle dimensioni di mt. 58,10 x 24,50, con 17 colonne nei lati maggiori e sei sui lati minori. All'interno, e più precisamente tra il pronao e le colonne del lato minore rivolto ad oriente, sono altre sei colonne disposte parallelamente alle colonne del fronte d'ingresso. La cella era tripartita da due filari di colonne con doppio ordine. Nel versante occidentale del tempio era presente l'adyton.
L’attribuzione del tempio al culto di Apollo è stata possibile grazie ad una iscrizione che si trova sulla faccia verticale di un gradino del crepidoma sul versante orientale in corrispondenza delle prime tre colonne di sinistra della facciata. L'epigrafe è formata da lettere alte circa 20 cm. e si estende per una lunghezza di 8 metri. Essa recita: Kleomenes (o Kleomedes), figlio di Knidieidas, fece ad Apollo ed Epikles i colonnati, opere belle“.
Risale alla metà del VII sec a.C. ed è pertanto il tempio dorico in pietra più antico dell'isola.


Fu convertito in chiesa cristiana dopo la riconquista bizantina della Sicilia (VI sec.). La trasformazione non coinvolse però l'intero tempio, che evidentemente non versava in buone condizioni, ma ne utilizzò il solo naos che, di per sé, con la sua partizione in tre navi, era del tutto idoneo a essere trasformato in chiesa. II riadattamento era stato ottenuto con la parziale occlusione dell'intercolumnio, utilizzando il materiale apprestato dalla rovina stessa del tempio... il coronamento era dato da un semplice architrave monolitico... il breve spazio fra gli stipiti e le colonne era ricolmato con muratura a pezzate” ( L. Bernabò Brea, 1971).
Già in epoca bizantina l'innalzamento del piano stradale non faceva più corrispondere il piano della chiesa cristiana con quello del tempio pagano, e si dovette procedere a una rozza sopraelevazione, utilizzando materiale proveniente dallo stesso tempio.
Si provvide, in quella occasione, a munire di un altro gradino il crepidoma, rimasto troppo in basso. Altri lavori riguardarono una sorta di vasca battesimale ricavata dai tre gradini inferiori dello stilobate [che]... rotti con un profondo taglio rettangolare... [vennero rivestiti all'interno] da un grande lastrone calcare monolitico, con il lembo superiore riccamente sagomato (P. Orsi).


Sul lato occidentale, al di fuori della riadattata parte del tempio si nota un massiccio basamento (m 9,10 x 8) che probabilmente apparteneva ad un torrione di epoca bizantina assieme ai resti della contigua cortina muraria, il cui materiale da costruzione fu in parte ricavato dalle pietre squadrate tolte al tempio classico in quelle parti rimaste non utilizzate dalla chiesa bizantina.
E' incerta la destinazione che ebbe l'edificio durante la dominazione araba, anche se un'iscrizione in lingua araba presente sul lato interno dell'unico muro superstite sembra attestare la sua conversione in moschea. Alla dominazione araba risale anche il taglio delle colonne del peristilio.


Basamento di un torrione bizantino

Sotto i Normanni l'edificio fu comunque nuovamente convertito in chiesa cristiana. La chiesa normanna - posta a quasi 2 metri di altezza dall'originario basamento del tempio e notevolmente più piccola di quella bizantina - fu però orientata sull'asse nord-sud e doveva avere l'abside sul lato settentrionale contrapposta al vano d'ingresso costituito dall'arco ogivale, ancor oggi visibile, praticato nel muro meridionale – l'unico ancora in piedi - della cella del tempio. 

Il portale normanno

Al secolo XIV si fanno invece risalire le «crocierine gotiche, di perfetta fattura, che investono e soverchiano, con arditissimo slancio, il portale normanno. [Esse] Sono manifestamente gli avanzi delle crociere di un edificio probabilmente religioso orientato nello stesso senso del tempio normanno» e che dovevano innestarsi nella volta centrale orientata in senso est-ovest, a copertura della navata centrale. Il portale esternamente è sormontato da una doppia ghiera in conci di pietra mentre all'interno al di sopra di esso si notano tre archi rincassati. Della chiesa normanna è nota la dedica al Salvatore. 


Nel 1562 il vicerè spagnolo fece costruire una grande caserma che inglobò la chiesa e ciò che restava del tempio. Soltanto l'intervento diretto dall'archeologo Paolo Orsi tra il 1938 ed il 1942 liberò il tempio dalla fabbrica della caserma spagnola riportandolo alla luce.












giovedì 7 agosto 2025

Anello nuziale detto di Costante II

 Anello nuziale detto di Costante II

Conservato nel museo archeologico di Palermo, questo anello nuziale risale al VII secolo ed è di straordinaria fattura.
Fu ritrovato a Siracusa nei pressi dei Bagni di Dafne in un tesoro formato da gioielli e monete d’oro rinvenuto casualmente nel 1872.



E’ in oro massiccio, col lato esterno sfaccettato a ottagono, a replicare la forma della corona imperiale. Su sette facce sono raffigurate scene cristologiche (Annunciazione, Visitazione, Natività, Adorazione dei Magi, Battesimo di Cristo, Crocifissione, Marie al Sepolcro,) sull’ottava faccia è saldato il castone rotondo con un’iscrizione - Della tua benevolenza, come uno scudo ci hai incoronato (cfr. Salmi V, 13) - che circonda una scena figurata: Cristo, al centro, abbraccia due figure coronate, un uomo e una donna. Le figure, alte al massimo 5 mm., sono rese a niello (una lega metallica di colore nero che include zolfo, rame, argento e spesso anche piombo, usata come intarsio nell'incisione di metalli) e agemina (incastro di piccole parti di uno o più metalli di vario colore con lo scopo di ottenere una colorazione policroma).

Le scene sono molto articolate, alcune sono piene di figure minuscole e costellate di dettagli microscopici. Per esempio nell’Annunciazione c’è un’ancella, la Vergine e l’angelo e tra loro un cesto e una grande matassa di porpora; nella Crocifissione ci sono Cristo, i due ladroni e due soldati piccoli piccoli, ai piedi della Croce.
E' databile al VII secolo, probabilmente opera di una bottega costantinopolitana. Il luogo del ritrovamento – nei pressi delle terme dove fu assassinato Costante II – ha fatto pensare che appartenesse ad un membro di alto rango della corte che lo nascose spaventato dai tumulti che seguirono la morte dell'imperatore. Meno probabile, come da altri sostenuto, che sia appartenuto allo stesso imperatore.