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mercoledì 25 luglio 2012

Isola di Lesbo (Signoria dei Gattilusio 1355-1462)

Isola di Lesbo (Signoria dei Gattilusio 1355-1462)



Francesco Gattilusio (1355-1384)
L’imperatore d’Oriente Giovanni V Paleologo, scacciato dal trono da Giovanni Cantacuzeno, si rifugia a Tenedo (l'attuale Imroz). Giunge in tale isola il corsaro genovese Francesco Gattilusio con 2 galee. Gattilusio decide di appoggiare l'imperatore deposto nel tentativo di riconquistare il trono; in cambio, gli viene promessa in moglie la sorella Maria ed in feudo l’isola di Lesbo (Mitilene).
Nel novembre del 1355 salpa dall’isola di Tenedo e approda nottetempo nel Corno d’Oro alle porte di Costantinopoli; finge di essere un mercante d’olio. Durante un temporale, si avvicina alla porta di Santa Maria di Blachernae (1); vi si attesta nei pressi con alcuni armati. Si lamenta della sfortuna; chiede di entrare rompendo ad arte degli orci vuoti contro le mura; domanda soccorso perché in grave pericolo. Le guardie gli aprono la porta senza sospetto; i suoi uomini, che sono in agguato, entrano ed uccidono le sentinelle. All’alba il Gattilusio si impadronisce della torre e vi innalza la bandiera del Paleologo. La città insorge; il Cantacuzeno, abbandonato da tutti, vestirà l’abito religioso e si trasferirà in un monastero del monte Athos.
Nel luglio Francesco Gattilusio riceve in feudo l'isola di Lesbo come dote della moglie Maria Paleologina.
Nel 1382 ottiene dall'imperatore il riconoscimento dell'insediamento di suo fratello Niccolò nella baronia di Ainos sulla costa della Tracia  - l'attuale Enez, cittadina turca sull'estuario del fiume Evros attualmente a ridosso della frontiera con la Grecia - ampliando i suoi domini (2).
Nell’agosto del 1384 muore nel suo castello di Mitilene insieme alla moglie ed ai due figli Andronico e Domenico durante un terribile terremoto. Venne sepolto in un grande sarcofago con i due figli nella chiesa di San Giovanni Battista: in epoca turca la sua tomba sarà trasformata in un abbeveratoio, che è ancora visibile all'interno della fortezza di Mitilene.


Sarcofago dei Gattilusio
Sulla destra si riconosce lo stemma imperiale e sulla sinistra quello dei Gattilusio, raffigurante una cotta di maglia.

In questa torre quadrata, attualmente inserita nella cinta difensiva ristrutturata in epoca ottomana e che probabilmente apparteneva all'antico palazzo dei Gattilusio, si nota un bassorilievo che raffigura al centro lo stemma imperiale, a destra quello dei Gattilusio ed a sinistra l'aquila imperiale. Al di sotto sono incassati nella muratura alcuni bassorilievi di recupero.



Francesco II Gattilusio (1384-1404)
Terzogenito di Francesco I e Maria Paleologina, miracolosamente scampato al terremoto. Ancora minorenne dovette sottostare alla reggenza dello zio paterno Niccolò, Signore di Ainos. Nel 1388 assunse direttamente il potere intraprendendo una decisa politica antiturca. Sposò Valentina Doria da cui ebbe sei figli.
Sua figlia Eugenia (ribattezzata Irene) sposa Giovanni VII Paleologo. Morirà nel 1400 dopo aver dato alla luce il futuro Andronico V. Secondo Sfrantzes è sepolta nel monastero del Pantokrator. La sorella Elena sposò nel 1405 a Costantinopoli il Despota serbo Stefan Lazarevic da cui non ebbe figli.
Francesco II morì in circostanze singolari: l'accorrere in massa dei suoi cortigiani per soccorrerlo da una puntura di scorpione causò il crollo del pavimento della stanza in cui si trovava e la sua morte nel corso del quale.

Jacopo Gattilusio (o Giacomo 1404-1428)
Figlio maggiore di Francesco II. Fu proclamato Signore di Lesbo ancora minorenne sotto la reggenza dello zio Niccolò fino alla morte di questi nel 1409. Sposò probabilmente Bona Grimaldi da cui non ebbe figli maschi. Alla sua morte gli successe il fratello minore Dorino.

Dorino Gattilusio (1428-1455)
Terzogenito di Francesco II, sposò Orietta Doria. Cercò di consolidare la propria posizione attraverso un'accorta quanto sfortunata politica matrimoniale.
Sua figlia Caterina sposa il futuro Costantino XI, allora despota di Morea, nel luglio 1441 ma muore nell'agosto del 1442 mentre è assediata insieme al marito dai turchi nella fortezza di Kokkinos nell'isola di Lemno .
Ammalatosi, a partire dal 1449 fu costretto a trascorrere la maggior parte del tempo a letto, delegando la gestione del potere al figlio Domenico.
Sua figlia Maria sposa Alessandro Comneno di Trebisonda. Rimasta vedova, dopo la caduta di Trebisonda (1461) entrò a far parte dell'harem del sultano.
Sua figlia Ginevra sposa nel 1444 il duca di Nasso Giacomo II Crispo.
Dopo la caduta di Costantinopoli (1453) Domenico, recatosi a rendere omaggio al Conquistatore, riuscì a ottenere dal sultano la signoria dell'isola di Lemno, dove fino ad allora i Gattilusio avevano posseduto solo il castello di Kokkinos, portando i possedimenti della casata alla loro massima estensione.

Isola di Lemno


Domenico Gattilusio (1455-1458)
Primogenito di Dorino, assunse i pieni poteri alla morte del padre.
Nel 1456 in coincidenza con la campagna invernale con la quale Maometto II aveva conquistato i domini del ramo cadetto dei Gattilusio di Ainos, Imbro e Samotracia, Lemno si ribellò al governo tirannico del fratello Niccolò Gattilusio, al quale Domenico aveva affidato l'isola. Il piccolo contingente di truppe che il signore di Lesbo era stato in grado di inviare in soccorso era stato sbaragliato dai Turchi chiamati in aiuto dai ribelli. Niccolò stesso era stato così costretto a fuggire a Lesbo, mentre Lemno veniva occupata dai Turchi di Hamza Pasha.

Denaro di bronzo coniato durante il regno di Domenico Gattilusio.
Al recto la "D" maiuscola, al verso le insegne imperiali di Bisanzio.
 
Verso la fine del 1458 il fratello Niccolò, accusandolo di voler consegnare Lesbo ai Turchi, lo depose usurpando la signoria e, pochi giorni dopo, lo fece strangolare in carcere in presenza della moglie, Maria Giustiniani.

Niccolò Gattilusio (1458-1462)
Col pretesto di questo crimine, in realtà a causa del suo appoggio ai pirati catalani, Maometto II decise nel 1462 di attaccare l'isola.
Pose il suo quartier generale nei pressi di Assos sulla costa anatolica.
Niccolò disponeva di una guarnigione di 5.000 uomini compresi 70 cavalieri giovanniti e 110 mercenari catalani.
La flotta ottomana, forte di 60 galee e sette vascelli minori ed al comando di Mahmud pasha, prese posizione il 1 settembre ed iniziò il cannoneggiamento.
Dopo 10 giorni di assedio i giannizzeri, probabilmente guidati da oppositori locali di Niccolò attraverso i punti maggiormente indeboliti delle fortificazioni, penetrarono in città.
Niccolò pose come unica condizione per la resa che gli fosse assegnato un possedimento di uguale valore.
Trecento prigionieri italiani furono tagliati in due perchè Mahmud pasha aveva promesso che non sarebbe stata tagliata loro la testa e Maometto scelse 800 ragazzi e ragazze per servire la Porta e Maria Gattilusio, vedova di Alessandro Comneno, fratello dell'imperatore Davide II Comneno di Trebisonda, per il suo harem.
Niccolò fu tratto prigioniero insieme ad i suoi famigliari a Costantinopoli dove giunse il 16 ottobre. Convertitosi all'Islam assieme a suo cugino Luchino venne liberato. Dopo poche settimane, Maometto II li fece ad ogni modo nuovamente imprigionare e giustiziare.
Appare invece priva di fondamento la voce che voleva Leonardo di Chio, arcivescovo di Mitilene ed uno degli eroici difensori di Costantinopoli, catturato e trucidato dai Turchi alla caduta di Mitilene. L'arcivescovo morì infatti nel 1459, circa due anni prima della caduta della città, molto probabilmente a Genova.
 
Note:
(1) La chiesa di Santa Maria delle Blacherne (Theotokos delle Blacherne) - fondata da Pulcheria, sorella di Teodosio II e moglie di Marciano (450-457) tra il 450 ed il 453 - fino all'epoca dell'imperatore Eraclio (610-641) si trovava all'esterno della cinta muraria teodosiana. Dopo l'assedio degli Avari (626) che devastò il suburbio delle Blacherne, l'imperatore fece erigere un muro per includerlo all'interno della cinta. Questo muro fu rafforzato sotto Teofilo (829-842) con la costruzione di tre torrioni a pianta esagonale mentre sotto Leone V (813-820) la linea difensiva in questa sezione era stata raddoppiata con l'edificazione di un altro muro parallelo, costruito all'esterno di quello di Eraclio.
 
 
Venne così a formarsi un ridotto fortificato racchiuso tra i due muri e largo circa 26 metri che prese il nome di Bracciale (Brachionion) delle Blacherne. La porta che si apriva in questa doppia cinta e che conduceva alla chiesa – che era collegata al palazzo per mezzo di un portico e di una scalinata – prese il nome di Porta di Santa Maria delle Blacherne o, semplicemente, di Porta delle Blacherne.

(2) vedi scheda La baronia di Ainos sotto i Gattilusio.


1 commento:

  1. Salve, i interessa tantissimo la storia della famiglia Gattilusio a Lesvos e la sto cercando da tempo pero certe informazioni scritte qua non le ho trovate a nessun libro che abbia pottuto vedere qua in Grecia La preggherei se e possibile di mandarmi una email con la sua bibliografia
    La ringrazio in anticipo

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