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domenica 11 marzo 2018

Teodora armena

Teodora armena

Teodora nacque in Paflagonia, probabilmente intorno all'815, da una famiglia aristocratica di origini armene. Il padre, Marinos Mamikonian, era un ufficiale dell'esercito bizantino che aveva sposato Teociste detta Florina. Oltre a Teodora dal matrimonio nacquero altri cinque figli, due maschi (Barda e Petronas) e tre femmine (Calomaria, Sofia ed Irene).
Nell'829, alla morte del padre Michele II, Teofilo salì al trono appena sedicenne e ancora celibe. La matrigna Eufrosine si preoccupò di trovargli moglie organizzando una gara di bellezza in cui Teodora venne prescelta dall'imperatore. Le nozze furono celebrate in Santa Sofia il 5 giugno dell'830.
Teodora diede a Teofilo ben sette figli:
1. Costantino, compare come coimperatore su alcune monete emesse tra l'833 e l'835 quando probabilmente morì.
2. Tecla, condivise formalmente con la madre la reggenza. Fu rinchiusa nel monastero di Karianos e tonsurata subito dopo l'assassinio di Teoctisto (28 novembre 855).
3. Anna.
4. Anastasia.
5. Pulcheria.
Anna, Anastasia e Pulcheria furono rinchiuse e tonsurate nel monastero di Gastria assieme alla madre nell'856.
6. Maria, che morì a soli 4 anni.
7. Michele, che succederà al padre con il nome di Michele III nell'842, alla morte di questi e all'età di soli tre anni.

Segretamente devota al culto delle immagini, l'imperatrice cercò di usare la sua influenza sul marito, che perseguiva una politica rigorosamente iconoclasta (cfr scheda L'Iconoclastia), in favore degli amici e nel tentativo di mitigare la repressione degli iconoduli.

Alla morte di Teofilo (20 gennaio 842), Teodora assunse la reggenza (formalmente assieme alla figlia maggiore Tecla) per il piccolo Michele III.

Solido aureo coniato durante la Reggenza
al dritto il busto di Teodora, sul rovescio quelli di Michele III e Tecla

L'imperatrice mantenne l'incarico di logoteta del dromo all'eunuco Teoctisto, che già lo aveva ricoperto sotto Michele II e Teofilo e che divenne rapidamente l'uomo forte del consiglio di Reggenza (1), mentre rimosse dal seggio patriarcale Giovanni VII Grammatico, che era stato precettore di Teofilo e ne aveva ispirato la politica iconoclasta, sostituendolo con l'iconodulo Metodio (4 marzo 843).

Teodora, Michele III e Teoctisto (in piedi con il copricapo bianco)
da un'edizione miniata prodotta in Sicilia nel XII secolo della Sinossi della Storia di Giovanni Scilitze (Madrid Skylitzes)
Biblioteca Nacional de Espana, Madrid
 

Il nuovo patriarca convocò quindi un sinodo che condannò l'iconoclastia e ripristinò il culto delle immagini (2). La restaurazione del culto delle immagini fu sancita da una solenne cerimonia che si tenne in Santa Sofia l'11 marzo, prima domenica di Quaresima. In ricordo di ciò la chiesa ortodossa celebra tutt'oggi nella prima domenica di Quaresima la Festa dell'Ortodossia.

Solido aureo coniato durante la Reggenza
a significare la restaurazione del culto delle immagini, viene reintrodotta nella monetazione l'immagine del Cristo, assente per tutto il periodo iconoclasta

Ripristinata l'ortodossia la Reggenza condusse la repressione degli iconoclasti in maniera piuttosto blanda – tanto da entrare in conflitto con i monaci di Studion che avrebbero voluto una mano più pesante – mentre durissima fu la lotta all'eresia pauliciana che aveva prosperato sotto gli imperatori iconoclasti, in particolare sotto Costantino V (741-775).
La reggenza emise un decreto che rese obbligatoria per i pauliciani l'apostasia e la conversione all'ortodossia costantinopolitana, in caso di rifiuto era prevista la pena di morte. Fu inviato un esercito in Asia Minore che attaccò le roccaforti dei pauliciani che furono uccisi in gran numero (alcuni storici parlano di circa 100.000 morti), quelli che accettarono di abiurare furono deportati in Tracia mente altri si decisero a passare il confine mettendosi sotto la protezione dell'emiro di Melitene per il quale avrebbero da questo momento combattuto (3).

Il massacro dei Pauliciani
da un'edizione miniata prodotta in Sicilia nel XII secolo della Sinossi della Storia di Giovanni Scilitze (Madrid Skylitzes)
Biblioteca Nacional de Espana, Madrid
 

Verso la metà degli anni '50, l'approssimarsi di Michele III alla maggiore età determinò un indebolimento della reggenza. Teodora cercò di ribadire la propria autorità indicendo un concorso di bellezza e costringendo il figlio – che aveva invece come amante Eudocia Ingerina – a sposarne la vincitrice, Eudocia Decapolitissa.
Il forzato matrimonio produsse però nel giovane imperatore solo un forte risentimento, fomentato ad arte dal fratello dell'imperatrice Barda che Teoctisto aveva estromesso dalla gestione del potere. Barda e i suoi vennero riammessi a corte e il 28 novembre 855 Teoctisto venne assassinato nella skyla, una sorta di anticamera che portava dal palazzo imperiale al kathisma.
Michele III dovette però attendere fino al marzo dell'856 per veder confermata dal Senato la sua intronizzazione. L'imperatore rimase comunque restio ad esercitare il potere direttamente, delegandolo di fatto a Barda che fu successivamente investito delle cariche di magistros, domestico delle Scholae, kuropalates e infine di cesare (862).
Nell'856 il cesare Barda scampò miracolosamente ad un attentato di cui accusò Teodora di esserne la mandante. In conseguenza di ciò l'imperatrice madre fu tonsurata e rinchiusa nel monastero di Gastria assieme alle figlie.

Teodora morì poco dopo l'assassinio di Michele III (25 settembre 867) e fu sepolta nel monastero di Gastria. Per i suoi meriti nella lotta contro le eresie fu canonizzata poco dopo la sua morte.
Dal monastero di Gastria, secondo il Sinassario, i suoi resti furono prelevati dai Veneziani il 14 maggio del 1489 e trasportati a Paramythia in Epiro dove rimasero fino al 1496 quando furono portate a Corfù dal prete Gregorio Kalohairetis. Dal 1841 sono conservati nella ricostruita chiesa cattedrale di Corfù della Vergine Speliotissa.

Note:

(1) A questo consiglio, oltre a Teoctisto, parteciparono inizialmente anche lo zio dell'imperatrice, Sergio Niceziate e i fratelli Barda e Petronas. Verso la fine dell'843, con un colpo di mano, Teoctisto convinse l'imperatrice ad estromettere dal consiglio i suoi parenti, esercitando da questo momento il potere de facto.

(2) Come unica condizione per il ripristino del culto delle immagini, Teodora chiese ed ottenne dal patriarca Metodio l'assoluzione del defunto marito. Venne quindi divulgata la pia menzogna di un pentimento di Teofilo in punto di morte ed il suo nome sfuggì alla condanna che invece toccò agli altri imperatori iconoclasti.

(3) L'emiro assegnò ai pauliciani alcune aree di confine dove questi poterono insediare una sorta di stato pauliciano autonomo che aveva i suoi punti di forza nelle roccaforti di Tephrike (l'attuale Divrigi in Turchia), sulla riva meridionale del fiume Çaltısuyu, un affluente dell'Eufrate occidentale e Argaun.


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