L'Orecchio di Dionigi, ingresso
Le Latomie (litos=pietra
e temnos=taglio)
originariamente sorte come cave di pietra,
vennero realizzate con il lavoro forzato di condannati, prigionieri o
avversari politici chiusi in questa sorta di prigione lontana dalla
città, le cui dimensioni erano davvero notevoli.
Il complesso delle latomie siracusane,
12 in tutto, si estende infatti per circa 1.5 km, secondo una linea
curva che segue, grosso modo, il bordo della terrazza calcarea che
domina la pianura costiera verso Ortigia, da ovest, partendo dalle
immediate vicinanze del Teatro Greco, verso est fino al mare, nei
pressi del Convento dei Cappuccini.
Il sistema di estrazione in queste enormi cave avveniva solitamente a cielo aperto, ma al fine di ricercare gli strati di roccia più compatta ci si spingeva in profondità (spesso le pareti superavano i 40 m. di altezza), scavando delle immense grotte al di sotto degli strati rocciosi della crosta superficiale, che veniva sorretta da enormi pilastri risparmiati nella roccia stessa.
Il cosiddetto Orecchio
di Dionigi – che
fa parte della Latomia detta
del Paradiso -
è una grotta artificiale, imbutiforme, scavata nel calcare, alta
circa 23 m. e larga dai 5 agli 11 m., con una singolare forma,
vagamente simile ad un padiglione auricolare, che si sviluppa in
profondità per 65 m., con un insolito andamento ad S e con sinuose
pareti che convergono in alto, in un singolare sesto acuto. La grotta
è, inoltre, dotata di eccezionali proprietà acustiche (i suoni
vengono amplificati fino a 16 volte).
L'Orecchio di Dionigi, interno
Queste caratteristiche acustiche e la
forma indussero Caravaggio, che visitò Siracusa nel 1608 in
compagnia dello storico siracusano Vincenzo Mirabella, a denominarla
"Orecchio di Dionigi", dando così forza alla leggenda cinquecentesca
secondo la quale il famoso tiranno di Siracusa Dionigi (405-367 a.C.)
avesse fatto praticare in questa grotta che utilizzava come prigione
una fenditura (come una stretta scheggia a cuneo strappata via con
un'ascia da un albero, V.
Mirabella) che la collegava al corpo di guardia dei carcerieri
posto alla sommità della collina, sì che, grazie all'acustica
particolare del luogo, i prigionieri non potessero neppure respirare
senza essere ascoltati dalle guardie.
In effetti esiste realmente un cunicolo
a sezione trapezoidale di circa 10 m di lunghezza e 2 d'altezza che
dalla sommità della grotta conduce alla parte alta del Teatro greco.
Il cunicolo fatto scavare da Dionigi
A scapito delle suggestioni e della
leggenda, è comunque opportuno sapere che la forma particolare della
grotta è
dovuta semplicemente al fatto che lo
scavo iniziò dall'alto, seguendo il piano di fondo di un antico
acquedotto serpeggiante, e andò sempre più allargandosi in
profondità, dove era stata rinvenuta un'ottima qualità di roccia. A
prova di ciò sulle pareti sono chiaramente osservabili le tracce
degli strumenti di lavoro dei cavatori di pietra e, in senso
orizzontale, i piani di stacco dei blocchi estratti.
Lo sbocco del cunicolo di Dionigi nella parte alta della grotta
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