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sabato 30 luglio 2011

La Cattolica di Stilo

La Cattolica, Stilo
   La Cattolica era la chiesa madre tra le cinque parrocchie del paese, retta da un vicario perpetuo (succeduto al protopapas di epoca bizantina), che aveva diritto di sepoltura al suo interno, ne sono testimonianza i resti umani rinvenuti in un sepolcro marmoreo con un anello di valore.
La denominazione di Cattolica stava ad indicarne la categoria delle "chiese privilegiate" di primo grado, infatti con la nomenclatura impiegata sotto il dominio bizantino nelle province dell'Italia meridionale (soggette al rito greco), la definizione di katholikì spettava solo alle chiese munite di battistero. Cosa che è rimasta fino ad oggi in certe località legate per tradizione a questo titolo, come ad esempio la chiesa "Cattolica dei Greci" di Reggio Calabria che fu la prima della città.
In effetti l'architettura, la ricchezza degli affreschi e la copertura in piombo delle cupole dimostrano che non si tratta di un tempietto di minore importanza. La Cattolica di Stilo, costituisce un'architettura puramente e tipicamente bizantina, come si può vedere dalla pianta e dalla costruzione, unico esempio del genere insieme all'oratorio di S.Marco a Rossano.
La Cattolica si rifà al modello della chiesa a  croce greca inscritta (6x6 m.), tipico del periodo medio-bizantino, durante il quale la profonda evoluzione nell'architettura religiosa fu connotata dall'elaborazione di sistemi particolarmente raffinati ed originali, di cui rappresenta una forma “contratta”: è infatti priva di nartece e le tre absidi del santuario confinano direttamente con le campate orientali del naos, che vanno così a formare gli spazi del bema e dei pastoforia.

All'interno la chiesa è divisa in nove spazi uguali da quattro colonne, lo spazio quadrato centrale e quelli angolari sono coperti da cupole su dei cilindri di diametro uguale, la cupola mediana è invece leggermente più alta ed ha un diametro maggiore.

Interno, parete absidale
Sulla parte di ponente la costruzione si adagia per lo più sulla roccia nuda, mentre la parte di levante, che termina con tre absidi, poggia il suo peso su tre basi di pietra e di materiale laterizio.
L'aspetto generale dell'edificio è di forma cubica, realizzato con un particolare intreccio di grossi mattoni uniti tra loro dalla malta. L'uso del materiale laterizio (più costoso ma più semplice da utilizzare) e la tecnica usata dai costruttori, non trovarono però concorde Paolo Orsi che data i mattoni come "cortine di laterizi della buona età imperiale", in contrapposizione ad altri studiosi che pensavano fossero usati per "disciogliere la plasticità della parete nell’accentuazione della grana e del colore del materiale".
Esternamente è quasi priva di decorazioni, a parte le cupolette che ne sono ricche, rivestite di mattonelle quadrate di cotto disposte a losanga, e di due cornici di mattoni disposti a dente di sega lungo l'andamento delle finestre. Krautheimer ha osservato che il fregio "reticolare" formato dalle mattonelle disposte a losanga che avvolge i tamburi delle cupolette si ritrova anche in alcune chiese del Mani e del circondario di Arta (cfr. la chiesa dei SS.Sergio e Bacco a Tourlotti e quella di S.Basilio ad Arta).

La particolare collocazione delle fonti di luce all'interno della Cattolica, mette in risalto lo spazio e conferisce maggiore slancio verticale. Questa dilatazione dello spazio serviva a mettere in risalto gli affreschi di cui i muri della chiesa erano interamente ricoperti in origine, decorazioni pittoriche dunque a cui era affidato il compito di decontestualizzare la superficie muraria.
Il piccolo ambiente della chiesa è munito di tre absidi sul versante orientale: quella centrale (il bema) conteneva l'altare vero e proprio, quella a nord (prothesis) accoglieva il rito preparatorio del pane e del vino, mentre quella a sud (diaconikon) custodiva gli arredi sacri e serviva per la vestizione dei sacerdoti prima della liturgia. In particolare sopra la prothesis è posta una campana (di manifattura locale) del 1577, risalente all'epoca in cui la chiesa fu convertita al rito latino, che raffigura a rilievo una Madonna con Bambino e, limitata da croci, un'iscrizione:
« Verbum Caro Factum Est Anno Domini MCLXXVII Mater Misericordiæ »
Un pezzo di colonna antica nella prothesis, fu adibito a mensa per la conservazione dell'eucarestia, mentre le quattro colonne che sostengono le cupolette, poggiano su basi differenti, recuperate da epoca molto più antica (es. una base ionica capovolta innestata sopra un capitello corinzio rovesciato, o ancora un capitello ionico capovolto).
Sono inoltre presenti all'interno della Cattolica delle iscrizioni in lingua araba, una corrisponde alla shahada, ovvero alla professione di fede:
"La Ila ha Illa Alla h wahdahu" ovvero: "Non c'è Dio all'infuori di Dio solo"

mentre un'altra recita:
"Lilla hi al Hamdu" ovvero: "A Dio la lode"
Infatti non è da escludere un eventuale uso della Cattolica come oratorio musulmano, come d'altro canto non è da escludere che le colonne possano essere state portate sul posto già incise; comunque gli Arabi, il cui scopo generalmente non era la conquista della regione ma il suo saccheggio, inspiegabilmente non distrussero la piccola chiesa bizantina, ma decisero di innalzarla a propria sede di culto e di preghiera, forse perché attratti dalla sua bellezza, e dal suo particolare posizionamento.
Alla luce delle scarse testimonianze delle fonti, il problema dell’ambito cronologico dell’edificio ha interessato larga parte della critica che ha spaziato al riguardo dal X al XIV secolo. Attualmente prevale l’ipotesi che colloca la Cattolica tra l’ultimo quarto del X e l’inizio dell’XI secolo sulla base di alcuni confronti architettonici regionali, come il citato Oratorio di San Marco a Rossano.

Affreschi

Le pitture, che dovevano coprire quasi tutte le superfici murarie della piccola chiesa, sono palinsesti (vi si contano fino a 6 strati di pittura sovrapposti). Gli affreschi non ricoprono interamente le pareti, ma sono differentemente distribuiti all’interno di esse; non vi sono tracce di pittura sul soffitto, ad eccezione della volta a botte del bema.
 
Ascensione, volta del bema

E’ quasi certo che sottostante la scena dell’Ascensione visibile attualmente, e ritenuta di fine XII inizio XIII secolo, fosse campito il medesimo soggetto.

Stratificazione della volta del bema da: Francesco Zago, La Cattolica di Stilo e i suoi affreschi
 
Sulla parete occidentale, si notano due figure frammentarie che appartengono alla decorazione originaria della chiesa (entro l'XI secolo), a destra e a sinistra di una Dormizione della Vergine che risale invece allo strato decorativo più recente (XV secolo). Queste figure sembrerebbero indicare qui – per quanto in una posizione del tutto anomala per l'epoca - la presenza nel programma iconografico originario di una Crocefissione.
Dormizione della Vergine, XV secolo
sottolineate in rosso le due figure che residuano dalla originaria Crocefissione
 
La figura di destra guarda verso l'alto e indossa un copricapo maculato che ne cinge il volto e una veste lunga, quadrettata, con un laccio annodato in vita, e alti calzari rossi, abbigliamento tipico di un soldato (per la posa più il buon centurione che Longino).
Nella figura di sinistra, che tiene in mano un cartiglio, potrebbe invece individuarsi quella del donatore.
Nella più tarda Dormizione che ha sostituito la Crocefissione - di stile gotico-valenciano e riferibile agli inizi del XV secolo - da notare la scena rappresentata nel registro più basso, in cui un angelo sta per recidere con la spada le mani di un eretico che vuole profanare il corpo della Vergine.

Annunciazione
 
Nella parte sinistra della parete occidentale era rappresentata l'Annunciazione. Il volto della Vergine appartiene ad uno strato riconducibile al XII secolo ed è impossibile stabilire se Ella fosse stante o seduta in trono. L'arcangelo Gabriele, con il busto eretto, il braccio destro proteso in avanti e che avanza con un passo ampio, appartiene invece ad uno strato più tardo (fine XIII secolo), quando si è ipotizzato possa aver avuto luogo un rinnovamento della decorazione pittorica che ricalcava gli stessi temi iconografici tracciati nel secolo precedente.



 


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