Chiesa del Monastero della Panagia
Kosmosoteira a Feres
La chiesa dedicata alla Panagia
Kosmosoteira (Salvezza del mondo) fu fondata nel 1152, come
katholikon dell'omonimo complesso monastico, da Isacco Comneno (1),
il terzogenito di Alessio I, che vi fece molto probabilmente
edificare anche la tomba in cui venne tumulato. Si ha infatti notizia
che nel 1183 Andronico I, il figlio di Isacco, sostò nel monastero
per visitare la tomba del padre.
Nel XIV secolo il monastero venne
abbandonato dai monaci e trasformato in complesso fortificato e tra
il 1371 ed il 1373 venne occupato dai turchi. Nel 1443 Bertrandon de la Broquiere osservò che la cittadina di Vera, sviluppatasi intorno
all'originario insediamento monastico, aveva una popolazione mista di
greci e turchi, le fortificazioni erano state parzialmente distrutte
e la chiesa convertita in moschea.
La chiesa presenta una pianta quasi
quadrata (15x20m.) del tipo a croce greca inscritta ed è sormontata
da cinque cupole, di cui quella centrale dodecagonale. Le finestre
della cupola centrale sono intervallate da pilastrini in mattoni
(mentre quelle delle cupole laterali sono intervallate da colonnette
sempre in mattoni), su sei dei quali compaiono lettere ornamentali
composte in mattoni dall'incerto significato.
Esternamente la facciata orientale
presenta le tre absidi aggettanti, di cui la centrale a 5 facce e le
due laterali a 4. La muratura è del tipo a mattone arretrato
(filari
di mattoni disposti su piani sfalsati, mascherando i filari più
arretrati con lisciature di malta) caratteristica dell'edilizia di
età comnena (cfr. il monastero costantinopolitano del Pantokrator).
In questo impianto, all'interno, emergono però delle anomalie, la
più rimarchevole delle quali è lo sdoppiamento in due colonne dei
sostegni occidentali della cupola (quasi ad alludere ad un impianto a
tre navate) (2).
Originariamente la chiesa era avvolta da un
deambulatorio, probabilmente di un materiale più leggero, di cui
rimangono i segni sui lati nord, sud ed ovest. La parte occidentale
del deambulatorio avrebbe costituito l'esonartece destinato, come
scritto nel typikon redatto dallo stesso Isacco Comneno, ad
ospitare le sepolture del suo segretario Michele e del suo domestico
Leone Kastamonites.
In epoca ottomana, quando la chiesa fu
convertita in moschea, furono apportate alcune modifiche, le
principali delle quali sono:
1) Gli affreschi furono interamente
ricoperti d'intonaco;
2) furono aperti due nuovi ingressi
nelle facciate nord e sud;
3) fu aperta una finestra sul lato
occidentale.
Affreschi:
1) Nelle pareti N e S dei bracci della
croce sono raffigurati: più in alto i busti di due gerarchi, poi due
profeti a figura intera che reggono dei cartigli, tra i montanti che
partiscono le tre finestre, più in basso i busti di due santi
militari ed infine, sul registro più basso, la processione dei
gerarchi concelebranti rivolta verso il santuario.
parete sud
2) Negli archi sopra le due coppie di
colonne l'Annunciazione e la Presentazione al tempio.
L'Annunciazione, solitamente collocata sui pilastri che introducono
al bema, è qui invece collocata dalla parte opposta.
L'angelo dell'Annunciazione
3) Nella prothesis troviamo: sulla
parete sud la Comunione degli Apostoli (solitamente rappresentata
nelle pareti absidali), un arcangelo nella cupola ed una figura non
identificata nella conca absidale.
La Comunione degli Apostoli
4) Nel diakonikon un altro arcangelo è
raffigurato nella cupola con un serafino collocato in uno dei
pinnacoli.
Non è chiaro come fosse decorata la
cupola centrale (l'intonaco sovrapposto in epoca ottomana non è
stato rimosso), mentre nelle altre due cupole sul lato occidentale
sono raffigurati rispettivamente il Cristo (cupola SO) e la Vergine
(cupola NO).
Cupola NO
Alessio I Comneno (1081-1118)
Andronico Comneno
Giovanni II Comneno (1118-1143)
Isacco Comneno
La tomba di Isacco Comneno: nel
typikon del monastero Isacco Comneno esprime chiaramente la
volontà di essere sepolto nella nuova chiesa da lui fondata,
disponendo anche il trasferimento di alcuni elementi di arredo dalla
tomba che aveva in precedenza predisposto per sé nel monastero di Chora. La tomba, che doveva consistere in un sarcofago marmoreo di
cui la lastra conservata attualmente presso il Museo ecclesiastico di Alessandropoli doveva costituire la pietra di copertura, non è però
mai stata ritrovata. Seguendo le indicazioni contenute nel typikon
la sua collocazione più probabile doveva però essere nell'angolo
nordoccidentale della chiesa, isolata dal resto del naos da una
cancellata bronzea di cui il fondatore richiede il trasferimento da
Chora. Ad ulteriore conforto di questa ipotesi, su uno degli archi
che sostengono la cupola che sovrasta questa zona, è raffigurata la
scena funeraria delle Tre Marie al sepolcro in cui l'angelo seduto
sulla tomba del Cristo sembra indicare in basso, dove doveva appunto
trovarsi il sepolcro di Isacco Comneno.
All'esterno inoltre, in corrispondenza dell'angolo nordoccidentale, è inserita nella muratura un'aquila composta in mattoni come a sottolineare ulteriormente il luogo di sepoltura di un membro della famiglia imperiale.
Note:
(2) Questo sdoppiamento dei pilastri occidentali della cupola non ha precedenti nell'architettura costantinopolitana mentre compare nelle coeve chiese crociate, potrebbe quindi essere un riflesso dell'influenza che la cultura latina esercitò sulla corte comnena. Un'altra spiegazione potrebbe trovarsi anche nella necessità di aprire le campate occidentali per rendere visibile la tomba del fondatore.
Le Tre Marie al Sepolcro.
La freccia rossa segnala il braccio destro dell'angelo che sembra indicare verso il basso.
All'esterno inoltre, in corrispondenza dell'angolo nordoccidentale, è inserita nella muratura un'aquila composta in mattoni come a sottolineare ulteriormente il luogo di sepoltura di un membro della famiglia imperiale.
Note:
(1) Quando il 15 agosto del 1118 il
fratello Giovanni II divenne imperatore dei romei, succedendo al
padre Alessio I, suo fratello Isacco fu nominato sebastokrator, una
delle cariche più alte dell'impero bizantino. Egli profuse il suo
impegno soprattutto in opere filantropiche, tra cui il restauro del
monastero di Chora. Nel 1130 i rapporti tra Giovanni II e Isacco
s'incrinarono: Isacco fu infatti costretto a lasciare Costantinopoli,
rimanendone lontano per sei anni, perché accusato di far parte di un
presunto complotto per rovesciare il fratello. Nel 1136 Isacco
ritornò a Costantinopoli e si riconciliò pacificamente con
l'imperatore. L'8 aprile 1143 morì Giovanni II, e Isacco dovette
nuovamente andarsene da Costantinopoli, quindi si trasferì a Eraclea
Pontica, e tra il 1145 e il 1146 tentò di usurpare il trono al
nipote Manuele I Comneno, ma senza successo. Molto probabilmente nel
1152 Isacco fu costretto dall’imperatore Manuele I a ritirarsi a
vita privata in una zona rurale in Tracia, vicino al monastero di
Ainos, con un vitalizio consono al suo rango. Qui, nei pressi
dell'attuale città di Feres, fondò il monastero dedicato alla
Vergine Kosmosoteira.
(2) Questo sdoppiamento dei pilastri occidentali della cupola non ha precedenti nell'architettura costantinopolitana mentre compare nelle coeve chiese crociate, potrebbe quindi essere un riflesso dell'influenza che la cultura latina esercitò sulla corte comnena. Un'altra spiegazione potrebbe trovarsi anche nella necessità di aprire le campate occidentali per rendere visibile la tomba del fondatore.
Nessun commento:
Posta un commento