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giovedì 26 marzo 2015

chiesa di San Cataldo, Palermo

chiesa di San Cataldo


Fatta costruire tra il 1154 ed il 1160, molto probabilmente dal Grande Ammiraglio del Regno Maione da Bari (1) come cappella privata del suo palazzo di cui oggi non rimangono resti, sorge sullo stesso basamento su cui si trova la chiesa della Martorana.
Alla morte di Maione (1161) le sue proprietà furono confiscate e la chiesa ceduta al conte Silvestro di Marsico - cugino del sovrano e membro del ristretto gruppo di familiares regis chiamato a raccogliere l'eredità politica dello stesso Maione - il cui figlio Guglielmo nel 1175 la vendette alla Regia dogana.
Nel 1182, assieme al palazzo, fu donata da re Guglielmo II alla cattedrale di Monreale, i cui arcivescovi utilizzarono il complesso come loro residenza palermitana.
Nel 1787 la Regia corte acquisì l’intero complesso, destinando la cappella all’Arcivescovo di Palermo e il palazzo alla Posta delle Lettere.
A fine ‘800 il palazzo venne raso al suolo.
Nel 1938 la chiesa fu assegnata all’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e, da allora, il largo sul quale sorge (e lo spazio sottostante su Via Maqueda) è stato denominato "Largo dei Cavalieri del Santo Sepolcro".

 
La facciata settentrionale è ripartita da tre archi ogivali a rincassi con finestrelle a cui, sull’angolo NE, se ne affianca uno cieco. In alto, è decorata da una cornice lavorata ad intaglio. All’angolo NO si apre invece l'attuale la porta d'ingresso.
Al di sopra della cornice si trova un corpo oblungo più ristretto sormontato dai tre bulbi delle cupolette a sesto rialzato.
La struttura muraria è rigorosamente identica su tutti e quattro i lati, movimentata solo dal gioco dei rincassi.
 
Facciata orientale
 
Nella facciata orientale solo l'abside centrale è leggermente aggettante mentre le due laterali sono contenute nello spessore della muratura.
 
Interno
L'interno è diviso in tre corte navate da sei colonne di reimpiego. La nave è costituita da tre campate a pianta quadrata coperte da cupole mentre sulle campate orientali si innestano le tre absidi poco profonde.
Le pareti e le volte non sono mai stati ricoperti da decorazioni.
Da notare il raccordo fra gli angoli del tamburo rettangolare e il cilindro della cupola realizzato da un gioco alternato di archetti a rincasso e finestrelle secondo la tipologia magrebina.
 
Su una parete nei pressi dell'ingresso si trova un'epigrafe che ricorda la sepoltura della piccola Matilde di Marsico morta nel 1161.
 
Note:
 
(1) Figlio di un giudice barese, Maione iniziò la carriera nella pubblica amministrazione normanna durante il regno di Ruggero II che lo nominò dapprima scriniario (responsabile dell'archivio della Curia regia), quindi vicecancelliere e infine cancelliere. Poco dopo l'incoronazione di Guglielmo I d'Altavilla (aprile 1154) fu da questi insignito del titolo di amiratus amiratorum – lo stesso di cui era stato insignito Giorgio di Antiochia (cfr. nota 1 in S.Maria dell'Ammiraglio) durante il regno di Ruggero II - equiparabile a quello di primo ministro del regno. In quanto tale fu quindi il principale responsabile della spietata politica di repressione delle spinte autonomiste dell'aristocrazia feudale che caratterizzò la prima fase del regno di Guglielmo. Odiato dai baroni, la notte del 10 novembre 1160, mentre rincasava da una visita all'arcivescovo Ugo, fu assassinato in un agguato organizzato da Matteo Bonello, un giovane esponente dell'aristocrazia, a cui non fu estraneo lo stesso arcivescovo che fece chiudere le porte del palazzo alle spalle di Maione tagliandogli ogni via di fuga.



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