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domenica 30 marzo 2014

La basilica di S.Maria dell'Assunta, Torcello (parte seconda)

L'apparato musivo (la storia e l'architettura della basilica sono trattati nella parte prima)

Abside


Al centro del catino si staglia, in posizione eretta ed avvolta dal maphorion blu, la Vergine Hodeghitria. Sul registro inferiore dell'abside sono invece raffigurati gli Apostoli. L'Hodeghitria dovrebbe essere opera di maestranze bizantine del XII sec. Mentre gli apostoli andrebbero attribuiti a maestranze locali comunque avvezze ai modelli bizantini. Agli stessi mosaicisti dell'Hodeghitria va anche attribuita l'Annunciazione raffigurata sull'arco trionfale. Il mosaico raffigurante gli Apostoli si sovrappone peraltro ad una decorazione a fresco, eseguita nell'XI secolo e di cui restano frammenti nella parte inferiore del cilindro absidale, in cui erano rappresentati o gli stessi Apostoli o vescovi del clero locale.

Diakonikon


Nel catino del diakonikon è raffigurato il Cristo Pantocrator, in trono tra gli arcangeli Michele e Gabriele, che sovrasta le figure di quattro Dottori della Chiesa (Ambrogio, Agostino, Martino di Tours e Gregorio Taumaturgo): il Cristo è quasi sicuramemte opera di mosaicisti costantinopolitani o comunque bizantini, mentre a maestranze italiane vanno senz'altro attribuiti i quattro Dottori. Tutti i mosaici del diakonikon vanno assegnati alla fine dell'XI secolo. A questo periodo appartiene anche la volta a crociera, decorata con un motivo di ascendenza ravennate: l'Agnus Dei entro un clipeo, da cui partono quattro festoni fitomorfi lungo le diagonali, sostenuto negli spazi di risulta da quattro angeli, di cui due tronchi al busto nei lati più lunghi (la sezione della volta è rettangolare).


 Il soggetto – per la sua somiglianza con quello della volta del presbiterio della chiesa ravennate di S.Vitale -  ha fatto ritenere a lungo che il mosaico potesse risalire alla prima fase architettonica della basilica (VII sec.): si tratta invece della riproposizione di temi iconografici e modelli paleocristiani tipica dell'età comnena.

Nel grande mosaico, realizzato sulla controfacciata tra l'XI ed il XII sec., sono raffigurate L'Apoteosi del Cristo ed il Giudizio Universale. Il racconto, articolato in sei sequenze, si legge dall’alto verso il basso, vale a dire dalla Crocifissione posta alla sommità (in cui il Cristo crocefisso è affiancato dalla Vergine e da san Giovanni) alla Separazione degli eletti dai dannati.


L'Anastasis

Cristo impugna la croce a doppia traversa e schiaccia il diavolo rannicchiato ai suoi piedi tra i frammenti dei chiavistelli e le ante divelte delle porte dell'Ade (che richiamano la croce), con la destra solleva Adamo mentre Eva è implorante alle sue spalle coprendo con il velo la mano che ha colto il frutto proibito.
A destra il Battista indica il Risorto, dietro di lui i 16 profeti (Isaia dovrebbe essere il primo a destra).
A sinistra i due re Davide e Salomone.
A destra e sinistra a gruppi di tre nelle grotte schiere di giovani che plaudono al Salvatore.
Alle estremità della composizione sono poste le imponenti figure degli Arcangeli Michele e Gabriele, in una mano reggono il globo crucisignato e nell'altra il labaro che la Guardia imperiale teneva alzato solo in presenza dell'Imperatore.


La corte celeste

Al centro Cristo in una mandorla mostra le piaghe della Passione, a destra e sinistra la Vergine e il Battista e due angeli riccamente vestiti.
Due serafini sostengono la mandorla da cui sgorga il fiume di fuoco (un fiume di fuoco colava e sgorgava davanti al trono, Deuteronomio, VII,10) che va ad alimentare le fiamme dell’Inferno.
Ai lati del Cristo giudice gli apostoli a 6 per parte, a sn., guidati da S.Pietro con in mano le chiavi, a ds., da S.Paolo che regge il libro delle Lettere.

Etoimasia
(particolare)

Sul trono il manto del giudice e il libro della vita, dietro la croce a doppia traversa e gli altri strumenti della Passione custoditi da due serafini. Ai piedi del trono Adamo ed Eva s’inginocchiano in rappresentanza di tutta l’umanità. Ai lati gli Arcangeli Michele e Gabriele.
A destra dell’Etoimasia un angelo arrotola la volta celeste (e il Cielo si ritirò come un volume che si arrotola, Apocalisse, VI,14). Alle estremità della composizione due coppie di angeli suonano le trombe del giudizio e risvegliano i morti dal mare e dalla terra (vedi sopra l'immagine completa del mosaico). Sulla destra, dove il mare restituisce i suoi morti, è raffigurata Anfitrite, la sposa di Poseidone e regina del mare.

Il registro sottostante presenta al centro la Psicostasia, sulla sinistra le schiere dei beati e sulla destra quelle dei dannati.

Psicostasia

S.Michele pesa le anime con i demoni che cercano di far pendere la bilancia dalla loro parte rovesciandovi i peccati che traggono dai loro sacchi e otri.
Nella lunetta la Vergine in posizione di orante con l'invocazione:

Virgo di(vinum) natum prece pulsa, terge reatum
(O Vergine prega il divino nato, purifica il peccato)

I beati

Disposti in quattro gruppi a schema triangolare:
1 gruppo: ecclesiastici, tra cui si riconoscono con il loros a crocette, S.Gregorio di Nazianzo e S.Basilio (barba e capelli scuri)
2 gruppo: martiri, S.Teodoro stratelatos, con il manto riccamente decorato.
3 gruppo: monaci, S.Eutimio (barba bifida), S.Antonio e forse S.Saba.
4 gruppo: S.Maria Egiziaca (braccia e gambe stecchite), una monaca, S.Caterina di Alessandria, con una ruota come fibbia del manto, vestita come la Giovannina del corteo di Teodora in S.Vitale.

I superbi

Sospinti da due angeli sono qui raffigurati i superbi, tra i quali si distinguono (cerchiati in rosso):
1. Costantino V Copronimo (741-775), in basso a sinistra, il maggiore responsabile delle persecuzioni iconoclaste.
2. Nestorio, calvo e con il loros intrecciato e le 2 crocette, l'eresiarca.
3. Eudossia (Aelia Eudossia), in alto e col diadema, la moglie dell'imperatore Arcadio (395-408) che perseguitò S.Giovanni Crisostomo.
Lucifero siede sul dorso del Leviatano (è re su tutte le fiere più superbe, Giobbe, 41,26) e tiene in grembo - su di una falda verde, simbolo della speranza nel male - l'Anticristo in blasfema contrapposizione alla Vergine Hodighitria nel catino absidale e ad Abramo nel riquadro raffigurante il Paradiso.

Nel registro più basso, ai lati della porta d'ingresso, a sinistra il Paradiso e a destra gli altri sei gironi infernali.

Il Paradiso

Da ds.a sn.: S.Pietro, S.Michele; un cherubino a guardia della porta, il buon ladrone con la croce, la Vergine in posizione di orante, Abramo che tiene in grembo il Salvatore* e le schiere degli eletti in numero di 12 secondo il testo dell’Apocalisse (dodicimila per ognuna delle 12 tribù d’Israele).
* La figura in braccio ad Abramo è usualmente identificata con quella del Salvatore. A.A. Vitello (cfr. commento) ha però fatto notare come la mancanza di aureola sia incompatibile con l'iconografia del Cristo. Suggerisce invece in maniera convincente l'identificazione con la figura del mendicante Lazzaro che compare nella Parabola del ricco e di Lazzaro nel Vangelo di S.Luca:
C'era un uomo ricco, che era vestito di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti (Luca, XVI, 19-25).

Questa interpretazione è sostenuta anche dalla presenza, nel pannello raffigurante i dannati, del ricco Epulone (1) nell'atto di chiedere dell'acqua.

L'Inferno

Da sinistra a destra: Lussuriosi (tra i quali il ricco Epulone è l'unico raffigurato a figura intera), Golosi, Iracondi (immersi in acque gelide), Invidiosi (con i crani rosi dai vermi), Avari (rappresentati con le teste ingioiellate), Accidiosi (rappresentati come teschi ed ossa umane disperse).
Da notare che i tre peccati principali ricordati da S.Giovanni (Superbia, Lussuria, Avarizia) sono nei riquadri rossi.

La decorazione è opera in gran parte di maestranze veneziane della fine dell'XI secolo o al massimo dell'inizio del XII (2). Alcune parti furono ricomposte da mosaicisti bizantini e veneziani alla fine del XII secolo, e fra queste parte della Corte celeste, l'angelo della Psicostasia e la Vergine entro la lunetta (quest'ultima con caratteri decisamente più occidentali).
Purtroppo molte parti del mosaico sono state arbitrariamente restaurate nel XIX secolo, alterando irreparabilmente la loro qualità.

Note:
(1) Il nome di Epulone (dal latino epulo che, nell'antica Roma, era il nome del sacerdote adibito all'organizzazione dei banchetti pubblici in alcune ricorrenze religiose), in riferimento all'uomo ricco della parabola, non compare nel testo evangelico ma viene usato a partire dal V secolo. 

(2) Una versione della scena del Giudizio, quasi identica a quella rappresentata nel mosaico di Torcello, è riprodotta su una tavoletta d'avorio attualmente conservata presso il Victoria and Albert Museum di Londra.


L'avorio è stato datato all'XII sec, ed identificato come manufatto prodotto in area veneto-bizantina da  A.S. Keck (A Group of Italo-byzantine Ivories, Art Bulletin n.12, 1930)

























2 commenti:

  1. Buongiorno, mi chiamo Alessandro e sono stato recentemente in visita a Torcello dove ho potuto contemplare i magnifici mosaici.
    Negli stessi si può vedere che Gesù ha sempre l'aureola con i tre raggi di luce della Trinità.
    Se, nel mosaico del paradiso, l'anziano è Abramo e quello in braccio a lui sarebbe Gesù (quest'ultima valutazione certa sia per la guida ufficiale della diocesi a Torcello che per il vostro sito), allora l'artista, per quanto riguarda Gesù, è un dissacratore perché lo ha rappresentato senza nessun tipo di aureola come ha fatto per Adamo ed Eva nella Etoimasia e naturalmente per il buon ladrone, il quale è si salvato ma non santo.
    Nella mia valutazione quello in braccio non è per niente Gesù ma invece è il Lazzaro della parabola nel Vangelo di Luca, cap 16, 19-31 : "Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo". Inoltre non è vero, sempre secondo la guida diocesana, che il bambino in braccio ad Abramo e quello in braccio al diavolo si guardano ( come espressione del Cristo e dell'anticristo): invece Lazzaro guarda, secondo me, l'angelo che porta la bilancia della giustizia divina, mentre dall'altra parte sulla destra del mosaico di Torcello, il ricco epulone tra i dannati (il quale chiede acqua con la mano) guarda i due demoni che hanno in mano il bottino delle sue opere malvagie e che con esse fanno pendere a suo sfavore la bilancia.
    Quello poi in braccio al diavolo non son sicuro di sapere chi sia ma secondo me è Giuda del quale è detto negli Atti degli apostoli , cap 1:
    [24] Allora essi pregarono dicendo: "Tu, Signore, che conosci il cuore di tutti, mostraci quale di questi due hai designato a prendere il posto in questo ministero e apostolato che Giuda ha abbandonato per andarsene al posto da lui scelto".
    Giuda si è scelto così il posto tra i dannati tra le braccia di lucifero, inoltre guarda in alto verso Cristo risorto nella mandorla, lui che tradendolo ne ha causato l'uccisione ora lo vede, ma dall'inferno, nella sua gloria, un pò come il ricco epulone vede Lazzaro e Abramo nel paradiso ma sempre dall'inferno in cui si trova.

    Grazie e fatemi sapere
    Alessandro

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  2. Gli argomenti di Vitello a favore dell'identificazione del personaggio seduto in grembo ad Abramo con il mendicante Lazzaro del Vangelo di Luca anziché con il Cristo, sono stati recepiti nel testo della scheda. Per quanto riguarda la più incerta identificazione del personaggio seduto in grembo a Satana con Giuda, la sua opinione è condivisa, ad esempio, anche dalla storica dell'arte tedesca Ursula Nilgen (cfr. U.Nilgen, “Le raffigurazioni dell'aldilà nelle fonti iconografiche” in “Cieli e terre nei secoli XI e XII : orizzonti, percezioni, rapporti”, Atti della tredicesima Settimana internazionale di studio, Mendola, 22-26 agosto 1995, pag.275).

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