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domenica 21 ottobre 2012

L'Impero di Nicea


L'Impero di Nicea

Armi dei Lascaris

Teodoro I Lascaris (1208-1222)

Teodoro Lascaris era fratello di quel Costantino a cui era stata offerta la corona imperiale la notte in cui Alessio V Murzuflo aveva abbandonato la capitale (12 aprile 1204).
Era un ottimo soldato e assieme al fratello e alla sua famigli si era rifugiato in Asia Minore, cercando rifugio invano prima a Nicea e poi con successo a Bursa; qui raccolse un esercito e nel dicembre del 1204 affrontò nei pressi di Poimanemon l’esercito di Enrico di Fiandra venendone sconfitto.

Teodoro I Lascaris ritratto in un'icona dedicata a San Teodoro Tirone e dipinta prima che divenisse imperatore (1200 c.ca)
Monastero di San Giovanni Evangelista
Patmos

Fortunatamente per i Romei Kolojan, zar dei Bulgari, entrò in guerra con l'impero latino e nel giro di tre anni eliminò l’imperatore latino Baldovino, il sovrano di Tessalonica Bonifacio di Monferrato ed il doge veneziano Enrico Dandolo dando la possibilità ai Romei di riorganizzarsi.
Nel frattempo Teodoro fermò l'avanzata dei Comneni di Trebisonda ad Eraclea pontica.
Essendo morto nel 1206 il patriarca Giovanni Camatero, Teodoro riunì a Nicea i rappresentanti del clero dell'Asia minore e fece eleggere un nuovo patriarca, Michele Autoreiano, da cui fu incoronato imperatore (1208).
Il nuovo imperatore latino Enrico di Fiandra strinse un’alleanza col sultano d’Iconio Kay Ka'us inviandogli un contingente di truppe affinché attaccasse Teodoro. Il sultano aveva accolto alla sua corte il deposto Alessio III e decise di attaccare il Lascaris facendosi campione del deposto imperatore. Nella primavera del 1211 presso Antiochia di Pisidia (nei dintorni dell'attuale cittadina di Yalvac, nell'Anatolia centrale) Teodoro riuscì a battere l’esercito selgiuchide-latino, ad uccidere il sultano e a catturare Alessio III.
Il successore del sultano morto in battaglia, Kay Ka'us I, venne a patti con Teodoro.

 
Visto il fallimento del suo alleato, Enrico di Fiandra intraprese personalmente una campagna contro il Lascaris e il 15 ottobre 1211 ottenne una clamorosa vittoria sul fiume Rindaco che gli aprì le porte di Pergamo e di Ninfeo. Enrico si rese conto che con le poche forze di cui disponeva – nella battaglia sul Rindaco aveva schierato appena 260 cavalieri franchi - non poteva controllare tutte le terre conquistate, perciò firmò un trattato di pace (Trattato di Ninfeo) con Teodoro con cui si stabiliva che ai Latini spettasse la costa nord occidentale dell’Asia Minore sino a Adramitto, e il resto sino al confine selgiuchide spettasse ai niceni. Il trattato era il riconoscimento esplicito dell’esistenza dell’impero di Nicea.


 
Nel 1218 Teodoro rinnovava con Jolanda di Fiandra, che aveva assunto la reggenza dell'impero latino dopo la morte del marito Pietro di Courteney, il trattato che aveva firmato con il defunto Enrico, e per rafforzarlo sposò in terze nozze una figlia di Jolanda, Maria di Courtenay, scelta non gradita ad una parte del suo seguito. L’anno dopo firmò con il podestà veneziano di Costantinopoli un trattato della durata di cinque anni accordando ai mercanti veneti piena libertà d’accesso ai suoi domini, impegnandosi inoltre a non avvicinare le sue navi da guerra a Costantinopoli.
Nel 1222 Teodoro I Lascaris moriva senza lasciare eredi maschi e a succedergli fu chiamato il genero Giovanni Ducas Vatatze, marito della sua figlia maggiore Irene Lascarina, avuta dal suo primo matrimonio con Anna Angelina, figlia dell'imperatore Alessio III Angelo (1195-1203)*.

* Cfr. La dinastia degli Angeli

Giovanni III Ducas Vatatze (1222-1254)

Giovanni III Ducas Vatatze raffigurato insieme alla Vergine sul rovescio di un iperpero da lui fatto coniare
 
I fratelli di Teodoro – i sebastokrator Alessio e Isacco – si opposero alla sua ascesa al trono e insorsero contro di lui chiedendo il sostegno dell'Impero latino. Agli inizi del 1224, i due fratelli affiancati da truppe latine si scontrarono con l'esercito niceno guidato dal Giovanni nei pressi di Poimanenon (l'attuale Esky Manyas), a sud del Mar di Marmara. La vittoria nicena fu netta, i due fratelli furono catturati e accecati, e causò all'impero latino la perdita di tutti i territori dell'Asia minore ad eccezione della città di Nikomedia e del suo circondario.
Ottenuto il controllo della costa del Mar di Marmara, Giovanni III, rivolse la sua attenzione ai domini latini in Tracia, riuscendo a conquistare Adrianopoli, città che gli fu consegnata dagli stessi cittadini, insorti contro l'occupazione latina.
Nello stesso tempo Giovanni III provvide a ricostruire una forte flotta grazie alla quale strappò ai signori veneziani il controllo di Lesbo, Chio, Samo ed Ikaria e, nel 1232, di Rodi.
Nel 1235, sottoscritta un'alleanza con lo zar bulgaro Ivan Asen, assediò Costantinopoli ma ne fu respinto dall'imperatore-reggente Giovanni di Brienne.
Nel 1241 strappò Tessalonica al Despotato d'Epiro e l'anno seguente costrinse Michele II a fare atto di vassallaggio e a riconoscerlo come Imperatore di Nicea in cambio del titolo ufficiale di Despota d'Epiro.
Nel 1244 rafforzò i legami con Federico II sposandone in seconde nozze - la sua prima moglie Irene Lascarina era morta nel 1239 – la figlia naturale Costanza (Anna) (1).
Morì il 3 novembre 1254 all'età di sessantadue anni di epilessia, male da cui era affetto sin dalla gioventù (2); gli successe al trono il figlio Teodoro avuto dalla prima moglie.

Teodoro II Ducas Lascaris (1254-1258)

Teodoro II Ducas Lascaris
da un'edizione miniata della Historia rerum a Michaele Palaeologo ante imperium et in imperio gestarum di Giorgio Pachimere, XIV sec.
cod. Monac. gr. 442, fol. 6v
Bayerische Staatsbibliothek, Monaco di Baviera

Fu acclamato imperatore dall'esercito e dalla corte alla morte del padre ma fu incoronato solo l'anno successivo dopo la nomina del nuovo patriarca, Arsenio Autoreiano. Agli inizi del suo regno dovette respingere l'invasione della Tracia da parte dei Bulgari (1255 e 1256) con i quali stabilì infine degli accordi di pace che furono rinsaldati nel 1257 dal matrimonio di sua figlia Irene Lascarina con il nuovo zar bulgaro Costantino Tich Asen. Un'altra sua figlia, Maria Lascarina, era andata in sposa l'anno precedente a Niceforo, futuro despota d'Epiro.
Pacificata la frontiera bulgara espanse l'impero verso occidente, conquistando Durazzo ed altre terre albanesi prima occupate dal Despotato d'Epiro.
Nel 1235 Teodoro aveva sposato Elena di Bulgaria, la figlia dello zar Ivan Asen II, che gli diede cinque figli. Oltre alle già nominate Irene e Maria e all'unico maschio, Giovanni, che gli succederà sul trono, Teodora - che sposerà in prime nozze (dopo il 1258) Matteo de Mons, signore di Veligosti (una delle dodici baronie in cui era suddiviso il Principato d'Acaia) ed in seconde (1273) l'influente nobile bulgaro Jakov Svetoslav - ed Eudocia
Sul piano interno Teodoro favorì la classe media dei burocrati contro l'aristocrazia militare. Le tensioni con la nobiltà culminarono con l'esilio di uno dei suoi leader, il futuro imperatore Michele VIII Paleologo.
Sofferente di epilessia come il padre, ne morì a soli 36 anni il 18 agosto 1258. In punto di morte scelse come reggente per il giovane figlio, Giovanni IV Lascaris, il suo amico e protovestiario Giorgio Muzalon, obbligando la corte nicena a promettere fedeltà al figlio e all'amico.

Lo zar bulgaro Costantino Tich con la moglie Irene Lascarina
chiesa di Bojana, Sofia, seconda metà XIII secolo.

Giovanni IV Ducas Lascaris (1258-1261)
L'ultimo esponente della dinastia lascaride ascese al trono all'età di soli sette anni, ma la reazione dell’aristocrazia nicena, messa da parte sotto Teodoro II, non si fece attendere: già il 25 agosto, quindi pochi giorni dopo la morte di Teodoro II, Muzalon venne massacrato nel monastero di Sosandra sul monte Sypilos - fondato da Giovanni III e concepito come mausoleo funebre della dinastia regnante - nei pressi di Magnesia (l'attuale Manisa) mentre attendeva al servizio funebre dell'imperatore.  
La reggenza del piccolo Giovanni IV venne affidata a Michele Paleologo da poco rientrato dall'esilio, insignito prima della carica di megas doux ed in seguito, il 13 novembre del 1258, di despota. Della dignità imperiale mancava solo la sanzione ufficiale ma anch’essa sarebbe presto giunta: Michele venne issato sugli scudi ed incoronato a Ninfeo coimperatore o il giorno di Natale del 1258 o il primo gennaio del 1259.

Michele VIII
Panaghia Mavriotissa, Castoria, 1259-1265

Quando il 15 agosto 1261 Michele VIII Paleologo fece il suo trionfale ingresso nella riconquistata Costantinopoli, Giovanni IV, che era rimasto a Nicea, venne accuratamente tenuto fuori dei festeggiamenti celebrati nella riconquistata capitale e quindi deposto ed accecato il giorno di Natale e rinchiuso nella fortezza di Dakibyze, sul mar di Marmara. Michele VIII non riuscì però a far passare sotto silenzio un tale crimine: un’ondata legittimista di protesta si scatenò nei territori di Nicea, repressa spesso nel sangue, ed il Patriarca Arsenio, già in pessimi rapporti con il Paleologo, senza alcuna esitazione scomunicò l’Imperatore. Dopo alcuni anni di tensione, nel 1265, Michele VIII riuscì a spingere il Sinodo patriarcale a costringere Arsenio alle dimissioni e sostituirlo con il più malleabile Giuseppe, il quale poco dopo avrebbe perdonato l’Imperatore del gesto compiuto e l’avrebbe reintegrato nella comunità dei fedeli.
Giovanni IV trascorse il resto della sua vita come monaco con il nome di Giosafat e morì intorno al 1305.

Note:

(1) Costanza Hohenstaufen era nata dalla relazione di Federico II con Bianca Lancia. Il matrimonio con Giovanni III fu molto presumibilmente combinato per consolidare un'alleanza in chiave antipapale. Dopo la morte del marito (1254), Costanza – che dopo il matrimonio era stata ribattezzata Anna - rimase presso la corte bizantina, probabilmente come ostaggio, fino al 1263, quando fu scambiata con il generale Alessio Strategopoulos, il liberatore di Costantinopoli che, catturato dagli epiroti, era stato consegnato all'alleato Manfredi, re di Sicilia nonchè fratello di Costanza. Dal matrimonio con Giovanni III non nacquero figli. 

(2) Sepolto inizialmente nel monastero (i cui resti non sono stati ancora identificati) da lui fondato sul monte Sypilos con l'intento di farne il mausoleo della dinastia imperiale, quando, sette anni dopo la sua morte il suo sarcofago fu aperto per traslare le spoglie a Costantinopoli, i suoi resti furono ritrovati incorrotti. Per quanto mai canonizzato ufficialmente dalla chiesa ortodossa, in forza anche di alcuni miracoli che gli furono attribuiti dopo la morte, cominciò ad essere venerato come santo con il nome di San Giovanni Vatatze il Misericordioso (a tutt'oggi nella sua città natale – Dydimoteicho – esiste una chiesa a lui dedicata).







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