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sabato 9 gennaio 2016

Abbazia di Santa Maria di Cerrate

Abbazia di Santa Maria di Cerrate
Lungo la strada provinciale Casalabate- Squinzano (SP 100)


Secondo la leggenda l’Abbazia venne fondata in seguito a una visione da parte di Tancredi d’Altavilla – conte di Lecce (1149-1154 e 1169-1194) e ultimo re normanno di Sicilia (1189-1194) - a cui apparve l’immagine della Madonna, dopo aver inseguito una cerbiatta (cervata) in una grotta.

Molto più probabilmente, la fondazione del complesso, che sorge in prossimità del tracciato dell'antica via Traiana calabra, risale invece alla fine dell’XI secolo o agli inizi del XII secolo, quando Boemondo d’Altavilla (1058-1111), prozio di Tancredi, vi insediò un cenobio di monaci basiliani con uno scriptorium ed una biblioteca, la cui presenza è attestata fino alla metà del XII secolo.
Nel 1531 il complesso abbaziale – in cui oltre alla chiesa, si annoveravano stalle, alloggi per i contadini, un pozzo, un mulino e due frantoi sotterranei a testimonianza di una progressiva trasformazione in masseria – passa sotto il controllo dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli che la terrà fino al 1877.

1. Chiesa
2. Portico
3. Casa monastica
4. Museo e Foresteria (al primo piano sono collocati gli affreschi staccati dalla chiesa)
5. Ex-stalle
6. Frantoi ipogei
7. Aia
8. Agrumeto
9. Pozzo
 
Nel 1711 l'abbazia viene però saccheggiata e gravemente danneggiata da un'incursione di pirati turchi e successivamente abbandonata al degrado fino agli anni Sessanta del secolo scorso, quando cominciano i primi restauri.
La facciata, a doppio saliente e con rosone centrale, presenta una chiara impronta romanica ed è decorata da una serie di arcatelle cieche che proseguono anche lungo i fianchi.
Il portale, racchiuso in un protiro e riferibile a fine XII - inizi XII secolo, è sormontato da un’arcata con altorilievi di eccezionale qualità che raccontano il ciclo della nascita del Cristo.


A sinistra la Vergine annunciata, segue la scena della Visitazione, e quindi la processione dei Magi unita alla Natività nell’unica scena dell’Adorazione (sottolineata dalla presenza della stella in chiave all’arco), il bagno del Bambino a cui in basso assiste San Giuseppe e l’Arcangelo Gabriele annunciante (oggi privo di testa).
La porta d’ingresso vera e propria, al contrario, è semplicemente incorniciata da una decorazione minuta ed elegante mutuata dal repertorio vegetale.


Sul fianco sinistro della chiesa è addossato un porticato, edificato nel XIII secolo, sostenuto da ventiquattro colonne con capitelli raffiguranti elementi zoomorfi e figure mitologiche. In prossimità del portico un pozzo con vera rettangolare datato al 1585.

Capitello del Portico

All'interno la chiesa presenta una pianta basilicale a tre navate scandite da due file di colonne che sostengono archi a sesto acuto.
Sull'altare maggiore si alza un baldacchino che risale al 1269.


La decorazione pittorica, invece, si trova parte in situ e parte esposta – dal 1975, dopo essere stata staccata – nell'attiguo Museo recentemente costituito. Gli affreschi più antichi, di gusto bizantino, risalgono alla fine del XII secolo e si trovano nelle absidi e nei sottoarchi.
All’interno della chiesa sopravvivono cinque santi vescovi con in mano il vangelo che occupano la parte bassa dell’abside centrale mentre nel catino campeggia l’Ascensione. Nei sottoarchi sono invece dipinte sagome a figura intera di santi monaci. Lungo l'arco absidale e gli archi delle navate (come anche nella chiesa idruntina di San Pietro) si notano lettere bianche in caratteri pseudocufici intrecciate a tralci di vite dipinti in rosso.
Nel XV secolo si sovrappone a questa decorazione un secondo strato con Madonne e santi cavalieri di gusto cortese, come è possibile ammirare sulla parete della navata sinistra e in altri affreschi staccati e conservati all’interno dell’adiacente Museo.
Il lato sinistro era decorato da una raffigurazione di stile bizantino della Dormizione della Vergine deposta sul letto di morte e sovrastata dagli angeli (ora rimosso ed esposto nel succitato Museo).

L'affresco della Dormizione oggi nel Museo

Sotto di esso, gli affreschi antecedenti raffiguravano Santa Anna che tiene in braccio la Vergine e San Gioacchino, San Giorgio a cavallo affiancato (forse) da San Demetrio e da altre figure non ancora identificate.

L'affresco di Sant'Anna e San Gioacchino a destra

Alcune volte, come nel caso dell’altare barocco dedicato a Sant’Oronzo (1661), sulla parete destra, gli arredi aggiunti in epoca successiva hanno distrutto ciò che c’era sovrapponendosi agli affreschi. Altre volte, sempre sulla parete destra, vicende non del tutto chiare hanno portato ad una fantasiosa e caotica ricomposizione delle scene dipinte. Probabilmente i blocchi di pietra su cui era l’affresco vennero smontati e riutilizzati, per poi passarvi sopra un secondo strato di intonaco che faceva da base ad un nuovo affresco. Quello che oggi vediamo è un vero e proprio puzzle, da ricostruire con l’immaginazione perché ricompaia il santo cavaliere che sconfigge il drago per salvare la principessa.


Nel Museo è stato trasferito anche un grande pannello dove sono riportati gli affreschi di gusto cortese provenienti dalla navata destra e che raffigurano in sequenza una bella Annunciazione, una scena con San Giorgio che trafigge il drago, Sant’Eustachio e il Miracolo della cerva. Quest’ultima rappresentazione si collega alla leggenda della fondazione dell'abbazia, essendo il Santo un generale romano, convertitosi al cristianesimo per aver incontrato una cerva con una croce tra le corna, personificazione di Gesù. Qui, tra le corna della cerva, appare direttamente il volto del Cristo (anche se precedentemente vi era stato dipinto quello della Vergine). 


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