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martedì 12 giugno 2012

S.Crisogono, S.Anastasia e S.Rufino

S.Crisogono, S.Anastasia e S.Rufino


S.Crisogono, chiesa di S.Apollinare nuovo, Ravenna, VI sec.
 
Secondo alcune fonti, Crisogono, soldato e prete, esercitò in Roma l'ufficio di vicario per due anni; uomo di salda fede cristiana fu arrestato e confinato nella casa di un certo Rufino per ordine di Diocleziano. Anastasia, figlia dell'illustre Pretestato, era sposata con Publio, il quale avversava ferocemente la nuova religione; egli perciò l'aveva segregata in casa sottoponendola a maltrattamenti. Anastasia di nascosto portava aiuto ai cristiani incarcerati. Tramite una buona vecchia, iniziò una corrispondenza epistolare con Crisogono, ricevendo da lui parole di conforto e incoraggiamento. Dopo la morte di Publio, Anastasia poté godere per breve tempo di una relativa serenità. Nel frattempo Crisogono, che aveva convertito Rufino e la sua famiglia, fu convocato da Diocleziano ad Aquileia. L'imperatore, riconoscendo il valore di Crisogono, gli offrì la prefettura e il consolato, a patto che abiurasse. Ma il Santo rifiutò sdegnosamente e perciò fu decapitato il 24 novembre 303 alle Aquae Gradatae, località attraversata dalla Via Gemina, a circa dodici miglia da Aquileia. Il suo corpo fu abbandonato sulla riva del mare, nei pressi di una proprietà detta Ad Saltus, dove abitavano tre cristiane di nome Chione, Agape e Irene con il vecchio prete Zoilo. Questi, raccolti il corpo e il capo troncato di Crisogono, diede al martire dignitosa sepoltura in un loculo sotto la sua casa. Successivamente nel 649 il corpo sarebbe stato traslato a Zara nella chiesa a lui dedicata.

La basilica romana dedicata al santo ne conserva la reliquia di una mano e della calotta cranica che, pervenuta qui nel XV secolo, fu asportata una prima volta nel 1846 e restituita nel 1850. Custodita in un reliquiario, fu rubata negli anni 60 di questo secolo e ritrovata dopo pochi giorni, forse abbandonata dagli stessi ladri sacrileghi, priva della custodia a S. Maria in Trastevere. Attualmente è visibile sull’altare maggiore di S. Crisogono.

Anastasia seguì Crisogono ad Aquileia ed assistette alla sua decapitazione. Quando Diocleziano partì per la Macedonia, portò con sé tutti i cristiani imprigionati e con essi anche Anastasia; dalla Macedonia si spostò verso Sirmio nell’Illiria, qui gli furono denunciati come cristiani fuggiaschi, la matrona Teodota e i suoi tre figli, che fece incarcerare.
L’interesse che Anastasia aveva per la sorte dei quattro, insospettì i pagani che la denunciarono al prefetto Probo; questi dopo interrogatori e vani tentativi di farle abiurare la fede cristiana, la tenne ai ceppi per un mese e poi l’imbarcò sopra un naviglio forato, insieme ad altri cristiani e delinquenti e avviati in mare aperto per farli naufragare e morire. Ma questi scampati miracolosamente alla tempesta, sbarcarono a Palmaria, dove, nuovamente catturati, fu loro offerta la libertà in cambio dell’onore agli dei, ma dinanzi al loro ennesimo rifiuto furono tutti trucidati, mentre Anastasia fu arsa viva. I suoi resti furono raccolti da una donna di nome Apollonia che li depositò in una piccola chiesa nel suo giardino. Traslati a Costantinopoli durante il V secolo, furono donati nell'810 dall'imperatore Niceforo I (802-811) al vescovo di Zara Donato per sugellare la riconciliazione tra la città e l'impero. Riportati a Zara furono deposti all'interno di una sarcofago di pietra nella chiesa di S.Pietro che in quell'occasione fu ridedicata alla santa.

Il sarcofago originale è oggi conservato nel Museo Archeologico di Zara, mentre nella chiesa di S.Anastasia, a sinistra dell'altare maggiore, è stata collocata una copia. 

 




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