di Nazzarena Gallerini
Sarcofago di Elena, Museo Pio-Clementino, Città del Vaticano
L’uso del porfido per i sarcofagi inizia in età costantiniana con pezzi riservati alla sola famiglia imperiale. Le prime realizzazioni di cui si ha conoscenza sono quelli dedicati a Costantina ed Elena, rispettivamente figlia e madre di Costantino.
Il sarcofago di Costantina (Costanza), deceduta nel 354 d.C. e sepolta in un sarcofago di porfido collocato al centro del Mausoleo a lei dedicato in Roma, subì nel corso degli anni diversi cambi di collocazione.
Durante il pontificato di papa Alessandro IV, più precisamente nel 1256, venne spostato vicino alla nicchia all’ingresso del Mausoleo, in seguito sotto Paolo II, nel 1467, fu collocato nel palazzo Apostolico.
Una decina di anni più tardi papa Sisto IV decise di ricollocarlo nuovamente nel suo Mausoleo dal quale papa Pio VI lo recuperò per collocarlo nel Museo Pio Clementino a Roma dove si trova tutt’oggi.
Il sarcofago di Elena, la cui salma fu spostata a Costantinopoli e collocata in un sarcofago che successivamente avrebbe accolto anche le spoglie di Costantino, proviene dal suo mausoleo a Tor Pignattara a Roma.
Le scene di tipo militare rappresentate su di esso hanno fatto pensare che in origine esso non fosse destinato a lei ma a Costanzo Cloro o al figlio Costantino.
Nel 1154 il sarcofago di Elena venne collocato nel palazzo Lateranense per poi subire altri spostamenti negli anni successivi.
Nel 1609, infatti, venne collocato vicino alla porta del Battistero di S. Giovanni in Laterano, mentre nel 1690 fu posizionato sotto il portico.
Nel 1788 giunse ai Musei Vaticani, ove si trova tutt’oggi, e qui fu sottoposto per nove anni a pesanti restauri.
Diversi frammenti di porfido conosciuti in varie collezioni si possono ricollegare per soggetto, stile e dimensione al sarcofago di Elena o ad un sarcofago dello stesso tipo.
Una testa barbata e un braccio sono conservati nei Magazzini dei Musei Vaticani, una testa di barbaro si può ammirare a Londra al Victoria and Albert Museum, mentre un’altra testa di barbaro, facente parte della collezione Del Bufalo, si trova a Roma.
Braccio destro di cavaliere, Magazzini dei Musei vaticani (inv.52133)
Testa di uomo barbato, Magazzini dei Musei vaticani (inv.52132)
Testa di barbaro, Collezione Del Bufalo, Roma
Testa di barbaro, Victoria and Albert Museum, Londra
Probabilmente associabili al sarcofago di Elena sono anche tre teste maschili murate all’interno di un riquadro su di una parete del cortile di Palazzo Medici Riccardi a Firenze.
Teste elmate, Palazzo Medici Riccardi, Firenze
Bisogna inoltre ricordare la zampa anteriore sinistra di cavallo conservata al Museo Granet d’Aix-en-Provence proveniente dalla collezione Bourguignon de Fabregoules in parte formatasi in Italia alla fine del XVIII secolo.
Questa zampa, per lo stile e la resa dei dettagli anatomici, è molto simile agli arti dei cavalli del sarcofago di Elena. La posizione dell’arto, infatti, corrisponde alla cavalcatura dei primi due cavalieri che si dirigono verso sinistra.
L’inventario del Museo Granet ci indica che questa zampa è stata trovata negli scavi sotterranei del Vaticano a Roma.
Un braccio, proveniente dallo stesso scavo e che apparteneva anch’esso al Museo Granet, ha portato a pensare che, forse, questi frammenti nel corso del restauro subito dal sarcofago di Elena non sono stati ricollocati o furono scartati.
Bibliografia:
P.Malgouyres, Porphyre: La pierre pourple des Ptolémées aux Bonaparte, Paris, 2003.
N.Gallerini, Sarcofagi in porfido di età tardoantica, tesi di laurea, Facoltà di studi umanistici, Univerità degli studi, Milano, 2012
straordinaria testimonianza dell'immensita' di Roma cristiana
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