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domenica 9 ottobre 2011

S.Giorgio dei Greci e S.Simeone, Famagosta

S.Giorgio dei Greci, Famagosta



facciata occidentale

   E’ una basilica a 3 navate con abside semicircolare risalente al XIV sec. (1370 c.ca). Costruita probabilmente in opposizione alla cattedrale di S.Nicola, aveva una grande cupola distrutta durante l’assedio, al tempo in cui la chiesa era sede del vescovo ortodosso (Makarios Condaxi).


L’abside è stranamente provvisto di synthronon (del tutto inusuale in chiese di quest’epoca) con due file di gradini troppo stretti per essere realmente utilizzati dal clero e assenza di seggio episcopale. Sembra la persistenza di un elemento architettonico ormai privo di funzione.
E’ edificata accanto alla preesistente chiesa bizantina di  S.Simeone (a 2 navate con absidi gemelli e cupola ottagonale).

chiesa di S.Simeone, addossata al fianco meridionale della chiesa di S.Giorgio

La chiesa di S.Giorgio dei Greci presenta un’evidente commistione di elementi bizantini (la tripartizione del capo orientale in abside e pastoforia) e gotici (le finestre ad arco acuto che vi si aprono). Un ulteriore elemento di ibridazione è la presenza di piccole sacrestie addossate ai pastoforia (pressoché inutili nella liturgia ortodossa).
La chiesa possedeva probabilmente un’iconostasi in pietra di cui rimangono tracce sul pavimento.
Le pareti laterali erano costruite per poter accogliere le tombe dei fondatori il che ne ha probabilmente agevolato il crollo.
Qualche traccia di affreschi relativi al ciclo della Passione di Cristo è reperibile nell’abside sud est, corrispondente al diakonikon. Nell'abside nord est, corrispondente alla protesis, sono invece conservati dei graffiti che raffigurano navi veneziane, accompagnati da tacche, forse incisi durante l'assedio. 

Interno

Abside e pastoforia

Resti della decorazione absidale del diaconikon, la scena in alto raffigura la Deposizione
(fotografia 2006)

Deposizione

Domine quo vadis? (Atti di Pietro, XXXV,2) (1)


Particolare degli affreschi superstiti
 (fotografia 2006)

Graffito di nave veneziana inciso nella protesis (1570-1571) 
La chiesa si trovava nel cosiddetto quartiere greco di Famagosta, nel quadrante sudorientale della città. Giacchè la sua cupola svettava al di sopra delle mura, durante l'assedio vi fu indirizzato il fuoco delle artiglierie ottomane schierate di fronte al bastione Arsenale (Djambulat). Sui suoi lati meridionale ed orientale, che si trovavano sulla traiettoria di tiro, sono ancora visibili i fori provocati dalle palle di cannone.



lato sudorientale

Note:

(1) Gli Atti di Pietro sono generalmente considerati il più antico degli Atti apocrifi. La paternità del testo è attribuita a Leucio, un discepolo di Giovanni accreditato anche come autore degli Atti di Giovanni, e vengono datati al 150-200. Possediamo solo una parte dell'originale greco mentre la parte più estesa è data da una traduzione latina risalente al VI-VII secolo e conservata nella Biblioteca Capitolare di Vercelli. Nel testo è narrato il celebre episodio del Domine quo vadis. Mentre Pietro si sta allontanando da Roma per sottrarsi alle persecuzioni di Nerone, lungo la via Appia gli appare il Signore al quale rivolge la domanda Domine, quo vadis? (Signore, dove stai andando?) a cui questi risponde Eo Romam iterum crucifigi (Vado a Roma a farmi crocifiggere ancora). E Pietro comprende che deve tornare a Roma ed affrontare il martirio.

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