Ogni arcangelo regge con la mano
sinistra una sfera celeste che racchiude una stella ad otto punte
mentre il braccio destro è piegato in modo che la mano poggi sul
ventre. I loro piedi stanno su un piano orizzontale la cui
prospettiva è determinata da fasce orizzontali a varie sfumature di
ocra sulle quali emerge una serie di papaveracee rosse estremamente
stilizzate. La cornice continua, che delimita in
basso la figurazione, ed il taglio netto del piano inclinato con il
fondale azzurro determina una condizione ottica tale per cui gli
angeli sembrano posti su un basamento a ferro di cavallo che
racchiude al suo interno l’osservatore e si apre prospetticamente,
a 360 gradi, su uno spazio siderale, privo degli elementi di
ingombro, cioè le montagne, che normalmente caratterizzano un
paesaggio terrestre.
Dopo di ciò, vidi quattro angeli
che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro
venti, perché non soffiassero sulla terra, né sul mare, né su
alcuna pianta. Poi vidi un altro angelo che saliva dall’oriente ed
aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro
angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra ed
il mare (Apocalisse, 7, 1-2).
Nella nicchia absidale, all'interno di
un clipeo, è raffigurato un quinto arcangelo (7).
Ambrogio Autperto attribuisce ai
quattro angeli descritti da San Giovanni un potere quasi malefico di
esecutori di una sentenza al quale si oppone il quinto angelo che,
per il fatto di reggere il Sigillo del Dio vivente, rappresenta il
Cristo Giudicatore e Vendicatore. Il quinto arcangelo tiene infatti
nella mano destra un’asta con una croce al vertice, simbolo di
potere che richiama il Sigillo del Dio vivente che sarà utilizzato
per segnare i figli di Israele un attimo prima della devastazione
universale. A questo si aggiunga che in sede di restauro, in basso a
sinistra, subito fuori del clipeo che contorna l’Angelo
Vendicatore, sono riapparsi brandelli di una figura inginocchiata con
alcune lettere di una epigrafe ormai incomprensibile …D…EPIS…D…
. Evidentemente si tratta di un monaco
orante, forse lo stesso Epifanio, che, nel riconoscere nell’angelo
centrale la figura del Cristo cui rivolgere la preghiera,
implicitamente fa riferimento alla interpretazione autpertiana di
quel brano dell’Apocalisse.
Al centro della pseudo-cupola (6),
all’interno di una calotta azzurra contornata da due fasce, una
rossa ed un’altra azzurra, trapuntate di stelle, con una scritta
verticale alla sua sinistra dove si legge SCA MARIA, campeggia
l'immagine della Madonna Regina, assisa in trono e assunta nella
sfera celeste. Si tratta della più antica immagine dell'Assunta a
tutt'oggi conosciuta.
La Teotokos è vestita con una grande
dalmatica rossastra con una larga orlatura dorata che nella parte
centrale forma un clavo. Dalle larghe maniche bianche spuntano gli
avambracci fasciati dalla stoffa preziosa della tunica ocra che
spunta anche sulla parte bassa della veste a coprire parte dei piedi
calzati da pantofole regali arricchite da fili di perle. La mano destra è aperta con le dita allargate ed il palmo rivolto
verso chi guarda, mentre la sinistra regge un grande libro aperto
poggiato sulle gambe e le cui pagine riportano a grandi lettere la
scritta BEATAM ME DICENT (ecce enim ex hoc beatam
me dicent omnes generationes, Luca,
XVI, 48).
Al centro della volta, in alto,
rimangono labili tracce del Cristo dell’Apocalisse (5). Della testa
rimangono solo i lunghi capelli che, raccolti sulla nuca, scendono
fin sulle spalle. Grandissima è l’aureola dorata crucisegnata e
contornata da una larga fascia più chiara.
Proprio di fronte alla cavità
dell’abside, in asse architettonico, si sviluppa il braccio corto
della cripta che, nella parte centrale, si conclude in alto in forma
semicircolare per l’innesto della volta a botte che contiene la
figura del Cristo dell’Apocalisse. Su questa parete, dove si apre una
piccola finestra, che anticamente permetteva di osservare l’interno
dell’ambiente inquadrando specificamente la parte centrale con la
rappresentazione degli Arcangeli, è raffigurata la scena
dell’Annunciazione.
Annunciazione
Sulla sinistra della finestrella,
accanto ad una colonna tortile che rappresenta un particolare della
casa di Maria, è raffigurato l'arcangelo Gabriele (10), ritratto
nel momento in cui, terminata la planata, si sta ponendo in posizione
verticale. Va notata la straordinaria dinamicità della figura che
non trova riferimenti analoghi in alcuna delle rappresentazioni coeve
o comunque precedenti il XII secolo, sia nelle pitture murali che
nelle miniature. Sulla destra è la Madonna (11) che
appare come sbigottita per l’improvvisa apparizione dell’Arcangelo,
la mano sinistra è completamente aperta, con il palmo rivolto verso
la parete opposta ad evidenziare l’atteggiamento di sorpresa se non
addirittura di spavento. Anche in questo caso è ritratta in
abiti regali, in piedi davanti ad un trono riccamente decorato da
perle e pietre preziose. Non si vedono i piedi, ma la posizione
complessiva ci fa intuire che essa sia appena scesa dal suppedaneo e
con la mano sinistra, che regge ancora due fuselli di un arcolaio,
cerchi di appoggiarsi al voluminoso cuscino purpureo.
A sinistra dell’Annunciazione, sulla
piccola parete trasversale, è raffigurata la Natività (12),
con Maria distesa su un letto e accanto Giuseppe che è ritratto, con
le gambe accavallate, seduto su uno sgabello esagonale. Un mantello
ocra copre una tunica bianca ed una grande aureola circonda il capo.
E’ un uomo anziano ed è rappresentato in posizione pensosa, con la
mano destra che sostiene la testa e la sinistra che indica Maria.
Sulla parete opposta, nella parte
superiore era raffigurata la scena del Bambino nella mangiatoia –
oggi quasi completamente scomparsa – mentre in quella inferiore si
osserva la scena del Bagno del Bambino (13).
Le due levatrici lavano Cristo in una vasca a forma di grande calice.
Quella di destra (Zelomi) è in piedi e sta versando l’acqua con
un’anfora monoansata, mentre quella di sinistra (Salome) è seduta
su uno scanno e sta lavando il Cristo Bambino il cui capo è
contornato da un’aureola crucisegnata che reca esternamente, sui
due lati, i monogrammi verticali alla greca IHS e XPS. Questi è in
posizione retta con il braccio destro piegato, quasi ad accennare ad
un segno benedicente, e la mano sinistra poggiata sull’orlo della
vasca.
Proseguendo lungo la parete, subito
vicino alla scena del Bagno del Bambino, vi è la Madonna
Regina assisa in trono con il Bambino (4).
La Teotokos è raffigurata come una
basilissa bizantina, indossa vesti sontuose, impreziosite da ricche
applicazioni dorate a cerchi concentrici che, nella parte bassa della
dalmatica, si concludono con un orlo a fasce anch’esse dorate,
alternate a fili di perle. I capelli, tutti raccolti in un’alta
corona dorata e trapuntata di perle, evidenziano i pendulia che
caratterizzano la corona imperiale bizantina. Il Bambino, seduto e
con un’aureola crucisegnata, in atteggiamento benedicente ed un
rotulo nella mano sinistra, è interamente racchiuso in un clipeo
ovale, sorretto dalla Madonna che lo tiene poggiato sulle sue gambe.Ai piedi della Vergine, sulla sinistra,
compare la figura - inginocchiata nell'atto della proskynesis
- di un monaco orante vestito di una tunica chiara e tonsurato (**).
Più in basso, sulla destra,
sopravvivono i volti di due personaggi (un terzo è andato totalmente
perduto poco prima dei restauri) forse realizzati in epoca
successiva. Quello di destra ha un copricapo tronco-conico decorato
con pietre preziose (una sorta di corona) dal quale esce una ricca
capigliatura rossiccia. Di quello centrale si vede parte del capo dai
capelli bianchi. Di quello più a sinistra, come già detto, non
rimane praticamente più nulla. I due personaggi di sinistra potrebbero
essere due abati in abiti da cerimonia, mentre quello di destra un membro della famiglia imperiale.
Segue la scena della Crocefissione
(14). Il capo del Cristo è lievemente reclinato ed i lunghi capelli,
divisi da una scriminatura centrale, scivolano sulla spalla sinistra.
Del volto appena leggibile si riconoscono gli occhi socchiusi ed una
rada barba. L’aureola, fortemente evidenziata da una cornice scura,
è crucisegnata e sul piccolo braccio di sinistra sopravvive una
Omega. Il perizoma rossiccio è costituito da un grande panno
annodato sull’anca sinistra che scende fino a coprire il ginocchio
destro. I piedi divaricati non hanno alcun appoggio. Sul vertice
della croce una tavola trasversale reca la scritta JHESUS CHRISTUS
REX JUDEORUM.
Crocefissione
A sinistra e a destra, al disopra dei
bracci, sono rappresentati rispettivamente il sole oscurato e la luna
che appare in conseguenza dell’eclissi, in sintonia con la
narrazione evangelica (Marco XV, 33). Ai lati della croce, La Vergine
e Giovanni. Una lunga scritta orizzontale, divisa dalla croce,
riporta il versetto in latino: MULIER ECCE FILIUS TUUS, FILIUS ECCE
MATER TUA (Giovanni XIX, 26). Inginocchiato ai piedi della croce,
identificato dalla didascalia, è raffigurato l'abate Epifanio. La
vistosa tonsura e la casula rossa che copre la sua tunica bianca
confermano la sua posizione nell’ambito della organizzazione
monastica ed il nimbo rettangolare che inquadra il suo capo attesta
che egli fosse in vita al momento della realizzazione dell'affresco.
In alto, a sinistra della
Crocefissione, si nota una donna seduta (15), con il viso appoggiato
sulla guancia della mano sinistra, mentre con la destra si rivolge a
Cristo, lunghi capelli sciolti le scendono dal capo su cui poggia una
corona muraria. L'epigrafe HIERUSALEM sottolinea che si tratti della
personificazione di Gerusalemme, che piange sulle sue sventure dopo
la profezia della sua distruzione pronunciata da Gesù nella domenica
della Palme (Luca, XIX, 41-44) (***).
Nella nicchia sottostante, sollevate da
terra, si osservano le anime di Lorenzo (SCS LAURENTIUS) e Stefano
(18, 19) ai lati del Cristo Risorto (17) con l’aureola crucigera
sulla quale erano i monogrammi dell’Alfa e dell’Omega e la destra
benedicente alla greca, mentre la sinistra regge un libro su cui sono
scritte le parole pronunciate dal Signore quando apparve a Mosè nel Sinai (EGO SUM DS
ABRAHA).
Le pie donne al sepolcro