Anna Notaras
Figlia di Luca Notaras, - probabilmente la maggiore - il ricchissimo
proprietario terriero della Morea bizantina, che ricoprì le cariche
di mesazon e megadux, sotto Giovanni VIII e Costantino XI. Fieramente
antiunionista Notaras partecipò comunque attivamente alla difesa di
Costantinopoli durante l'assedio. Fatto prigioniero insieme alla
moglie (probabilmente un'esponente della casa regnante), fu fatto
giustiziare dal sultano pochi giorni dopo la caduta della città.
Questa è la versione della fine di
Luca Notaras accreditata da S. Runciman in Gli ultimi giorni di
Costantinopoli (Piemme Edizioni, 1997) che corrisponde grosso
modo a quella riportata dallo storico bizantino Ducas (Historia
turco-bizantina 1341-1462) che però non si trovava a
Costantinopoli nei giorni dell'assedio.
Il
3 giugno del 1453, Mehmet II diede un banchetto nel corso del quale,
quando il livello del vino bevuto era già alto, qualcuno gli
bisbigliò all'orecchio che il figlio quattordicenne di Notaras era
un ragazzo dalla bellezza eccezionale. Il sultano immediatamente
ordinò a un eunuco di andare alla casa del megadux per richiedere
che suo figlio andasse da lui per il suo piacere. Notaras, a cui i
figli più anziani erano stati uccisi in combattimento, rifiutò di
sacrificare suo figlio ad un tal destino. La polizia ottomana allora
andò a prenderlo con suo figlio Isacco e il genero Teodoro
Cantacuzeno - figlio del megas domestikos Andronico Cantacuzeno
aveva sposato Maria, una delle figlie di Notaras - e li portò alla
presenza del sultano. Quando Notaras sfidò il sultano, la risposta
di questi fu sanguinosa: ordinò che lui ed i due ragazzi fossero
decapitati sul posto. Notaras chiese solamente che i due ragazzi
fossero uccisi prima di lui, affinché non avessero visto la sua
morte. Quando entrambi furono uccisi, offrì il suo collo al boia (1).
Contrariamente a quanto riportato, il
figlio minore di Notaras, Isacco (Iacobo, secondo le fonti
occidentali), oggetto della concupiscenza del sultano, fu invece
sicuramente risparmiato e avviato insieme alla madre, che morì
durante il tragitto, al serraglio di Adrianopoli da cui riuscì a
evadere nel 1460 e a raggiungere la sorella Anna in Italia.
Luca Notaras aveva fatto partire per
tempo la figlia Anna da Costantinopoli (secondo alcuni al momento
della caduta della città si trovava a Pera, secondo altri era invece
già in Italia dove il padre poteva contare su molte relazioni
influenti) giacché gran parte del cospicuo patrimonio di famiglia
era stato depositato nelle banche di Genova e Venezia già dal padre
Nicola.
Waltari (Gli amanti di Bisanzio)
ipotizza che Anna lasciò Costantinopoli la notte del 26 febbraio
1453, quando la galera veneziana di Pietro Davanzo ed altre sei navi
cretesi, rompendo il giuramento prestato all'imperatore, lasciarono
il porto.
Molto probabilmente Anna si stabilì
inizialmente a Roma.
Anna Paligina de Costantinopoli,
olim sponsa imperatoris Romaniae graecorum et Costantinopolis et olim
filia illustris principis Magni ducis Romaniae. Questa
definizione di Anna contenuta in una deliberazione del Comune di
Siena del 21 luglio del 1472 – e ripetuta in un analogo documento
del luglio 1474 – ha fatto ipotizzare alcuni storici che Anna fosse
stata se non sposata almeno promessa sposa di Costantino XI.
Anna Notaras però non usò mai nei
documenti ufficiali e nella sua corrispondenza altra formula che
quella di figlia dell'ultimo e famoso megaduca, né si trova
traccia di una ipotetica trattativa matrimoniale che la riguardi
nelle memorie di Giorgio Sfranze, l'amico e consigliere dell' ultimo
imperatore, che pure descrive dettagliatamente tutte quelle
intraprese dopo la morte della seconda moglie di Costantino XI.
Secondo alcuni il cognome di Paleologina potrebbe derivarle dalla
madre, ma può anche essere che Anna lo abbia aggiunto a quello di
Notaras in virtù di parentele più late o semplicemente per il suo
valore simbolico.
Nel 1475 si trasferì a Venezia, dove
si trovava sua nipote Eudocia Cantacuzena con il secondo marito
Matteo Spandounes ed i figli Teodoro e Alessandro. Qui, tramite il
suo amministratore e factotum Nicola Vlastos, finanziò la tipografia
di Zaccaria Kalliergis, un cretese trasferitosi a Venezia, che si
occupava esclusivamente della stampa di opere greche. E a Venezia
dovette raggiungerla il fratello Jacobo, finalmente evaso dal
serraglio di Adrianopoli.
Nel 1494, grazie alla sua mediazione,
alla comunità di greci residenti a Venezia (circa cinquemila), fu
permesso di fondare una società filantropica e religiosa – una
Confraternita – con un comitato destinato a rappresentare gli
interessi della comunità. Per opera di questa Confraternita nel 1539
– dopo estenuanti trattative con le autorità veneziane - lungo il
rio dei Greci sarà costruita la chiesa di san Giorgio interamente
consacrata al culto ortodosso.
San Giorgio dei Greci, Venezia
Morì nubile a Venezia l'8 luglio del
1507. Secondo Marino Sanudo, che annota la data della sua morte nel suo Diario, aveva più di cento anni ed era ancora illibata.
Nel suo testamento lasciò la somma di 500 ducati per la
costruzione della succitata chiesa e destinò tutto il resto al
pagamento di un riscatto ai Turchi di un prigioniero greco, secondo
le ultime volontà della sorella Elena (Eufrosine) (2), e all'erezione
di un monumento a lei e a tutta la sua famiglia martire del sultano.
Non sono invece menzionate tre magnifiche icone (una delle quali qui riprodotta) che portò con sé da
Costantinopoli, che ancora sono conservate nel Museo ellenico annesso
alla chiesa di San Giorgio e che per suo tramite pervennero alla
comunità greca di Venezia.
Cristo in gloria con i 12 Apostoli
icona del XIV secolo proveniente da Costantinopoli e donata da Anna Notaras alla comunità greca di Venezia.
Museo ellenico, Venezia
Note:
(1) Cfr. L'assedio di Costantinopoli
(2) Elena Notaraina aveva sposato
Giorgio Gattilusio, il primogenito di Palamede, Signore di Ainos che
durante l'assedio di Costantinopoli si era mantenuto sostanzialmente
neutrale. Eufrosine - nome con cui compare nel testamento di Anna - dovrebbe essere il suo nome monacale (evidentemente concluse la sua vita in monastero). Data l'usanza bizantina di conservare l'iniziale del nome secolare nella scelta di quello monacale - chiamandosi le altre due sorelle Maria e Teodora - Elena è l'unica che può essere identificata con Eufrosine.