Deus vult! (Urbano II, Discorso al Concilio di Clermont, 27 novembre 1095)
Francesco Hayez, Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima Crociata, 1835
Fondazione Cariplo, Milano
Il 7 giugno del 1099 l'esercito crociato raggiunse Gerusalemme.
Come ad Antiochia la città fu posta sotto assedio, probabilmente i crociati stessi soffrirono più dei cittadini di Gerusalemme, a causa della carenza di cibo ed acqua attorno alla città.
Il governatore fatimide di Gerusalemme, Iftikhar al-Dawla, aveva espulso la maggior parte dei Cristiani e fatto avvelenare i pozzi e le sorgenti che si trovavano nei dintorni. L'unica fonte di acqua potabile era rimasta la Piscina di Siloam (localizzata nella parte inferiore del fianco meridionale del monte Ophel, a sud est e fuori dalle mura). La piscina, dove Gesù operò la guarigione di un cieco (Giovanni, IX,7), era alimentata delle acque della sorgente di Gihon, che venivano fatte affluire tramite due acquedotti ma era però alla portata degli archi dei difensori della città.
Degli stimati 7.000 cavalieri che avevano preso parte alla Crociata ne restavano solo 1.500 circa, insieme a forse 20.000 fanti dei quali 12.000 ancora in buona salute.
L'esercito crociato non aveva forze sufficienti a circondare la città.
Roberto di Normandia schierò le sue truppe lungo il muro settentrionale di fronte alla porta di Erode (Porta dei Fiori), alla sua destra Roberto di Fiandra, di fronte alla porta di Damasco (Porta della Colonna).
Goffredo di Buglione dispose i suoi dall'angolo nordoccidentale delle mura fino alla porta di Giaffa dove fu successivamente raggiunto da Tancredi d'Altavilla mentre Raimondo di Tolosa con i suoi provenzali presidiava il lato sudoccidentale delle mura dalla Torre di Davide al Monte Sion.
Le porte di Gerusalemme
Porta di Sion: il nome arabo di questa porta è Porta del Profeta David (Bab Nabi Daud), poiché un tempo si riteneva che la tomba del Re David si trovasse sul Monte Sion a pochi passi da essa. La porta di Sion conduce direttamente al quartiere armeno ed a quello ebraico.
Porta di Sion
Porta del Leone: questa porta prende il nome dai leoni dello stemma araldico del Sultano Beybars (XIII sec.) che l'adornano. È anche chiamata Porta di Santo Stefano, dal primo martire cristiano che la tradizione vuole fosse stato lapidato qui vicino. La porta del Leone conduce alle piscine di Bethesda, alla via Dolorosa ed ai mercati.
I leoni di Beybars sulla Porta di S.Stefano
Porta di Erode: nonostante il suo nome, il famoso re della Giudea non ha avuto nulla a che fare con questa porta. In arabo ed in ebraico questa porta che guarda a nord e che conduce ai vecchi mercati della città, è chiamata Porta dei Fiori. Alcuni dicono che il nome derivi da una rosa intagliata sulla sua struttura. Tuttavia in arabo, una simile parola significa "si sono svegliati" e potrebbe riferirsi ad un vicino cimitero ed alla speranza della resurrezione.
Porta di Erode
Porta di Damasco: chiamata in arabo Bab el-Amud o Porta della Colonna, a causa della colonna che l'imperatore Adriano fece erigere al centro della piazza antistante ad essa.
E' la più imponente tra le porte di Gerusalemme e si affaccia anch’essa a settentrione ed ha preso il nome dalla grande città da cui arrivarono una volta i dominatori di Gerusalemme. Sotto la porta del XVI secolo, gli archeologi hanno scoperto parte della via di ingresso fatta costruire dall’Imperatore Adriano nel II secolo.
Porta di Giaffa: Questa era la destinazione dei pellegrini ebrei e cristiani che sbarcavano al porto di Giaffa, da cui il nome. Conduceva (e tuttora conduce) direttamente al quartiere ebraico e cristiano così come alle parti più popolari del mercato ed alla Torre di David, che era la cittadella di Gerusalemme.
Porta d'oro: vedi scheda.
Porta d'oro: vedi scheda.
Il 13 giugno un assalto diretto alle mura fu respinto dai fatimidi con gravi perdite per i crociati che non disponevano di macchine d'assedio né potevano costruirle per la penuria di materiali.
Il 17 giugno una flottiglia anglo-genovese al comando dei fratelli Embriaco attraccò nel porto di Giaffa, abbandonato dai fatimidi, portando viveri e materiali atti a costruire le macchine d'assedio.
Raimondo Pilet, un capitano provenzale al seguito di Raimondo di Tolosa, scortò i marinai ed il loro carico fino al campo crociato.
L'8 luglio, su suggerimento di un prete, Pietro Desiderio, che dichiarò di averlo ricevuto dallo spirito del defunto vescovo Ademaro (1), tutti i crociati, in processione e a piedi nudi, completarono un giro intorno alle mura della città, al fine di propriziarne la caduta.
L'assalto finale cominciò nella notte tra il 13 ed il 14 luglio. L'attacco principale avvenne lungo due direttrici, dal monte Sion verso la porta di Sion, guidato da Raimondo di Tolosa, e contro le mura settentrionali, guidato da Goffredo di Buglione. Alla testa di entrambe le direttrici d'attacco muovevano altrettante alte torri d'assedio mentre una terza più piccola fu impiegata in un'azione di disturbo contro l'angolo nordoccidentale delle mura.
La mattina del 15 la torre di Goffredo fu finalmente accostata alle mura nei pressi della porta di Erode e i crociati sfondarono penetrando in città mentre il governatore Iftikhar al-Dawla ancora fronteggiava le forze di Raimondo sulle mura meridionali.
Una delle due torri d'assedio utilizzate dai crociati nell'assalto finale raffigurata in un'edizione miniata acritana del XIII secolo della Historia rerum in partibus transmarinis gestarum di Guglielmo di Tiro e continuatori, Biblioteca Nazionale Francese, Parigi
Nel primo pomeriggio, il governatore si ritirò nella torre di Davide (la cittadella) offrendo a Raimondo la resa in cambio della sua vita e di quella dei suoi soldati. Raimondo accettò e occupò la torre. Il governatore ed i suoi uomini furono scortati fuori dalla città e fu loro consentito di raggiungere Ascalona.
(1) Ademaro di Monteil, vescovo di Le Puy, nominato legato pontificio da papa Urbano II durante il Concilio di Clermont (1095) e, in quanto tale, posto al comando della crociata, aveva esercitato un ruolo di mediazione tra i principi crociati ed era stato l'unico capo la cui autorità non venisse messa in discussione fino al momento della sua morte, a seguito di un'epidemia di tifo, il 1 agosto del 1098, poco dopo la presa di Antiochia.
(1) Ademaro di Monteil, vescovo di Le Puy, nominato legato pontificio da papa Urbano II durante il Concilio di Clermont (1095) e, in quanto tale, posto al comando della crociata, aveva esercitato un ruolo di mediazione tra i principi crociati ed era stato l'unico capo la cui autorità non venisse messa in discussione fino al momento della sua morte, a seguito di un'epidemia di tifo, il 1 agosto del 1098, poco dopo la presa di Antiochia.