Abbazia di Santa Maria di Cerrate
Lungo la strada provinciale Casalabate-
Squinzano (SP 100)
Secondo la leggenda l’Abbazia venne
fondata in seguito a una visione da parte di Tancredi d’Altavilla –
conte di Lecce (1149-1154
e 1169-1194) e ultimo re normanno di Sicilia (1189-1194) -
a cui apparve l’immagine della Madonna, dopo aver inseguito una
cerbiatta (cervata) in una grotta.
Molto più probabilmente, la fondazione
del complesso, che sorge in prossimità del tracciato dell'antica via
Traiana calabra, risale invece alla fine dell’XI secolo o agli
inizi del XII secolo, quando Boemondo d’Altavilla (1058-1111), prozio di Tancredi, vi
insediò un cenobio di monaci basiliani con uno scriptorium ed una
biblioteca, la cui presenza è attestata fino alla metà del XII
secolo.
Nel 1531 il complesso
abbaziale – in cui oltre alla chiesa, si annoveravano stalle,
alloggi per i contadini, un pozzo, un mulino e due frantoi
sotterranei a testimonianza di una progressiva trasformazione in
masseria – passa sotto il controllo dell’Ospedale degli
Incurabili di Napoli che la terrà fino al 1877.
1. Chiesa
2. Portico
3. Casa monastica
4. Museo e Foresteria (al primo piano
sono collocati gli affreschi staccati dalla chiesa)
5. Ex-stalle
6. Frantoi ipogei
7. Aia
8. Agrumeto
9. Pozzo
Nel 1711 l'abbazia viene
però saccheggiata e gravemente danneggiata da un'incursione di
pirati turchi e successivamente abbandonata al degrado fino agli
anni Sessanta del secolo scorso, quando cominciano i primi restauri.
La facciata, a doppio
saliente e con rosone centrale, presenta una chiara impronta romanica
ed è decorata da una serie di arcatelle cieche che proseguono anche
lungo i fianchi.
Il portale, racchiuso in un
protiro e riferibile a fine XII - inizi XII secolo, è sormontato da
un’arcata con altorilievi di eccezionale qualità che raccontano il
ciclo della nascita del Cristo.
A sinistra la Vergine
annunciata, segue la scena della Visitazione, e quindi la processione
dei Magi unita alla Natività nell’unica scena dell’Adorazione
(sottolineata dalla presenza della stella in chiave all’arco), il
bagno del Bambino a cui in basso assiste San Giuseppe e l’Arcangelo
Gabriele annunciante (oggi privo di testa).
La porta d’ingresso vera e
propria, al contrario, è semplicemente incorniciata da una
decorazione minuta ed elegante mutuata dal repertorio vegetale.
Sul fianco sinistro
della chiesa è addossato un porticato, edificato nel XIII secolo,
sostenuto da ventiquattro colonne con capitelli raffiguranti elementi
zoomorfi e figure mitologiche. In prossimità del portico un pozzo
con vera rettangolare datato al 1585.
Capitello del Portico
All'interno la chiesa
presenta una pianta basilicale a tre navate scandite da due file di
colonne che sostengono archi a sesto acuto.
Sull'altare maggiore si alza un
baldacchino che risale al 1269.
La decorazione pittorica, invece, si
trova parte in situ e parte esposta – dal 1975, dopo essere stata
staccata – nell'attiguo Museo recentemente costituito. Gli
affreschi più antichi, di gusto bizantino, risalgono alla
fine del XII secolo e si trovano nelle absidi e nei sottoarchi.
All’interno della chiesa sopravvivono
cinque santi vescovi con in mano il vangelo che occupano la parte
bassa dell’abside centrale mentre nel catino campeggia
l’Ascensione. Nei sottoarchi sono invece dipinte
sagome a figura intera di santi monaci. Lungo l'arco absidale e gli
archi delle navate (come anche nella chiesa idruntina di San Pietro)
si notano lettere bianche in caratteri pseudocufici intrecciate a tralci di vite dipinti in rosso.
Nel XV secolo si sovrappone
a questa decorazione un secondo strato con Madonne e santi cavalieri
di gusto cortese, come è possibile ammirare sulla parete della
navata sinistra e in altri affreschi staccati e conservati
all’interno dell’adiacente Museo.
Il lato sinistro era
decorato da una raffigurazione di stile bizantino della Dormizione
della Vergine deposta sul letto di morte e sovrastata dagli angeli
(ora rimosso ed esposto nel succitato Museo).
L'affresco della Dormizione oggi nel Museo
Sotto di esso, gli
affreschi antecedenti raffiguravano Santa Anna che tiene in braccio
la Vergine e San Gioacchino, San Giorgio a cavallo affiancato (forse)
da San Demetrio e da altre figure non ancora identificate.
L'affresco di Sant'Anna e San Gioacchino a destra
Alcune volte, come nel caso dell’altare
barocco dedicato a Sant’Oronzo (1661), sulla parete destra, gli
arredi aggiunti in epoca successiva hanno distrutto ciò che c’era
sovrapponendosi agli affreschi. Altre volte, sempre sulla parete
destra, vicende non del tutto chiare hanno portato ad una fantasiosa
e caotica ricomposizione delle scene dipinte. Probabilmente i
blocchi di pietra su cui era l’affresco vennero smontati e
riutilizzati, per poi passarvi sopra un secondo strato di intonaco
che faceva da base ad un nuovo affresco. Quello che oggi vediamo è
un vero e proprio puzzle, da ricostruire con l’immaginazione perché
ricompaia il santo cavaliere che sconfigge il drago per salvare la
principessa.
Nel Museo è stato trasferito anche un
grande pannello dove sono riportati gli affreschi di gusto cortese
provenienti dalla navata destra e che raffigurano in sequenza una
bella Annunciazione, una scena con San Giorgio che trafigge il drago,
Sant’Eustachio e il Miracolo della cerva. Quest’ultima rappresentazione si
collega alla leggenda della fondazione dell'abbazia, essendo il Santo un generale romano,
convertitosi al cristianesimo per aver incontrato una cerva con una
croce tra le corna, personificazione di Gesù. Qui, tra le corna della cerva, appare direttamente il volto del Cristo (anche se precedentemente vi era stato dipinto quello della Vergine).