Santa Maria ad Cryptas, Fossa
La chiesa di Santa Maria ad Cryptas (o delle Grotte) si trova a circa un chilometro dal centro del paese di Fossa e a qualche chilometro dal monastero di Santo Spirito ad Ocre, dal quale a lungo dipese. Presumibilmente la chiesa è stata costruita una prima volta nel IX o X secolo sui i resti di un tempio di Vesta trasformati nella cripta dalla quale ne derivò il nome.
La facciata principale sul lato ovest è molto semplice ed ha una struttura a capanna con un prolungamento sul lato sinistro per l'aggiunta del rinforzo sulla parete a valle. Il portale gotico a sesto acuto è sormontato da una grande finestra rettangolare. I due pilastri sono rivestiti ai lati da colonnine con capitelli decorati con rosoni, fiori e palme. I capitelli sostengono dei leoni (quello di destra è andato perduto) ed un terzo si trova sopra l'arco del portale. Nella lunetta si notano i resti di un affresco del quale restano poche tracce.
La facciata posteriore è caratterizzata da un frontone triangolare e presenta due aperture, la prima in basso lunga e stretta a doppia strombatura, mentre la seconda in alto piccola quadrata. Altre due finestre a doppia strombatura, lunghe e strette si trovano su ciascun lato della chiesa.
L'interno si presenta a navata unica, con abside terminale e volta a botte (la copertura attuale è però a capriate) innervata da costoloni.
Nella seconda campata l'unico affresco tuttora leggibile raffigura i sei Profeti, intenti a proclamare il messaggio scritto in latino che portano nella mano destra. Molti dipinti presenti in quest'area sono andati perduti a causa della costruzione dell'altare in pietra, realizzato nel 1597, recante lo stemma di Fossa.
Al centro dell'ultima campata di destra, due santi militari affrontati: San Giorgio – ben riconoscibile nell'atto di trafiggere il drago - e forse San Menas (1) e, sul registro più basso, la rappresentazione degli "Ultimi sei mesi dell'anno" (gli altri sei dovevano essere rappresentati sulla parete opposta), interpretati da sei diversi personaggi: ogni mese rappresenta una specifica attività, da compiere in quel periodo; e quindi a Luglio la mietitura, Agosto la battitura del grano, Settembre la raccolta di frutti, Ottobre la pigiatura dell'uva, Novembre la semina e Dicembre lo sgozzamento del maiale. Nel registro più basso troviamo raffigurati Abramo, Isacco e Giacobbe.
Giudizio universale: è raffigurato nella controfacciata con un proseguimento sulla parete di destra, nel primo registro in basso.
Nel registro più alto troviamo al centro il Cristo in trono racchiuso in una mandorla e fiancheggiato dalla Vergine e da San Giovanni. Nel registro sottostante gli Apostoli stanti divisi in due gruppi di sei dal finestrone centrale; nel terzo registro a sinistra la schiera degli Eletti a sinistra e, a destra quella dei Reprobi, ognuna sopravanzata da un angelo che dispiega un cartiglio. Al centro tra i due angeli c’è un altro personaggio frutto di un’aggiunta successiva; il quarto registro, più stretto degli altri, è occupato dai sepolcri che si aprono per lasciar uscire i corpi dei risorti; nell'ultimo registro, a sinistra del portale d'ingresso l'Arcangelo Michele che pesa le anime (psicostasia) mentre a destra del portale è raffigurato l'Inferno. Sulla parete meridionale, adiacenti al riquadro della psicostasia, sono raffigurati Abramo, Isacco e Giacobbe con in grembo le anime dei Giusti.
Tornando alla parete dell'arco trionfale, a sinistra del riquadro che da' inizio al ciclo della Genesi – il Creatore che separa il giorno dalla notte - troviamo la scena dell'Adorazione dei Magi che è invece l'ultima del ciclo dell'Infanzia di Cristo che si svolgeva sulla parete settentrionale e qui si concludeva.
Alcuni studiosi ritengono che chi ha dipinto gli affreschi di Santa Maria ad Cryptas abbia avuto modo di osservare molto da vicino la Sindone (2), tanto da poterne addirittura notare delle particolarità come il pollice della mano destra piegato innaturalmente verso il basso (la lesione del nervo che muove il pollice, provocata dal chiodo della crocifissione, lo fa piegare verso l’interno della mano).
Nella scene della Flagellazione, Crocifissione e Deposizione troviamo ricorrere altri caratteri molto particolari che sembrano riconducibili solo alla fisionomia del Cristo come appare nella Sindone. Ad esempio il fatto che il corpo di Cristo denoti la figura di un uomo molto alto, decisamente troppo per l’epoca, cosi come sembrerebbe risultare anche dal Sacro sudario (3); inoltre la barba è sempre raffigurata bipartita a due punte come anche nel volto impresso nella Sindone.
Nella Crocifissione inoltre, il Cristo è raffigurato con il capo flesso a destra e il corpo incurvato e spostato da un lato. Nel Sacro Lino, infatti, sembra di vedere una gamba più corta dell’altra. Si tratta della sinistra, rimasta più flessa sulla croce per la sovrapposizione del piede sinistro sul destro e così fissata dalla rigidità cadaverica. Sembra che il frescante, convinto che il Cristo avesse una gamba più corta, abbia impresso al bacino una forte inclinazione per ottenere poi che i piedi fossero inchiodati alla stessa altezza.
Anche alcune caratteristiche del pannello in cui sono raffigurati i donatori sembrano rimandare ad una committenza templare. Il fondo, ad esempio, è partito in bianco e nero così come lo stendardo dell'Ordine - il così detto beauceant - mentre la croce sullo scudo del capostipite è in campo blu che era il colore adottato dai templari italiani per la croce.
L'icona della Vergine galactofora
(2) Secondo alcuni la Sindone, trafugata dalla Cappella della Vergine del Faro di Costantinopoli durante il sacco crociato del 1204 da Ottone de la Roche, sarebbe stata custodita dai Templari per un lungo periodo. Ricordiamo però che la prima notizia riferita con certezza alla Sindone che oggi si trova a Torino risale al 1353 (secondo altri al 1355). (cfr. anche scheda La cacciata del duca di Atene dell'Orcagna)
(3) Non è facile, per una serie di ragioni, determinare con assoluta precisione l'altezza dell'uomo della Sindone, che dovrebbe comunque aggirarsi attorno ai 180 cm. L'altezza media dell'uomo dell'epoca era invece di circa 165 cm.