Il Duca di Atene, Gualtiero VI di Brienne, fu cacciato
da Firenze il 26 luglio 1343. Nell'occasione fu assaltato il carcere
delle Stinche, quello dei detenuti politici, e liberati tutti gli
oppositori che il duca aveva fatto incarcerare. Per ricordare
l'evento fu commissionata - probabilmente ad Andrea di Cione detto
l'Orcagna - l'esecuzione in loco di un affresco celebrativo. Con la
dismissione e la distruzione parziale del carcere, dopo il 1833,
l'affresco fu inglobato in un nuovo tabernacolo e solo nel 1964
staccato e restaurato. Attualmente è conservato nella Salotta del
Quartiere di Leonora di Palazzo Vecchio.
Di forma circolare,
l'affresco presenta un diametro di circa tre metri e in origine
presentava all'intorno i segni dello Zodiaco, dei quali oggi rimane
visibile solo quello del Leone, alternati a figure femminili e ad
alcune iscrizioni poste a commento della scena. Nella scena
principale è rappresentato al centro Palazzo Vecchio (si tratta
della sua più antica rappresentazione conosciuta), nell'assetto
riscontrabile tra il 1323, anno della costruzione dell'Aringhiera,
e il 1349, quando furono demolite le antiporte fatte costruire dal
Duca.
Sulla sinistra si vede una
figura femminile con l'aureola (variamente interpretata,
probabilmente sant'Anna, la cui festività ricorreva il giorno della
cacciata del Duca) seduta su un trono coperto da un drappo sorretto
da due angeli. Essa porge, in segno di restituzione, i tre gonfaloni
di Firenze, del Popolo e del Comune ad un gruppo di cavalieri,
inginocchiati per riceverli: si tratta di una rappresentazione
simbolica della restituzione del potere alle milizie fiorentine.
Questi cavalieri hanno la spada nella mano destra e guardano con
intensità la loro protettrice. Sul fianco destro delle loro cotte
d'armi si vede la lettera T, che sembrerebbe identificarli come
cavalieri dell'Ordine del Tau di Altopascio (1). A terra si vedono
una spada spezzata, una bilancia anch'essa spezzata, un libro chiuso
ed uno scudo deformato.
Sulla destra dell'affresco
si vede il Duca d'Atene che, con un abito guarnito d'ermellino, si
allontana dal trono che rimane vuoto scacciato da un angelo,
portandosi via uno strano oggetto dalle forme antropomorfe. Secondo
l'interpretazione convenzionalmente accettata si tratterebbe del
mitico Gerione, demone della frode, descritto nell'Inferno di
Dante come un mostro dalla testa di uomo e dal corpo di serpente, a
simboleggiare la frode che il Duca teneva in petto. L'angelo porta
sul braccio sinistro una colonna e, nella mano destra, un frustino a
tre corde, simboli della Passione di Cristo.
Esistono comunque degli
elementi d'incongruenza che stridono con l'interpretazione
convenzionale, il più eclatante dei quali è proprio lo strano
oggetto nelle mani del duca, e che hanno dato adito a letture
alternative come quella, piuttosto fantasiosa, di Giulio Lensi
Orlandi (Il Bafometto a Firenze, in Almanacco italiano, 1976)
che ha ritenuto di identificare in esso il Bafometto e ha posto
l'affresco in relazione al processo ai Templari.
Un'ipotesi più recente
(V.Perrera, Il custode delle reliquie, 2010; E.Baccarini,
Sindone. Firenze e i misteri del sacro telo, 2010) ha invece
identificato in esso la Sindone-Mandylion (2) trafugata a
Costantinopoli nel sacco del 1204 da Ottone de La Roche, futuro primo
duca di Atene e antenato di Gualtiero VI.
Note:
(1) A tutt’oggi non
si conosce con esattezza l’anno di fondazione dell’Ordine
ospitaliero dei Cavalieri del Tau di Altopascio, in quanto manca il
documento inerente all’istituzione dell’ospedale, la cui prima
attestazione ci perviene da un atto di donazione risalente al 2
agosto 1084, in cui si fa riferimento ad un ospizio ubicato
in loco et finibus ubi dicitur Teupascio.
Comunque già intorno al 1080 o negli anni immediatamente seguenti
era di certo già nata tale struttura ospedaliera, se è vero che in
una bolla del 1154, papa Anastasio IV, fa riferimento a precedenti
decime concesse all’ospedale di Altopascio dal vescovo diocesano
Anselmo. Essendo l'ospedale rivolto soprattutto all'assistenza dei
pellegrini che percorrevano la via Francigena, lungo il cui
itinerario si trovava Altopascio, l'ordine adottò come proprio
simbolo il “Tau”, tale lettera greca evocava infatti, in primo
luogo, la caratteristica forma del bordone dei pellegrini, ma, al
tempo stesso si caricava anche di altri contenuti simbolici, quali,
ad esempio, il richiamo alla croce.
In alcuni sigilli dell'Ordine il Tau
compare anche affiancato alle conchiglie che i pellegrini si
procuravano a Santiago di Compostela, sede del pellegrinaggio alla
tomba di San Giacomo Maggiore che era anche il santo protettore
dell'Ordine.
L'Ordine conobbe l'acme del suo
splendore nel XIII secolo divenendo proprietario di vasti territori
lungo il percorso della via Franchigena e aprendo delle magioni anche
fuori d'Italia (nel 1180 l'Ordine possedeva a Parigi un ospedale ed
una cappella), all'epoca della cacciata del duca le sue fortune erano
però già declinanti, a causa del coinvolgimento di Altopascio nel
conflitto tra Firenze e Pisa-Lucca. L'Ordine fu definitivamente
soppresso da papa Sisto V nel 1587 ed i suoi beni ceduti alla milizia
di Santo Stefano.
(2) Secondo questa ipotesi, il
Mandylion di Edessa, custodito a Costantinopoli nella chiesa palatina
della Vergine del Faro a partire dal 944 e di cui si perde ogni
traccia dopo il sacco crociato, non sarebbe altro che la Sindone
ripiegata in modo da mostrare solo il volto del Cristo.
Vedi anche le schede su Ducato di Atene e La contea di Lecce e la casa dei Brienne
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