Chiesa di San Giovanni Evangelista, Ravenna
Verso l’anno Mille venne costruito sulla destra della chiesa un monastero e la chiesa fu affidata ai monaci benedettini che vi si stabilirono.
La chiesa originaria era a tre navate ed era preceduta da nartece, poi inglobato – tra VIII e X secolo - dalle navate. Traccie dell’antico nartece si troverebbero nei grandi archi tamponati visibili sulle pareti nord e sud in prossimità della facciata. Tramite essi si accedeva probabilmente ad ambienti laterali annessi al nartece stesso, forse deputati ad assolvere la funzione dei pastoforia, non presenti al tempo della prima edificazione ma realizzati successivamente, durante l'episcopato di Mariniano (595-618).
Nel 1316 – grazie ad un generoso lascito testamentario - vennero apportate modifiche alla chiesa e al monastero inserendo elementi gotici di cui resta il portale con la strombatura ogivale. Fu anche costruito un quadriportico antistante alla basilica distrutto durante i bombardamenti della II guerra mondiale.
Nel 1459 la basilica fu affidata ai Canonici Regolari di San Salvatore.
Nel 1568 l'abate Teseo Aldrovandi fece ristrutturare e abbellire la chiesa. Molto probabilmente le ultime tracce dei mosaici di epoca placidiana furono distrutte durante i lavori di ampliamento del presbiterio voluti dall'abate. A questo scopo venne inoltre murato un arco su ogni lato della navata e nelle lunette l'abate commissionò a Roberto Longhi due affreschi raffiguranti rispettivamente Galla Placidia nella tempesta e il miracolo del sandalo.
Tra gli interventi principali – oltre alla già citata rimozione della tamponatura degli archi prossimi alll'abside - si annoverano: l’apertura della loggia al secondo livello dell’abside (prima tamponata), l'oscuramento della bifora rinascimentale di facciata, il rifacimento del soffitto, il recupero dei mosaici del piano pavimentale del 1213 (già scoperto parzialmente nel Settecento), il restauro degli affreschi della volta della cappella trecentesca (detta anche “giottesca”), la liberazione del corpo esterno della chiesa con l’abbattimento di alcuni fabbricati pertinenti l’ospedale insediato nell’Ottocento, il restauro del campanile.
All'interno la chiesa presenta attualmente una pianta a tre navate con abside poligonale all'esterno e circolare all'interno, traforato da sette monofore intervallate da colonnine di marmo.
Le navate sono scandite da due filari di 12 colonne di marmo proconnesio.
Nella navata sinistra, sono appesi alla parete i frammenti musivi che provengono dalla decorazione pavimentale ordinata dall’abate Guglielmo nel 1213, come emerge da una lacunosa iscrizione (2). Dieci di questi frammenti celebrano le gesta della quarta crociata e la nascita dell'impero latino di Costantinopoli. Il tema – del tutto inconsueto, anche perché i crociati furono inizialmente scomunicati da papa Innocenzo III per aver rivolto le armi contro altri cristiani – è svolto con estrema aderenza alla realtà storica (come nel pannello in cui si vedono i crociati addossare le scale alle mura marittime direttamente dalle navi come realmente avvenne), sì da originare un variegato ventaglio di ipotesi circa le ragioni che potrebbero aver spinto l'abate a questa rappresentazione apologetica (3).
All'incirca a metà della navata sinistra si apre poi una cappella di forma quadrata aperta nel XIV secolo. E' voltata a crociera e presenta affreschi di scuola giottesca che raffigurano Santi, Dottori della Chiesa (S.Girolamo, Sant'Ambrogio, Sant'Agostino e S.Gregorio), e gli Evangelisti con i loro simboli. Sull'altare un affresco della Maddalena che tende le braccia verso la croce.
Nella prima, in corrispondenza della cattedra, San Pietro Crisologo celebrante con l’angelo, sulla sinistra le figure di Arcadio e Eudossia, e sulla destra Teodosio II ed Eudocia.
Nella quarta fascia l’iscrizione:
SANCTO AC BEATISSIMO APOSTOLO IOHANNI EVANGELISTAE GALLA PLACIDIA AVGVSTA CVM FILIO SVO PLACIDO VANTINIANO AVGVSTO EF FIALIA SUA IVSTA GRATA HONORIA AVGVSTA LIBERATIONIS PERICVCVM MARIS VOTVM SOLVENT.
Dai peducci dell’arco partiva l’iscrizione:
Note:
(1) sacerdote di origini antiochene, si recò a Roma dove gli furono attribuiti diversi miracoli. Galla Placidia lo fece venire alla corte dio Ravenna dove divenne il suo padre spirituale.
(2) All’interno di un circolo un tempo visibile sul pavimento in mosaico della navata centrale, erano indicati sia il nome del committente che l’anno di esecuzione dell’intera opera: «Dnus Abbas Guilielmus hoc op [...] anno millesimo ducentesimo tertio decimo».
(3) Una esauriente disamina di queste ipotesi si trova in Gianantonio Tassinari, San Giovanni Evangelista e i mosaici della Quarta crociata. Considerazioni araldiche in Ravenna Studi e Ricerche, n. XXIV, 2018