chiesa di Santa Prassede, Roma
La chiesa attuale si deve al rifacimento operato da papa Pasquale I nell'817, che costruì un nuovo edificio sacro al posto del precedente, ormai fatiscente e dedicato a Santa Prassede. La nuova chiesa era destinata ad accogliere le ossa dei martiri sepolti nel cimitero di Priscilla. Fin dal IX secolo la chiesa era inserita nel tessuto edilizio a tal punto che la facciata non era visibile dalla strada, come lo è tuttora.
Nella prima metà del XIII secolo, le strutture della navata centrale furono rafforzate con l'inserimento di tre grandi archi e sei grossi pilastri. In questo stesso periodo fu aggiunto il campanile, inserito però occupando parte del transetto di sinistra. Probabilmente a causa della sopravvenuta mancanza di simmetria del transetto, alla fine del secolo fu inserita nel transetto di destra, la cappella che oggi si chiama del Crocifisso.
Altri interventi, interni alla chiesa, si operarono nei secoli successivi, commissionati dai vari cardinali titolari della basilica.
In particolare si ricordano gli interventi dei cardinali Antonio Pallavicini Gentili, che rifece la zona del presbiterio; Carlo Borromeo, che rifece la scalinata d'accesso, il portale centrale e la sacrestia, mise la copertura a volte nelle navate laterali, aprì le otto grandi finestre della navata centrale (erano 24 ai tempi di Pasquale I); Alessandro de' Medici commissionò la decorazione di tutta la navata centrale; infine il cardinale Ludovico Pico della Mirandola, nella prima metà del XVIII secolo, su indicazione del sinodo romano del 1725, fece cercare le reliquie antiche, e questo occasionò un nuovo intervento nella zona presbiteriale ed il rifacimento della cripta.
Nel corso dei secoli XIX e XX diversi interventi mirarono al recupero delle strutture medievali attraverso la distruzione delle aggiunte successive: così nel 1918 fu rifatto il pavimento in stile cosmatesco, e nel 1937 venne tolto l'intonaco della facciata per ripristinare l'antica struttura.
La facciata, non visibile dalla strada, è all'interno di un cortile quadrangolare delimitato da edifici abitativi. L'accesso allo spazio aperto, che rimarca, seppur in parte, l'antico quadriportico paleocristiano, si ha attraverso una lunga scalinata in discesa che si apre su via di San Martino ai Monti con l'antico protiro originale sorretto da due colonne di spoglio e sormontato da una loggetta in un sobrio stile barocco aggiunta nel XVI secolo (1).
La facciata, con paramento murario costituito da mattoni a vista, possiede ancora le tre monofore ad arco a tutto sesto paleocristiane e, nella parte inferiore, il portale barocco con un timpano marmoreo e un cornicione riccamente scolpito.
Ingresso su via s.Martino ai Monti (1)
All'interno la basilica si presenta a tre navate suddivisa da colonne e dai pilastri che reggono gli arconi di rafforzamento del XIII secolo.
La zona del presbiterio è dovuta ai rifacimenti voluti dal cardinale Ludovico Pico della Mirandola ed eseguiti tra il 1728 ed il 1734; in questa occasione furono trovate molte reliquie al di sotto dell'altare maggiore. I lavori portarono alla realizzazione della balaustrata, di tre rampe di scale (due laterali di accesso alla zona presbiterale ed una, quella centrale, alla cripta), del ciborio, del nuovo altare e degli stalli lignei del coro.
Questa nuova sistemazione del presbiterio sconvolse i progetti originari di papa Pasquale; infatti l'attuale ciborio diventa il nuovo fulcro di attrazione, sovrapponendosi però alla retrostante decorazione musiva dell'abside.
Catino absidale:
Nella parte superiore, è collocato al centro, tra nuvole stilizzate, il Cristo in piedi con aureola dorata, in cui campeggia una croce azzurra; egli ha la mano destra alzata per mostrare i segni dei chiodi e la mano sinistra racchiusa attorno ad un rotolo. Sopra il Cristo è la dextera dei, che, emergendo tra le nuvole, impone al figlio la corona della gloria.
Ai lati di Gesù si trovano: alla sua sinistra le figure di san Pietro, santa Pudenziana e un diacono (la cui identificazione è incerta); alla sua destra le figure di san Paolo, santa Prassede e di papa Pasquale I (con l'aureola quadrata che contraddistingue i vivi, e che presenta un modello della chiesa offrendolo a Gesù).
Papa Pasquale I (817-824)
Questi sette personaggi sono racchiusi in uno spazio delimitato da due palme, che richiamano il paradiso: sulla palma di sinistra, è raffigurata la fenice (simbolo di nascita e di rinascita). Questa parte è separata dalla successiva dalla rappresentazione stilizzata del fiume Giordano, così come ricorda la scritta ivi apposta (Iordanes).
Nella parte inferiore del mosaico absidale sono rappresentati 13 agnelli. Al centro è Cristo, Agnello pasquale, posto su una piccola altura da cui sgorgano i quattro fiumi del Paradiso, che scorrono nella direzione dei quattro punti cardinali (simbolicamente rappresentano anche i quattro evangelisti). I sei agnelli per lato, che guardano in direzione dell'Agnello-Cristo, raffigurano i dodici apostoli; ai lati dei due gruppi di apostoli vi sono le rappresentazioni delle città di Betlemme (a sinistra) e di Gerusalemme (a destra). Questa parte inferiore del catino absidale è chiusa dall'iscrizione fatta apporre da papa Pasquale I, con la quale il pontefice spera che l'offerta a Cristo del nuovo edificio gli garantisca un posto nel paradiso.
Arco absidale:
L'iconografia dell'arco absidale fa riferimento al libro dell'Apocalisse.
Attorno al trono, poi, c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro vegliardi avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo. Dal trono uscivano lampi, voci e tuoni; sette lampade accese ardevano davanti al trono, simbolo dei sette spiriti di Dio. Davanti al trono vi era come un mare trasparente simile a cristallo. In mezzo al trono e intorno al trono vi erano quattro esseri viventi pieni d'occhi davanti e di dietro. Il primo vivente era simile a un leone, il secondo essere vivente aveva l'aspetto di un vitello, il terzo vivente aveva l'aspetto d'uomo, il quarto vivente era simile a un'aquila mentre vola (Ap, 4)
Al centro dell'arco è posta la figura di Cristo-Agnello, all'interno di un medaglione blu: egli è seduto su un trono, ai cui lati ci sono i sette candelabri, che l'Apocalisse identifica con le chiese dell'Asia - Efeso, Smirne, Pergamo, Tiatira, Sardi, Filadelfia e Laodicea - (Ap,1,20). Ai piedi del trono c'è un rotolo bianco attraversato da sette segni neri, il rotolo dei sette sugilli (Ap, 5,1). Completano la rappresentazione quattro angeli, quattro esseri viventi e ventiquattro vegliardi: tutte queste figure sono equamente distribuite nella parte destra e sinistra dell'arco absidale.
Gli angeli sono raffigurati in piedi, sopra delle piccole nubi. I quattro esseri viventi sono identificati con i quattro evangelisti: ciascuno infatti porta in mano un libro, il vangelo. A destra c'è l'aquila (Giovanni) ed il toro (Luca); a sinistra un uomo (Matteo) ed il leone (Marco). I vegliardi sono posti sotto gli evangelisti, dodici per parte, suddivisi in tre file di quattro personaggi: essi sono vestiti di bianco, e con le mani velate offrono a Cristo delle corone d'oro.
Arco trionfale:
Al centro dell'arco, all'interno di una cittadella stilizzata (la Gerusalemme celeste), sono raffigurati 21 personaggi. Al centro c'è Cristo con tunica rossa, affiancato da due angeli; al di sotto di questi, a sinistra le figure di Maria e Giovanni Battista, a destra santa Prassede.
Seguono i dodici apostoli, sei per lato. Alle estremità si trovano: a sinistra Mosè che tiene in mano una tavola con la scritta Lege (legge); a destra il profeta Elia che tende le braccia verso Cristo. Vicino ad Elia, vi è la raffigurazione di un angelo, con in mano un libro, simbolo dell'antico testamento, ed una canna (Colui che mi parlava aveva come misura una canna d’oro, per misurare la città, le sue porte e le sue mura, Ap 1, 15).
La cittadella ha due porte aperte, a destra e a sinistra, entrambe custodite da un angelo (Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno, poiché non vi sarà più notte, Ap 21, 25-26)
.
All'esterno della cittadella, su due ordini, sono rappresentati gli eletti di cui parla l'Apocalisse (7,4 e 14,1). Gli eletti dell'ordine superiore, sono suddivisi in due gruppi, a destra e a sinistra, entrambi guidati da un angelo con le ali alzate e che indica loro l'entrata della città: si possono riconoscere Pietro e Paolo (a destra), vescovi (con casula e pallio), martiri (con la corona), donne riccamente vestite, ufficiali (con la clamide). In particolare il corteo di sinistra è aperto dalle sante Pudenziana e Prassede seguite da una figura vestita di verde – un alto dignitario – e da una con il pallio, probabilmente un papa.
Nell'ordine inferiore sono raffigurati altri eletti, in modo indistinto, che agitano rami di palma (Apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’agnello, avvolti in vesti candide e portavano palme nelle mani Ap 7,9) .
Le basi dell'arco trionfale sono state modificate dal cardinale Carlo Borromeo (canonizzato da papa Paolo V nel 1610), che fu titolare della chiesa dal 1564 al 1584, per la costruzione di due edicole per la conservazione dei reliquiari; ciò ha comportato la distruzione della parte inferiore del mosaico.
Cappella di S.Zenone (16):
L'oratorio venne eretto da papa Pasquale I (817-824) come sacello funerario per la madre Teodora e dedicato al martire romano Zenone.
La decorazione esterna alla cappella si suddivide in due ordini. Nell'ordine inferiore è l'entrata dell'oratorio, composta da materiali di reimpiego, rimaneggiato nel corso dei secoli: l'architrave sorretto da due colonne con capitelli, le fasce marmoree che costituiscono gli stipiti della porta, l'urna cineraria sopra l’architrave.
L'ordine superiore è composto da una serie di decorazioni musive inquadrate dentro un rettangolo. Attorno alla finestra centrale sono disposte due serie di clipei. Nella prima serie, quella immediatamente attorno alla finestra, troviamo al centro l’immagine della Madonna col bambino, e vicino due santi; seguono otto figure di sante, quattro per parte. Nella seconda serie di clipei, abbiamo al centro la figura di Cristo con i dodici apostoli, sei per parte. Nei quattro angoli, abbiamo nella parte alta due figure di attribuzione incerta (forse Mosè ed Elia; nella parte inferiore altre due figure, eseguite nel XIX secolo, forse i papi Pasquale I ed Eugenio II, suo successore.
Nel corso dei secoli, all'unica entrata, che dava sulla navata destra della basilica di santa Prassede, furono aggiunte altre due porte per mettere in comunicazione il sacello con le cappelle del cardinale Coëtivy a sinistra (14) e della colonna della flagellazione a destra (17).
colonna della Flagellazione
In una nicchia, aperta sia sulla cappella di san Zenone che sulla navata destra, si conserva una colonna alta circa 63 cm e con un diametro che varia da 13 a 20 cm, che si ritiene sia stata la colonna alla quale Gesù abbia subito la flagellazione. Questa colonna fu portata a Roma da Gerusalemme dal cardinale Giovanni Colonna nel 1223. La colonna è inserita all'interno di una edicola-reliquiario in bronzo, eseguito nel 1898 su disegno di Duilio Cambellotti.
Ai quattro angoli dell'ambiente sono poste quattro colonne con capitelli dorati, che non hanno altra funzione se non quella di piedistallo ideale ai quattro angeli presenti nella volta, i quali a loro volta reggono un clipeo, al cui interno è raffigurato Cristo pantocratore.
volta
Nella parete di controfacciata è rappresentato un trono gemmato, con una croce dorata sul cuscino, e i santi apostoli Pietro e Paolo (etimasia).
controfacciata
La decorazione musiva della parete di sinistra è divisibile in tre parti:
nella parte superiore le figure intere delle sante Agnese, Pudenziana e Prassede, che, con le mani velate, presentano la corona del martirio;
nel sottostante intradosso dell'arco, abbiamo la rappresentazione della liberazione dagli inferi di Adamo ed Eva, ad opera di Gesù.
La decorazione della nicchia sottostante è suddivisa a sua volta in due parti: nella parte superiore è rappresentato l'Agnello-Cristo su un monte con due cervi che si dissetano ai quattro fiumi che ne sgorgano; nella parte inferiore i busti di Maria Vergine, le sante Prassede e Pudenziana, e Teodora, madre di papa Pasquale (con il nimbo quadrato, segno che era vivente al momento dell'esecuzione del mosaico).
La madre del papa è indicata inoltre con il titolo di episcopa. I sostenitori dell'ordinazione delle donne sottolineano che da un punto di vista linguistico episcopa è il femminile latino del greco episkopos (επίσκοπος), il termine biblico tradizionale per vescovo. Di conseguenza affermano che la Teodora dell'iscrizione è di fatto il Vescovo Teodora, dimostrazione dell'ordinazione delle donne nella chiesa cristiana del IX secolo.
I critici di questi argomenti sottolineano, tuttavia che la feminilizzazione dei termini clericali erano tradizionalmente associati alle mogli del clero. Presbytera e diakonissa sono ad esempio usate attualmente per indicare le mogli dei presbiteri e dei diaconi nella Chiesa ortodossa. Poiché la chiesa antica aveva vescovi sposati, il titolo di episcopa indica la moglie di un vescovo.
Di conseguenza nel caso della Teodora del IX secolo il titolo onorario di episcopa le fu dato a causa della posizione del figlio come Vescovo di Roma (1).
La parete di fronte all'entrata è la parete dell'altare. Anche qui troviamo diversi elementi:
nella parte superiore, sono le figure intere di Maria, madre di Gesù, e di san Giovanni Battista, in adorazione di Cristo (Deesis), qui rappresentato dalla luce che entra dalla finestra;
nella nicchia successiva è descritta la Trasfigurazione con le figure di Cristo con Mosè e Elia e i tre apostoli Pietro, Giovanni e Giacomo.
L’edicola lignea sottostante inquadra un mosaico di epoca successiva (1265-1285) raffigurante la Madonna ed il Bambino che reca un cartiglio con la scritta EGO SUM LUX. Ai lati S.Pudenziana e S.Prassede.
Infine, nella parete di destra troviamo le figure intere dell'evangelista Giovanni, con in mano il libro del Vangelo, e degli apostoli Andrea e Giacomo. Nella lunetta sottostante, i busti di Cristo benedicente e di due santi, di identificazione incerta (forse san Valentino e san Zenone. Secondo una versione infatti i resti di S.Valentino e S.Zenone – che sarebbero stati fratelli – inizialmente sepolti nelle
catacombe di S.Valentino ai piedi dei Monti Parioli, furono fatti traslare qui da papa Pasquale I (817-824) nel sacello da lui fatto costruire per accogliere le spoglie della propria madre Teodora e dedicato a S.Zenone)
Note:
(1) Sul tema dell'ordinazione delle donne vedi anche il
Sepolcro di donna Cerula in
Napoli bizantina.