San Niceta il Patrizio
Monastero di Gracanica, Kossovo, XIV secolo
San Niceta il Patrizio – noto anche come S.Niceta di Costantinopoli o S.Niceta di Paflagonia - nacque in Paflagonia nel 761-762 e fu castrato in giovane età. Ricevette una buona educazione ed all'età di diciassette anni (778 c.ca) fu mandato a Costantinopoli dove prese servizio a corte. Il suo operato fu notato dall'imperatrice madre – Irene l'ateniese – che nel 780 assunse la reggenza per conto del figlio Costantino VI. L'imperatrice, con cui secondo alcune fonti era anche imparentato, ne promosse la carriera. Elevato al rango di patrizio, Niceta fu quindi nominato strategos del tema di Sicilia nel 796-797, carica che ricoprì fino al 799. Poco o nulla si sa delle sue attività nel decennio successivo alla deposizione di Irene (802). L'agiografia riporta soltanto che, manifestato il desiderio di ritirarsi a vita monastica, ne fu impedito dal nuovo imperatore Niceforo I (802-811). Con l'avvento di Michele I Rangabe (811-813) potè prendere i voti monacali e l'imperatore gli affidò il monastero di Chrysonike (1) situato nei pressi della Porta Aurea. Niceta rimase igoumeno del monastero fino all'815 quando, nell'infuriare delle persecuzioni iconoclaste durante il regno di Leone V (813-820) preferì lasciare la capitale e trasferirsi in uno dei suoi suburbi. Accusato di nascondere un'icona, fu quindi posto agli arresti domiciliari.
Con la nuova recrudescenza delle persecuzioni iconoclaste sotto l'imperatore Teofilo (813-842) gli fu ordinato di scegliere tra accettare la comunione con il patriarca iconoclasta Antonio I Kassymatas (821-837) o prendere la via dell'esilio. Niceta scelse l'esilio e, recatosi in Bitinia seguito da un pugno di monaci, prese a vagare lungo le coste del Mar di Marmara per sottrarsi alle molestie dei funzionari iconoclasti. Si stabilì infine nel villaggio di Katesia dove fondò il monastero di Asomaton dove trascorse gli ultimi anni della sua vita. Morì l'8 ottobre dell'836.
Le fonti principali per la sua vita sono la sua agiografia e il Sinassario. L'agiografia fu originariamente scritta da un anonimo monaco del monastero da lui fondato, sulla base degli appunti lasciati dal nipote e discepolo di Niceta che portava il suo stesso nome e che alla sua morte gli successe nella carica di igoumeno.
Spesso San Niceta è identificato con il patrizio Niceta Monomachos che nel 796 prelevò una mano di santa Eufemia dall'omonima chiesa costantinopolitana dove riposavano i suoi resti e la portò in Sicilia dove a Siracusa eresse una chiesa a lei dedicata. Si tratterebbe in questo caso del primo antenato noto del futuro imperatore Costantino IX Monomachos (1042-1055). A volte è identificato anche con l'ammiraglio che nell'806-807 guidò la flotta bizantina alla riconquista della Dalmazia e di Venezia.
In Italia, dove nel Meridione si diffuse un culto devozionale del santo, il suo nome ricorre spesso corrotto nella forma di San Niceto o Aniceto.
Note:
(1) Il monastero di
Chrysonike (della Vittoria d'oro) è menzionato solo nel
Sinassario in relazione a San Niceta. Probabilmente doveva trovarsi
nei pressi della Porta Aurea, all'interno delle mura.