Chiese e villaggi bizantini di Pantalica
Pantalica (l’etimo deriva probabilmente dall’arabo buntarighah=grotte) è stato uno dei primi insediamenti dell’uomo nella Sicilia orientale, ospitando fino al 700 a.C. una prospera comunità autoctona che fu spazzata via dalla conquista greca. Di questa civiltà residuano nella valle circa cinquemila tombe a finestra.
Le tombe a finestra scavate nella roccia
Periodo bizantino
Il sito tornò ad essere abitato nell’VII sec., un indizio in tal senso è rappresentato dai solidi aurei ritrovati, che vanno da Maurizio Tiberio (582-602) a Costante II (641-668), quando i bizantini vi dislocarono una legione e ne fecero un estremo baluardo a fronte dell’avanzare degli arabi. Si distinguono tre piccoli villaggi raccolti attorno ad altrettanti centri religiosi.
1. Chiesa rupestre di S.Micidiario, anteriore all' 878, data della conquista araba della valle dell’Anapo.
Rappresenta il cuore religioso del villaggio più grande (circa 150 abitazioni), situato nei pressi della sella di Filiporto. Il nome della chiesa è sicuramente frutto di una corruzione dialettale.
La chiesa vera e propria consta di due vani: il vano A che ospita il presbiterium e il vano B che era riservato ai fedeli, separati da una cortina di roccia dove ancora si vedono gli attacchi per l’iconostasi.
Sulla ds. dell’iconostasi si notano i resti di una finestrella che lasciano supporre l’esistenza di una analoga sul lato opposto.
La parete orientale era interamente affrescata fino a 70 cm da terra. L’angelo con la lunga ala riprodotto qui sotto s’intravede in alto a sinistra dell’absidiola mentre al centro s'intravede la figura del Cristo Pantocrator.
Il Vano B presenta anch’esso un tetto a spiovente ed era interamente affrescato sulle pareti.
Sulla sinistra del piede dell’iconostasi si scorgono i resti del cantharus (la vasca per l’abluzione delle mani) sormontato da una nicchia.
Sulla parete di destra si apre la porta di comunicazione con il diakonikon (sagrestia)
Cantharus
porta di comunicazione con il diakonikon
Esternamente, a destra del diakonikon, si trova un’angusta tomba sicula che probabilmente serviva di abitazione al mendicante o penitente che viveva accanto alla chiesetta.
Vano D, la stanza del sacerdote
La cosiddetta stanza del sacerdote è un camerone (4,70x2,80 m) che comunica con il diakonikon. Presenta le pareti lavorate a colpi d’ascia, su una delle quali si notano scolpite due croci equilatere. Nell’angolo SO, un pertugio verticale munito di canaletto di scolo.
Abitazioni del villaggio di Filiporto
Ampia abitazione immediatamente nei pressi della chiesa di S.Micidiario denominata dall’Orsi “palazzo”
Abitazioni del villaggio di Filiporto
Ampia abitazione immediatamente nei pressi della chiesa di S.Micidiario denominata dall’Orsi “palazzo”
Altra abitazione
2. Chiesetta di S.Nicolicchio
E’ il centro religioso di un piccolo villaggio – appena una ventina di abitazioni – situato nei pressi della necropoli meridionale a circa 800 m dal precedente.
E’ costituita da un unico vano di forma irregolare.
Abside
Nella parete orientale si apre una nicchia absidale entro la quale è intagliato un altarino quadrato che è fiancheggiata a diverso livello da due nicchiette destinate probabilmente ad accogliere immagini sacre. Praticamente nulla è rimasto della decorazione a fresco.
Nella parete nord, segnatamente nel suo tratto incurvato, si distinguono 3 figure di santi accompagnati da scritte e incorniciati da riquadri rettangolari.
Sant'Elena (?)
Per quanto questo affresco sia maggiormente danneggiato del precedente, S.Stefano può essere identificato dall'epigrafe che lo sormonta e che è ancora chiaramente leggibile. L'Orsi interpretò l'epigrafe come iscrizione dedicatoria del donatore.
Indicata come C nella pianta, la vasca per l’abluzione delle mani.
Come nel caso di S. Micidiario, accanto alla chiesa si nota una tomba sicula successivamente utilizzata da un penitente come abitazione.