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venerdì 16 giugno 2023

Chiesa del Cristo Pephaneromenos

 Chiesa del Cristo Pephaneromenos



Circa 60 metri a nord dell' Incili Kosk (1), integrata nelle mura marittime che danno sul Mar di Marmara, spicca la facciata di un edificio che presenta un grande arco centrale, tamponato in un'epoca successiva lasciando aperti un ingresso e una finestra sovrastante entrambi coronati da un arco. L'arco centrale è fiancheggiato da due ingressi laterali. 

 a sn. i resti delle sostruzioni dell'Incili kiosk, a ds. la facciata dell'ipotetico edificio religioso inserita nelle mura marittime

La facciata si presenta movimentata da nicchie e decorazioni a mattone. All'interno lo spazio è suddiviso in una navata centrale separata dalle due laterali da due archi impostati su un pilastro centrale e due semipilastri addossati alle mura perimetrali.


L'edificio è stato a lungo identificato come parte del monastero di Cristo Filantropo, la ricerca attuale tende invece ad identificarlo con la chiesa del Cristo Soter Πεφανερωμένος (manifestato) (2) che compare nelle fonti solo molto tardi in età paleologa.

Le informazioni contenute nel typikon del monastero di Cristo Filantropo con l'annesso convento femminile dedicato alla Vergine Kecharitomene – fatti costruire rispettivamente da Alessio I Comneno (1081-1118) che vi si fece anche tumulare e dalla moglie Irene Dukaina – collocano infatti il complesso sulla costa del quinto colle, vicino alla cisterna di Aspar, ovverosia in una zona del tutto diversa (3).
I pellegrini russi – in particolare un anonimo del XIV secolo ed il diacono Zosimo che visitò Costantinopoli tra il 1419 ed il 1422 – descrivono invece una fonte miracolosa che si trovava al di sotto di una chiesa lungo la riva del Mar di Marmara, nei pressi della chiesa di San Giorgio ai Mangani.
Anche Marco Eugenico (1392-1444) in un inno racconta che l'imperatore Giovanni VIII per curare i suoi reumatismi si recò ad una fonte che si trovava in “una chiesa dedicata al Cristo Soter vicino al monastero di san Giorgio ai Mangani". La chiave di lettura definitiva per l'identificazione dell'edificio si trova in un breve trattato teologico di Gennadio Scolario – Sulla Divina predestinazione – dove è descritto un incontro tra Giovanni VIII e Marco Eugenico che ha luogo nella chiesa del Cristo Pephaneromenos, sita in vicinanza del monastero dei Mangani.

E' dibattuta anche la datazione dell'edificio. La presenza della muratura “a mattone arretrato”, in area costantinopolitana, secondo M.de Zulueta, dovrebbe indicare l'XI-XII secolo, mentre le variegate decorazioni a mattone somiglierebbero più a quelle della chiesa costantinopolitana del Cristo Pantepoptes (1096-1097) e della Nea Moni di Chios (1042-1055) - che fu comunque edificata quasi sicuramente da maestranze costantinopolitane - che non a quelle di età paleologa della chiesa meridionale di Costantino Lips (seconda metà del XIII sec.). Seguendo questa datazione l'autore, giunge ad ipotizzare che, originariamente, la struttura – anziché appartenere ad un edificio religioso - rappresentasse l'ingresso dal mare al palazzo dei Mangani, fatto aprire da Costantino IX Monomaco (1042-1055) e vistosamente ridotto di ampiezza in epoca paleologa per ragioni militari.


particolare della decorazione a mattoni

particolare della decorazione della chiesa del Cristo Pantepoptes


Note:

(1) L'Incili kosk (chiosco delle perle) fu fatto erigere dal Gran Visir Sinan Pasha tra il 1589 ed il 1591 come dono per il sultano Murad III. Demolito nel 1871 per far posto alla strada ferrata, ne rimangono visibili oggi solo le sottostrutture.



(2) L'epiteto "pephaneromenos" sarebbe dovuto al fatto che la chiesa fu eretta nel punto dove era miracolosamente apparsa un'immagine del Cristo (Stefano di Novgorod).

(3) E' stata anche ipotizzata l'esistenza di un secondo monastero dedicato al Cristo Filantropo, fondato da Irene Choumnaina nel 1307 - figlia di Niceforo Choumnas che fu per quindici anni mesazon di Andronico II - in cui identificare l'edificio inserito nelle mura del Mar di Marmara e in cui si sarebbe trovata la fonte miracolosa. Ma tutti i pellegrini russi che riferiscono di questo aghiasma lo collocano in prossimità di una chiesa dedicata al Cristo Salvatore e non aggiungono mai l'epiteto di “filantropo”, né parlano di un monastero. Oltracciò il typikon del monastero fondato da Irene Choumnaina – peraltro conservatosi in maniera frammentaria – presenta forti similitudini con quello del monastero di fondazione comnena, tali da far pensare che si tratti della stessa fondazione che fu restaurata e ristrutturata, anziché costruita ex novo, dalla figlia del mesazon di Andronico II.

 

Bibliografia:  

N. Melvani, The duplication of the double monastery of Christ Philanthropos in Constantinople, Revue des études byzantines, Année 2016, 74, pp. 361-384 

M.de Zulueta, A Grand Entrance or The Facade and Crypt of a Church in the Marmara Sea Walls at Istanbul?, Revue des études byzantines Année 2000, 58, pp. 253-267







venerdì 2 giugno 2023

L' usurpatore di Emanuele Rizzardi

 Emanuele Rizzardi, L'usurpatore, Byzantion, 2022
Il romanzo racconta le gesta di Alessio Filantropeno, il Belisario dei Paleologhi che nel 1293-1295, su mandato di Andronico II, con una fortunata campagna recuperò temporaneamente all'impero molte delle provincie asiatiche occupate dai turchi.

Il libro si può acquistare 

Personaggi storici che compaiono nel romanzo

Teodoro Paleologo: secondogenito di Michele VIII Paleologo e Teodora Dukaina Vatatzina e quindi fratello minore dell'imperatore Andronico II, ricoprì la carica di governatore di Ninfeo e successivamente di Efeso.

Libadario: protovestiario fedelissimo di Andronico che gli affidò il comando del thema di Bythinia, Nel romanzo è indicato semplicemente come governatore di Nicea.

Costantino Paleologo: terzogenito di Michele VIII Paleologo e Teodora Dukaina Vatatzina. Nato a Costantinopoli nel 1261 pochi mesi dopo la riconquista della città, era il primo figlio di Michele VIII nato nella Porphyra – la stanza del palazzo imperiale interamente rivestita di porfido purpureo destinata al parto delle imperatrici - e poteva a buon diritto fregiarsi del titolo di porfirogenito. Nel 1280 combattè contro i serbi in Macedonia e successivamente venne inviato in Asia minore dove ripulì la valle del Meandro dai pirati turchi che l'infestavano. Tra il 1285 ed il 1288 sposò Irene Rauleina da cui ebbe un unico figlio di nome Giovanni. Nel 1293, mentre regnava il fratello Andronico II (1282-1328), fu accusato di cospirare contro l'imperatore e arrestato nel suo quartier generale a Ninfeo. Processato e condannato fu condotto a Costantinopoli in catene. In seguito prese i voti monacali con il nome di Atanasio, morì a Costantinopoli nel 1306 e fu sepolto nel monastero di Costantino Lips. Il Palazzo del porfirogenito (Tekfur saray) che ancora si vede a Costantinopoli deve a lui questo nome e al suo patronato si deve anche il restauro del monastero di Studion.

Theoleptus: originario di Nicea, si fece monaco nel 1275 ritirandosi nella comunità del Monte Athos. Su posizioni mistiche, tanto che Gregorio Palamas lo considerò un precursore della dottrina esicasta, avversò fieramente l'unione delle chiese sancita dal Concilio di Lione (1274) e per questo fu fatto imprigionare da Michele VIII. Fu in seguito liberato da Andronico II che rovesciò la politica ecclesiastica del padre - nel 1285 convocò infatti il Concilio delle Blachernae che ripudiò l'unione delle chiese - e nominato metropolita di Filadelfia (1283), carica che ricoprì – prendendo sempre parte attiva alla vita cittadina come nel caso degli attacchi turchi - fino alla sua morte (1322). Fu a lungo consigliere spirituale di Irene Choumnaina, tanto che le sue posizioni teologiche sono oggi note soprattutto grazie alla loro corrispondenza epistolare.

Niceforo Choumnos: Nato tra il 1250 ed il 1255 in una famiglia che aveva già dato all'impero funzionari di alto rango, ricoprì la carica di mesazon sotto Andronico II dal 1294 al 1305.

Nel 1303 rafforzò i suoi legami con la casa regnante facendo sposare la figlia Irene col terzogenito di Andronico, il despota Giovanni Paleologo. Ciònonostante due anni dopo fu rimosso dalla carica di Mesazon e sostituito con Teodoro Metochite, suo acerrimo rivale. In undici anni di governo aveva comunque accumulato un'immensa fortuna, frutto di tangenti e della vendita delle cariche pubbliche.
Nel 1309-1310 fu governatore di Tessalonica poi uscì definitivamente dalla vita pubblica. Ritiratosi a vita monastica con il nome di Nataniele nel 1326, morì poco dopo nel monastero costantinopolitano di Cristo Filantropo.

Irene Choumnaina: Figlia di Niceforo nacque tra il 1290 e il 1291 e sposò giovanissima (1303) il terzogenito di Andronico II, Giovanni Paleologo, che morì dopo appena quattro anni di matrimonio. Rimasta vedova prese i voti monacali con il nome di Eulogia e restaurò a Costantinopoli il monastero di Cristo Filantropo (1308) che diresse fino alla sua morte (1360).  Nel romanzo, con una licenza forse un po' troppo ardita, è a capo dell'aristocrazia fondiaria che – vessata dalle tasse introdotte da Andronico II – fiancheggiò il tentativo di usurpazione (piuttosto improbabile per la figlia del primo ministro nonché nuora dell'imperatore, a parte l'incongruenza anagrafica).

Giorgio Pachimere: Nato a Nicea, dove il padre si era rifugiato dopo la conquista crociata di Costantinopoli, nel 1242. Rientrato a Costantinopoli dopo la riconquista intraprese la carriera ecclesiastica. Studiò legge e ricoprì l'importante carica di presidente della corte suprema. La sua opera storica si pone in continuazione di quella di Giorgio Akropolita e tratta gli eventi relativi ai regni di Michele VIII e Andronico II di cui costituisce una delle principali fonti primarie. Favorevole in linea di massima al Filantropeno di cui narra dettagliatamente le gesta fuorché nel caso della ribellione. Nel romanzo Andronico gli affida le negoziazioni con il Filantropeno.

Osman: è il capostipite della dinastia ottomana ma la sua figura storica ha contorni incerti, spesso avvolti nel mito dalla storiografia ottomana. Nato intorno alla metà del secolo, divenne bey della sua tribù attorno al 1280 grazie anche al matrimonio con la figlia di un capo religioso, Edebali. Dal sultano selgiuchide gli fu concessa la città di Sogut ed il territorio circostante a ridosso della frontiera con la provincia bizantina di Bithinia che prese a razziare con regolarità.

Il primo evento della sua biografia databile con certezza è la battaglia di Bafeo (1306), in cui sconfisse l'esercito comandato da Giorgio Muzalon che Andronico II gli aveva mandato contro.
Le sue fila furono ingrossate dai turchi che fuggivano davanti alle orde mongole che arrivavano da est ed egli cominciò a estendere i territori sotto il su controllo a scapito della Bithinia bizantina. Con l'intento d'indebolire a suo vantaggio il sultanato selgiuchide - come in effetti fu in realtà (nel 1299 dichiarò l'indipendenza del suo piccolo regno dal sultanato) - nel romanzo comanda gli ausiliari turchi che combattono a fianco del Filantropeno.

Orhan I: figlio primogenito di Osman, successe al padre alla sua morte (1326) portando a termine l'assedio di Bursa intrapreso dal padre ben nove anni prima. Nel 1327 occupò Nicea e nel 1329 sconfisse Andronico III e l'allora gran domestikos Giovanni Cantecuzeno a Pelekanon, mentre cercavano con un esercito di 4.000 uomini di liberare la città. Nicomedia cadde definitivamente nel 1337, ma a quel punto – annesso il beilicato di Karasi – Orhan era già padrone di tutta l'Anatolia nordoccidentale dove, in mano bizantina, restavano soltanto poche, isolate città costiere (come Amastris/Amasra). Nel romanzo è un giovinetto che il padre manda presso il Filantropeno per imparare l'arte della guerra.


La situazione in Asia prima della campagna di Alessio Filantropeno

L'itinerario seguito dal Filantropeno durante la campagna

Città descritte nel romanzo

Ninfeo (Kemalpasa): situata 30 km. ad est di Smirne, durante l'esilio niceno divenne la residenza invernale dell'imperatore e della corte. Il suo nome è legato al trattato qui firmato da Michele VIII Paleologo e la Repubblica di Genova il 13 marzo 1261, con cui l'imperatore faceva concessioni territoriali e garantiva agevolazioni commerciali ai genovesi in cambio dell'appoggio navale nella riconquista di Costantinopoli. Qui il Filantropeno stabilì il suo quartier generale. Fu definitivamente conquistata dai turchi nel 1315.

Palazzo dei Lascaridi, XIII sec.
Ninfeo

Vecchio Castello (Palaiokastron): era un'antica fortezza, eretta sulle rovine della città di Hadrianutherae, fondata da Adriano nel 124, a metà circa della strada che da Cizico conduceva a Pergamo. In epoca bizantina il vecchio castello, persa ogni importanza strategica, era stato usato come residenza per le battute di caccia all'orso ed infine, abbandonato del tutto, era progressivamente andato in rovina. Il nome attuale della cittadina sorta nelle sue vicinanze è infatti Balikesir, che in turco vuol dire letteralmente “castello in rovina”.

Tralle (Aydin): antica città nella valle del Meandro, fu quasi completamente distrutta da un violento terremoto nel 27 a.C. Ricostruita da Augusto e rinominata Caesarea (ma questo nome già nel I secolo era caduto in disuso). Conquistata una prima volta dai Turchi già nel 1071, fu ripresa da Alessio I Comneno sul finire del secolo. Semi abbandonata ed in rovina fu ricostruita da Andronico II nel 1278 con il nome di Andronikopolis e l'idea di farne un baluardo contro i turchi. E' famosa per
aver dato i natali ad Antemio, uno dei due progettisti della Santa Sofia giustinianea.

Resti del complesso terme/ginnasio, IV secolo.
Tralle

Nysa: sorgeva anch'essa nella valle del Meandro, a metà strada tra Tralle e Antiochia sul Meandro. Secondo la leggenda prenderebbe il nome da quello di una delle mogli di Antioco I Soter, il sovrano seleucide che la fondò nel III secolo a.C. Fu sede vescovile almeno fino alla fine del IX secolo. Alcuni tratti superstiti della cinta muraria sono di età bizantina e fanno pensare ad un tentativo di assicurarle protezione. Caduta in mano ai turchi sul finire del XIII secolo, fu definitamente abbandonata dopo il sacco di Tamerlano del 1402.

Biblioteca, II secolo.
Nysa

Philadelphia (Alasehir): fu fondata nel 189 a.C dal re di Pergamo Eumene II in onore del fratello – il futuro re Attalo II – che, per la sua lealtà, si era meritato il soprannome di “filadelfo”. Nel 129 a.C. passò ai Romani insieme a tutto il regno come da volontà testamentaria del suo ultimo re, Attalo III.

In epoca bizantina godette di grande prosperità tanto da meritarsi il titolo di “piccola Atene”. La fondazione della basilica di San Giovanni Evangelista, i cui resti imponenti sono ancora visibili, risale al VI secolo. Dall'XI secolo divenne la sede del comandante del thema di Thrakesion e fu l'ultima città bizantina dell'Asia minore ad essere conquistata dai turchi (1390).  


Resti delle mura 
Philadelphia