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giovedì 23 giugno 2016

chiesa di San Giovanni Battista in Collachium, Rodi città

Chiesa di San Giovanni Battista in Collachium

Resti della chiesa di San Giovanni Battista in Collachium

Convertita in moschea dopo la caduta della città, la chiesa conventuale giovannita dedicata a San Giovanni Battista, costruita tra il 1310 ed il 1314 nel punto più alto del Collachium (1), nei pressi del Palazzo del Gran Maestro, fu completamente distrutta nel 1856, quando un fulmine colpì la santabarbara che i turchi avevano nascosto nei suoi sotterranei. Presentava una pianta basilicale a tre navate con copertura a capriate sulla nave e volte innervate da costoloni sul transetto e sull’abside.

Interno
da B.E. Rottiers, Description des Monumens de Rhodes, Bruxelles, 1828

Possiamo farcene un'idea grazie ai pochi resti ancora visibili e soprattutto alle incisioni realizzate dal viaggiatore belga Bernard Eugene Rottiers (2) che la visitò nel 1824 (B.E. Rottiers, Description des Monumens de Rhodes, Bruxelles, 1828). Sulla base di queste informazioni tra il 1924 ed il 1925 fu ricostruita nella città nuova su progetto degli architetti Florestano Di Fausto e Rodolfo Petracco.

Facciata occidentale
 
Chiesa di San Giovanni Battista, 1924-1925 (3)
 
 
 
 
 Gran parte dei diciannove Gran Maestri e dei dignitari che diressero l'Ordine giovannita durante il periodo rodiota (1307-1522) furono tumulati nella chiesa di San Giovanni.
Nel 1876, dopo la distruzione della chiesa, il conservatore del museo di Cluny riuscì ad acquistare alcuni frammenti dei monumenti sepolcrali.
 
 
Deodato di Gozon (1356-1353): è stata recuperata la lastra frontale di un sarcofago, a sinistra si notano le armi dell'Ordine, a destra quelle del GM.


Pierre de Cornellian (1353-1355): il suo sarcofago di marmo bianco fu ritrovato, riconvertito in fontana, da Sommi Picenardi nel 1893 ed è oggi esposto nella corte dell'Ospedale nuovo dei cavalieri a Rodi (cfr. scheda Rodi città). Il coperchio originale (in loco si trova attualmente una copia), su cui è scolpita l'immagine del GM, fu invece venduto al Museo di Cluny nel 1876 dove ancora si trova.
 
 
Al centro dei due lati lunghi del sarcofago sono scolpite le armi del GM (tre corvi in una banda diagonale), fiancheggiate a destra e sinistra dalle armi dell'Ordine.


Roberto di Juilly (1374-1376): il suo sarcofago, riconvertito anch'esso dai turchi in fontana per le abluzioni, fu identificato da Rottiers nei pressi di una moschea. Fu acquistato anch'esso dal Museo di Cluny dove ancora si trova. Lungo il bordo inferiore sono visibili i fori praticati dai musulmani per applicarvi i rubinetti. Al centro le armi del GM, ai lati quelle dell'Ordine.


Jaques de Milly (1454-1461): nel Museo di Cluny si conserva la sua pietra tombale. La figura del GM è raffigurata in abiti conventuali e con in mano un rosario all'interno di una nicchia gotica.
Sul bordo della pietra è inoltre scolpita un'epigrafe che riferisce l'inumazione nella stessa tomba di un principe della casa di Sabaudia Antiochia del cui nome è nota unicamente l' iniziale "H" e morto all'età di soli quattro mesi nel 1464 (tre anni dopo il GM). La notizia della morte di questo figlio durante il soggiorno a Rodi della regina Carlotta di Cipro è riportata anche in una lettera della regina al marito Luigi di Savoia.


Giovanni Battista Orsini (1467-1476): all'epoca della visita di Rottiers il suo sarcofago già non si trovava più nella chiesa ed era stato anch'esso trasformato in fontana come attestato dai tre formai praticati lungo il bordo inferiore. Sul lato lungo presenta a destra le armi del GM e a sinistra quelle dell'Ordine. Si trova attualmente nel Museo di Cluny. 

Fabrizio del Carretto (1513-1521): fu l'ultimo GM ad essere seppellito nella cattedrale rodiota. Rottiers trovò il suo sepolcro praticamente intatto sotto i tappeti che lo ricoprivano e ne pubblicò il seguente disegno schematico:


Ai quattro angoli della pietra tombale vera e propria si nota un teschio sovrapposto a due tibie incrociate che sembra essere la prima testimonianza di un simbolo che ricorrerà molto frequentemente nelle sepolture maltesi dei cavalieri del XVI e XVII sec.
 
Note:
 
(1) Il quartiere settentrionale della città riservato ai Cavalieri di San Giovanni.
 
(2) Il colonnello Rottiers compì il suo viaggio in compagnia del disegnatore Pierre-Joseph Witdoeck che realizzò materialmente le incisioni.
(3) Nel 1947, con il ritorno di Rodi alla Grecia, la chiesa, convertita al culto greco-ortodosso ed elevata a sede del metropolita, la chiesa venne ridedicata all'Annunciazione.

sabato 4 giugno 2016

Simonide Paleologina

Simonide Paleologina

Simonide Paleologina, figlia di Andronico II e Irene di Monferrato, nacque a Costantinopoli presumibilmente nel 1294. Nel 1299, all'età di soli cinque anni, al termine di una complessa trattativa matrimoniale condotta dal gran logoteta Teodoro Metochite, fu data in sposa al quasi cinquantenne re di Serbia Stefano Uros II Milutin. Con questo matrimonio l'imperatore intendeva disinnescare le potenziali mire espansionistiche del re serbo.

Simonide Paleologina, 1320-1322
Monastero di Gracanica

Secondo alcune fonti (cfr. Niceforo Gregoras, Storia dei romei) Milutin non attese la maturità di Simonide per consumare il matrimonio e la violentò all'età di otto anni (1), provocandole danni irreparabili all'apparato riproduttivo e rendendola sterile.
Quando la madre Irene morì nel 1317, Simonide si recò a Costantinopoli per le esequie, dopo le quali manifestò l'intenzione di monacarsi e non rientrare più in Serbia. Ed in abiti monacali si presentò agli uomini di Milutin che erano venuti a riprenderla. Simonide si decise a raggiungere il marito soltanto dopo che questi minacciò di muovere guerra se non fosse rientrata.

Stefano Uros II Milutin, 1320-1322
Monastero di Gracanica

Tra lo stupore della corte, quando Milutin si ammalò Simonide rimase costantemente al suo fianco, assistendolo fino alla morte che avvenne il 19 ottobre del 1321. Dieci giorni dopo Simonide era già a Costantinopoli ed entrava nel monastero di Sant'Andrea in Crisi. Da questo momento scompare praticamente quasi del tutto dalle fonti. Figura infatti soltanto in un documento del 1336 come membro, insieme ad altre personalità civili ed ecclesistiche, di un comitato incaricato di preseguire i responsabili di una congiura. Morì probabilmente intorno al 1345.
Durante il periodo in cui fu regina di Serbia (1299-1321) Simonide fondò insieme al marito numerose chiese, monasteri ed ospedali sia in patria (cfr. il monastero di Gracanica vicino Pristina in Kossovo) che fuori dai confini nazionali (cfr. la chiesa di san Nicola Orfano a Tessalonica).

Note:

(1) Secondo le leggi dell'epoca Milutin avrebbe dovuto attendere che la moglie compisse i 12 anni prima di consumare il matrimonio.