A partire dal IV secolo e fino al 1309 (quando papa Clemente V trasferì la sede ufficiale del Papato ad Avignone, dove rimase fino al 1376) i papi risiedettero nel Patriarchio, il palazzo patriarcale che era addossato al fianco meridionale della basilica lateranense.
Da un primo nucleo costituito da una domus patrizia, la residenza papale fu progressivamente estesa ed arricchita dagli interventi promossi da diversi pontefici.
Papa Leone III (795-816), in particolare, vi fece costruire due triclini celebrati nelle fonti per la loro ricchezza e magnificenza. Il primo era il cosiddetto Triclinio accubitario - che in epoca successiva prenderà il nome di Sala del Concilio – ed era costituito da una enorme sala rettangolare (m 68 x 15,37), con cinque nicchie su ognuno dei lati lunghi e un nicchione sul lato di fondo (1). Nelle nicchie erano collocati letti semicircolari (accubita, donde il nome originario del triclinio) perché all'epoca nei pranzi ufficiali si mangiava ancora sdraiati secondo l'uso romano.
Aveva una copertura lignea a capriate e un apparato decorativo sfarzoso: pavimento in marmi policromi, al centro una fontana con una conca di porfido, affreschi nelle dieci nicchie laterali e mosaici su quella di fondo.
L'altro, definito Triclinium maiorem, era di forma rettangolare, con un'esedra sul lato di fondo e altre due che si aprivano al centro dei lati lunghi. Era anch'esso decorato in maniera sfarzosa: pareti e pavimento rivestiti di marmo, colonne di porfido, le esedre laterali ornate da affreschi e quella centrale a mosaico.
Cesare Rasponi, Pianta del complesso lateranense, 1657
(1.Basilica di San Giovanni; 2.Triclinio accubitario; 3.Triclinium maiorem)
Nel 1585, quando l'architetto Domenico Fontana su incarico di papa Sisto V demolì l'antico palazzo papale per cotruire il nuovo Palazzo Apostolico attualmente visibile, l'esedra centrale del triclinio con il suo mosaico venne risparmiata. Era ancora in piedi agli inizi del XVII secolo, quando il cardinale Francesco Barberini la fece restaurare. Agli inizi del XVIII secolo, quando si tentò di spostarla per darle un'altra collocazione, andò in mille pezzi, così nel 1743 papa Benedetto XIV (1740-1758) - il cui stemma campeggia al centro del frontone - commissionò all'architetto Ferdinando Fuga la realizzazione della “copia” dell'esedra attualmente visibile che ospita nel catino e nell'arco trionfale solo pochi frammenti del mosaico originale (2), ampiamente integrati da interventi di restauro successivi (è quasi tutto frutto del rifacimento settecentesco) che comunque mantennero lo schema iconografico dell'originale.
Al centro del catino è posto il Cristo benedicente circondato dagli Apostoli, con in mano il Vangelo aperto su cui è scritto pax vobis.
Nell’estradosso dell’arcone, a sinistra, si trova Cristo in trono che dona le chiavi a papa Silvestro e il labaro, insegna del potere imperiale, a Costantino;
a destra, invece, San Pietro in trono porge il pallio a Leone III e il vessillo a Carlo Magno.
Molto probabilmente il mosaico originale venne realizzato in occasione dell'incoronazione ad imperatore di Carlo Magno ad opera di papa Leone III il 25 dicembre dell'800.
Note:
(1) Secondo alcuni storici, questo triclinio era stato realizzato per volere del papa su modello di quello detto dei diciannove letti che si trovava nel palazzo imperiale di Dafne a Costantinopoli.
(2) Parte del mosaico originale è attualmente conservata nella Biblioteca Apostolica Vaticana.