La Cuba sottana (dall'arabo Qubba, "cupola") fu costruita nel 1180 per il re Guglielmo II d'Altavilla (1166-1189), al centro dell'ampio parco del Genoardo - dall'arabo gennet-ol-ardh, “paradiso in terra” - il parco reale voluto da Ruggero II d'Altavilla (1130-1154).
Il Genoardo comprendeva al suo interno
anche la Cuba soprana e la Cubula (piccola cuba), e
faceva parte dei Sollazzi Regi, un circuito di splendidi
palazzi della corte normanna situati intorno a Palermo.
L'uso
originale della Cuba era di padiglione di delizie, ossia di un luogo
in cui il re e la sua corte potevano trascorrere ore piacevoli al
fresco delle fontane e dei giardini di agrumi, riposandosi nelle ore
diurne o assistendo a feste e cerimonie alla sera. La Cuba sottana,
appare oggi di proporzioni turriformi abbastanza sgraziate. La
spiegazione è semplice. Era originariamente circondata da un bacino
artificiale profondo quasi due metri e mezzo. L'apertura più grande,
sul fronte settentrionale, si affacciava sull'acqua ad un'altezza
oggi inspiegabile.
L'originaria collocazione della Cuba all'interno di una bacino artificiale
Le notizie sul committente e sulla data
sono riportate nell'epigrafe posta sul muretto d'attico
dell'edificio. La parte più importante, quella sul committente, era
dispersa e fu ritrovata nel 1849 da Michele Amari, scavando ai piedi della
Cuba.. La parte dell'epigrafe ritrovata dall'Amari, esposta in una
sala a lato, recita: "[Nel] nome di Dio clemente e
misericordioso. Bada qui, fermati e mira! Vedrai l'egregia stanza
dell'egregio tra i re di tutta la terra Guglielmo II re cristiano.
Non v'ha castello che sia degno di lui. ... Sia lode perenne a Dio.
Lo mantenga ricolmo e gli dia benefici per tutta la vita".
Il fatto straordinario di questa
epigrafe, che dimostra la tolleranza e l'apertura della corte
normanna, è la lingua in cui è scritta: arabo fatimide in caratteri
cufici. Dunque pur riferendosi ad un re cristiano l'iscrizione è in
arabo.
La parte dell'epigrafe in caratteri cufici ritrovata da Michele Amari
Nei secoli successivi, la Cuba fu
destinata agli usi più vari. Il lago fu prosciugato e sulle rive
furono costruiti dei padiglioni, usati come lazzaretti dal 1576 al
1621.
In seguito svolse la funzione di
caserma per una compagnia di mercenari borgognoni e divenne infine
proprietà dello Stato italiano nel 1921. Negli anni '80 comincia il
restauro che riporta alla luce le strutture del XII secolo.
Nella Cuba viene infine imprigionata
Restituta, protagonista della sesta novella della quinta giornata del Decamerone di Giovanni Boccaccio, ambientata all'epoca del re di
Sicilia Federico II (III, secondo altra numerazione) d'Aragona (1295-1337).
Dall'esterno, l’edificio si presenta
in forma rettangolare, lungo 31,15 metri e largo 16,80. Al centro di
ogni lato sporgono quattro corpi a forma di torre. Il corpo più
sporgente costituiva l'unico accesso al palazzo dalla terraferma. I
muri esterni sono ornati con arcate ogivali. Nella parte inferiore si
aprono alcune finestre separate da pilastrini in muratura.
I muri spessi e le poche finestre erano
dovuti ad esigenze climatiche, offrendo maggiore resistenza al calore
del sole. Inoltre, la maggior superficie di finestre aperte era sul
lato nord-orientale, perché meglio disposte a ricevere i venti
freschi provenienti dal mare, temperati ed anche umidificati dalle
acque del bacino circostante.
Dall'entrata si accede
ad un locale a pianta quadrata delimitato da alte nicchie a sesto
acuto che danno all'insieme l'aspetto di una fortezza. Da questo
locale si accede ad un ampio spazio quadrato aperto da un alto arco
trionfale che immette al terzo ed ultimo spazio rettangolare che
doveva costituire la sala del trono. Lo spazio centrale, dove si
trova un impluvium
e dove sono state trovate le fondamenta di quattro colonne angolari,
doveva essere aperto e circondato da un percorso coperto perimetrale.
L'interno della Cuba era infatti
originariamente diviso in tre ambienti allineati e comunicanti tra
loro. La sala centrale era inoltre abbellita da
decorazioni a muqarnas, delle quali ne rimane soltanto una.
La Cubula
La Cubula (detta anche “Piccola
Cuba”) è un piccolo edificio a pianta quadrata (6x6m) e forma
cubica, traforato su ogni lato da archi a sesto acuto decorati con
fasce bugnate e sormontato da una cupola emisferica in stile
arabo-normanno nel tipico colore rosato (peraltro accentuato dal
restauro ottecentesco). E' l'unico superstite della serie di
chioschetti che punteggiavano il Parco del Genoardo.
Il padiglione, realizzato nel 1184
molto probabilmente da architetti fatimidi, si trova dove un tempo
scorrevano le acque che alimentavano il lago Alberira ed era
anch'esso situato all'interno del Parco del Genoardo, probabilmente
collegata da una peschiera alla Cuba soprana (inglobata nel XVII
secolo nella villa fatta costruire dal nuovo proprietario Carlo Di
Napoli).Per la sua particolare ubicazione, così immersa nel verde, la Cubula veniva spesso usata come luogo di riposo dal sovrano e dai suoi ospiti. Il particolare edificio in pietra tagliata a conci regolari, con i suoi archi ogivali a tre ghiere leggermente incassate, di cui quella centrale con un caratteristico motivo a rilievo, ricorda per questo aspetto alcune chiese palermitane come, ad esempio, quella della Magione. Lo stesso motivo si ritrova inoltre nel frontone della Cattedrale e nel campanile della Martorana.
Oggi la Piccola Cuba si trova all'interno del giardino di Villa Napoli e non è visitabile (si vede abbastanza bene però da via Zancla).