Il mosaico pavimentale della
cattedrale idruntina di Santa Maria dell'Annunziata si deve
all'iniziativa di Gionata, arcivescovo di Otranto dal 1163 al 1195, e
fu realizzato da Pantaleone (il cui nome appare nella parte inferiore
del mosaico in corrispondenza dell'entrata principale della
cattedrale), monaco pittore dell'abbazia di Casole, tra il 1165 ed il
1166.
Il mosaico originario
ricopre interamente il pavimento della navata centrale e di quelle
laterali in corrispondenza del transetto occupando complessivamente
un'area di oltre 600 mq., le rimanenti parti risalgono invece al XIX
secolo.Viene qui descritta la superficie musiva che si trova nella navata sinistra, premettendo che alcune percettibili differenze di stile (le linee di contorno appaiono più rigide, piatte e incerte le figure, prive di quelle vibrazioni di colore che caratterizzano il mosaico della navata centrale) hanno fatto ipotizzare ad alcuni critici l'ntervento di una mano diversa da quella di Pantaleone se non addirittura una sua realizzazione in epoca successiva.
Il tema raffigurato è usualmente identificato come una rappresentazione del Giudizio Universale, che appare però priva della sua figura principale, quella del Cristo Giudice assiso in trono nella gloria dei cieli. Anche qui, come nella navata centrale, un tronco d'albero, le cui radici affondano nella groppa di un toro, partisce in due la superficie musiva per tutta la sua lunghezza: a destra dell'albero è raffigurato l'Inferno ed a sinistra il Paradiso.
Ad eccezione di un passo del Vangelo di Matteo (XII, 40) - in cui Gesù dice Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra - non c'è altra traccia nei sinottici della Discesa agli Inferi.
Nell'iconografia bizantina lo svolgimento di questo tema, detto dell'Anastasis, segue usualmente la descrizione dell'episodio tratta dal Vangelo di Nicodemo. Cristo, all'interno di una mandorla, solleva per i polsi i Progenitori per condurli in Paradiso. Ai suoi piedi le porte bronzee dell'Ade divelte si dispongono in croce. A volte compare la figura di Satana vinto e incatenato come nella narrazione del Vangelo di Nicodemo:
Ed ecco il Signore Gesù
Cristo venire nello splendore di una luce eccelsa, mansueto, grande
ed umile, portando in mano una catena: la avvinse al collo di Satana,
gli legò le mani dietro la schiena, lo scaraventò all'indietro nel
Tartaro e gli mise il suo santo piede sulla gola, dicendogli: "Per
tutti i secoli hai fatto tanti mali, non ti sei arrestato in alcun
modo. Oggi ti affido al fuoco eterno".
E chiamato
immediatamente l'Inferno, gli ordinò: "Prendi questo pessimo e
perverso soggetto e tienilo in custodia fino al giorno in cui te lo
indicherò io". (Nicodemo,
XXIV, 2-3)
Nel mosaico di Otranto
all'ingresso dell'Inferno figurano, particolare del tutto inconsueto
in ambito bizantino, entrambi i rappresentanti del Regno degli Inferi
– indicati esplicitamente come Infernus
e Satanas – con
un'inversione rispetto al testo: Satana con la testa coronata (altra
anomalia) siede su un trono di vipere mentre ad essere legato e
incatenato è l'Inferno.
Infernus e Satanas
La calunniatrice ed il ricco Epulone
Giacobbe, Abramo (con in grembo l'anima di Lazzaro) ed Isacco
Ancora più in basso è raffigurata la pesa delle anime che, solitamente effettuata dall'arcangelo Michele, è qui invece affidata ad un diavolo alato.
La pesa delle anime
Più in basso, al margine inferiore dell'Inferno, nell'uomo nudo che guarda verso l'alto ed impugna un tridente con la sinistra dovrebbe identificarsi Caronte e, sotto di lui, nell'animale con testa e orecchie di cane e corpo di serpente, Cerbero.
Caronte e Cerbero
Nel Paradiso, in posizione speculare rispetto a quella occupata dalla coppia Satana-Inferno, si dispongono i tre Patriarchi, Abramo con in grembo l'anima di Lazzaro e Isacco e Giacobbe (quasi scomparso) con quelle degli altri beati.
Sopra di loro un cervo - identificato da un cartiglio - che volge la testa verso il fogliame della cima dell'albero, simbolo di salvazione (Come il cervo anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio, Salmo 41).