tag:blogger.com,1999:blog-58389091400202435202024-03-27T14:57:39.405-07:00BisanzioStoria, Arte e Architettura dell'Impero romano d'Oriente. Lineamenti di storia, arte e architettura degli stati latini d'Oltremare e dei possedimenti della Serenissima.dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.comBlogger568125tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-2830039242376468902024-03-24T10:28:00.000-07:002024-03-27T14:57:06.051-07:00Il ritorno a Gerusalemme della vera croce di Miguel Ximenez e Martin Bernat<p><b> Il ritorno a Gerusalemme della vera croce di Miguel Ximenez e Martin Bernat</b></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhibQN58aVaW_F-LRI6OFmjf9AHZSYlJXJP1K6_Mjx7m4sWv0YBuEUU_pBTZun04mGsTPt6HpUdTAlKieTtc-jGyJbXf60Qm9u9UShDarvWYiU_NMMXcHKOIaSkbQPoV0YqUVltbmJofLIOZPUNBr6XQAqfbibB0PixHpyOdTIPoxlaiuRUpImEOo8IqC4/s1003/Eraclio%20riporta%20la%20s%20Croce%20a%20Gerusalemme,%20Miguel%20Ximenez.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1003" data-original-width="531" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhibQN58aVaW_F-LRI6OFmjf9AHZSYlJXJP1K6_Mjx7m4sWv0YBuEUU_pBTZun04mGsTPt6HpUdTAlKieTtc-jGyJbXf60Qm9u9UShDarvWYiU_NMMXcHKOIaSkbQPoV0YqUVltbmJofLIOZPUNBr6XQAqfbibB0PixHpyOdTIPoxlaiuRUpImEOo8IqC4/w211-h400/Eraclio%20riporta%20la%20s%20Croce%20a%20Gerusalemme,%20Miguel%20Ximenez.jpg" width="211" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Eraclio riporta a Gerusalemme la vera croce</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">olio su tavola, cm.195x115, 1481-1487</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Museo di Saragozza, Spagna</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="text-align: left;">Nel 614 i Persiani conquistarono
Gerusalemme e la vera croce su cui il Cristo era stato crocefisso,
ritrovata da Sant'Elena circa trecento anni prima e custodita nella
basilica del Santo Sepolcro, fu trasportata in Persia dal re Cosroe
II come bottino di guerra.</div><div style="text-align: left;">Il 12 dicembre 627 l'imperatore Eraclio
I(610-641) sconfisse l'esercito di Cosroe nella decisiva battaglia di
Ninive. Cosroe venne deposto e ucciso ed il suo successore, Kavadh
II, accettò nel 628 la pace proposta da Eraclio e si ritirò dai
territori occupati dai Sasanidi nel corso della guerra, restituendo
la reliquia della vera croce. Lo stesso anno Eraclio riportò la
reliquia nella basilica gerosolimitana da cui era stata predata.</div><div style="text-align: left;">La pala d'altare dipinta tra il 1481 ed
il 1487 da Miguel Ximenez e Martin Bernat per la chiesa della Santa
Croce del paesino di Blesa – oggi conservata nel Museo di Saragozza
– illustra l'episodio del ritorno della vera croce (<i>restitutio
Sanctae Crucis</i>) come narrato nella Legenda Aurea.</div><div style="text-align: left;">Eraclio voleva ricondurre la croce in
città in pompa magna, passando attraverso la <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2013/03/la-porta-doro-di-gerusalemme.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Porta d'oro</span></a>, la stessa
da cui era entrato il Cristo la domenica delle Palme. Quando però il
corteo giunse di fronte alla porta le sue pietre crollarono e
formarono un muro invalicabile. Un angelo apparve al di sopra della
porta e disse: <i>Quando il re dei Cieli passò attraverso questa
porta, non lo fece in pompa magna ma a dorso di un misero asino per
lasciare ai suoi discepoli un esempio di umiltà</i>.</div><p></p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Udite queste parole, Eraclio scese da
cavallo e, spogliatosi dei simboli della dignità imperiale, prese la
croce in spalla e si avviò verso la porta. Immediatamente le pietre
tornarono nella posizione originaria, liberando il passo
all'imperatore.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel dipinto accanto ad Eraclio cavalca
l'imperatrice Sant'Elena – che tra le mani giunte tiene due chiodi
della crocefissione - colei che per prima ritrovò la vera croce ma
che, ovviamente, storicamente non potè presenziare fisicamente
all'evento della <i>restitutio</i>.</div>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-65590777663224118562024-03-09T07:14:00.000-08:002024-03-10T07:59:25.486-07:00Niceforo II Foca (963-969)<p> <b>Niceforo
II Foca (963-969)</b></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Nato intorno al 912 in una famiglia di antiche
tradizioni militari – sia il padre Barda, sia il nonno Niceforo
raggiunsero il grado di Domestikos delle Scholae - fu avviato
giovanissimo alla carriera militare. Nel 945, durante il regno di
Costantino VII, diviene strategos del thema degli Anatolici, carica
che di solito preludeva alla nomina a comandante in capo
dell'esercito. Nel 954, infatti, subentra al padre Barda – che era
stato ripetutamente sconfitto dagli arabi - al comando dell'esercito
di Bisanzio e passa all'offensiva contro gli arabi dell'emirato di
Aleppo.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUPFoFW6e_IxvnYYH3XPHcMVf7K4wZMf4ZwXHrX4Hmeo_DkHBlogAxBFCTMWbzuJ1xYfyQROPd8pOKYUVCTS4Y0myOkx0oP5gAYOMF7wffILkpJF25z6c_d_Jqda2rUuwZUtBOJ4xT6vit6B6Vdkax4PDfKq-Jbk_KWTxiILEtSjl9PRSgj9xsZPl4-jw/s1027/Niceforo%20II%20Foca.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1027" data-original-width="620" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiUPFoFW6e_IxvnYYH3XPHcMVf7K4wZMf4ZwXHrX4Hmeo_DkHBlogAxBFCTMWbzuJ1xYfyQROPd8pOKYUVCTS4Y0myOkx0oP5gAYOMF7wffILkpJF25z6c_d_Jqda2rUuwZUtBOJ4xT6vit6B6Vdkax4PDfKq-Jbk_KWTxiILEtSjl9PRSgj9xsZPl4-jw/w241-h400/Niceforo%20II%20Foca.jpg" width="241" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Niceforo II Foca</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>katholikon del Monastero della Gran Lavra, 1535, </i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Monte Athos</i></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Nel 959 l'imperatore Romano II sdoppia
il comando supremo militare affiancando a Niceforo il giovane
fratello Leone Foca come Domestikos delle Scholae occidentali.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L'anno successivo gli viene affidato il
comando della spedizione contro l'emirato di Creta.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il 6 marzo 961, dopo nove mesi di
assedio entra a Candia (l'attuale Iraklion) e poco dopo, riportata
l'intera isola sotto controllo imperiale, rientra a Costantinopoli
dove gli viene tributato non il trionfo ma un'ovazione
nell'Ippodromo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJClejsDjh7Y3eXNtb9kNSXIV2yn8_DBKDe_L-bX_tg4cP0aNkpsrrLQscvRSBQHLIDwEanlVnvMRecNlEs8p-Ey-mItqpi9SVaLFH-dsnHjNZXHYiqInWwzOoIVQ7yMTDXuQGwWj-ifbIBsExuGXj1J7WDZbn6y1bz-9cQ34bBe2IA8Wi1CJWrBde58I/s415/Clipboard%20Niceforo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="415" data-original-width="250" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJClejsDjh7Y3eXNtb9kNSXIV2yn8_DBKDe_L-bX_tg4cP0aNkpsrrLQscvRSBQHLIDwEanlVnvMRecNlEs8p-Ey-mItqpi9SVaLFH-dsnHjNZXHYiqInWwzOoIVQ7yMTDXuQGwWj-ifbIBsExuGXj1J7WDZbn6y1bz-9cQ34bBe2IA8Wi1CJWrBde58I/s320/Clipboard%20Niceforo.jpg" width="193" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Niceforo II Foca</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">da <i>Codex Mutinensis</i>, Gr.122, fol.209, 1425 c.ca</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Biblioteca Estense, Modena</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Niceforo si spostò quindi sul fronte
orientale e nel dicembre 962 prese e mise a sacco Aleppo infliggendo
un duro colpo al prestigio dell'emiro hamanide.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Molto popolare tra i suoi soldati e
temuto dai nemici – era soprannominato <i>la morte bianca dei
Saraceni - </i><span style="font-style: normal;">il 15 marzo del 963,
fu raggiunto dalla notizia dell'improvvisa morta di Romano II mentre
si trovava nella roccaforte dei Foca a Cesarea di Cappadocia, fu
raggiunto dalla notizia dell'improvvisa morta di Romano II. Mentre a
Costantinopoli la vedova di Romano, Teofano, assumeva la reggenza per
i suoi figli Basilio II e Costantino VIII, Niceforo fu proclamato
imperatore dalle truppe. Il 14 agosto, il generale entrò in città
e, grazie anche all'appoggio del patriarca Polieucte e di Basilio
Lecapeno (1), sbaragliò la resistenza opposta dal </span><i>parakoimomenos
</i><span style="font-style: normal;">Giuseppe Bringas e due giorni
dopo fu incoronato in Santa Sofia. </span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-style: normal;">Basilio
Lecapeno riottenne la carica di </span><i>parakoimomenos </i><span style="font-style: normal;">che
già aveva ricoperto sotto Costantino VII e fu insignito del titolo
di </span><i>proedros</i><span style="font-style: normal;">, dignità
assimilabile a quella di presidente del Senato, ma di fatto puramente
rappresentativa. Il fratello Leone Foca mantiene il comando delle
Scholae occidentali mentre al comando di quelle orientali, Niceforo
promuove uno dei suoi più fidati luogotenenti, lo stratego del thema
degli Anatolici, Giovanni Zimisce. Il 20 dicembre, infine, in cambio
della promessa di garantire la successione ai suoi figli, sposa nella <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2018/09/la-nea-ekklesia-costantinopoli.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Nea Ekklesia</span></a> la
vedova di Romano II, Teofano, legittimando ulteriormente la sua
posizione. </span></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-style: normal;">Oltre
ad essere un grande soldato, Niceforo era un asceta – da giovane
voleva farsi monaco e dormiva in terra – e un fanatico religioso
(chiese alle autorità religiose, senza ottenerlo, che tutti i suoi
soldati morti combattendo contro i musulmani fossero proclamati
martiri della fede) che sognava la riconquista delle perdute
provincie dell'Asia minore. Zimisce fu inviato sul fronte orientale
con l'incarico di prendere Adana che cadde e fu rasa al suolo prima
della fine dell'anno. L'anno seguente Niceforo guidò la campagna in
prima persona e prese Mopsuestia e Tarso completando la riconquista
della Cilicia che era in mano agli Arabi dal VII secolo. Sempre nel
964, una spedizione guidata da uno dei suoi generali, </span>Niceta
Chalkoutzis, riportò anche l'isola di Cipro nell'orbita imperiale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Dopo la conquista della Cilicia,
l'imperatore, per ragioni non del tutto chiare, perse del tutto la
fiducia in Giovanni Zimisce che rimosse da tutte le cariche e confinò nei suoi possedimenti lontano dalla capitale.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 966 riprese l'offensiva in Asia
minore. L'imperatore assediò senza successo Antiochia ma conquistò
altre piazzeforti e impose a Tripoli e Damasco il pagamento di un
tributo. Nel 968 assediò nuovamente Antiochia ma, giacchè i tempi
dell'assedio si protraevano, rientrò a Costantinopoli lasciando a
Michele Bourtzas e allo statopedarca Petrus (2) il compito di prendere la
città per fame. Il 28 ottobre del 969 finalmente la città si
arrese.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-pvq86qwcOZKvBl4i6UXt54s0XMJKekZAonOW4cuzjvq6E1Iyr-SQzUfDw251NpuymIV21Wz39ZOg5zSIumtiOyCrSk4yq4E0ltlfA3dkhDj8013BnKcE1uosPzBpEz25QIazxtkxXJgs7s_oYmleyAU3snp3F9nfzK8LxCzhLlE5ULB5ZS-ZFzQNtTE/s1811/conquiste%20di%20Niceforo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1811" data-original-width="1449" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-pvq86qwcOZKvBl4i6UXt54s0XMJKekZAonOW4cuzjvq6E1Iyr-SQzUfDw251NpuymIV21Wz39ZOg5zSIumtiOyCrSk4yq4E0ltlfA3dkhDj8013BnKcE1uosPzBpEz25QIazxtkxXJgs7s_oYmleyAU3snp3F9nfzK8LxCzhLlE5ULB5ZS-ZFzQNtTE/w320-h400/conquiste%20di%20Niceforo.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'estensione dell'impero bizantino dopo le conquiste di Niceforo II e del suo successore Giovanni I Zimisce</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Poche settimane dopo la caduta di Antiochia – nel dicembre
del 969 – Niceforo venne assassinato nella sua camera da letto da
una congiura guidata da Giovanni Zimisce ma a cui non furono estranei
l'imperatrice Teofano e il <i>parakoimomenos</i> Basilio Lecapeno. Fu
sepolto nella chiesa dei SS.Apostoli.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Oltre che per le conquiste territoriali
Niceforo Foca è ricordato anche per le sue fondazioni
ecclesiastiche. Tra queste anche quella della Gran Lavra, il più
antico monastero athonita. Dopo la conquista di Creta, Niceforo
destinò parte del bottino di guerra alla fondazione del monastero ad
opera del monaco Atanasio – a cui in seguito fu dedicato il
katholikon – di cui era stato allievo e che lo aveva accompagnato
nell'impresa.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u><br /></u></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Note</u>:</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(1) Figlio illegittimo dell'imperatore
Romano I Lecapeno e di una sua concubina (forse una schiava di
origini bulgare), Basilio Lecapeno era nato tra il 910 e il 920 e fu
probabilmente castrato per ragioni politiche già in età infantile.
Legatissimo alla sorellastra Elena – moglie di Costantino VII –
durante il colpo di stato dei suoi fratellastri (944) si schierò
dalla parte del cognato ricevendone in cambio titoli e cariche, tra
cui quella di <i>megas baioulos</i>, cioè responsabile
dell’educazione dell’erede al trono (nella fattispecie, del
giovane figlio di Costantino ed Elena, Romano). Nel 947 divenne
<i>parakoimomenos</i>, che letteralmente indicava “l’incaricato
di proteggere il sonno dell’imperatore”, ma che in realtà
all'epoca, dato il rapporto di prossimità con l'imperatore che
implicava, era assimilabile a quella di gran ciambellano. Sostituito
nella carica con Giuseppe Bringas da Romano II, appoggiò il colpo di
stato di Niceforo mettendogli a disposizione tremila uomini armati da
lui assoldati.
</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Petrus era un eunuco al servizio dei Foca che, adottato dal fratello dell'imperatore Leone Foca, intraprese la carriera militare. La carica di "Statopedarca" fu inventata ad hoc giacchè, in quanto eunuco, non poteva accedere a quella di Domestikos delle Scholae.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-47938112368522260142024-02-27T12:33:00.000-08:002024-03-16T03:29:31.790-07:00La chiesa di Niceforo a Cavusin, Cappadocia<p><b>La
chiesa di Niceforo a Cavusin, Cappadocia</b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjidMjcWZcosFFv-5t98bcWVwUsymoHlj-nnvDifhpJzD_sDYHBlWKBrWnbJvkIx370dGD1huFdMkOgfYEKLzLOEnu28pW3eR5p0f3e_3q4XQxbuxgBsld9FGAlBlNgF2tWHrTyS3ShUNUCB7u9GS7vEYID9m6o2OAGP73C9Y7RfKl0B5M7MC7vup5wmBo/s659/ingresso%203.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="505" data-original-width="659" height="306" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjidMjcWZcosFFv-5t98bcWVwUsymoHlj-nnvDifhpJzD_sDYHBlWKBrWnbJvkIx370dGD1huFdMkOgfYEKLzLOEnu28pW3eR5p0f3e_3q4XQxbuxgBsld9FGAlBlNgF2tWHrTyS3ShUNUCB7u9GS7vEYID9m6o2OAGP73C9Y7RfKl0B5M7MC7vup5wmBo/w400-h306/ingresso%203.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">La cosiddetta chiesa di
Niceforo (1) è una chiesa rupestre che si trova nel villaggio di
Cavusin, a pochi chilometri da Goreme, in Cappadocia. Fu costruita e
decorata durante il regno di <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2024/03/niceforo-ii-foca.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Niceforo II Foca</span></a>, probabilmente nel
963-964, per volontà di donatori locali che intendevano celebrare
l'imperatore originario di queste terre. Non è nota la dedicazione
originaria della chiesa ma potrebbe essere stata dedicata ai
Tassiarchi, che ricorrono a più riprese nelle decorazioni parietali.
Presenta una pianta trapezoidale a navata unica, sopravanzata da un
nartece la cui parte occidentale è completamente crollata lasciando
a vista un affresco che raffigura appunto gli arcangeli Michele e
Gabriele.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUa68jLF2ZoMFK4WGFvDQ3e37qJF_ad9agW5o89i4NeYINrB1zJaLy5ez6r3tbwnek8br_wlNFRt6KfFGemweCdJ6m7O4qRBjSoTNSWWRXvk24yJA6v2RKBDD2Zs_WaepX7TMeEyXkjv6Lls9thLyA5bssPL0BSyk7R1dPNf83UFnNfvQnIwbZrCmwnFw/s864/ingresso%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="561" data-original-width="864" height="208" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhUa68jLF2ZoMFK4WGFvDQ3e37qJF_ad9agW5o89i4NeYINrB1zJaLy5ez6r3tbwnek8br_wlNFRt6KfFGemweCdJ6m7O4qRBjSoTNSWWRXvk24yJA6v2RKBDD2Zs_WaepX7TMeEyXkjv6Lls9thLyA5bssPL0BSyk7R1dPNf83UFnNfvQnIwbZrCmwnFw/w320-h208/ingresso%202.jpg" width="320" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">All'interno, nell'absidiola di sinistra
è ritratta la famiglia imperiale con al centro Niceforo II e, alla
sua destra la moglie Teofano con un'altra figura femminile (forse la
moglie del fratello dell'imperatore, Leone) mentre alla sinistra
dell'imperatore si dispongono il padre Barda e il fratello <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2017/03/leone-foca-il-giovane.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Leone</span></a>. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikQ03Fu-gHFGefTuyOKCqEDol3ihhENrPBpWEyRp7aWLAvMDffpmLEL3r_nqk44HYo87PX5I8zFjBZGl-35eUzbK9fHwmG87Q5IjM9QQQ5aTbr3nTzARoLthy7sBt-QsL1VtGv-JrV7FSX2BN1KHK8v8b8fiWmbXDL2k516ttC9S9Z7j3pgT5ETJWx7pk/s1275/Clipboard3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1275" data-original-width="850" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEikQ03Fu-gHFGefTuyOKCqEDol3ihhENrPBpWEyRp7aWLAvMDffpmLEL3r_nqk44HYo87PX5I8zFjBZGl-35eUzbK9fHwmG87Q5IjM9QQQ5aTbr3nTzARoLthy7sBt-QsL1VtGv-JrV7FSX2BN1KHK8v8b8fiWmbXDL2k516ttC9S9Z7j3pgT5ETJWx7pk/w266-h400/Clipboard3.jpg" width="266" /></a></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">Nel
riquadro soprastante l'absidiola è raffigurato un episodio
veterotestamentario poco consueto: l'apparizione dell'arcangelo
Michele a Giosuè sotto le mura di Gerico (2), a simboleggiare che il
mandato divino concesso a Giosuè è adesso rinnovato all'imperatore
che conduce i suoi eserciti alla riconquista della Terrasanta. Il condottiero israelita è raffigurato due volte, una in piedi e l'altra nel momento in cui s'inginocchia.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKJDZUtwOR0Qoh2YXhdACPI-CiZTQm3ojNB2N0Yfx2uXSFoNzoBA29WeVbOFNSoxOGzeGpKNspRE65_7J3xV-v42iERdZ2104vGItEJmif4oym6-GZwP0VDtmgy3skBdg3FzmC-WgYGXjyWtBt5mC3OQFoo84mI6OwmZBp-WtcN8UcoiM-Mf8gmdtvXjY/s753/Clipboard4.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="626" data-original-width="753" height="333" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKJDZUtwOR0Qoh2YXhdACPI-CiZTQm3ojNB2N0Yfx2uXSFoNzoBA29WeVbOFNSoxOGzeGpKNspRE65_7J3xV-v42iERdZ2104vGItEJmif4oym6-GZwP0VDtmgy3skBdg3FzmC-WgYGXjyWtBt5mC3OQFoo84mI6OwmZBp-WtcN8UcoiM-Mf8gmdtvXjY/w400-h333/Clipboard4.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Giosuè s'inginocchia davanti all'arcangelo Michele</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div>Sulla parete opposta,
nella fascia inferiore, sono raffigurati i <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/08/i-quaranta-martiri-di-sebaste.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Quaranta Martiri di Sebaste</span></a>, che erano molto popolari tra i soldati dei thema di
Anatolia e Cappadocia. <p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVQyP87p5g2PhUcer4ztJek1-bJAxqFbbuG8Dh6R6l3K23eYeJpwlzjWe3mf-NTctMUYXs6T7CdSLKXHVWyKduqR57k46_XkOdqX4IgCAewcrS_AO9Lb27qo6dcBJD-TEx6vL2_NNqizRJuFNPwgVh1NYn2c4a_mqI0BRlTvelJPGc2ss06O3XCjvBeXA/s1200/167936737.qRyCCE6B.CavusinChurch92090.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="814" data-original-width="1200" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVQyP87p5g2PhUcer4ztJek1-bJAxqFbbuG8Dh6R6l3K23eYeJpwlzjWe3mf-NTctMUYXs6T7CdSLKXHVWyKduqR57k46_XkOdqX4IgCAewcrS_AO9Lb27qo6dcBJD-TEx6vL2_NNqizRJuFNPwgVh1NYn2c4a_mqI0BRlTvelJPGc2ss06O3XCjvBeXA/w400-h271/167936737.qRyCCE6B.CavusinChurch92090.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Il corteo è preceduto da due cavalieri, in
cui Jerphanion identifica i due donatori. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRu1mCi5MIxyoC3BSYyb_wPMuvPr63QLu2JcMEAQ8KFofiI7MYkojXtxEMq3eHMA2XQv2imjLdDbWeIXhthdy6mKdwfCsV0kUwKsGymFJ1Yj2m-QW_JJiy_u655Z7CAONy9dzTghzndP6Sro6h1Yk7bt51mbf97SW9eCfIQ7nKyemXoz45WVD7N2yyeck/s943/Zimisce%20e%20..davanti%20ai%2040%20martiri.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="650" data-original-width="943" height="276" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRu1mCi5MIxyoC3BSYyb_wPMuvPr63QLu2JcMEAQ8KFofiI7MYkojXtxEMq3eHMA2XQv2imjLdDbWeIXhthdy6mKdwfCsV0kUwKsGymFJ1Yj2m-QW_JJiy_u655Z7CAONy9dzTghzndP6Sro6h1Yk7bt51mbf97SW9eCfIQ7nKyemXoz45WVD7N2yyeck/w400-h276/Zimisce%20e%20..davanti%20ai%2040%20martiri.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Giovanni Zimisce (?) e il magister Melias cavalcano alla testa dei Quaranta Martiri di Sebaste</i></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Entrambi i cavalieri
indossano il <i>klibanion</i> (la corazza a lamelle di cuoio) e sotto
una cotta di maglia (<i>lorikion</i>) mentre impugnano una lancia
lunga secondo l'uso della cavalleria pesante (catafratti)
dell'esercito bizantino. Il secondo è identificato dall'iscrizione
come Magister Melias (magister era un grado dell'esercito bizantino)
(3). Per il primo, nel cui caso l'iscrizione è ormai illeggibile,
avanza l'ipotesi che possa invece trattarsi di Giovanni Zimisce, che
all'epoca era ancora il fidato braccio destro dell'imperatore.
Jerphanion ipotizza inoltre che l'affresco possa essere stato
commissionato per celebrare la nomina di Zimisce a Domestikos delle
Scholae orientali. La raffigurazione del loro comandante alla testa
dei Quaranta Martiri avrebbe avuto anche lo scopo di rafforzare nelle truppe il
richiamo alla guerra santa contro i musulmani proclamata da Niceforo.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><i><u><br /></u></i></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><i><u>Note</u></i>:</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="font-size: small;">(1) La chiesa è nota
anche come “chiesa colombaia”, giacchè a questo uso venne
adibita in epoca ottomana.</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(2) <i>Mentre Giosuè era
presso Gerico, alzò gli occhi ed ecco, vide un uomo in piedi davanti
a sé che aveva in mano una spada sguainata. Giosuè si diresse verso
di lui e gli chiese: «Tu sei per noi o per i nostri avversari?».
Rispose: «No, io sono il capo dell'esercito del Signore. Giungo
proprio ora». Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò
e gli disse: «Che dice il mio signore al suo servo?». Rispose il
capo dell'esercito del Signore a Giosuè: «Togliti i sandali dai
tuoi piedi, perché il luogo sul quale tu stai è santo». Giosuè
così fece.</i> (Giosuè, V, 13-15)</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(3) Secondo la tradizione
Melias o Meliton sarebbe anche il nome del più giovane dei martiri
di Sebastea nonché quello di un generale di origini armene
dell'epoca di Niceforo e Zimisce, ma non sarebbe inusuale che un
personaggio storico con lo stesso nome di un santo rappresenti allo
stesso tempo se stesso e il santo di cui porta il nome.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><i><u>Narrativa moderna e contemporanea</u></i>: </p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sonia Aggio, <i>Nella stanza dell'imperatore</i>, Fazi, 2024<br />Il romanzo ripercorre le tappe della
carriera di Giovanni Zimisce, brillante esponente dell'aristocrazia
militare anatolica – era imparentato con le potenti famiglie dei
Curcuas, dei Foca e degli Sclera - che culminò con la sua ascesa al
trono imperiale. La spettacolare riconquista bizantina della Cilicia,
della Siria occidentale e della Palestina settentrionale, intrapresa
da Niceforo II Foca e dallo stesso Zimisce – che, nella seconda
metà del X secolo, condusse le armi di Bisanzio in vista di
Gerusalemme, è narrata con accuratezza storica, così come gli
intrighi di corte che favorirono l'ascesa al trono dei due imperatori
soldato al di fuori della linea dinastica macedone. Scarso il ricorso
a personaggi di fantasia mentre quelli storici sono tratteggiati in
maniera molto attendibile e convincente anche nei rapporti che
intercorsero tra loro. Più fantasiose le descrizioni dei luoghi.</div><p><br /></p><p><br /></p><p><br /></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-84241121417873087532023-11-17T05:35:00.000-08:002024-03-09T07:15:17.750-08:00L'imperatore Alessandro (912-913)<p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><b>L'imperatore Alessandro
(912-913)</b></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgi4c3nVUv5t3XIodd_yw5F3VPwvBG-Mv4rQgJrjBLtS5_1GrGCAHKRQ1MYGQUBLjiCusVCtORMyXxjtMofYZUAuz0oqS4SXzoHPlNYuLs09qBmk4Zmlu0QL05FryOD3k6goPOlC-vBsbzydd-JnPgtEHFVe_G5dpRtDrEbH6hMPL3i1eeknD7JOzqwg9s/s1485/Eudocia%20Ingerina%20con%20Leone%20e%20Alessandro.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1485" data-original-width="1024" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgi4c3nVUv5t3XIodd_yw5F3VPwvBG-Mv4rQgJrjBLtS5_1GrGCAHKRQ1MYGQUBLjiCusVCtORMyXxjtMofYZUAuz0oqS4SXzoHPlNYuLs09qBmk4Zmlu0QL05FryOD3k6goPOlC-vBsbzydd-JnPgtEHFVe_G5dpRtDrEbH6hMPL3i1eeknD7JOzqwg9s/w276-h400/Eudocia%20Ingerina%20con%20Leone%20e%20Alessandro.jpg" width="276" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Eudocia Ingerina con i figli Leone (a sn.) e Alessandro (a ds.)</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">illustrazione tratta da <i>Omelie di Gregorio Nazianzeno</i>, 879-883</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Par.gr. 510, fol.Br</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi</div><b><br /></b><p></p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Terzogenito di Basilio I e
Eudocia Ingerina Alessandro era nato il 23 novembre dell'872 (1). Il
padre lo associò al trono nell'879. Dopo la morte del padre fu tenuto ai margini del potere dal
fratello Leone VI (886-912), che diffidò di lui per tutta la vita,
condusse un'esistenza vacua dedita al piacere e all'alcool fin quando
non rimase unico imperatore.<br />Le principali fonti
primarie che narrano gli eventi succedutisi durante i suo breve regno
sono essenzialmente la <i>Cronaca del Logoteta</i>, opera di uno storico e poeta
bizantino vissuto nel X secolo e la <i>Cronaca di Psamathia</i>, un
testo agiografico dedicato al patriarca Eutimio (907-912) – è noto
infatti anche come <i>Vita di Eutimio</i> - scritto da un anonimo
monaco del monastero di Psamathia – dove il patriarca era stato
igumeno - tra il 920 ed il 925 e sono entrambe decisamente ostili
all'imperatore.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-eH3krjEmRpMTJrdzBu_ZIE3WTzrtnRlhxLYRhnx9ODpltL_HJsbZfLqlktblUhERsmtqLBlLJ-w3lyOjnw75FLbU29xsiBxFpGymOiWREd3plJCl9g5EX6WvC6hwQqwKcBLLNuyAXmZ-uCxw70dzt4MmDA8ab6xxvpVflIYKamzbHaQbW9tTB5JKOQ4/s790/attentato%20a%20Leone%20VI.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="405" data-original-width="790" height="205" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj-eH3krjEmRpMTJrdzBu_ZIE3WTzrtnRlhxLYRhnx9ODpltL_HJsbZfLqlktblUhERsmtqLBlLJ-w3lyOjnw75FLbU29xsiBxFpGymOiWREd3plJCl9g5EX6WvC6hwQqwKcBLLNuyAXmZ-uCxw70dzt4MmDA8ab6xxvpVflIYKamzbHaQbW9tTB5JKOQ4/w400-h205/attentato%20a%20Leone%20VI.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'attentato a Leone VI</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span face="Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">da un'edizione miniata prodotta in Sicilia nel XII secolo della </span><i style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px;">Sinossi della Storia </i><span face="Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">di Giovanni Scilitze</span><span face="Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;"> </span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i style="color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px;">(Madrid Skylitzes)</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span face="Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif" style="background-color: white; color: #222222; font-size: 13.2px;">Biblioteca Nacional de Espana, Madrid</span></div><p></p><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L'11 maggio del 903, Leone
VI, mentre presenziava ad una funzione nella chiesa di San Mocio, fu
gravemente ferito al capo da un uomo che brandiva un bastone.
L'attentatore – un certo Stiliano - prima di essere messo al rogo
nell'Ippodromo fu interrogato sotto tortura ma non rivelò il nome di
eventuali complici. In città circolarono voci sul possibile
coinvolgimento di Alessandro, il fratello minore dell'imperatore ma
non si riuscì a provare nulla.<br />Sul letto di morte,
notandolo tra gli astanti, Leone avrebbe pronunciato la frase:
“Eccolo qua, tredici mesi di malora!”, profetizzando l'effettiva
durata che avrebbe avuto il regno del fratello.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Come già detto,
l'imperatore Leone VI, considerandolo comunque infido, ebbe sempre
cura di tenere il fratello minore ben lontano dalla gestione della
cosa pubblica, cosicchè Alessandro, rimasto imperatore unico alla
morte del fratello (11 maggio 912) – nonché reggente per il nipote
Costantino – si adoperò subito per estrometterne gli uomini che
erano stati più vicini e devoti a Leone. L'anziano patriarca Eutimio
– cha aveva favorito la dispensa che aveva permesso a Leone di
contrarre il quarto matrimonio - fu umiliato con il taglio della
barba, percosso e costretto all'esilio. Al suo posto, Alessandro
richiamò Nicola Mystikos, che invece era stato defenestrato da
Leone, con la cui compiacenza ripudiò la moglie legittima (non se ne
conosce il nome) per sposare la su amante. Destituì quindi dalla
carica di comandante della marina imperiale l'ammiraglio Imerio,
marito della sorella di Zoe Carbonopsina, peraltro reduce da una
rovinosa sconfitta nelle acque di Chio ad opera degli arabi. La
stessa Carbonopsina, ultima moglie di Leone VI e madre dell'erede al
trono, fu cacciata dal Sacro Palazzo. Per contro elevò al rango di
rettore di Santa Sofia il suo compagno di partite a polo, Giovanni
Lazares, che morì poco dopo durante una partita allo <i>tzycanisterion</i>
della residenza imperiale di Hebdomon.<br />Minato nel fisico da una
vita di eccessi, divenne anche impotente. Nel tentativo di risolvere
il problema si rivolse a dei maghi che lo convinsero che la statua di
un cinghiale che si trovava all'Ippodromo era il suo doppio e che le
loro esistenze erano strettamente connesse l'una all'altra (con ciò
sottintendendo che conduceva una vita da maiale) e che avrebbe dovuto
provvedere la statua dei denti e del sesso che gli mancavano. Ciò
fatto, l'imperatore indisse anche delle corse in onore della statua e
prelevò dalle chiese candelabri ed altri arredi per decorare
l'Ippodromo suscitando scandalo.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Per quanto attiene la
politica estera, le fonti primarie imputano alla sua dissennatezza (2)
la responsabilità di aver creato i presupposti per la ripresa del
rovinoso conflitto con i bulgari. Alessandro si sarebbe rifiutato di
pagare il tributo annuale concordato dal suo predecessore e avrebbe
scacciato in malo modo l'ambasceria inviata da Simeone di Bulgaria.
E' però probabile che Simeone non chiedesse soltanto il rispetto
degli accordi presi ma pretendesse qualcosa di più – come il
titolo di imperatore (tzar) dei Bulgari che gli verrà concesso in
seguito – e che Alessandro non fu disposto a concedergli.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Sulle circostanze della
sua morte esistono due versioni. Secondo la prima, riportata dalla
cronaca di Simeone Logoteta (X sec.), Alessandro, dopo un lauto
pranzo abbondantemente innaffiato di vino, nonostante il caldo, volle
recarsi a giocare a polo nello tzycanisterion che si trovava
all'interno del Sacro Palazzo e qui ebbe un colpo apoplettico a
seguito del quale morì due giorni dopo, il 6 giugno 913. La Vita di
Eutimio colloca invece la scena nel palco imperiale dell'Ippodromo
dove l'imperatore, mentre commetteva gli atti sacrileghi sopra
descritti, si sarebbe accasciato al suolo colpito dall'ira del
Signore e condotto moribondo a Palazzo. Le sue esequie furono
condotte in maniera sciatta e sbrigativa – il cadavere cadde fuori
dalla bara e ne emanò un gran fetore – mentre l'aristocrazia non
partecipò al corteo funebre che fu seguito solo da popolani. Prima
di morire Alessandro nominò il Consiglio di reggenza che avrebbe
governato durante la minore età del nipote Costantino e vi pose a
capo il patriarca Nicola Mystikos.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8hAHwP20U0Zent5ceJgsFWSJTYNOSR8aOstEJoob04CpYB07JvRe6wpPTvE_7hE3mhI6FRXOUGnD4t36EarGTqi-RS2CKkavalg7NaVnglKziUyMGuv0fJkxKZ7jghbWg8LvKDE8JXmcAgTsrwUoAzJOf6gI5JKXLL2tdHkc6tBkpzT-ece_BwTremWA/s1378/Emperor_Alexander_on_his_deathbed_hands_over_power_to_his_nephew_Constantine.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="550" data-original-width="1378" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8hAHwP20U0Zent5ceJgsFWSJTYNOSR8aOstEJoob04CpYB07JvRe6wpPTvE_7hE3mhI6FRXOUGnD4t36EarGTqi-RS2CKkavalg7NaVnglKziUyMGuv0fJkxKZ7jghbWg8LvKDE8JXmcAgTsrwUoAzJOf6gI5JKXLL2tdHkc6tBkpzT-ece_BwTremWA/w400-h160/Emperor_Alexander_on_his_deathbed_hands_over_power_to_his_nephew_Constantine.jpg" width="400" /></a></div><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"> <i>Il nipote Costantino e altri notabili al capezzale di Alessandro</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"> (Madrid Skylitzes)<br /></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Di lui resta un magnifico
ritratto a figura intera nella chiesa di Santa Sofia, sia pure in una
collocazione piuttosto appartata, analizzato nei dettagli <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2012/04/santa-sofia-costantinopoli.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">qui</span></a>.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0oOj7DDX1Qiu-wSjrzjsWq2AZObigzBReW7OP-W2N0lAWBIpyfd8MTXtQL1lcfXtABt9ULafIvJgB5XYn_mz2JkQKZkGy_dV1JO25JT7qsYqNGGIXjYKrsvD2_PLD1Wht3hyphenhyphen0q8V9GQP_pS46cmTDHHSLIiQPviPLttXsctLVCUAhmdkQSA4Wkc9mwco/s1600/alessandro.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1039" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi0oOj7DDX1Qiu-wSjrzjsWq2AZObigzBReW7OP-W2N0lAWBIpyfd8MTXtQL1lcfXtABt9ULafIvJgB5XYn_mz2JkQKZkGy_dV1JO25JT7qsYqNGGIXjYKrsvD2_PLD1Wht3hyphenhyphen0q8V9GQP_pS46cmTDHHSLIiQPviPLttXsctLVCUAhmdkQSA4Wkc9mwco/w260-h400/alessandro.jpg" width="260" /> </a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'imperatore Alessandro</i> </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">912-913</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">chiesa di Santa Sofia <br /></div><p></p><div style="text-align: left;"> </div><div style="text-align: left;">Durante il suo regno –
nel luglio del 912 – si registrò infine il passaggio della cometa
di Halley, considerata annunciatrice di sciagure.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><i><u>Note</u></i>:</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(1) Michele III aveva fatto
sposare la sua amante Eudocia Ingerina al suo parakoimomenos Basilio
per poterla avere comodamente a disposizione a Palazzo senza destare
scandalo. Essendo Alessandro l'unico dei tre figli maschi di Basilio
ed Eudocia ad essere nato dopo la morte di Michele III (867) era
anche l'unico ad essere sicuramente figlio di Basilio.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(2) La <i>Cronaca del
logoteta</i> parla di “insensata follia” dell'imperatore.
</p><br /><p></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-48757228280529667142023-10-28T00:22:00.004-07:002023-10-29T05:35:57.497-07:00La profezia incisa sul sarcofago di Costantino il grande<p><b> La profezia incisa sul sarcofago di Costantino il grande</b></p><p><b><br /></b></p><p></p><p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.13cm; orphans: 0; widows: 0;">
<span style="color: black;">Non pochi manoscritti, a partire dal XV secolo,
riportano un crittogramma che sarebbe stato inciso sul sarcofago di
Costantino il grande e la sua interpretazione che sarebbe stata opera
di Gennadio Scholario.</span></p><p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.13cm; orphans: 0; widows: 0;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC5yAqxCbTDGFGsoUWZgfnt1S3LXgd9cNpsVHnz5Iwke5XSDMUZnZr1B5863dEQpBmXTM932JLbBkxMPYrVgVwMMCgT8K1oTJ6ZoZkECCN-l6viRvlxWDuA3aswoq7HY0a0nkOktNZmPPyUieUkB-6k8JMQXh4YesKWsVTokXixooFqpq8lF3caosoOQ8/s1063/sarcofago.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="953" data-original-width="1063" height="359" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgC5yAqxCbTDGFGsoUWZgfnt1S3LXgd9cNpsVHnz5Iwke5XSDMUZnZr1B5863dEQpBmXTM932JLbBkxMPYrVgVwMMCgT8K1oTJ6ZoZkECCN-l6viRvlxWDuA3aswoq7HY0a0nkOktNZmPPyUieUkB-6k8JMQXh4YesKWsVTokXixooFqpq8lF3caosoOQ8/w400-h359/sarcofago.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Il sarcofago attribuito a Costantino il grande oggi nell'atrio della <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/11/hagia-eirene-costantinopoli.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">chiesa di Sant'Irene</span></a></i></div><span style="color: black;"><br /></span><p></p><p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; margin-right: 0.13cm; orphans: 0; widows: 0;"><i>Nella prima indizione, il
regno di Ismaele chiamato Mohammed sconfiggerà la stirpe dei Paleologi e
conquisterà la città dei sette colli </i>(Heptapholos=
Costantinopoli)<i> e regnerà su essa: impererà su molti popoli,
devasterà le isole fino al Ponto Eusino, compirà distruzioni alle
foci dell'Istro</i> (il Danubio)<i>. Nell'ottava indizione sottometterà il
Peloponneso. Nella nona indizione farà una campagna nelle regioni
settentrionali. Nella decima indizione sconfiggerà i Dalmati e
ritornerà di nuovo dopo qualche tempo per fare una grande guerra
contro i dalmati e in parte li distruggerà.</i></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<i>E le moltitudini e le
nazioni </i>(lett. "Tribù")<i> d'Occidente, [numerose come] foglie,insieme
porteranno guerra per terra e per mare e sconfiggeranno Ismaele il
cui discendente regnerà per un brevissimo periodo di tempo. E la
razza bionda, insieme con i precedenti possessori, sconfiggerà
l'intero Ismaele e conquisterà la città dei sette colli con i
[suoi] privilegi. Poi provocheranno una selvaggia guerra civile fino
alla quinta ora e una voce griderà tre volte:<br />“Fermatevi, fermatevi, e
con timore affrettatevi verso l'area sulla destra [e] troverete un
uomo coraggioso, mirabile e
robusto. Costui avrete come vostro capo perché lui è il mio
diletto; scegliendolo compirete la mia volontà”.
</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i><br /></i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Gennadio avrebbe decrittato
il testo 1101 anni dopo la morte di Costantino (erroneamente posta
dal redattore del resoconto nel 329 mentre l'imperatore morì nel
337) quindi nel 1430 o nel 1438.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Non c'è però alcuna
traccia di questa interpretazione negli scritti attribuiti a Gennadio
o spuri. Oltre a ciò il testo contiene riferimenti cronologici alle
imprese di Maometto II estremamente precisi: prima indizione (1453),
caduta di Costantinopoli; ottava indizione (1460), conquista della
Morea; nona indizione (1461), conquista delle coste del Mar Nero;
decima indizione (1462), conquista della Bosnia.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span lang="zxx">Si tratta quindi molto
probabilmente un falso creato nel 1463 per avallare la crociata per
la riconquista di Costantinopoli che papa Pio II Piccolomini stava
cercando di promuovere e al cui esito positivo allude chiaramente il
testo: </span><span lang="zxx"><i>E le moltitudini e le nazioni d'Occidente, [numerose come] foglie,insieme porteranno
guerra per terra e per mare e sconfiggeranno Ismaele il cui
discendente regnerà per un brevissimo periodo di tempo</i></span><span lang="zxx">.</span></div><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La morte del papa (15 agosto
1464) determinò però il naufragio del progetto di riconquista della
città da parte dell'Occidente.<br />Gennadio Scholario,
all'epoca patriarca di Costantinopoli (1), di cui era peraltro nota la
tendenza ad interpretare profeticamente gli avvenimenti del suo
tempo, è presumibilmente chiamato in causa per avvalorare
l'autenticità del documento.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2on2u1cVQIl99wS-mBb8fMbbqrcWloCoafrpP9UUO5qJd1Y72_TUDWeup1PmBDdKsRBVjKU1cbEUXG7Ptuaxv1ZxSFS95KxWVXmNXwnrbGY4rs4-FXo5A2pufxA03zaCZNKbb70JKlMd-1AF2tMp3Es33XJ9hbvOo3dD_cEyDz1XmVtfNfMhjZzJ-zuQ/s598/Gennadio%20vignetta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="365" data-original-width="598" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2on2u1cVQIl99wS-mBb8fMbbqrcWloCoafrpP9UUO5qJd1Y72_TUDWeup1PmBDdKsRBVjKU1cbEUXG7Ptuaxv1ZxSFS95KxWVXmNXwnrbGY4rs4-FXo5A2pufxA03zaCZNKbb70JKlMd-1AF2tMp3Es33XJ9hbvOo3dD_cEyDz1XmVtfNfMhjZzJ-zuQ/w400-h244/Gennadio%20vignetta.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>immagine tratta dal Cod.Berolin., gr.297, (fol.62), XVI sec.</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">In molti dei manoscritti che riportano
il crittogramma e la sua decodifica da parte di Gennadio, figura
infatti anche un'illustrazione che che ritrae il patriarca seduto
accanto al sepolcro di Costantino nell'atto di trascrivere
l'interpretazione.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i><u>Note</u></i>: </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(1) Gennadio Scholario ricoprì la carica di Patriarca di Costantinopoli con il nome di Gennadio II in tre diversi periodi (1453-1457, 1462, 1464-1465)</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><p lang="zxx" style="margin-bottom: 0cm;">
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-21624504335439034762023-10-12T22:41:00.005-07:002023-10-24T01:28:02.614-07:00Gli ultimi anni dell'impero d'Occidente (455-476)<p> <b>Gli ultimi anni dell'impero d'Occidente (455-476)</b></p><p><b><br /></b></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Ricimero</b> (405-472): Di padre svevo e
madre visigota, nacque intorno al 405 e trascorse la sua giovinezza
alla corte dell'imperatore romano d'Occidente Valentiniano III, dove
si distinse combattendo assieme a Maggioriano – di cui divenne
amico fraterno – agli ordini del magister militum Ezio. Fu il vero
uomo forte dell'impero d'Occidente nell'ultimo ventennio della sua
esistenza.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><i>Dopo gli assassinii di Ezio (454) e di
Valentiniano III (455), Petronio Massimo, membro di una delle più
illustri famiglie dell'aristocrazia romana – la gens Anicia – che
non era estraneo a nessuno dei due omicidi, forte dell'appoggio del
Senato ed elargendo denaro agli alti funzionari di palazzo, riuscì a
farsi proclamare imperatore, nonostante la vedova di Valentiniano,
l'augusta Licinia Eudossia, gli preferisse Maggioriano che era
subentrato ad Ezio al comando dell'esercito.</i></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Petronio Massimo</b> (17 marzo 455-31
maggio 455): per consolidare la sua posizione costrinse l'augusta a
non rispettare il lutto ed a sposarlo. Elevò il figlio avuto dalla
prima moglie, Palladio, al rango di cesare e gli diede in moglie
Eudocia, una delle figlie dell'augusta. Licinia Eudossia pensò bene
di appellarsi Genserico, il re dei Vandali, al cui figlio Unerico,
Eudocia era stata promessa in sposa da Valentiniano. Organizzata la
spedizione, Genserico salpò da Cartagine e sbarcò a Porto dove pose
il suo campo. I militari in stanza nella capitale capirono che la
città era persa e si ammutinarono. L’imperatore tentò la fuga ma
rimase ucciso, probabilmente in una sommossa che coinvolse anche la
popolazione locale. Così i Vandali poterono entrare in città senza
incontrare resistenza. L'unica personalità che tentò di opporsi
alla devastazione fu papa Leone Magno, che trattò con Genserico. Il
papa lasciò ai Vandali la possibilità di spogliare la città dei
suoi averi, ma in cambio non avrebbero dovuto infierire sulla
popolazione inerme. Ma i Vandali rispettarono l'accordo solo in
parte. Molti membri dell’aristocrazia senatoria vennero fatti
prigionieri, per poi chiedere un riscatto. Inoltre, molti artigiani
vennero condotti, in schiavitù, a Cartagine. Genserico, rientrando a
Cartagine, si portò appresso anche l'augusta e le sue due figlie,
Placidia e Eudocia.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtMQjjt3cyjHbfELl71Pc7HcnbQArRkQT5dkIW9lFKB7_i7fUfzNvFYH9Nz_vt9-jpASTOHDRRTlCleysimpyTw4cgW85lBaUXLJ2aJoEXZw0jKHTdBkXOLQOjIjPoBodsXMlvpNvuvepJ-im-qDQZUVAB_FyoX3RZhQ1IBjLwGjBRqZbVsnqKVpeTMfY/s768/Genserico%20Saccheggia%20Roma,%201836.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="566" data-original-width="768" height="295" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgtMQjjt3cyjHbfELl71Pc7HcnbQArRkQT5dkIW9lFKB7_i7fUfzNvFYH9Nz_vt9-jpASTOHDRRTlCleysimpyTw4cgW85lBaUXLJ2aJoEXZw0jKHTdBkXOLQOjIjPoBodsXMlvpNvuvepJ-im-qDQZUVAB_FyoX3RZhQ1IBjLwGjBRqZbVsnqKVpeTMfY/w400-h295/Genserico%20Saccheggia%20Roma,%201836.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Karl Pavlovich Briullov, Il sacco di Roma, 1833-1835</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Tretyakov gallery, Mosca</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Al centro della composizione si nota, con la testa coronata, l'imperatrice Licinia Eudossia che abbraccia la figlia Eudocia. Sulla destra, in piedi sul sagrato di una chiesa, papa Leone Magno</i></div><div class="separator" style="background-color: white; clear: both; color: #222222; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Marco Mecilio Avito </b>(455-456): nato
intorno al 395 ad Augustonemetum (l'attuale Clermont-Ferrant) era un
esponente di spicco dell'aristocrazia gallo-romana. Dopo aver
raggiunto posizioni di rilievo nella carriera civile, si era dedicato
a quella militare servendo sotto il magister militum Flavio Ezio
nelle campagne contro gli Iutungi e i Norici (430/431) e contro i
Burgundi (436). Tornato in Alvernia – probabilmente con il grado di
<i>magister militum per Gallias</i> – era poi stato nominato prefetto del
pretorio delle Gallie nel 439 e si era ritirato a vita privata l'anno
seguente. Durante il suo breve regno, Petronio Massimo lo aveva
richiamato in servizio affidandogli il comando dell'esercito e lo
aveva inviato in missione diplomatica presso il sovrano visigoto
Teodorico II – che Avito conosceva bene – per confermare il loro
status di foederati e garantirsene l'appoggio. Quando giunse la
notizia della morte di Petronio Massimo, Avito si trovava a Tolosa
presso la corte di Teodorico II. Il re goto non perse l'occasione e
lo acclamò imperatore (9 luglio 455). Il 5 agosto giunse la ratifica
del Senato romano e solo allora Avito mosse verso l'Italia alla testa
di truppe gallo-romane rafforzate da un contingente goto. Si fermò a
Ravenna, dove lasciò un distaccamento di goti al comando di un certo
Remisto che nel frattempo aveva fatto patrizio e nominato magister
militum praesentalis, e entrò a Roma il 21 di settembre. Il 1°
gennaio 456 assunse come da tradizione il titolo di console, ma non
fu riconosciuto dall'imperatore d'Oriente Marciano che per quell'anno
nominò altri due consoli.<br />Avito si trovò a dover fronteggiare
l'intraprendenza della flotta vandala che spadroneggiava nelle acque
del Mediterraneo compiendo incursioni nei possedimenti romani e
rendendo difficile l'afflusso di derrate nella capitale. Recimero
riuscì a sconfiggere la flotta vandala al largo della Corsica e
battè il loro esercito nei pressi di Agrigento. Nel frattempo la
scarsità di viveri, aggravata dalla necessità di sfamare le truppe
che 'imperatore si era portato dietro, e l'ampia distribuzione di
cariche pubbliche e prebende a cittadini gallo-romani, aveva reso
Avito alquanto impopolare nella capitale. Oltracciò, rimasto a corto
di liquidità, era stato costretto a congedare il contingente goto.
Forti della popolarità derivatagli dalle vittorie contro i Goti,
Ricimero e Maggioriano, che comandava la guardia imperiale, insorsero
e costrinsero Avito a fuggire verso il nord. Ricimero lo fece
destituire dal Senato e fece assassinare a Ravenna il magister
militum Remisto (17 settembre 456).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel frattempo Avito aveva raggiunto la
città di Arelate (Arles) nelle Gallie, dove aveva raccolto delle truppe a lui
fedeli. Nominato Messiano nuovo magister militum rientrò in Italia
dove fu però sconfitto da Ricimero nella battaglia di Piacenza.
Fatto prigioniero e obbligato a deporre le insegne imperiali, ebbe
salva la vita e fu consacrato vescovo di Piacenza da Eusebio, allora
metropolita di Milano (1).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Maggioriano</b> (457-461): Nato in una
famiglia di militari (il nonno fu magister equitum sotto Teodosio I)
cominciò la carriera combattendo in Gallia agli ordini di Ezio. Ebbe
come compagni d'armi due brillanti ufficiali di origine barbara,
Ricimero e Egidio, legandosi al primo con una duratura amicizia.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"> </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyHDuvodkFDN9PdeEOuXdkx2ClSpbCLDxbYMTzoy5YLoALJ8ABzH3qrSW7tN5sI6GdyAYqjw-nXIbghr6ibwGgIMj_pS3O_zTShduDeEqg1gRbRTx3FxFN5f_XCV7w908kPI_PbVgFoJln7lQWGIDaMI8TKdmuZgCDARuZIiLoNvrYuJyYOYtTOeJXGZg/s290/Maggioriano%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="290" data-original-width="200" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyHDuvodkFDN9PdeEOuXdkx2ClSpbCLDxbYMTzoy5YLoALJ8ABzH3qrSW7tN5sI6GdyAYqjw-nXIbghr6ibwGgIMj_pS3O_zTShduDeEqg1gRbRTx3FxFN5f_XCV7w908kPI_PbVgFoJln7lQWGIDaMI8TKdmuZgCDARuZIiLoNvrYuJyYOYtTOeJXGZg/s1600/Maggioriano%202.jpg" width="200" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Maggioriano</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">particolare del frontespizio di una copia del <i>Breviario di Alarico</i>, 803-814</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Biblioteca Nazionale Francese, Parigi</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel
450 l'imperatore Valentiniano III progettò di dargli in moglie la
figlia Placidia allo scopo di assicurarsi una linea di successione.
Il progetto fu ostacolato da Ezio, il quale aspirava a sua volta a
imparentarsi con la famiglia imperiale, che congedò Maggoriano e lo
costrinse a ritirarsi nella sua campagna. Dopo l'assassinio di Ezio
(454), Valentiniano lo richiamò in servizio e, alla morte di questi,
il nuovo imperatore, Petronio Massimo, lo nominò comes domesticorum
(comandante della guardia imperiale), carica che mantenne anche sotto
Avito. Spodestato Avito, Maggioriano non avanzò la sua candidatura e
Leone I, l'imperatore d'Oriente a cui spettava nominare il
successore, tardò a farlo forse con l'intento di riunire sotto il
suo scettro le due metà dell'impero. Nel febbraio del 457 nominò
comunque Maggioriano magister militum per Occidentem ed elevò
Ricimero al rango di patrizio. Il primo di aprile, l'esercito,
acquartierato nei pressi di Ravenna, proclamò augusto Maggioriano,
anche se molto probabilmente il riconoscimento ufficiale da parte di
Leone I non avvenne prima di dicembre. Nel discorso d'insediamento
che tenne in Senato il 28 dicembre è manifesta la sua volontà di
governare assieme a Ricimero che aveva posto al comando
dell'esercito.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Maggioriano provvide quindi a
rafforzare l'esercito, reclutando molti mercenari barbari, e la
flotta per contrastare il dominio sul mare dei Vandali stanziati in
Africa.<br />Volse quindi la sua attenzione alle
Gallie dove i sostenitori di Avito avevano dato luogo ad una rivolta
capeggiata da un certo Marcello. Inviò quindi Egidio, insignito del
titolo di magister militum per Galliam, che liberò Lione e la
regione circostante ed entrò ad Arelate dove fu assediato dai
Visigoti. L'imperatore stesso, affiancato dal generale Nepoziano, il
magister militum praesentalis, guidò l'esercito che ruppe l'assedio
e sbaragliò i Visigoti ristabilendo il controllo imperiale sulla
Gallia meridionale. Per la prima volta dopo più di mezzo secolo un
imperatore occidentale si era fatto carico di organizzare un esercito
e di condurlo personalmente in battaglia.<br />
Maggioriano riuscì anche a convincere
il potente governatore dell'Illirico, Marcellino, che, potendo
contare su un forte esercito, si era reso di fatto semindipendente
dal governo centrale a partire dalla morte di Ezio, a riconoscere
nuovamente l'autorità imperiale e a collaborare alla difesa dei suoi
territori.<br />L'imperatore mise quindi mano ai
preparativi per la riconquista della provincia d'Africa. Nel 459
mosse con il grosso dell'esercito dalla Liguria e penetrò nella
Spagna occupata dai Visigoti mentre Nepoziano e Sunierico
sconfiggevano i Suebi a Lucus Augusti e conquistavano Scallabis in
Lusitania.<br />
Nel mese di maggio del 461 Maggioriano
raggiunse la provincia Cartaginense, dove aveva allestito la flotta
con cui intendeva riconquistare l'Africa. Tuttavia i Vandali,
avvertiti da traditori dei preparativi dell'imperatore e
dell'ubicazione della flotta romana, con un attacco repentino,
riuscirono a catturare le navi romane, mandando a monte i piani
dell'imperatore che fu costretto ad annullare la spedizione e a
negoziare una pace onerosa.<br />
Rientrato ad Arelate, Maggioriano
congedò l'esercito che non poteva più stipendiare e prese la via
dell'Italia accompagnato solo dalla sua guardia personale.<br />
Nel frattempo Ricimero, che
l'imperatore non aveva mai voluto a fianco nelle sue campagne
militari, rimasto a Ravenna aveva coagulato attorno a sé
l'opposizione. Le riforme introdotte da Maggioriano avevano infatti
ridotto i privilegi del clero e favorito l'aristocrazia provinciale
rispetto a quella italica e senatoriale. Ricimero lo raggiunse a
Tortona, nei pressi di Piacenza, lo fece arrestare e deporre e, dopo
averlo torturato per cinque giorni, lo fece decapitare (7 agosto
461).</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Libio Severo</b> (461-465): eliminato
Maggioriano, Ricimero fece eleggere dal Senato Libio Severo, un
senatore lucano nato intorno al 420 che godeva del favore
dell'aristocrazia italica e che riteneva di poter manovrare a suo
piacimento. Libio Severo non fu però riconosciuto dall'imperatore
d'Oriente Leone I, né da Egidio, governatore delle Gallie, né da
Marcellino, governatore dell'Illirico (che entrò così nella sfera
d'influenza dell'impero d'Oriente). Il dominio di Severo si riduceva
quindi alla sola Italia.<br />
Per accattivarsi l'appoggio del clero,
abrogò le leggi di Maggioriano che ne avevano limitato i privilegi e
varò altri provvedimenti a favore dell'aristocrazia italica.<br />Severo nominò Agrippino – un uomo di
Ricimero – magister militum per Gallias e per ottenere l'appoggio
dei Visigoti concesse loro la città di Narbona (462), dandogli così
accesso al Mediterraneo e separando i territori controllati da Egidio
da quelli del resto dell'impero. Durante tutto il suo regno, Severo
dovette fronteggiare anche le scorrerie dei Vandali in Sicilia e nel
meridione, che Genserico intensificò in risposta alla mancata
elezione al soglio imperiale del suo candidato Anicio Olibrio (2).<br />Libio Severo morì molto probabilmente
di morte naturale nell'autunno del 465.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Procopio Antemio</b> (467-472): alla morte
di Severo, Genserico avanzò nuovamente la candidatura di Anicio
Olibrio, lanciando le scorrerie dei suoi pirati anche contro l'impero
d'Oriente sulle coste dell'Illirico e della Grecia per premere su
Leone I. Nella primavera del 467, Leone I ruppe gli indugi e nominò
imperatore d'Occidente Antemio Procopio, esponente di una illustre
famiglia costantinopolitana. Il padre – Procopio - era stato
magister militum per Orientem e poteva vantare una discendenza dalla
dinastia di Costantino il grande, mentre il nonno materno – Antemio
- fu prefetto del pretorio d'Oriente per un decennio (404-415),
console nel 405, nonché reggente di fatto durante la minore età di
Teodosio II dopo la morte di Arcadio nel 408 (3).<br />Nel 453 Procopio Antemio aveva sposato
Elia Marcia Eufemia, figlia dell'imperatore Marciano (450-457), ed
era stato elevato al rango di patrizio. Nel 454 ricoprì la carica di
magister militum per Orientem (4) e l'anno successivo ottenne il
consolato. Antemio mantenne la carica di magister militum anche sotto
il successore del suocero, Leone I, e nel 460 ottenne un'importante
vittoria in Illirico contro gli Ostrogoti. Nel 466 sconfisse gli unni
di Hormidac che avevano attraversato la frontiera danubiana e invaso
la Dacia.<br />Antemio raggiunse l'Italia e Roma nella
primavera del 467, accompagnato da un esercito comandato dal magister
militum per Illyricum Marcellino e fu proclamato imperatore in una
località tra il terzo e l'ottavo miglio da Roma, il 12 aprile, primo
imperatore greco dopo Giuliano. Stabilitosi a Roma, l'imperatore
strinse con con Ricimero un'alleanza matrimoniale, dandogli in sposa
la figlia Alipia. Nel 471, il matrimonio del figlio Flavio Marciano
(5) con la figlia di Leone I - Leonzia – rafforzò inoltre i suoi
legami con la casa regnante d'Oriente.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">In accordo con Leone I, Antemio si
accinse quindi ad affrontare il problema dell'eliminazione del regno
vandalico che aveva sottratto all'impero le ricche provincie africane
da cui partivano le scorrerie di pirati che martoriavano la Sicilia
ed il sud d'Italia (6).<br />
Nel 468 una flotta di oltre mille navi
che trasportava una forza di sbarco di circa 100.000 uomini salpò da
Costantinopoli alla volta di Cartagine al comando di Basilisco,
cognato dell'imperatore. Nel frattempo Marcellino aveva attaccato la
Sardegna e un terzo contingente, al comando del generale Eraclio di
Edessa, era sbarcato sulle coste libiche.<br />La flotta imperiale, dopo alcune
vittoriose scaramucce con la flotta vandala, gettò l'ancora davanti
a Capo Bon, a circa 60 chilometri da Cartagine. Genserico chiese
quindi cinque giorni di tempo per presentare le condizioni di pace.
Nella notte fece invece lanciare moltissimi brulotti contro le navi
imperiali prive di sorveglianza e dietro questi seguì l'attacco
della flotta vandala. Gli imperiali persero gran parte delle navi e
ripiegarono confusamente rinunciando allo sbarco. Dopo questo
disastro Marcellino lasciò la Sardegna e passò in Sicilia, dove
trovò la morte per mano di uno dei suoi capitani, forse istigato da
Ricimero, mentre Eraclio si ritirò nella Tripolitania dove rimase
attestato per due anni.<br />Persa la speranza di riconquistare le
provincie africane, Antemio rivolse la sua attenzione alle Gallie.<br />L'impero controllava ormai soltanto le
province meridionali mentre i visigoti di Eurico si erano incuneati
separando da queste l'Alvernia, che era governata dal figlio di
Avito, Ecdicio, e il cosiddetto Dominio di Siagro più a nord.
Quest'ultimo dal 465 era governato appunto da Siagro, figlio di
Egidio, uno dei luogotenenti di Maggioriano che non aveva
riconosciuto Avito come imperatore.<br />Nel 471 l'imperatore inviò un esercito
al comando del figlio Antemiolo non ancora ventenne, coadiuvato dai
generali Torisario, Everdingo ed Ermiano in disaccordo fra loro e di
scarsa affidabilità. Muovendo da Arelate Antemiolo passò il Rodano
e fu sbaragliato da Eurico, trovando anche la morte in battaglia. Nel
frattempo si era consumata la rottura definitiva con Ricimero. Nel
470, colpito da una grave malattia, Antemio era stato sul punto di
morire.Tornato in salute, decise di colpire un personaggio vicino al
gruppo di Ricimero, l’ex magister officiorum e patricius Romano.
Costui fu considerato responsabile di trame volte all’eliminazione
dell’imperatore; fu arrestato, condannato e giustiziato. La
reazione di Ricimero fu molto dura. Lasciò Roma con il seguito di
seimila soldati e con i suoi bucellarii, e si ritirò a Milano.
L’Italia, in questo modo, si trovò divisa: sotto il controllo
dell’imperatore legittimo le regioni del centro-sud; sotto il
governo del magister militum barbarico il nord. Ricevuto l'aiuto dei
Burgundi, il magister militum calò su Roma e la strinse d'assedio.
La città e il Senato dell'urbe, per quanto divisi tra partigiani
delle opposte fazioni, sostennero l'assedio per lunghi mesi.<br />Leone I inviò in Occidente Anicio
Olibrio con la duplice missione di mettere pace tra Ricimero e
Antemio e, poi, di trattare col re dei Vandali Genserico (il cui
figlio aveva sposato la cognata di Olibrio, vedi sopra)); in realtà
l'ambasciata era un modo di sbarazzarsi di Olibrio, che credeva in
combutta coi Vandali, e di Ricimero: inviò infatti ad Antemio un
secondo messaggero con l'ordine di uccidere Ricimero e Olibrio, ma il
messaggio indirizzato all'imperatore d'Occidente cadde nelle mani del
capo goto, che lo mostrò a Olibrio. Olibrio raggiunse il campo di
Ricimero nell'aprile del 472 e fu proclamato imperatore. Nel
frattempo le milizie di Ricimero avevano isolato Antemio e i suoi
sostenitori nei palazzi imperiali del Palatino. Privi di
rifornimenti, l'11 luglio questi tentarono una sortita disperata.
L'imperatore cercò di trovare asilo nella basilica di San Crisogono
ma fu raggiunto sul sagrato della chiesa e trucidato da Gundobaudo,
figlio della sorella di Ricimero.</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Anicio Olibrio</b> (472): esponente di una
prestigiosa famiglia senatoriale romana, si era trasferito a
Costantinopoli dopo il sacco di Roma del 455. Grazie al matrimonio
con Placidia (454), la figlia minore di Valentiniano III, era anche
imparentato con la dinastia teodosiana. La sorella della moglie,
inoltre, aveva sposato Unerico, il figlio di Genserico ed erede al
trono dei Vandali. Nonostante le sue ascendenze non ebbe l'appoggio
dell'aristocrazia romana – che si era in gran parte schierata con
Antemio - né del popolo a causa del saccheggio compiuto dalle
milizie di Ricimero alla cui testa Olibrio era entrato in città. Il
mese successivo alla sua proclamazione, inoltre, morì Ricimero, il
suo principale alleato, sostituito nel ruolo di magister militum dal
nipote Gundobaudo che Olibrio elevò al rango di patrizio che era
stato dello zio. Poco o niente è noto degli atti del suo governo che
durò appena pochi mesi. Olibrio Anicio si ammalò infatti quasi
subito di idropisia e morì tra la fine di ottobre e gli inizi di
novembre del 472. Dal matrimonio con Placidia ebbe una sola figlia
femmina, Anicia Giuliana.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Glicerio </b>(473-474): dopo la morte di
Olibrio – che comunque non aveva riconosciuto – Leone I tardò a
nominare il suo successore. Stanco di aspettare, Gundobaudo, il nuovo
uomo forte d'Occidente, nel marzo del 473 proclamò a Ravenna
imperatore Glicerio. Probabilmente dalmata di nascita, Glicerio non
proveniva dalle fila dell'aristocrazia, comandava però la guardia
palatina (comes domesticorum) durante il breve regno di Olibrio.<br />Durante il suo regno Glicerio respinse
con le armi un tentativo d'invasione dell'Italia dei Visigoti di
Eurico ma non riuscì ad impedire la caduta di Arelate e Marsiglia.
Per via diplomatica riuscì invece a scongiurare la calata degli
Ostrogoti del re Vidimero. Una sua legge contro la simonia, varata
probabilmente per accattivarsi il favore del clero l'11 marzo 473, è
anche l'ultima emanata da un imperatore d'Occidente di cui si abbia
notizia.<br />La sua poco ortodossa proclamazione a
imperatore e il sospetto che fosse poco più di una marionetta al
servizio di Gundobaudo, convinsero Leone I a non riconoscerlo e a
nominare imperatore d'Occidente il governatore della Dalmazia Giulio
Nepote.<br />Giulio Nepote sbarcò ad Ostia nel
giugno del 474 e assunse la porpora mentre Glicerio, abbandonato da
Gundobaudo (7) al suo destino, si arrese senza combattere. Ebbe così
salva la vita e fu nominato vescovo di Salona.</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Giulio Nepote</b> (474-475; de jure
478-480): figlio di Nepoziano, che fu magister militum praesentialis
sotto Maggioriano, e della sorella del potente governatore (comes rei
militaris) dell'Illirico Marcellino che, a partire dall'assassinio di
Ezio (454), governò la regione – che formalmente rientrava nella
sfera del trono d'Occidente - in maniera di fatto semindipendente,
iniziò la carriera sostituendo lo zio materno, assassinato nel 468,
nel governo dell'Illirico. S'imparentò con la famiglia di Leone I,
sposando una nipote della moglie Verina.<br />Salito al trono, Nepote nominò
magister militum ed elevò al patriziato, Ecdicio Avito, il figlio
del defunto imperatore. Afranio Siagrio, il figlio di Egidio che
governava una enclave romana nel nord della Gallia nota come “Dominio
di Siagrio” ormai separata dal resto dell'impero, riconobbe
l'autorità di Nepote e fu nominato magister militum per Gallias.
L'imperatore negoziò quindi un accordo con i Visigoti di Eurico che
cedettero la Provenza – occupata durante il regno di Glicerio - in
cambio della città di Clermont-Ferrand e della regione
dell'Alvernia. Minor fortuna ebbe con i Vandali con i quali – non
potendo sostenere la guerra da solo giacchè l'impero d'Oriente aveva
firmato una pace separata nel 468 – fu costretto a firmare un
trattato di pace in cui riconosceva il loro dominio sulle provincie
africane, la Sardegna e le Baleari. La cessione dell'Alvernia inoltre
gli inimicò la locale aristocrazia gallo-romana a cui apparteneva
anche Ecdicio. Probabilmente per questa ragione l'imperatore lo
sostituì al comando dell'esercito con Flavio Oreste, un generale di
origini barbare.<br />Il 28 agosto 475 Flavio Oreste si
ribellò all'Imperatore e, alla testa di un esercito che doveva
essere forse inviato contro i visigoti, prese il controllo di Ravenna
e costrinse Nepote a fuggire a Salona in Dalmazia. Dopo un'attesa di
un paio di mesi, Oreste proclamò imperatore il figlio Romolo appena
quattordicenne.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /><b>Romolo Augustolo </b>(475-476): Figlio di
Flavio Oreste e Flavia Serena, una donna di stirpe romana figlia del
comes del Norico Romolo, fu proclamato imperatore dal padre che,
essendo di origini barbare, non poteva ascendere al trono in prima
persona, il 31 ottobre del 475. Romolo Augustolo non fu però
riconosciuto dal collega d'Oriente, Zenone (8). Il potere de facto,
inoltre, fu esercitato dal padre.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFqK1v659SsZTRJGfQmXaUcD8zYcG2iWIZzfi9KOp7WwbINssP7pmtCqi7fFd3SNFeB1rK6Gf7Xb8IOJ5S862XN10orE7rHT1JZgLV8FCfDNx0y-_Jz09zGxu3DNBi_J_kaIQM6buOgolmSydux1FQkFXR4M2aABfKJvXb0L5KN9FO85PAj2zBxpr0Igw/s1813/Romolo%20Augustolo,%20Domenico%20Parodi,%20Palazzo%20reale%20genova,%201725.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1813" data-original-width="1209" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjFqK1v659SsZTRJGfQmXaUcD8zYcG2iWIZzfi9KOp7WwbINssP7pmtCqi7fFd3SNFeB1rK6Gf7Xb8IOJ5S862XN10orE7rHT1JZgLV8FCfDNx0y-_Jz09zGxu3DNBi_J_kaIQM6buOgolmSydux1FQkFXR4M2aABfKJvXb0L5KN9FO85PAj2zBxpr0Igw/s320/Romolo%20Augustolo,%20Domenico%20Parodi,%20Palazzo%20reale%20genova,%201725.jpg" width="213" /></a></div><div style="text-align: center;">Domenico Parodi,<i> Romolo Augustolo, </i>1725</div><div><div style="text-align: center;">Palazzo reale, Genova</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br />
Nel 476 alcune truppe mercenarie
composte da Eruli, Sciri e Turcilingi chiesero di ottenere delle
terre in Italia, che Oreste però non concesse. Questi allora si
rivoltarono sotto la guida del capo sciro Odoacre, eleggendolo re il
23 agosto. Oreste si rinchiuse Pavia, confidando nelle possenti
fortificazioni della città, ma Odoacre prese la città e catturò
Oreste che fece giustiziare a Piacenza. Dopo avere sconfitto e ucciso
anche il fratello di Oreste, Paolo, entrò Ravenna e il 4 settembre
476 costrinse Romolo Augustolo ad abdicare (9).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGSFaQG9AsnGm72dKbdbTU7CruOTC3KqwbU8GT5OVfVM35J58JuhtcHgVBbKwm8e0MUu0iqY9cLLUVQ81VjFs8D4-4ntWkmnQUP3hq3vm-lMALeBtJg2AtFzFqx92FCT8DxoCXxIPgfAje0uE9Qz2FEq6_Kwh9vNn0WXqaxcSwwV-RQy77MgDUqGC5dOs/s1577/impero%20romano%20nel%20476.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1155" data-original-width="1577" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhGSFaQG9AsnGm72dKbdbTU7CruOTC3KqwbU8GT5OVfVM35J58JuhtcHgVBbKwm8e0MUu0iqY9cLLUVQ81VjFs8D4-4ntWkmnQUP3hq3vm-lMALeBtJg2AtFzFqx92FCT8DxoCXxIPgfAje0uE9Qz2FEq6_Kwh9vNn0WXqaxcSwwV-RQy77MgDUqGC5dOs/w400-h293/impero%20romano%20nel%20476.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'Impero romano d'Occidente al momento </i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>della deposizione di Romolo Augustolo</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Anzichè nominare un imperatore
fantoccio, Odoacre inviò a Costantinopoli le insegne imperiali – a
significare che non c'era più bisogno d'un imperatore d'Occidente –
e chiese di poter governare l'Italia con il titolo di patrizio.
Zenone riconobbe a Odoacre l'autorità legale per governare in Italia
in qualità di magister militum negandogli però il titolo di
patrizio (10) - che probabilmente gli fu invece concesso dal Senato
romano - e suggerendogli di riaccogliere in Italia Giulio Nepote come
imperatore d'Occidente, cosa che Odoacre non fece mai. Odoacre battè
anche moneta con l'effigie di Nepote che rimase imperatore de jure –
ma senza esercitare alcun potere effettivo – fino al suo assassinio
nel 480 (11). Odoacre governò quindi la diocesi italiana come
vicario di Zenone, secondo i dettami del diritto pubblico e privato
romano, riconoscendo formalmente Giulio Nepote come augusto legittimo
fino alla sua morte, sia nella monetazione che negli atti pubblici.</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><i><u>Note</u></i>:</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(1) dopo poco tempo, evidentemente
temendo per la propria vita, Avito tentò di fuggire in direzione di
Arelate, ma venne presto raggiunto da Maggioriano, che assediò il
santuario in cui il sovrano deposto si era rifugiato e dove dopo
alcuni giorni trovò la morte.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Il figlio di Genserico, Unerico,
aveva sposato la figlia maggiore di Valentiniano III, Eudocia,
mentre Anicio Olibrio ne aveva sposato la sorella minore, Placidia.
Il sovrano vandalo avrebbe quindi gradito sul trono d'occidente un
imperatore a cui era comunque legato da vincoli di parentela.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(3) A Flavio Antemio si deve
l'edificazione delle mura dette teodosiane che furono erette durante
la sua prefettura. Come tale è ricordato in un'epigrafe incisa
sull'architarve della Porta Pempton che recita: “con una forte
architrave rafforzò le mura della porta Puseo, che non fu meno
grande di Antemio”</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyf2bOi0lyDjor5zeM3UwO1RAEHlmwCmB4oBvLO4RRZ56-ivRHlVlqPUX_UrJpCXRgXHiGukrSKvA3bdqH_Qo-APMZ7prhXaoSWe1bnf6-fHgrVmbGT967wQ-1peicVR7ssOVfPN03AceqUy2gbnV-z7urlTd_w8BXlsJrpg3oY4NAaNNyD2oJu2Ddfts/s1016/iscrizione%20di%20Antemio%20listello%20interno%20Pempton.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="641" data-original-width="1016" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhyf2bOi0lyDjor5zeM3UwO1RAEHlmwCmB4oBvLO4RRZ56-ivRHlVlqPUX_UrJpCXRgXHiGukrSKvA3bdqH_Qo-APMZ7prhXaoSWe1bnf6-fHgrVmbGT967wQ-1peicVR7ssOVfPN03AceqUy2gbnV-z7urlTd_w8BXlsJrpg3oY4NAaNNyD2oJu2Ddfts/w400-h253/iscrizione%20di%20Antemio%20listello%20interno%20Pempton.jpg" width="400" /></a></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;">(4) A quell'epoca nell'esercito
d'Oriente esistevano due gruppi di armate centrali (praesentalis) e
quindi due magister militum, l'altro era il potente generale di
origine alana Ardaburio Aspar.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(5) Dal matrimonio con Elia Marcia
Eufemia nacquero cinque figli: Antemiolo, Flavio Marciano, Procopio
Antemio, Romolo e Alipia</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(6) Per contribuire al finanziamento
della spedizione che ammontò a 7.408.000 solidi aurei, Antemio
impiegò per buona parte il suo patrimonio personale.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(7) Al momento dello sbarco di Nepote,
Gundobaudo – che pure avrebbe avuto le forze necessarie per
contrastarlo – si era allontanato da Roma e si trovava nelle
Gallie. Probabilmente il magister militum giudicò inutile e
controproducente difendere un imperatore che non godeva del sostegno
del suo collega orientale né dell'aristocrazia senatoriale.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(8) Romolo Augustolo fu riconosciuto da
Basilisco che usurpò il trono d'Oriente per un breve periodo (9
gennaio 475-agosto 476)</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(9) Forse in considerazione della
giovane età, Odoacre risparmiò la vita all'imperatore deposto,
confinandolo nel castellum lucullianum, una splendida villa
napoletana del II secolo, i cui resti si trovano in parte sotto
Castel dell'Ovo, e concedendogli un cospicuo appannaggio.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(10) Zenone rispose alla richiesta di
Odoacre sostenendo che la nomina a patrizio spettava all'imperatore
d'Occidente ancora in carica.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(11) Giulio Nepote fu assassinato nel
palazzo fatto costruire da Diocleziano a Spalato (vicino Salona) dove
risiedeva da due suoi alti ufficiali, i comes Ovida e Viatore, forse
istigati dall'ex imperatore Glicerio che all'epoca era vescovo di
Salona.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p></div>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-80516827934457553032023-08-08T12:13:00.000-07:002023-08-08T12:13:12.358-07:00Chiesa di San Giovanni Evangelista, Ravenna<p><b> Chiesa di San Giovanni Evangelista, Ravenn</b>a</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ77tqPRxr0DT72Gatkeu8SXYFCPq7jOkNs8Azv9yfYU9hB2_Jgzsni_gk3qkMeDaJWyxBFB-sW3lAumxL68SFqyT7l_MqeHElxR_23tgwJGh_4p2pKDbuvlRjvgR8U0ftSZiMsUsGF1b8JlYXqzh1vYOlvNKpqXuCdIB0_prWWDtEklVidJVELerUH_A/s1000/chiesa%20facciata.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="667" data-original-width="1000" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQ77tqPRxr0DT72Gatkeu8SXYFCPq7jOkNs8Azv9yfYU9hB2_Jgzsni_gk3qkMeDaJWyxBFB-sW3lAumxL68SFqyT7l_MqeHElxR_23tgwJGh_4p2pKDbuvlRjvgR8U0ftSZiMsUsGF1b8JlYXqzh1vYOlvNKpqXuCdIB0_prWWDtEklVidJVELerUH_A/w400-h266/chiesa%20facciata.jpg" width="400" /></a></div><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La chiesa venne costruita per volontà
di Galla Placidia in seguito ad un voto fatto all'evangelista durante
la perigliosa traversata che da Costantinopoli la ricondusse a
Ravenna nel 424: viste le pessime condizioni atmosferiche, l'augusta
promise che, se avesse toccato terra, avrebbe costruito una chiesa
dedicata a Giovanni nel luogo dello sbarco. La costruzione iniziò
nel 425 e terminò nel 434, si tratta quindi della più antica
basilica ravennate.<br />Verso l’anno Mille venne costruito
sulla destra della chiesa un monastero e la chiesa fu affidata ai
monaci benedettini che vi si stabilirono.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSbDdE2gpTXH_BKVcTfdJrvJ4kDDfTIWreWphg3cRvEv_rLTyUtcsW7c4OaPJ6RPrv5nkfqXkdovBNwYKl9Pj6TFHw4cpbojk5syIFb1V6KdGGYSdfs-s_ibnko_jIEqmw5xc7UsC3YUT8mtJe066lpMuwsCHj_PBCYI5A8NKMRyaYVUVcp8I3f10_XMo/s341/san_giovanni_evangelista_711_pianta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="270" data-original-width="341" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjSbDdE2gpTXH_BKVcTfdJrvJ4kDDfTIWreWphg3cRvEv_rLTyUtcsW7c4OaPJ6RPrv5nkfqXkdovBNwYKl9Pj6TFHw4cpbojk5syIFb1V6KdGGYSdfs-s_ibnko_jIEqmw5xc7UsC3YUT8mtJe066lpMuwsCHj_PBCYI5A8NKMRyaYVUVcp8I3f10_XMo/s320/san_giovanni_evangelista_711_pianta.jpg" width="320" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>planimetria della chiesa originaria</i></div></i><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br />La chiesa originaria era a tre navate
ed era preceduta da nartece, poi inglobato – tra VIII e X secolo -
dalle navate. Traccie dell’antico nartece si troverebbero nei
grandi archi tamponati visibili sulle pareti nord e sud in prossimità
della facciata. Tramite essi si accedeva probabilmente ad ambienti
laterali annessi al nartece stesso, forse deputati ad assolvere la
funzione dei pastoforia, non presenti al tempo della prima
edificazione ma realizzati successivamente, durante l'episcopato di
Mariniano (595-618).<br />
Nel 1316 – grazie ad un generoso
lascito testamentario - vennero apportate modifiche alla chiesa e al
monastero inserendo elementi gotici di cui resta il portale con la
strombatura ogivale. Fu anche costruito un quadriportico antistante
alla basilica distrutto durante i bombardamenti della II guerra
mondiale.<br />Nel 1459 la basilica fu affidata ai
Canonici Regolari di San Salvatore.<br />
Nel 1568 l'abate Teseo Aldrovandi fece
ristrutturare e abbellire la chiesa. Molto probabilmente le ultime
tracce dei mosaici di epoca placidiana furono distrutte durante i
lavori di ampliamento del presbiterio voluti dall'abate. A questo
scopo venne inoltre murato un arco su ogni lato della navata e nelle
lunette l'abate commissionò a Roberto Longhi due affreschi
raffiguranti rispettivamente <i>Galla Placidia nella tempesta</i> e il
<i>miracolo del sandalo. </i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfpfOLfA0tavCwGZHDGPjzrKfjKh81NJOKvF2dEcgwigJkJxyTJphf-gjXyliDkQZWusSy6P0sufN9to3DFzCQz7BlevB8pC7d8JqNsbhE6fbGkTae3qtZ0cmpsIcYUTUgu-sjY9pEiIOls6E_W14TMfL3SVwd514c_NwMcKudet-mc0Cw9A7XSjh5CVw/s1024/Lunetta-1-Corrado-Ricci-1024x633.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="633" data-original-width="1024" height="248" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfpfOLfA0tavCwGZHDGPjzrKfjKh81NJOKvF2dEcgwigJkJxyTJphf-gjXyliDkQZWusSy6P0sufN9to3DFzCQz7BlevB8pC7d8JqNsbhE6fbGkTae3qtZ0cmpsIcYUTUgu-sjY9pEiIOls6E_W14TMfL3SVwd514c_NwMcKudet-mc0Cw9A7XSjh5CVw/w400-h248/Lunetta-1-Corrado-Ricci-1024x633.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'affresco raffigurante </i>Galla Placidia nella tempesta <i>nella sua collocazione originaria</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhccHp6118cH4cYQqWZUPqUHPR61EhJEyS_8XShvp12LX_z7gFUTXX5a69QW5j2qbXZVb_-GovvDEMDxYSIeyCvuTnpXlPsP4ZzilC1kT4xQ0Z4GgmBcE2FTwTn-m5aGmZpWx0lsDOFtPl04qL8mHcbNBx4D-2Of8CVhm_QvTnuNtf0qloRiTcRwDNFul8/s3300/Francesco_longhi,_voto_di_galla_placidia_durante_la_tempesta,_1568,_dalla_basilica_di_s._giovanni_evangelista_a_ravenna.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1560" data-original-width="3300" height="189" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhccHp6118cH4cYQqWZUPqUHPR61EhJEyS_8XShvp12LX_z7gFUTXX5a69QW5j2qbXZVb_-GovvDEMDxYSIeyCvuTnpXlPsP4ZzilC1kT4xQ0Z4GgmBcE2FTwTn-m5aGmZpWx0lsDOFtPl04qL8mHcbNBx4D-2Of8CVhm_QvTnuNtf0qloRiTcRwDNFul8/w400-h189/Francesco_longhi,_voto_di_galla_placidia_durante_la_tempesta,_1568,_dalla_basilica_di_s._giovanni_evangelista_a_ravenna.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Lo stesso affresco come si può osservare oggi al Museo Nazionale di Ravenna</i></div></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel corso delle trasformazioni
settecentesche cui fu sottoposta la basilica, le lunette vennero
scialbate e rimasero invisibili fino ai restauri novecenteschi,
quando gli affreschi vennero strappati e le tamponature degli archi
rimosse. Oggi i due affreschi sono conservati nel Museo Nazionale di
Ravenna.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">In occasione del VI centenario dantesco
celebrato a Ravenna nel 1921, la basilica fu oggetto di un importante
piano di recupero volto all'eliminazione di tutte le sovrapposizioni
settecentesche.<br />Tra gli interventi principali – oltre
alla già citata rimozione della tamponatura degli archi prossimi
alll'abside - si annoverano: l’apertura della loggia al secondo
livello dell’abside (prima tamponata), l'oscuramento della bifora
rinascimentale di facciata, il rifacimento del soffitto, il recupero
dei mosaici del piano pavimentale del 1213 (già scoperto
parzialmente nel Settecento), il restauro degli affreschi della volta
della cappella trecentesca (detta anche “giottesca”), la
liberazione del corpo esterno della chiesa con l’abbattimento di
alcuni fabbricati pertinenti l’ospedale insediato nell’Ottocento,
il restauro del campanile.
</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid3YMWtdCoOKOQ9tN4RaliXptZJymrMfATiTw7rOsNByyD0hXHFjcuJWqv7HvdwY1sZOV8BupINOn9uLz7YI-uFK9qQ-85ZkSfQ_xZdD6tbv4cYZhT2pqpE1w9emyZC7GAy_4kSA1L15iESsNO8uJbUgyGGXDQVvheo6KFuQ4KFpFaV5CPpc2olO1yIuA/s359/pianta%20attuale%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="189" data-original-width="359" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEid3YMWtdCoOKOQ9tN4RaliXptZJymrMfATiTw7rOsNByyD0hXHFjcuJWqv7HvdwY1sZOV8BupINOn9uLz7YI-uFK9qQ-85ZkSfQ_xZdD6tbv4cYZhT2pqpE1w9emyZC7GAy_4kSA1L15iESsNO8uJbUgyGGXDQVvheo6KFuQ4KFpFaV5CPpc2olO1yIuA/w400-h210/pianta%20attuale%202.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>planimetria della chiesa attuale</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il portale trecentesco è oggi
addossato al muro occidentale dello spazio racchiuso che introduce
alla basilica. E' riccamente decorato con statue e bassorilievi:
nella lunetta, è raffigurata l'<i>Apparizione di San Giovanni a
Galla Placidia</i>, affiancata da due gruppi di angeli; ai lati della
strombatura, vi è l'Annunciazione; nel timpano, invece, al centro
c'è il bassorilievo con San Giovanni e un imperatore (probabilmente
Valentiniano III), alla sua sinistra San Barbaziano (1) con sacerdoti,
alla sua destra Galla Placidia con soldati e, sopra, il Redentore.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-oLh9-q7QICpCVyxoDEzc98_SPYTRO7Eco4EPpMgTAWsKRuQu4MGdX6IyfWmvwXgLFphia9nLfT95J8K-04N97flhxaW4mQsrCzT-9dOSXEY6saEloNPh7lYOWEn-JOLLz5BPxri-FVAS7N9B0IGPCpBysGKGc7w6nXO5-uYdpp06zB3n_ZLT_bfs0h0/s1208/portale.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1208" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh-oLh9-q7QICpCVyxoDEzc98_SPYTRO7Eco4EPpMgTAWsKRuQu4MGdX6IyfWmvwXgLFphia9nLfT95J8K-04N97flhxaW4mQsrCzT-9dOSXEY6saEloNPh7lYOWEn-JOLLz5BPxri-FVAS7N9B0IGPCpBysGKGc7w6nXO5-uYdpp06zB3n_ZLT_bfs0h0/w400-h265/portale.JPG" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La facciata della basilica è molto
semplice, con un alto protiro ad arco medievale con pilastrini in
mattoni. Sotto il protiro si trovano il portale d'ingresso e una
monofora.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_z_lwAiOx5v8O_XlfhigQSp_hg8EwA4LWUPu4-kxFtGCCPGBbjIv9XH4QrSuDHle17Tb4NzQLM1y7c4NcBCFtP-YN7DXar8yZKQ_uh6cU8q86RfZJp9DPNt_XtKJ0_h3SIWDzt6SJqpUsLqNApONXrCreIuUAUNQz4DnUYMvRkjQOC7AvLwxOlSyxy0c/s1208/facciata.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1208" data-original-width="800" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_z_lwAiOx5v8O_XlfhigQSp_hg8EwA4LWUPu4-kxFtGCCPGBbjIv9XH4QrSuDHle17Tb4NzQLM1y7c4NcBCFtP-YN7DXar8yZKQ_uh6cU8q86RfZJp9DPNt_XtKJ0_h3SIWDzt6SJqpUsLqNApONXrCreIuUAUNQz4DnUYMvRkjQOC7AvLwxOlSyxy0c/w265-h400/facciata.JPG" width="265" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">All'interno la chiesa presenta
attualmente una pianta a tre navate con abside poligonale all'esterno
e circolare all'interno, traforato da sette monofore intervallate da
colonnine di marmo. </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBP-kZNr_qsA5X0OZdNbUpLPCKYyoV-r2cmAWLzTrget9kl3qNaa53dsE3f5ub5nttjWmzc2sNIp9CU8trW6zJFgr7T-z6chXaPAYS7kL9ZGgqvLSOzhcdUQ6C21opbHWPb1C_7J3RQooHxxA645ndieBZvjqjW_4qGzLBbI8UNfZd19WqoVMtIzzz95k/s1208/abside.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="800" data-original-width="1208" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjBP-kZNr_qsA5X0OZdNbUpLPCKYyoV-r2cmAWLzTrget9kl3qNaa53dsE3f5ub5nttjWmzc2sNIp9CU8trW6zJFgr7T-z6chXaPAYS7kL9ZGgqvLSOzhcdUQ6C21opbHWPb1C_7J3RQooHxxA645ndieBZvjqjW_4qGzLBbI8UNfZd19WqoVMtIzzz95k/w400-h265/abside.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Abside</i></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Le navate sono scandite da due filari di 12
colonne di marmo proconnesio.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8LPe4qF1JMq_KCOorRjNeAaiL01b0ghkOooPXWvFuYt7sy-wWDbam4J73QEB6rG6kxX-X2lRLXJmKaVeklfDIy_y7wpBioRiWMHfQ_vjAx08hZfQMTEXBdxSNLYfHSd5E1f_-B3mnpLpYB-hGc-n4wyFqh1fflbe3xiAlTKaHQU_tx7xRfWL6DrlWLd8/s1920/chiesa%20interno.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1280" data-original-width="1920" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8LPe4qF1JMq_KCOorRjNeAaiL01b0ghkOooPXWvFuYt7sy-wWDbam4J73QEB6rG6kxX-X2lRLXJmKaVeklfDIy_y7wpBioRiWMHfQ_vjAx08hZfQMTEXBdxSNLYfHSd5E1f_-B3mnpLpYB-hGc-n4wyFqh1fflbe3xiAlTKaHQU_tx7xRfWL6DrlWLd8/w400-h266/chiesa%20interno.jpg" width="400" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella navata sinistra, sono appesi alla
parete i frammenti musivi che provengono dalla decorazione
pavimentale ordinata dall’abate Guglielmo nel 1213, come emerge da
una lacunosa iscrizione (2). Dieci di questi frammenti celebrano le gesta
della quarta crociata e la nascita dell'impero latino di
Costantinopoli. Il tema – del tutto inconsueto, anche perché i
crociati furono inizialmente scomunicati da papa Innocenzo III per
aver rivolto le armi contro altri cristiani – è svolto con estrema
aderenza alla realtà storica (come nel pannello in cui si vedono i
crociati addossare le scale alle mura marittime direttamente dalle
navi come realmente avvenne), sì da originare un variegato ventaglio
di ipotesi circa le ragioni che potrebbero aver spinto l'abate a
questa rappresentazione apologetica (3). </p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiciP3zHekCSOk8PMXix5FceGooIquam9KFBAVV_LIi1OwIAC3n-MBJxrrIW6qPcgb61J_eNp4QpNYzDwfU7Nuw-PFJuu5L1fCoj5Iu4qRt6U7EeKqaR0as7xwhOTs9h5XsOMlO8EWLHDn3Fyu3rCED83URcLZ1MQd37dfNG7WCIXQP-9IAF4rnRBWphco/s1024/i%20crociati%20assaltano%20le%20mura%20marittime%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="927" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiciP3zHekCSOk8PMXix5FceGooIquam9KFBAVV_LIi1OwIAC3n-MBJxrrIW6qPcgb61J_eNp4QpNYzDwfU7Nuw-PFJuu5L1fCoj5Iu4qRt6U7EeKqaR0as7xwhOTs9h5XsOMlO8EWLHDn3Fyu3rCED83URcLZ1MQd37dfNG7WCIXQP-9IAF4rnRBWphco/w363-h400/i%20crociati%20assaltano%20le%20mura%20marittime%202.jpg" width="363" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>I crociati assaltano le mura marittime di Costantinopoli</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAA-1sjPj6FZ2JOw9We-ZmfKm9j_0YhAPxASrnQ5BznWGpXWVg83spNtPO4Ifv4b2Q6OuybLIEZuIA5I83B8-fq2sm38eSBQd8dxEx4oFvUrLG26ibZDI4hglldm9fGinYZCGs-2RYzpHuKXurr_BMRk012u9icf5Wnyv7jmGsHE4gwS1009XktVDiSno/s976/la-resa-di-costantinopoli-durante-la-iv-crociata-mosaico-del-1213-ravenna-basilica-di-san-giovanni-evangelista.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="976" data-original-width="868" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgAA-1sjPj6FZ2JOw9We-ZmfKm9j_0YhAPxASrnQ5BznWGpXWVg83spNtPO4Ifv4b2Q6OuybLIEZuIA5I83B8-fq2sm38eSBQd8dxEx4oFvUrLG26ibZDI4hglldm9fGinYZCGs-2RYzpHuKXurr_BMRk012u9icf5Wnyv7jmGsHE4gwS1009XktVDiSno/w356-h400/la-resa-di-costantinopoli-durante-la-iv-crociata-mosaico-del-1213-ravenna-basilica-di-san-giovanni-evangelista.jpg" width="356" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>La resa di Costantinopoli</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Altri lacerti musivi rappresentano
invece temi medievali classici, un frammento dei mesi, scene di
caccia e soprattutto animali fantastici e favolistici.<br />All'incirca a metà della navata
sinistra si apre poi una cappella di forma quadrata aperta nel XIV
secolo. E' voltata a crociera e presenta affreschi di scuola
giottesca che raffigurano Santi, Dottori della Chiesa (S.Girolamo,
Sant'Ambrogio, Sant'Agostino e S.Gregorio), e gli Evangelisti con i
loro simboli. Sull'altare un affresco della Maddalena che tende le
braccia verso la croce.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br />
</p></div><div style="text-align: left;"><i><u>Ricostruzione ipotetica dei mosaici absidali di epoca placidiana</u></i></div><div style="text-align: left;"><i><u><br /></u></i></div><div style="text-align: left;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4WyRXPZZ7uVaBnZCckVmmci2vl660eCA4T8cMWjsj4hn3tGSFY3wI3lrvvbXgDPZvCUdmMJcaP22Vol333ZuhnEnmIFfWk6PhJs42hn7h5MbFxsbun-quCrDGn7BAprq1IwEX07tz_S1iiVptjcsS6RHN3k5s9YLhwqdwjqXEI_105scRAh7Aie-FfCI/s1248/abside%20mosaici.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1248" data-original-width="926" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4WyRXPZZ7uVaBnZCckVmmci2vl660eCA4T8cMWjsj4hn3tGSFY3wI3lrvvbXgDPZvCUdmMJcaP22Vol333ZuhnEnmIFfWk6PhJs42hn7h5MbFxsbun-quCrDGn7BAprq1IwEX07tz_S1iiVptjcsS6RHN3k5s9YLhwqdwjqXEI_105scRAh7Aie-FfCI/w296-h400/abside%20mosaici.jpg" width="296" /></a></div><br /></i></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L’ipotesi ricostruttiva della
decorazione di epoca imperiale della zona absidale, si basa
principalmente su quattro sermoni e su descrizioni lasciate da
artisti e antiquari che ebbero modo di vederli e prevede la presenza
della cattedra vescovile dietro la quale la parete era rivestita in
marmo. Al di sopra si sviluppavano i mosaici in cinque fasce
orizzontali.<br />Nella prima, in corrispondenza della
cattedra, San Pietro Crisologo celebrante con l’angelo, sulla
sinistra le figure di Arcadio e Eudossia, e sulla destra Teodosio II
ed Eudocia.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella seconda fascia l’iscrizione:</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">CONFIRMA HOC DEVS QVOD OPERATVS ES IN
NOBIS A TEMPLO SANCTO TVO, QVOD EST IN IERVSALEM. TIBI OFFERENT REGES
MVNERA.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La terza fascia era interrotta da una
loggetta centrale, composta da sette arcate, ai cui lati si
presuppone la raffigurazione dei quattro evangelisti.<br />Nella quarta fascia l’iscrizione:</div>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">SANCTO AC BEATISSIMO APOSTOLO IOHANNI
EVANGELISTAE GALLA PLACIDIA AVGVSTA CVM FILIO SVO PLACIDO VANTINIANO
AVGVSTO EF FIALIA SUA IVSTA GRATA HONORIA AVGVSTA LIBERATIONIS
PERICVCVM MARIS VOTVM SOLVENT. </p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nell’ultima fascia, corrispondente
al catino absidale, era rappresentato il Salvatore con il Vangelo
aperto nella mano sinistra. Alla sommità dell’arco di trionfo, al
centro la figura del Redentore che consegna il libro a San Giovanni
Evangelista e a destra e sinistra era ripetuta la scena di Galla
Placidia con la prole guidati dal santo sulla barca in tempesta.<br />Dai peducci dell’arco partiva l’iscrizione:</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">AMORE CHRISTI NOBILIS ET FILIVS
TORNITVI SANCTVS IOHANNES ARCANA VIDIT. GALLA PLACIDIA AVGVSTA PROSE
ET HIS OMNIBVS HOC VOTVM SOLVIT</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sottostante la scritta le immagini,
forse clipeate, di antenati e parenti di Galla Placidia. A sinistra
Valentiniano I, Graziano – nonno e zio dell'augusta - il marito
Costanzo e i fratelli, morti in tenera età, Graziano e Giovanni. A
destra Costantino, il padre Teodosio I, i fratellastri Arcadio e
Onorio e il figlio avuto da Ataulfo, Teodosio.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Con questo particolare programma iconografico, l'augusta, da poco insediatasi sul trono d'Occidente come reggente del figlio Valentiniano, sembra volerne ribadire la legittimità in forza della sua appartenenza a pieno titolo alla dinastia teodosiana regnante in Oriente.</div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Note</u>:</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="text-align: center;">(1) sacerdote di origini antiochene, si
recò a Roma dove gli furono attribuiti diversi miracoli. Galla
Placidia lo fece venire alla corte dio Ravenna dove divenne il suo
padre spirituale.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="text-align: center;">(2) All’interno di un circolo un
tempo visibile sul pavimento in mosaico della navata centrale, erano
indicati sia il nome del committente che l’anno di esecuzione
dell’intera opera: «Dnus Abbas Guilielmus hoc op [...] anno
millesimo ducentesimo tertio decimo». </span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(3) Una esauriente disamina di queste
ipotesi si trova in Gianantonio Tassinari, <a href="https://www.academia.edu/37725962/San_Giovanni_Evangelista_e_i_mosaici_della_quarta_crociata_Considerazioni_araldiche_pdf" target="_blank"><i style="color: #2b00fe;">San Giovanni Evangelista e
i mosaici della Quarta crociata. Considerazioni araldiche</i><span style="color: #2b00fe;"> </span><span style="color: black;">in</span><span style="color: #2b00fe;"> </span><i><span style="color: black;">Ravenna
Studi e Ricerche</span></i></a>, n. XXIV, 2018</p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<br /><p></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-55046663426114250522023-06-16T03:14:00.011-07:002024-03-23T17:36:12.546-07:00Chiesa del Cristo Pephaneromenos<p> <b>Chiesa del Cristo Pephaneromenos</b><br /></p><p><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNs1T9LxK-o2gtrjlSQ3D44W-7LxtCU8gYNVXd39ocVGZ6MRCO6PVbdPf706xtzEfpVhlRusvqIHW-5lcCAj-8b-QUxPD147hxQqvwPNA3m8wNKvxyY4KnvwwqUFGLbuTXaix3vm6I8MeEOuk2vjuUy7WocuRjJgnkjrmL1TN309F58MqiG2pZT2uM/s1600/49456871626_dd7fad090d_h.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1060" data-original-width="1600" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNs1T9LxK-o2gtrjlSQ3D44W-7LxtCU8gYNVXd39ocVGZ6MRCO6PVbdPf706xtzEfpVhlRusvqIHW-5lcCAj-8b-QUxPD147hxQqvwPNA3m8wNKvxyY4KnvwwqUFGLbuTXaix3vm6I8MeEOuk2vjuUy7WocuRjJgnkjrmL1TN309F58MqiG2pZT2uM/w400-h265/49456871626_dd7fad090d_h.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Circa 60 metri a nord dell' Incili
Kosk (1), integrata nelle mura marittime che danno sul Mar di Marmara,
spicca la facciata di un edificio che presenta un grande arco
centrale, tamponato in un'epoca successiva lasciando aperti un
ingresso e una finestra sovrastante entrambi coronati da un arco.
L'arco centrale è fiancheggiato da due ingressi laterali. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgsFEo1ZjmmXY1f-f9VoRKnJrgonhowrzbOPL1E6eGdDs_tzI5KcqavC-aJi16DpN6utmnjGXGh5Bc_At6SQMOxCyH0iIXgdBRE2eyO-0ZhBWTGz_ATQ65Wz0sHc65yXxptTedHjgV2la8TcScAfR5RmqB1cVItTCYtW9hpCfkd7ci8Bme_uhLteF6/s1598/incili%20kiosk.png" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="523" data-original-width="1598" height="131" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgsFEo1ZjmmXY1f-f9VoRKnJrgonhowrzbOPL1E6eGdDs_tzI5KcqavC-aJi16DpN6utmnjGXGh5Bc_At6SQMOxCyH0iIXgdBRE2eyO-0ZhBWTGz_ATQ65Wz0sHc65yXxptTedHjgV2la8TcScAfR5RmqB1cVItTCYtW9hpCfkd7ci8Bme_uhLteF6/w400-h131/incili%20kiosk.png" width="400" /></a></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><i> a sn. i resti delle sostruzioni dell'Incili kiosk, a ds. la facciata dell'ipotetico edificio religioso inserita nelle mura marittime</i><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;">La
facciata si presenta movimentata da nicchie e decorazioni a mattone.
All'interno lo spazio è suddiviso in una navata centrale separata
dalle due laterali da due archi impostati su un pilastro centrale e
due semipilastri addossati alle mura perimetrali.
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYrpUKY9oUFpwRVsi6106qHtqwQjtDVjQzqApM8Wfj40zB0QtytJHBYWUzMl92dhs3iRoVBCG8q5LgtuXotndcn15lSQ8KmjJe2nNmwlOizN_e9sL-qLyGWRdxPvY5pfZHoed2rayADCYlkPeHzTS3GiWxgA2-rPkID_rWvYwBfEAf_saE2Jcy_Nw_/s1012/interno.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="618" data-original-width="1012" height="244" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhYrpUKY9oUFpwRVsi6106qHtqwQjtDVjQzqApM8Wfj40zB0QtytJHBYWUzMl92dhs3iRoVBCG8q5LgtuXotndcn15lSQ8KmjJe2nNmwlOizN_e9sL-qLyGWRdxPvY5pfZHoed2rayADCYlkPeHzTS3GiWxgA2-rPkID_rWvYwBfEAf_saE2Jcy_Nw_/w400-h244/interno.jpg" width="400" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">L'edificio è stato a lungo identificato come
parte del monastero di Cristo Filantropo, la ricerca attuale tende
invece ad identificarlo con la chiesa del Cristo Soter Πεφανερωμένος
(manifestato) (2) che compare nelle fonti solo molto tardi in età
paleologa.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Le informazioni contenute nel typikon
del monastero di Cristo Filantropo con l'annesso convento femminile
dedicato alla Vergine Kecharitomene – fatti costruire
rispettivamente da Alessio I Comneno (1081-1118) che vi si fece anche
tumulare e dalla moglie Irene Dukaina – collocano infatti il
complesso sulla costa del quinto colle, vicino alla cisterna di
Aspar, ovverosia in una zona del tutto diversa (3).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">I pellegrini russi – in particolare
un anonimo del XIV secolo ed il diacono Zosimo che visitò
Costantinopoli tra il 1419 ed il 1422 – descrivono invece una fonte
miracolosa che si trovava al di sotto di una chiesa lungo la riva del
Mar di Marmara, nei pressi della chiesa di San Giorgio ai Mangani.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Anche Marco Eugenico (1392-1444) in un
inno racconta che l'imperatore Giovanni VIII per curare i suoi
reumatismi si recò ad una fonte che si trovava in “una chiesa
dedicata al Cristo Soter vicino al monastero di san Giorgio ai
Mangani". La chiave di lettura definitiva per l'identificazione
dell'edificio si trova in un breve trattato teologico di Gennadio
Scolario – <i>Sulla Divina predestinazione</i> – dove è
descritto un incontro tra Giovanni VIII e Marco Eugenico che ha luogo
nella chiesa del Cristo Pephaneromenos, sita in vicinanza del
monastero dei Mangani.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E' dibattuta anche la datazione
dell'edificio. La presenza della muratura “a mattone arretrato”,
in area costantinopolitana, secondo M.de Zulueta, dovrebbe indicare
l'XI-XII secolo, mentre le variegate decorazioni a mattone
somiglierebbero più a quelle della chiesa costantinopolitana del<span style="color: #2b00fe;">
<span><a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2018/04/chiesa-del-cristo-pantepoptes.html" target="_blank">Cristo Pantepoptes</a></span> </span>(1096-1097) e della <a href="https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Monastery_of_Nea_Moni_of_Chios#/media/File:%CE%9B%CE%B5%CF%80%CF%84%CE%BF%CE%BC%CE%AD%CF%81%CE%B5%CE%B9%CE%B1_-_%CE%9D%CE%AD%CE%B1_%CE%9C%CE%BF%CE%BD%CE%AE_%CE%A7%CE%AF%CE%BF%CF%85_1.jpg" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Nea Moni</span></a> di Chios (1042-1055)
- che fu comunque edificata quasi sicuramente da maestranze
costantinopolitane - che non a quelle di età paleologa della chiesa
meridionale di Costantino Lips (seconda metà del XIII sec.).
Seguendo questa datazione l'autore, giunge ad ipotizzare che,
originariamente, la struttura – anziché appartenere ad un edificio
religioso - rappresentasse l'ingresso dal mare al palazzo dei
Mangani, fatto aprire da Costantino IX Monomaco (1042-1055) e
vistosamente ridotto di ampiezza in epoca paleologa per ragioni
militari.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjPNpiJXlvkZMFdItgiZ4ZQNTolCV5Ci6kc5j2Zm0csvb9pxRW78nbj9zv7OOub7NixnnAs1FCTwRE04DnioEXk5VyTbNYd4Hh82TWKeQrEPW5aH-3SemRM5Av9JFMrSAUQ9JKiPbx6MT4fNDsDpDHSv5N5VbruBMqK6bTZ8So8X8pGdSq7wYghWqM/s1024/decorazione.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhjPNpiJXlvkZMFdItgiZ4ZQNTolCV5Ci6kc5j2Zm0csvb9pxRW78nbj9zv7OOub7NixnnAs1FCTwRE04DnioEXk5VyTbNYd4Hh82TWKeQrEPW5aH-3SemRM5Av9JFMrSAUQ9JKiPbx6MT4fNDsDpDHSv5N5VbruBMqK6bTZ8So8X8pGdSq7wYghWqM/w400-h266/decorazione.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>particolare della decorazione a mattoni</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDnzco4DFl18HtGIOuxSIqZZzIFXuMuQHMgZARl4th0NUss5MZJtuQi5USEcH8G1AUT-Z_waEJD-CpTZ5HoctBx4EbSwNabKVHO_cy6O-WRcg07UR59m7IWtAE895w-hv5rRNDT_GLyQFSUTpZau_-6HixZ5fzmxgJDsjyj8jfCpu9BZcaFRD5sPtR/s960/motivo%20ornamentale%20del%20Pantepoptes.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiDnzco4DFl18HtGIOuxSIqZZzIFXuMuQHMgZARl4th0NUss5MZJtuQi5USEcH8G1AUT-Z_waEJD-CpTZ5HoctBx4EbSwNabKVHO_cy6O-WRcg07UR59m7IWtAE895w-hv5rRNDT_GLyQFSUTpZau_-6HixZ5fzmxgJDsjyj8jfCpu9BZcaFRD5sPtR/w400-h300/motivo%20ornamentale%20del%20Pantepoptes.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>particolare della decorazione della chiesa del Cristo Pantepoptes</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /><u>Note</u><i>:</i></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(1) L<i>'Incili kosk </i>(chiosco delle perle)
fu fatto erigere dal Gran Visir Sinan Pasha tra il 1589 ed il 1591
come dono per il sultano Murad III. Demolito nel 1871 per far posto
alla strada ferrata, ne rimangono visibili oggi solo le
sottostrutture.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt4-6ZYQWS3MvxojN6i9QFAp8Ok9Hvy-ByC4TkOaMv4tPpU7IfTCb8073OOM6A5ZCd8XLR54KtnJMzEYTIYDSrcwar4YR_zyK62dlZAnjF6gN9jUa20gNxJO5kYb4KkXnRi4aWzIfl0xZWlJmjyAaVsYhhbTX5uZDXzUmSiWpLxProbDQQ4p_Hj14F/s629/chiosco%203.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="420" data-original-width="629" height="214" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgt4-6ZYQWS3MvxojN6i9QFAp8Ok9Hvy-ByC4TkOaMv4tPpU7IfTCb8073OOM6A5ZCd8XLR54KtnJMzEYTIYDSrcwar4YR_zyK62dlZAnjF6gN9jUa20gNxJO5kYb4KkXnRi4aWzIfl0xZWlJmjyAaVsYhhbTX5uZDXzUmSiWpLxProbDQQ4p_Hj14F/s320/chiosco%203.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(2) L'epiteto "pephaneromenos" sarebbe dovuto
al fatto che la chiesa fu eretta nel punto dove era miracolosamente
apparsa un'immagine del Cristo (Stefano di Novgorod).</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(3) E' stata anche ipotizzata
l'esistenza di un secondo monastero dedicato al Cristo Filantropo,
fondato da Irene Choumnaina nel 1307 - figlia di Niceforo Choumnas che fu per quindici anni <i>mesazon </i>di Andronico II - in cui identificare l'edificio
inserito nelle mura del Mar di Marmara e in cui si sarebbe trovata la
fonte miracolosa. Ma tutti i pellegrini russi che riferiscono di
questo aghiasma lo collocano in prossimità di una chiesa dedicata al
Cristo Salvatore e non aggiungono mai l'epiteto di “filantropo”,
né parlano di un monastero. Oltracciò il typikon del monastero
fondato da Irene Choumnaina – peraltro conservatosi in maniera
frammentaria – presenta forti similitudini con quello del monastero
di fondazione comnena, tali da far pensare che si tratti della stessa
fondazione che fu restaurata e ristrutturata, anziché costruita ex
novo, dalla figlia del <i>mesazon</i> di Andronico II.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"> </div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Bibliografia</u>: </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">N.
Melvani, <span style="color: #2b00fe;"><a href="https://www.persee.fr/doc/rebyz_0766-5598_2016_num_74_1_5089" target="_blank"><i>The duplication of the double monastery of Christ
Philanthropos in Constantinople</i></a></span>, Revue des études byzantines, Année
2016, 74, pp. 361-384 </span></span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">M.de
Zulueta, <span style="color: #2b00fe;"><a href="https://www.persee.fr/doc/rebyz_0766-5598_2000_num_58_1_1996" target="_blank"><i>A Grand Entrance or The Facade and Crypt of a Church in the
Marmara Sea Walls at Istanbul?</i></a></span>, </span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Revue
des études byzantines </span></span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-weight: normal;">Année
2000, 58, pp. 253-267 </span></span>
</p>
<p style="font-weight: normal;"><br /><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm; }H2 { margin-bottom: 0.21cm; }H2.ctl { font-family: "Arial Unicode MS"; }</style>
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><style type="text/css">P { margin-bottom: 0.21cm }H2 { margin-bottom: 0.21cm }H2.ctl { font-family: "Arial Unicode MS" }</style></p><i><div style="text-align: left;"><br /></div></i></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-519265904088465852023-06-02T09:34:00.008-07:002023-06-07T22:48:53.076-07:00L' usurpatore di Emanuele Rizzardi<div style="text-align: left;"> <b>Emanuele Rizzardi, <i>L'usurpatore</i>,
Byzantion, 2022</b></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il romanzo racconta le gesta di <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2023/05/alessio-filantropeno-tarchaniote.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Alessio Filantropeno</span></a>, il <i>Belisario dei Paleologhi</i> che nel 1293-1295,
su mandato di Andronico II, con una fortunata campagna recuperò
temporaneamente all'impero molte delle provincie asiatiche occupate
dai turchi.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCGAqVxXQIynS8lDkgdLnUDQxwhlQSKmLUFtdoLgFDfKKsiB50ecw8rfz6ae8x0GXt9MfFaNds1JuE6lihxOXKHk1X6SM9U2NdjXrdQWWrvS_MRpw-ASZvM2eOjP-s79xUMKS-snnYPR34EF9gTiPzHeF6bJVSKP6ROzD9d6agm20cRwEc6ziICIMr/s1045/copertina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1045" data-original-width="781" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCGAqVxXQIynS8lDkgdLnUDQxwhlQSKmLUFtdoLgFDfKKsiB50ecw8rfz6ae8x0GXt9MfFaNds1JuE6lihxOXKHk1X6SM9U2NdjXrdQWWrvS_MRpw-ASZvM2eOjP-s79xUMKS-snnYPR34EF9gTiPzHeF6bJVSKP6ROzD9d6agm20cRwEc6ziICIMr/s320/copertina.jpg" width="239" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Il libro si può acquistare </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://www.amazon.it/Lusurpatore-Emanuele-Rizzardi-ebook/dp/B085L3BYVJ" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">QUI</span></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><u><br /></u></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><u>Personaggi storici che compaiono nel romanzo</u></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><u><br /></u></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Teodoro Paleologo</b>: secondogenito
di Michele VIII Paleologo e Teodora Dukaina Vatatzina e quindi
fratello minore dell'imperatore Andronico II, ricoprì la carica di
governatore di Ninfeo e successivamente di Efeso.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Libadario</b>: protovestiario
fedelissimo di Andronico che gli affidò il comando del thema di
Bythinia, Nel romanzo è indicato semplicemente come governatore di
Nicea.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Costantino
Paleologo:</b> terzogenito di Michele VIII Paleologo e Teodora
Dukaina Vatatzina. Nato a Costantinopoli nel 1261 pochi mesi dopo la
riconquista della città, era il primo figlio di Michele VIII nato
nella Porphyra – la stanza del palazzo imperiale interamente
rivestita di porfido purpureo destinata al parto delle imperatrici -
e poteva a buon diritto fregiarsi del titolo di porfirogenito. Nel
1280 combattè contro i serbi in Macedonia e successivamente venne
inviato in Asia minore dove ripulì la valle del Meandro dai pirati
turchi che l'infestavano. Tra il 1285 ed il 1288 sposò Irene
Rauleina da cui ebbe un unico figlio di nome Giovanni. Nel 1293,
mentre regnava il fratello Andronico II (1282-1328), fu accusato di
cospirare contro l'imperatore e arrestato nel suo quartier generale a
Ninfeo. Processato e condannato fu condotto a Costantinopoli in
catene. In seguito prese i voti monacali con il nome di Atanasio,
morì a Costantinopoli nel 1306 e fu sepolto nel monastero di
Costantino Lips. Il <i>Palazzo del porfirogenito </i>(<a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/10/tekfur-saray-costantinopoli.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Tekfur saray</span></a>)
che ancora si vede a Costantinopoli deve a lui questo nome e al suo
patronato si deve anche il restauro del <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/11/chiesa-di-sgiovanni-in-studion.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">monastero di Studion</span></a>.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Theoleptus</b>:
originario di Nicea, si fece monaco nel 1275 ritirandosi nella
comunità del Monte Athos. Su posizioni mistiche, tanto che Gregorio
Palamas lo considerò un precursore della dottrina esicasta, avversò
fieramente l'unione delle chiese sancita dal Concilio di Lione (1274)
e per questo fu fatto imprigionare da Michele VIII. Fu in seguito liberato da Andronico II che rovesciò la politica ecclesiastica del padre -
nel 1285 convocò infatti il Concilio delle Blachernae che ripudiò
l'unione delle chiese - e nominato metropolita di Filadelfia (1283),
carica che ricoprì – prendendo sempre parte attiva alla vita
cittadina come nel caso degli attacchi turchi - fino alla sua morte
(1322). Fu a lungo consigliere spirituale di Irene Choumnaina, tanto
che le sue posizioni teologiche sono oggi note soprattutto grazie
alla loro corrispondenza epistolare.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Niceforo
Choumnos</b>: Nato tra il 1250 ed il 1255 in una famiglia che aveva
già dato all'impero funzionari di alto rango, ricoprì la carica di
<i>mesazon</i> sotto Andronico II dal 1294 al 1305.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1303
rafforzò i suoi legami con la casa regnante facendo sposare la
figlia Irene col terzogenito di Andronico, il despota Giovanni
Paleologo. Ciònonostante due anni dopo fu rimosso dalla carica di
Mesazon e sostituito con Teodoro Metochite, suo acerrimo rivale. In
undici anni di governo aveva comunque accumulato un'immensa fortuna,
frutto di tangenti e della vendita delle cariche pubbliche.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1309-1310 fu
governatore di Tessalonica poi uscì definitivamente dalla vita
pubblica. Ritiratosi a vita monastica con il nome di Nataniele nel
1326, morì poco dopo nel monastero costantinopolitano di Cristo
Filantropo.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Irene
Choumnaina</b>: Figlia di Niceforo nacque tra il 1290 e il 1291 e sposò giovanissima
(1303) il terzogenito di Andronico II, Giovanni Paleologo, che morì
dopo appena quattro anni di matrimonio. Rimasta vedova prese i voti
monacali con il nome di Eulogia e restaurò a Costantinopoli il
monastero di Cristo Filantropo (1308) che diresse fino alla sua morte
(1360). Nel romanzo, con una licenza forse un po' troppo ardita, è a capo dell'aristocrazia fondiaria che – vessata
dalle tasse introdotte da Andronico II – fiancheggiò il tentativo
di usurpazione (piuttosto improbabile per la figlia del primo ministro nonché nuora dell'imperatore, a parte l'incongruenza anagrafica).</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Giorgio
Pachimere</b>: Nato a Nicea, dove il padre si era rifugiato dopo la
conquista crociata di Costantinopoli, nel 1242. Rientrato a
Costantinopoli dopo la riconquista intraprese la carriera
ecclesiastica. Studiò legge e ricoprì l'importante carica di
presidente della corte suprema. La sua opera storica si pone in
continuazione di quella di Giorgio Akropolita e tratta gli eventi
relativi ai regni di Michele VIII e Andronico II di cui costituisce
una delle principali fonti primarie. Favorevole in linea di massima
al Filantropeno di cui narra dettagliatamente le gesta fuorché nel
caso della ribellione. Nel romanzo Andronico gli affida le
negoziazioni con il Filantropeno.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Osman</b>: è
il capostipite della dinastia ottomana ma la sua figura storica ha
contorni incerti, spesso avvolti nel mito dalla storiografia
ottomana. Nato intorno alla metà del secolo, divenne bey della sua
tribù attorno al 1280 grazie anche al matrimonio con la figlia di un
capo religioso, Edebali. Dal sultano selgiuchide gli fu concessa la
città di Sogut ed il territorio circostante a ridosso della
frontiera con la provincia bizantina di Bithinia che prese a razziare
con regolarità.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il primo evento
della sua biografia databile con certezza è la battaglia di Bafeo
(1306), in cui sconfisse l'esercito comandato da Giorgio Muzalon che
Andronico II gli aveva mandato contro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Le sue fila
furono ingrossate dai turchi che fuggivano davanti alle orde mongole
che arrivavano da est ed egli cominciò a estendere i territori sotto
il su controllo a scapito della Bithinia bizantina. Con l'intento
d'indebolire a suo vantaggio il sultanato selgiuchide - come in
effetti fu in realtà (nel 1299 dichiarò l'indipendenza del suo piccolo
regno dal sultanato) - nel romanzo comanda gli ausiliari turchi che
combattono a fianco del Filantropeno.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Orhan I</b>:
figlio primogenito di Osman, successe al padre alla sua morte (1326)
portando a termine l'assedio di Bursa intrapreso dal padre ben nove
anni prima. Nel 1327 occupò Nicea e nel 1329 sconfisse Andronico III
e l'allora gran domestikos Giovanni Cantecuzeno a Pelekanon, mentre
cercavano con un esercito di 4.000 uomini di liberare la città.
Nicomedia cadde definitivamente nel 1337, ma a quel punto – annesso
il beilicato di Karasi – Orhan era già padrone di tutta l'Anatolia
nordoccidentale dove, in mano bizantina, restavano soltanto poche, isolate
città costiere (come Amastris/Amasra). Nel romanzo è un giovinetto
che il padre manda presso il Filantropeno per imparare l'arte della
guerra.</p></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4GImz5yiKZCTuv7KwzCHAKYR_lrBI9YvJ5aAKPsLOZACK4mWxfLEfkr53yOdqpF4t9fpDby1HWDgNucUfsztuwjqC205EctbPTSYD_yi0J1XBK8emVSsyUfXaqb_93xN4iezL4mQ4WJD6H1x65Fd9UU-TMkdHMpr7xxE0qE-MT5gD3B39L2qySPC8/s855/Clipboard01.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="703" data-original-width="855" height="329" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4GImz5yiKZCTuv7KwzCHAKYR_lrBI9YvJ5aAKPsLOZACK4mWxfLEfkr53yOdqpF4t9fpDby1HWDgNucUfsztuwjqC205EctbPTSYD_yi0J1XBK8emVSsyUfXaqb_93xN4iezL4mQ4WJD6H1x65Fd9UU-TMkdHMpr7xxE0qE-MT5gD3B39L2qySPC8/w400-h329/Clipboard01.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>La situazione in Asia prima della campagna di Alessio Filantropeno</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeJTiCYaMVf_VnFIID8gy2MD7tKwq_Ouo00qkd9iHOK_ecLa4lD5VlGZdM_-hYV1jWJlV6cEIp4kSOIgKPFJJYo2Sac6JduO12CX4_34y-5KZwWkHz5J4w_mU5pcHgHyX2grSZ3Vo0ogAtSXaghDF3MPFREM5tBorY_vXTPVpBihBeG9Ehn7WlQ7Qh/s774/mappa%20giusta%203.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="676" data-original-width="774" height="349" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjeJTiCYaMVf_VnFIID8gy2MD7tKwq_Ouo00qkd9iHOK_ecLa4lD5VlGZdM_-hYV1jWJlV6cEIp4kSOIgKPFJJYo2Sac6JduO12CX4_34y-5KZwWkHz5J4w_mU5pcHgHyX2grSZ3Vo0ogAtSXaghDF3MPFREM5tBorY_vXTPVpBihBeG9Ehn7WlQ7Qh/w400-h349/mappa%20giusta%203.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'itinerario seguito dal Filantropeno durante la campagna</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><u><br /></u></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><u>Città descritte nel romanzo</u></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><u><br /></u></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Ninfeo
(Kemalpasa)</b>: situata 30 km. ad est di Smirne, durante l'esilio
niceno divenne la residenza invernale dell'imperatore e della corte.
Il suo nome è legato al trattato qui firmato da Michele VIII
Paleologo e la Repubblica di Genova il 13 marzo 1261, con cui
l'imperatore faceva concessioni territoriali e garantiva agevolazioni
commerciali ai genovesi in cambio dell'appoggio navale nella
riconquista di Costantinopoli. Qui il Filantropeno stabilì il suo
quartier generale. Fu definitivamente conquistata dai turchi nel
1315.
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT6dFim-3DA37g7tZh2q3ZfRcBCP-_pCnfvL011M0oIP-NsxSQA0R14E8fl6qvAFXamJ7bCP4oLYiL3x3_bzrd4ddpeLR6k-HtgvRjj15byE_1sVn_PdCaMbo1nBcuhBYH_O2FIAU_WkHW5klRKXv--dXn5gK8u-yxDZscbTPziAkWPjhi5nxLjs9A/s957/Immagine%202023-05-13%20174541.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="638" data-original-width="957" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiT6dFim-3DA37g7tZh2q3ZfRcBCP-_pCnfvL011M0oIP-NsxSQA0R14E8fl6qvAFXamJ7bCP4oLYiL3x3_bzrd4ddpeLR6k-HtgvRjj15byE_1sVn_PdCaMbo1nBcuhBYH_O2FIAU_WkHW5klRKXv--dXn5gK8u-yxDZscbTPziAkWPjhi5nxLjs9A/w400-h266/Immagine%202023-05-13%20174541.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Palazzo dei Lascaridi, XIII sec.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Ninfeo</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Vecchio
Castello (Palaiokastron)</b>: era un'antica fortezza, eretta sulle
rovine della città di <i>Hadrianutherae</i>, fondata da Adriano nel 124, a
metà circa della strada che da Cizico conduceva a Pergamo. In epoca
bizantina il vecchio castello, persa ogni importanza strategica, era
stato usato come residenza per le battute di caccia all'orso ed
infine, abbandonato del tutto, era progressivamente andato in rovina.
Il nome attuale della cittadina sorta nelle sue vicinanze è infatti
Balikesir, che in turco vuol dire letteralmente “castello in
rovina”.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Tralle
(Aydin)</b>: antica città nella valle del Meandro, fu quasi
completamente distrutta da un violento terremoto nel 27 a.C.
Ricostruita da Augusto e rinominata <i>Caesarea </i>(ma questo nome
già nel I secolo era caduto in disuso). Conquistata una prima volta
dai Turchi già nel 1071, fu ripresa da Alessio I Comneno sul finire
del secolo. Semi abbandonata ed in rovina fu ricostruita da Andronico
II nel 1278 con il nome di Andronikopolis e l'idea di farne un
baluardo contro i turchi. E' famosa per
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">aver dato i natali ad Antemio, uno dei
due progettisti della Santa Sofia giustinianea.
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh77Ys0ztXMBJt30-rALf67QCty2N-8dfk1e2Mj1g9dse6kLOWg-B-2VbemYCTRk60EiBUulo9bb22qXnTfGJTvlenxfQfKDg6LdORvp1LuK51BwJa9l_tDbritdZePLuZv41l2SQupBlX3atNLzkSoBP1Do6FkoHnBIbFkqy-8pl1FD-2y6v-hvpkO/s1600/Tralle%20Terme%20romane,%20IV%20secolo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1200" data-original-width="1600" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh77Ys0ztXMBJt30-rALf67QCty2N-8dfk1e2Mj1g9dse6kLOWg-B-2VbemYCTRk60EiBUulo9bb22qXnTfGJTvlenxfQfKDg6LdORvp1LuK51BwJa9l_tDbritdZePLuZv41l2SQupBlX3atNLzkSoBP1Do6FkoHnBIbFkqy-8pl1FD-2y6v-hvpkO/w400-h300/Tralle%20Terme%20romane,%20IV%20secolo.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Resti del complesso terme/ginnasio, IV secolo.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Tralle</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><b style="text-align: left;"><br /></b></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Nysa</b>: sorgeva anch'essa nella
valle del Meandro, a metà strada tra Tralle e Antiochia sul Meandro.
Secondo la leggenda prenderebbe il nome da quello di una delle mogli
di Antioco I Soter, il sovrano seleucide che la fondò nel III secolo
a.C. Fu sede vescovile almeno fino alla fine del IX secolo. Alcuni
tratti superstiti della cinta muraria sono di età bizantina e fanno
pensare ad un tentativo di assicurarle protezione. Caduta in mano ai
turchi sul finire del XIII secolo, fu definitamente abbandonata dopo
il sacco di Tamerlano del 1402.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNw5WHQ2njShqoeCjPnMyrdPBOFB17f9mrkcA3s1p5wa4G6yXV6cJ-5dnZSsWAd2fI8msvOhwPzCdb55lvhxu9kj15gqfCrEmwMFok11cMjRbwuckeX7NXw8giaT4uvgBWgCPFYs5WJKJhvud9HVU5fhjapJRihLZLuw9yFYGOoRXxPgbLZLmyEkC7/s1098/Nysa,%20biblioteca.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="687" data-original-width="1098" height="250" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNw5WHQ2njShqoeCjPnMyrdPBOFB17f9mrkcA3s1p5wa4G6yXV6cJ-5dnZSsWAd2fI8msvOhwPzCdb55lvhxu9kj15gqfCrEmwMFok11cMjRbwuckeX7NXw8giaT4uvgBWgCPFYs5WJKJhvud9HVU5fhjapJRihLZLuw9yFYGOoRXxPgbLZLmyEkC7/w400-h250/Nysa,%20biblioteca.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Biblioteca</i>, II secolo.</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Nysa</div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both;"></div></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Philadelphia (Alasehir)</b>: fu
fondata nel 189 a.C dal re di Pergamo Eumene II in onore del fratello
– il futuro re Attalo II – che, per la sua lealtà, si era
meritato il soprannome di “filadelfo”. Nel 129 a.C. passò ai
Romani insieme a tutto il regno come da volontà testamentaria del
suo ultimo re, Attalo III.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">In epoca bizantina godette di grande
prosperità tanto da meritarsi il titolo di “piccola Atene”. La
fondazione della basilica di San Giovanni Evangelista, i cui resti
imponenti sono ancora visibili, risale al VI secolo. Dall'XI secolo
divenne la sede del comandante del thema di Thrakesion e fu l'ultima
città bizantina dell'Asia minore ad essere conquistata dai turchi
(1390). </div></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZEqft7rSEJAYOTkaPCWhpku57OhLtp3aSRjbv67g0qJOCiwIwNHXAteTA_V5NsgTFfFYKiQdlnu_YLPt8qy1o4s3IkHrkIpgH8uPlWhdm5JAEv0n1f_VwqCRbnF2WUoJfY57i9ai7Bc-_6t5wlUCVU7PNG97JHQmquhRzyiElnNn7lHT60xdZDFHC/s800/mura.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="800" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhZEqft7rSEJAYOTkaPCWhpku57OhLtp3aSRjbv67g0qJOCiwIwNHXAteTA_V5NsgTFfFYKiQdlnu_YLPt8qy1o4s3IkHrkIpgH8uPlWhdm5JAEv0n1f_VwqCRbnF2WUoJfY57i9ai7Bc-_6t5wlUCVU7PNG97JHQmquhRzyiElnNn7lHT60xdZDFHC/w400-h300/mura.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Resti delle mura </i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Philadelphia</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-59611263112553766432023-05-20T08:42:00.005-07:002023-06-30T03:12:41.884-07:00Alessio Filantropeno Tarchaniote<p><b> Alessio Filantropeno Tarchaniote</b></p><p><b><br /></b></p><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nacque intorno al 1270, secondogenito
di Michele Tarchaniotes (1) – che fu <i>protovestiarius</i> e<i>
mega domestikos</i> sotto Michele VIII (1261-1282) - e della figlia
(di cui non si conosce il nome) di<a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2017/05/alessio-ducas-filantropeno.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;"> Alessio Ducas Filantropeno</span></a>, il
mega doux che guidò la flotta imperiale contro i latini nella
vittoriosa battaglia di Demetriade (1273).<br />Sposò Teodora Akropolitissa da cui
ebbe un figlio di nome Michele.<br />Nel 1290 Andronico II (1282-1328) lo
insignì del titolo di <i>pinkernes</i> (2) e poco dopo lo pose al
comando del thema di Thrakesion, ovverosia della gran parte di ciò
che rimaneva dei possedimenti dell'impero in Asia, eccezion fatta
per le città della fascia costiera e per il thema di Bythinia
(Nicea).<br />Nei due anni successivi al suo
insediamento, nonostante i pochi mezzi a disposizione, ottenne
prestigiose vittorie contro i turchi, riconquistando importanti città
(Tralle, Priene, Nysa) e liberando Philadelphia dall'assedio. Avanzò
quindi nel sud invadendo l'emirato di Menteshe e costringendo i
turchi di Mileto a riconoscere l'autorità del <i>basileus</i> e
versargli un tributo annuale. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguJlQd8LPeJfSKCAOtSnSwTtPoImMyLXuWXeqmxrZp5KffupvfeBMnObp2kZrfWANOqnhY5s6kvrgYdMYlAuWIqgEs2ljljHNYeVkIVtsrE9na-xJfqZsJDrR_A5iL08qQbbKawaar_SBcgdbyYn8oep9DhMEoTybNTKJiEZuVoApI2gBellIKN7dk/s855/Clipboard01.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="703" data-original-width="855" height="329" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguJlQd8LPeJfSKCAOtSnSwTtPoImMyLXuWXeqmxrZp5KffupvfeBMnObp2kZrfWANOqnhY5s6kvrgYdMYlAuWIqgEs2ljljHNYeVkIVtsrE9na-xJfqZsJDrR_A5iL08qQbbKawaar_SBcgdbyYn8oep9DhMEoTybNTKJiEZuVoApI2gBellIKN7dk/w400-h329/Clipboard01.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>La situazione in Asia prima della campagna di Alessio Filantropeno</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Fece molti prigionieri che, venduti
come schiavi, gli permisero di mantenere l'esercito mentre molti
turchi, spaventati dal pericolo mongolo, si arruolarono sotto le sue
bandiere. Divenuto popolarissimo si vide offrire la corona imperiale
dalle popolazioni locali, vessate dalla politica fiscale di
Andronico, che in un primo tempo rifiutò, chiedendo all'imperatore
di essere trasferito altrove. Per ragioni non del tutto chiare
accettò invece nell'estate dell'anno successivo, facendosi
incoronare nella chiesa di San Giovanni Prodromo a Filadelfia e dando
il via alla ribellione. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIhMVQPNaW2rXopxA3nOnMjvyEAUEwKIRDOIoNmzU0QIeHOMmr1ke6mWpdd6uNG6Wuzxzl6RSOGFwtEc0jqz_Utuz1wKzdiUhQBb13LWtBPvJyL7TdvkhRWrXQxe_swjvucrwC8I2KXo2Jn8SbKH1xvyDUNGHY6MefL8Y3gfWf2mYffMKfAm2OFx-c/s3872/cattedrale%20di%20San%20Giovanni%20Philadelphia.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2592" data-original-width="3872" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIhMVQPNaW2rXopxA3nOnMjvyEAUEwKIRDOIoNmzU0QIeHOMmr1ke6mWpdd6uNG6Wuzxzl6RSOGFwtEc0jqz_Utuz1wKzdiUhQBb13LWtBPvJyL7TdvkhRWrXQxe_swjvucrwC8I2KXo2Jn8SbKH1xvyDUNGHY6MefL8Y3gfWf2mYffMKfAm2OFx-c/w400-h268/cattedrale%20di%20San%20Giovanni%20Philadelphia.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Gli imponenti resti della cattedrale di San Giovanni Prodromo a Filadelfia</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Non ottenne però – come forse sperava –
il controllo di tutte le provincie asiatiche perchè il governatore
di Nicea, Libadario, che controllava le provincie settentrionali e
quello di Efeso, Teodoro Paleologo, fratello di Andronico nonché
genero di Libadario, rimasero fedeli alla corona. Iniziarono quindi i
negoziati e Andronico offrì a Filantropeno il titolo di cesare
probabilmente al solo scopo di farlo sentire sicuro e prendere tempo.
Libadario nel frattempo riuscì a corrompere alcuni soldati cretesi
dell'esercito di Alessio che con un colpo di mano catturarono il
generale e glielo consegnarono. Alessio fu accecato (forse non
completamente) e per trent'anni scompare del tutto dalle cronache.
</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Nel 1324, dopo che i comandanti che
erano succeduti ad Alessio in Asia avevano perso gran parte delle
provincie, Andronico perdonò Alessio e lo rimandò in Asia con il
compito di salvare l'esclave di Philadelphia (l'attuale Alaşehir)
che ancora resisteva completamente circondata e assediata dai turchi.
Le cronache raccontano che non gli fu affidato alcun esercito ma fu
sufficiente la notizia che “il Belisario dell'età paleologa”
stava arrivando al fronte per far desistere i turchi dall'assedio. Fu
quindi nominato governatore della città dove rimase fino al
1326-1327. Nel 1336 lo ritroviamo a fianco di Andronico III
(1328-1341), al comando della forza di sbarco che riconquista l'sola
di Lesbo che era stata occupata l'anno prima da Domenico Cattaneo,
signore di Focea. Ancora una volta diede prova delle sue capacità
militari assediando ed espugnando Mitilene dove si erano
asserragliati i genovesi. Rimase nell'isola come governatore e lì si
spense probabilmente nel 1341.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Note</u>:<br />(1) Michele Tarchaniotes era figlio di
Niceforo Tarchaniotes e Maria Paleologina (poi monacatasi con il nome
di Marta), sorella di MicheleVIII. Tramite la nonna paterna
Alessio era dunque imparentato anche con la casa regnante dei Paleologi.<br />(2) designava il “coppiere
dell'imperatore”, secondo il catalogo dello pseudo-Codino era al
quindicesimo posto nella gerarchia dei titoli di corte.
<br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i><u><br /></u></i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i><u>Narrativa moderna e contemporanea </u></i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i><u><br /></u></i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b><a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2023/06/l-usurpatore-di-emanuele-rizzardi.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Emanuele Rizzardi, <i>L'usurpatore</i>, Byzantion, 2022</span></a></b></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Incentrato sulla figura del Filantropeno, il romanzo racconta la campagna di riconquista del
generale ed il successivo tentativo di usurpazione. La ricostruzione
storica è dettagliata ed aderente ai fatti, i personaggi di fantasia
s'integrano a quelli realmente esistiti in un amalgama con cui una prosa scattante stende un vivido affresco delle vicende storiche che
penetra appieno lo spirito del tempo. Molto godibile.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
</p><p>
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br />
</p><b></b><p></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-38749319065495381422023-04-30T22:56:00.004-07:002023-07-24T13:02:05.905-07:00Giovanni il Cappadoce e la rivolta di Nika<p> <b>Giovanni il Cappadoce e la rivolta di Nika</b></p><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Nato probabilmente a Cesarea di
Cappadocia da una famiglia di basso ceto, entrò nella pubblica
amministrazione bizantina come <i>scrinarius</i> (archivista).
Secondo alcuni storici conobbe Giustiniano prima della sua ascesa al
trono, quando questi ricopriva la carica di <i>magister militum
praesentialis</i> (520) e Giovanni fu assegnato al suo servizio,
facendosi notare dal futuro imperatore soprattutto per le sue
capacità in materia di esazione fiscale. Nel 531 – nonostante il
fatto che fosse alquanto illetterato e soprattutto non parlasse
latino, il che lo rendeva culturalmente estraneo al progetto
giustinianeo della <i>renovatio imperii</i>, fu dapprima elevato al
rango di <i>vir illustris</i> e quindi posto dall'imperatore a capo
della prefettura del pretorio d'Oriente. Da questa carica diresse per
circa un decennio – salvo una breve interruzione a seguito della
rivolta di Nika – l'amministrazione statale, reperendo i fondi
necessari alle campagne militari e alle grandiose opere pubbliche
volute dall'imperatore.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i>La rivolta di Nika<br /></i>Le due fazioni superstiti di tifosi
delle corse all'<a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/12/obelisco-di-teodosio-ippodromo.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Ippodromo</span></a> all'epoca di Giustiniano avevano assunto
quasi la forma di partiti politici. I Verdi erano monofisiti e
raccoglievano consensi soprattutto tra l'aristocrazia e i
legittimisti raccolti attorno ai nipoti di Anastasio, mentre gli
Azzurri, a cui andava il favore della coppia imperiale, erano invece
di credo calcedoniano e di estrazione popolare. Il livello di scontro
tra le due fazioni crebbe enormemente durante il regno di
Giustiniano, gli estremisti di ambo le fazioni giravano armati e non
di rado ci scappava il morto. Nel gennaio del 532, la settimana
precedente l'inizio delle corse, era già stata funestata da diversi
omicidi. L'eparca di Costantinopoli, Eudemone, fece arrestare i
responsabili, due verdi e due azzurri, e li fece condannare a morte.
Il patibolo fu eretto il 12 gennaio a Sycae sulla riva del Corno
d'oro ma dopo le prime due esecuzioni crollò, permettendo la fuga
degli altri due condannati (un verde e un azzurro) che trovarono
rifugio nel convento di San Conone che venne immediatamente
circondato dai soldati.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il giorno successivo, all'Ippodromo,
prima dell'inaugurazione delle corse, il capo dei Verdi e quello
degli Azzurri fecero un appello congiunto all'imperatore perché
risparmiasse la vita ai due condannati. Giustiniano ignorò l'appello
e questo diede fuoco alla rivolta. Al grido di “Nika! (Vinci!)”,
lo stesso usato per incitare gli aurighi, la folla sciama nella città
abbandonandosi ad atti vandalici e di violenza.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il 18 gennaio, seguendo l'esempio di
Anastasio I (491-518), Giustiniano si presenta all'Ippodromo con i
Vangeli in mano nel tentativo di placare la folla. Viene ricoperto
d'insulti ed è costretto a rinchiudersi nel Sacro palazzo mentre i
rivoltosi danno fuoco finanche alla cattedrale di Santa Sofia (1) e proclamano
Ipazio, un nipote di Anastasio che accetta a malincuore (2),
imperatore. Iniziata come un torbido sportivo, la rivolta assume un
colore più politico e pretende le teste di Eudimone, l'eparca di
Costantinopoli responsabile della repressione, di Giovanni il
Cappadoce, responsabile dell'intollerabile pressione fiscale,
accusato di avidità e di condurre una vita dissoluta e del giurista
Triboniano che ricopriva la carica di <i>Questor sacri palatii</i>
(in pratica il ministro di Giustizia di Giustiniano a cui è in gran
parte dovuto il Corpus iuris civilis) accusato anche lui di avidità
e corruzione. Giustiniano sostituisce il Cappadoce con Foca, un
conservatore colto e illuminato, e Triboniano con Basilide, un
aristocratico di alta cultura. Ma questo non basta a placare la
folla.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Alcuni senatori rimasti a
Costantinopoli passano dalla parte dei rivoltosi, tra questi Origene
che suggerisce una tattica attendista, insediando il nuovo governo in
un altro palazzo. Bramosi di agire e forse su ordine di Ipazio gli
insorti confluiscono invece nuovamente nell'Ippodromo. Nel frattempo
nel Sacro Palazzo Giustiniano e i suoi fedelissimi valutano l'ipotesi
di lasciare la città e proseguire altrove la lotta. L'imperatrice
interviene con un appassionato discorso che conclude con una frase
passata alla storia: <i>il trono è un magnifico sepolcro e la
porpora uno splendido sudario</i>. Giustiniano e i suoi decidono
quindi di restare e combattere. Non essendo certa la fedeltà della
guardia palatina, si decide di puntare tutto sulle milizie personali
di Belisario e Mundo rimasti fedeli all'imperatore.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Ipazio aveva preso posto sul palco
imperiale, Belisario e i suoi uomini entrarono nell'Ippodromo dai
<i>carceres</i> mentre i miliziani di Mundo entrarono dalla Porta
della morte che si trovava dalla parte opposta. Presa in mezzo la
massa confusa e disordinata dei rivoltosi, i veterani dei due
generali ne fecero strage (Procopio parla di circa trentamila morti).
I nipoti di Giustiniano, Giusto e Boraide, catturarono Ipazio e il
fratello Pompeo e li consegnarono all'imperatore che li mise a morte
il giorno dopo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Non molto tempo dopo la conclusione
della rivolta, nell'ottobre dello stesso anno, Giustiniano richiamò
al governo sia Triboniano che il Cappadoce che riteneva
indispensabili alla realizzazione del suo programma. Nonostante il
fatto, ad esempio, che Giovanni fosse apertamente ostile alla
campagna d'Africa – che giudicava eccessivamente dispendiosa - fino
al punto di sabotare le derrate della spedizione. Il Cappadoce
diresse l'amministrazione dell'impero fino al 541 quando cadde
vittima di un tranello tesogli dall'imperatrice stessa per mano di
Antonina, la moglie di Belisario. Profittando dell'ingenuità di
Eufemia, l'unica figlia di Giovanni, Antonina lo attirò in un
incontro riservato alle <i>Rufinianae</i> (2) in cui gli propose
l'appoggio proprio e del marito in caso di rivolta contro
Giustiniano. Giovanni accettò immediatamente mentre non visti
Narsete e Marcello ascoltavano la conversazione. Non appena il
Cappadoce dichiarò di aderire al progetto, i due generali ed i loro
uomini si avventarono su di lui che fu però difeso dalle sue guardie
private da cui – non fidandosi del tutto di Antonina – si era
fatto scortare. Sottrattosi alla cattura, fu estromesso dal governo e
costretto controvoglia a farsi sacerdote, prendendo il nome di
Pietro. In un primo momento tutti i suoi beni furono sequestrati ma
successivamente Giustiniano decise di restituirgliene una parte.<br />Non volendo in alcuna maniera
esercitare le funzioni dell'ordine sacerdotale, onde non precludersi
la possibilità di riottenere una carica civile importante, entrò in
contrasto con il vescovo di Cizico – Eusebio -da cui dipendeva, sì
che alla sua morte fu arrestato e processato per il suo assassinio.
La sua colpevolezza non fu dimostrata ma l'imperatore lo esiliò in
una località ancora più lontana, Antinoopolis in Egitto dove
continuò ad essere perseguitato dall'odio di Teodora – che
probabilmente temeva l'ascendente che il Cappadoce aveva
sull'imperatore – e che cercò finanche di corrompere due falsi
testimoni per farlo condannare per l'assassinio del vescovo.
Giovanni, dal canto suo, non perse mai la speranza di poter rientrare
nel gioco politico. Alla morte di Teodora (548) Giustiniano gli
permise di tornare a Costantinopoli ma non di rinunciare all'abito
talare né gli vennero affidati incarichi nella pubblica
amministrazione. Morì in pace – come riporta lo storico Giovanni
Malala – poco tempo dopo.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u><br /></u></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Note</u>:</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(1) Oltre alla chiesa di Santa Sofia, la furia dei rivoltosi ridusse in macerie anche la vicina Sant'Irene e la <i>Magnaura</i> (all'epoca sede del Senato). Fu anche gravemente danneggiata la<i> Chalke</i> e molte delle colonne dell'Augusteion vennero abbattute. </p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Pompeo e Ipazio erano figli di
Cesaria, sorella dell'imperatore Anastasio I. Procopio riporta un
accorato appello della moglie di Ipazio – Maria – che scongiura
il marito di resistere alle pressioni della folla. L'incoronazione
avvenne nel Foro di Costantino – l'unico che non era stato
incendiato dagli insorti – e la corona venne sostituita da una
catena d'oro spuntata fuori da chissà dove.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Le <i>Rufinianae</i> erano un
sobborgo di Costantinopoli – dava sul Mar di Marmara, poco a sud di
Calcedonia - dove si trovava un palazzo residenziale di Belisario</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(3) All'epoca dei fatti Marcello
ricopriva la carica di<i> comes excubitorum</i>, comandava cioè la
guardia palatina ed era un fedelissimo di Giustiniano.</p><b></b><p></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-55378489105492757872023-03-11T16:43:00.001-08:002023-03-28T01:34:18.821-07:00L' Hebdomon<p><b>L'Hebdomon</b></p><p style="margin-bottom: 0cm;">L'Hebdomon era un sobborgo di
Costantinopoli che sorgeva lungo la via Egnatia, a circa 7 miglia (da
cui il nome) ad ovest del Milion, nella località oggi nota come
Bakirkoy. Era una sorta di “Versailles degli imperatori bizantini”
(Thibaut) accanto a cui si trovava il campo di marte dove si
svolgevano le manovre e si acquartieravano le truppe prima o dopo le
campagne militari.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzdmQKpZSZLU726fZ2YuszQ7OiqUXKHz1q0s-FCfEaIQN5RhBJvruqRT1UG-ylDOYXHuR1GJcoQ9irgsz65rNYWmIQp-9yKeUmUVMeklRQWdho7L5ocDbeYLfAt6X2014TN7_Aj6NUBDf4Vdpm1DF_49Di0KMO2mQjEJ_B5PJmzUUCuBVUAVPE2bLB/s773/Hedbdomon%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="773" height="246" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzdmQKpZSZLU726fZ2YuszQ7OiqUXKHz1q0s-FCfEaIQN5RhBJvruqRT1UG-ylDOYXHuR1GJcoQ9irgsz65rNYWmIQp-9yKeUmUVMeklRQWdho7L5ocDbeYLfAt6X2014TN7_Aj6NUBDf4Vdpm1DF_49Di0KMO2mQjEJ_B5PJmzUUCuBVUAVPE2bLB/w400-h246/Hedbdomon%202.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: inherit;"><b>Palazzo imperiale<br /></b>Il
Palazzo imperiale di Hebdomon fu originariamente costruito
dall'imperatore Valente (364-378). Successivamente fu completamente
ricostruito da Giustiniano e prese il nome di <i>Iokoundianai.
</i>L'imperatore vi soggiornava
volentieri e da qui vennero emanate molte delle sue leggi. Il palazzo
compare nelle fonti anche con il nome di <i>Sekoundianai</i>,
nome che potrebbe coinvolgere nella sua costruzione Secundinus che
nel 492 fu nominato eparca di Costantinopoli da Anastasio I con il
compito di sedare la rivolta degli Isauri e ristrutturare gli edifici
danneggiati nel corso della quale. </span></div></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif;"><br /></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4wKgNA4GR00GIIfoQ-EnjBImStoNnQ2uZ96l19qmijp_A04gUCB7H5DB6jYk_eWx_DFVhyUnIjgmCjHAKK82wZjCJLpE9Zc4QxngBzBbZZqEFNXMwo-NMMjt_rAjCGAEnh-lcMN8fRx5CSNCKZpOKyl5zKoXXRszLDakvJfiWLj_Ks_6s2PvGR1g1/s1024/fondamenta%20palazzo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="670" data-original-width="1024" height="261" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4wKgNA4GR00GIIfoQ-EnjBImStoNnQ2uZ96l19qmijp_A04gUCB7H5DB6jYk_eWx_DFVhyUnIjgmCjHAKK82wZjCJLpE9Zc4QxngBzBbZZqEFNXMwo-NMMjt_rAjCGAEnh-lcMN8fRx5CSNCKZpOKyl5zKoXXRszLDakvJfiWLj_Ks_6s2PvGR1g1/w400-h261/fondamenta%20palazzo.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Le fondamenta del palazzo imperiale (2015)</i></div><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Colonna di Teodosio II </b></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">In una piazza del paese rimane
rovesciato un fusto monolitico di granito grigio bluastro levigato,
lungo m 11,25, del diametro inferiore di m 1,50 e superiore di m
1,36, riferibile ad una colonna onoraria, a cui doveva appartenere
l'iscrizione frammentaria su base di marmo bianco proconnesio, lunga
m 2,30, larga m 1,94, alta m 0,75, oggi collocata nei giardini di
Santa Sofia.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAj7PXVbjmQkCGOvwpO_oef4hqvQoLsEqFLG_BENNb1rZ3WMAo9fb9M6BlMUnwnYm3WZ3J_-2HZTFvxz6ky0QnVdDZ-HyP29xqov3KC-ad3FI6gkNfqVgi11JIaFLdO49i2-NBeGGamMsZy-5BHb0piqI73j7A_54iw0NjksKCDin_0TFDRyCR4mB6/s769/basamento%20della%20colonna.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="494" data-original-width="769" height="258" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiAj7PXVbjmQkCGOvwpO_oef4hqvQoLsEqFLG_BENNb1rZ3WMAo9fb9M6BlMUnwnYm3WZ3J_-2HZTFvxz6ky0QnVdDZ-HyP29xqov3KC-ad3FI6gkNfqVgi11JIaFLdO49i2-NBeGGamMsZy-5BHb0piqI73j7A_54iw0NjksKCDin_0TFDRyCR4mB6/w400-h258/basamento%20della%20colonna.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">L'iscrizione è stata integrata dal
Demangel: </p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">D(ominus) N(oster)
Theodo[sius pius felix August]us - imperator et [fortissimus
triumfato]r - [gentium barbararum pere]nnis [et ubiqu]e - [victor
pro]votis sororum pacato - [orbe Romjano celsus exultat.
</p>
<p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;">La colonna risulta così
dedicata a Teodosio II dalle sorelle Pulcheria, Arcadia e Marina, e
la pace a cui si allude nell'iscrizione può essere o quella con i
Persiani del 422, o, più probabilmente, il trattato con gli Unni del
449 giacché la colonna potrebbe essere stata fatta erigere da
Pulcheria che in quell'anno venne riammessa a corte dopo essere stata
esiliata proprio nel palazzo imperiale di Hebdomon. Sappiamo inoltre
che questa colonna era vicina al palazzo imperiale e che cadde al
suolo nel terremoto del 557. La base della colonna venne ritrovata
nel cortile di un complesso residenziale oggi al civico 3 di
Cevizliyalı Sokak, il palazzo imperiale doveva quindi sorgere nelle
immediate vicinanze.</p><p align="LEFT" style="margin-bottom: 0cm;"><b>Palazzo Magnaura </b></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Un altro edificio residenziale era il
palazzo di Magnaura che sorgeva praticamente in riva al mare su un
promontorio che portava lo stesso nome. Probabilmente qui,
originariamente, si radunavano i membri del Senato – come
nell'omonimo palazzo cittadino (Magnaura deriva infatti dal latino
<i>magna aula</i>) - per rendere omaggio all'imperatore che tornava da
una campagna vittoriosa.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b><span style="font-family: inherit;">Kampos</span></b></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: inherit;">Nella spianata dove
ora sorge l'ippodromo Veli Efendi si estendeva il campo di Marte dove
si svolgevano le esercitazioni militari e si acquartieravano le
truppe che giungevano nella capitale. </span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: inherit;">Da qui partivano i cortei
trionfali che entravano in città attraverso la Porta d'oro e
percorrevano la Mese fino al palazzo imperiale e a santa Sofia. Per
questa ragione, a partire da Valente, una decina di imperatori furono
proclamati qui, a sottolineare l'importanza politica assunta
dall'esercito in quel periodo. La proclamazione avveniva su una
tribuna, fatta erigere da Valente, che si affacciava sul campo di
Marte.</span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: "Times New Roman", serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfGj16BvC7sU8INUOahGlrGdbrmofO0kmWfTkZfn2OwGtPXfLP1__aaZFPgesjom_UW0MjTDXJmDtJG3uRgxsDprZ0ux5e1HrRpDyQwFuHCANkoZIOB_cxcSdia7qSJAqrpN-v2NsFrLQwoVK6hOpCz5htFWyKsmlquuU01mq6lIYAzN1HH7JZV_xc/s628/mura%20della%20tribuna%20pianta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="628" height="272" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhfGj16BvC7sU8INUOahGlrGdbrmofO0kmWfTkZfn2OwGtPXfLP1__aaZFPgesjom_UW0MjTDXJmDtJG3uRgxsDprZ0ux5e1HrRpDyQwFuHCANkoZIOB_cxcSdia7qSJAqrpN-v2NsFrLQwoVK6hOpCz5htFWyKsmlquuU01mq6lIYAzN1HH7JZV_xc/s320/mura%20della%20tribuna%20pianta.jpg" width="320" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDtQ5QMCRHV5DtCsrxhttcNUrZ3BNgJsJzzKGyN9a_O98sOqR38nqn8EUmd54liBlg1N6goKTwiDVzu_Petj46_b5LUOyq6X2YsTIQtQctGfH3Kg4fyUqG-sDjrE5WVnZEDrbMkTAYa4OzmqffZYPECnjsSyh3Cf7W7J7pfLp_0mFIDQ7D4iaMm_IW/s1024/Muro%20della%20tribuna%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDtQ5QMCRHV5DtCsrxhttcNUrZ3BNgJsJzzKGyN9a_O98sOqR38nqn8EUmd54liBlg1N6goKTwiDVzu_Petj46_b5LUOyq6X2YsTIQtQctGfH3Kg4fyUqG-sDjrE5WVnZEDrbMkTAYa4OzmqffZYPECnjsSyh3Cf7W7J7pfLp_0mFIDQ7D4iaMm_IW/w400-h266/Muro%20della%20tribuna%202.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Resti del muro della tribuna</i></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Chiesa di San Giovanni Battista</b></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Fu fatta erigere da Teodosio I nel 391
per accogliere la reliquia della testa di San Giovanni Battista e poi
completamente ricostruita da Giustiniano. Fu probabilmente restaurata
nuovamente sotto Basilio I (867-886).</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE4nBfEePZ_04NWvehzR6umyQqGq6GO41cgpiAbDhb1bVG3RHYlVcqnuD410ssEBCr49s0xg6Jp3acklB_q2h3AgIzXqa32G4EW70bODwlOEXkTnUQgqc2OXhYPt-t6F78cIAO7C1RY01uHOAc7t75ZiP_26nW3h_bAw7CNbJHP0OGsKPs3RVelNDD/s570/pianta%20San%20Giovanni%20Prodromo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="570" data-original-width="541" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE4nBfEePZ_04NWvehzR6umyQqGq6GO41cgpiAbDhb1bVG3RHYlVcqnuD410ssEBCr49s0xg6Jp3acklB_q2h3AgIzXqa32G4EW70bODwlOEXkTnUQgqc2OXhYPt-t6F78cIAO7C1RY01uHOAc7t75ZiP_26nW3h_bAw7CNbJHP0OGsKPs3RVelNDD/s320/pianta%20San%20Giovanni%20Prodromo.jpg" width="304" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Durante gli scavi del 1921-1923
emersero i resti dell'abside. Sulla scorta della descrizione di
Procopio sappiamo che la chiesa giustinianea aveva una pianta
ottagonale - del tipo di quella di San Vitale di Ravenna o della
chiesa costantinopolitana dei SS. Sergio e Bacco – tutto attorno al
giro di colonne che racchiudeva lo spazio centrale correva un
deambulatorio sovrastato dalle gallerie. Le poche evidenze
architettoniche scomparvero nel 1965 con la costruzione dell'ospedale
di Bakirkoy.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b><br /></b></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><b>Chiesa di San Giovanni Evangelista<br /></b>A pianta
basilicale, risaliva originariamente probabilmente all'epoca di
Costantino il grande. Andata distrutta nel VII secolo, fu ricostruita
anch'essa da Basilio I. Nel corso degli scavi del 1921-1923, in
prossimità della chiesa del Battista, emerse un pavimento decorato a
mosaico che poteva appartenere ad un edificio di culto a pianta
basilicale. E' comunque possibile che i lavori di ristrutturazione
intrapresi sotto Basilio I abbiano realizzato la fusione tra le due
chiese, questo spiegherebbe anche perché a partire da quest'epoca la
chiesa dedicata al Battista scompare completamente dalle fonti.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b><span style="font-family: inherit;">L'Ipogeo</span></b></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDYbnUM4yu09N3_RGSu4C3oj2U40uyuN4D8IKaSteaSx0u-ptxEjesLjI0VRNdgXFgvtl35Ks5YQAX1Xlw-xPKUGWjjXy84SEtYVqgRc85Sr3_2wwyJ6PBgkEEz6pfH8kKcZlEXopn0xL02vkZ0BZs2oKfKzBUm7zbLq0YtvpJV_AeisPeybXJ4o0g/s976/Immagine%202023-03-12%20012634.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit;"><img border="0" data-original-height="677" data-original-width="976" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDYbnUM4yu09N3_RGSu4C3oj2U40uyuN4D8IKaSteaSx0u-ptxEjesLjI0VRNdgXFgvtl35Ks5YQAX1Xlw-xPKUGWjjXy84SEtYVqgRc85Sr3_2wwyJ6PBgkEEz6pfH8kKcZlEXopn0xL02vkZ0BZs2oKfKzBUm7zbLq0YtvpJV_AeisPeybXJ4o0g/w400-h278/Immagine%202023-03-12%20012634.jpg" width="400" /></span></a></div><span style="font-family: inherit;"><br /><b><br /></b></span><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOaL7Orvf2C_G0BU-qpetuROL7-QUZGUUrZqPggJii0AsLcV3rG79qH9Tg8Cc0RDxYpdzeT-F12Ft9MqWqhTJLeSqx-3fuoKtxdn4ihWmZiJNi6MRSN2sQ4QUaK4y0jBNPQmpUGRTKom_p0-mw5WPWaGjORDTFAmZEUQYb3SW7yBAiLnjqpMXOQnEd/s1024/corridoio%20anulare.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><span style="font-family: inherit;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="679" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgOaL7Orvf2C_G0BU-qpetuROL7-QUZGUUrZqPggJii0AsLcV3rG79qH9Tg8Cc0RDxYpdzeT-F12Ft9MqWqhTJLeSqx-3fuoKtxdn4ihWmZiJNi6MRSN2sQ4QUaK4y0jBNPQmpUGRTKom_p0-mw5WPWaGjORDTFAmZEUQYb3SW7yBAiLnjqpMXOQnEd/s320/corridoio%20anulare.jpg" width="212" /></span></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><span style="font-family: inherit;">Il corridoio anulare</span></i></div><p></p>
<p style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span><span style="font-family: inherit; font-size: small;">Nell'area dove sorge
attualmente l'ospedale psichiatrico è stato ritrovato un sepolcro
ipogeo. Si tratta di una costruzione a pianta circolare trasformata
in croce dall'intersecarsi di due navate ortogonali e circondata da
un corridoio anulare. I quattro grandi pilastri che risultano
dall'intersecarsi delle due navate sostengono la volta a cupola.</span></span></p><p style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixPiwcTtnS-aG9GPlTEZdXNX1-GlwrbKkuEgtK-OQgu3PEp-k3mQF-V9BRgWapZSAMbBMElLo7cQZrkn6si0E29zaTyvoE8HhSV2c4kslnVrF1jV1H4E9hOQz-e0mA3pDbNPZudiJ1znQnozuk3gXqRs98UM-yK0cnWBcHl4F3Ru0uTAtdZ1iDlJJR/s475/pianta%20ipogeo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="475" data-original-width="454" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEixPiwcTtnS-aG9GPlTEZdXNX1-GlwrbKkuEgtK-OQgu3PEp-k3mQF-V9BRgWapZSAMbBMElLo7cQZrkn6si0E29zaTyvoE8HhSV2c4kslnVrF1jV1H4E9hOQz-e0mA3pDbNPZudiJ1znQnozuk3gXqRs98UM-yK0cnWBcHl4F3Ru0uTAtdZ1iDlJJR/s320/pianta%20ipogeo.jpg" width="306" /></a></span></div><p></p>
<p style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: inherit;"><span><span style="font-size: small;">Giacché
nell'epitaffio di Basilio II (976-1025) - tramandatoci dalle fonti –
è scritto che l'imperatore volle farsi seppellire all'Hebdomon, si
era ritenuto che l'ipogeo fosse il luogo della sua sepoltura. Si
tratta invece di un edificio del V secolo, epoca a cui appartengono
anche i sei sarcofagi ritrovati al suo interno, ovvero in sei delle
otto nicchie ricavate nella muratura. </span></span>
</span></p><p style="font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;"><span style="font-family: inherit;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; font-style: normal; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3HmOAOfNbbrHilCLBVegYcLU1ho4Dq5AU7_3Ud1aFgcHXg4o2L6opeQolSJ93EQkZBeld20mFPiJg-Hf0mGaESTA2JRyVli-2r7I8cBze0FBIHLiXnnw5-O1wKTmN44TUPnYT6-2h372CkyZFcfD_lZvBT1xJe6DbnswZRoUxI9_oFGyh3C9o5S3Y/s999/sarcofago%20ipogeo,%20MA%20Istambul.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="665" data-original-width="999" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi3HmOAOfNbbrHilCLBVegYcLU1ho4Dq5AU7_3Ud1aFgcHXg4o2L6opeQolSJ93EQkZBeld20mFPiJg-Hf0mGaESTA2JRyVli-2r7I8cBze0FBIHLiXnnw5-O1wKTmN44TUPnYT6-2h372CkyZFcfD_lZvBT1xJe6DbnswZRoUxI9_oFGyh3C9o5S3Y/w400-h266/sarcofago%20ipogeo,%20MA%20Istambul.jpg" width="400" /></a></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;"><i>Uno dei sarcofagi ritrovati all'interno dell'ipogeo</i></span></div><div class="separator" style="clear: both; font-style: normal; text-align: center;"><span style="font-family: inherit;">Museo Archeologico di Istanbul</span></div><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><span><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-family: inherit; font-weight: normal;">Un
sarcofago ritrovato in prossimità della chiesa del Battista (vedi
sopra) e oggi disperso, venne attribuito all'imperatore, che
probabilmente venne sepolto all'interno della chiesa. </span></span></span></span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"></span></span></span></p><div class="separator" style="clear: both; font-style: normal; text-align: center;"><span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB19MjhKp5gUtNIgzlb5gpfBmO7KceYwCdunOv2aZcpZNOpEV7p-aLQkRLYdahzGzBchBJNWagoka0tlDaxDpluzaLtx5cvPRHqNPvNfR2GW-PcYtNRT-15PM8Bm0XGxoVNQoJqLQ-StLov8c9YXHWBxwDYm4ln7CuFT__2hGf0ySBFif00suKbRQm/s600/sarcofago%20di%20Basilio%20all'Hebdomon.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="393" data-original-width="600" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgB19MjhKp5gUtNIgzlb5gpfBmO7KceYwCdunOv2aZcpZNOpEV7p-aLQkRLYdahzGzBchBJNWagoka0tlDaxDpluzaLtx5cvPRHqNPvNfR2GW-PcYtNRT-15PM8Bm0XGxoVNQoJqLQ-StLov8c9YXHWBxwDYm4ln7CuFT__2hGf0ySBFif00suKbRQm/s320/sarcofago%20di%20Basilio%20all'Hebdomon.jpg" width="320" /></a></span></span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><i>Il sarcofago (oggi disperso) attribuito a Basilio II</i></span></span></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><i><br /></i></span></span></span></div><span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: inherit;"><span><span style="font-size: small;"><span><span>Ad ogni modo,
Giorgio Pachimere nella sua </span></span></span></span><i>Historia
rerum a Michaele Palaeologo ante imperium et in imperio gestarum,
</i><span>scritta all'epoca di Michele
VIII Paleologo, racconta che nel 1260, mentre il Paleologo assediava
le fortificazioni di Galata, alcuni suoi parenti si recarono nella
chiesa del Battista al'Hebdomon ormani in rovina e s'imbatterono
nelle ossa di un uomo il cui epitaffio diceva essere stato
l'imperatore Basilio II. Secondo il cronista, Michele fece recuperare
i resti del suo predecessore per farli seppellire nel katholikon del
monastero del Salvatore a Selymbria (mai identificato). Le spoglie
del Paleologo sarebbero state ivi traslate pochi anni dopo la sua
morte e tumulate accanto a quelle del suo illustre predecessore.</span></span></span></span><p></p>
<p style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;"><b>Cisterna di Hebdomon (Fildami
Sarnici)</b></p><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilfcK_HZz74JDoGHmaLj3JlxvSckEJ4ZSFSvFgwtsAoB6S1SR5j7VCmySw2XuJ3mnPfguj_ZFCh8axS9dIrLTWoXGhpXi-WAAiMSc7VJnYNAMsrIC2mTL4ZfTsgANLM_wrBmmyrMDdCt4tUo0Cn3mXBajK8rQDcQ_BDW28LYZP51ZWH3J_x_Fi_rsF/s1024/cisterna%20Hebdomon.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilfcK_HZz74JDoGHmaLj3JlxvSckEJ4ZSFSvFgwtsAoB6S1SR5j7VCmySw2XuJ3mnPfguj_ZFCh8axS9dIrLTWoXGhpXi-WAAiMSc7VJnYNAMsrIC2mTL4ZfTsgANLM_wrBmmyrMDdCt4tUo0Cn3mXBajK8rQDcQ_BDW28LYZP51ZWH3J_x_Fi_rsF/w400-h300/cisterna%20Hebdomon.jpg" width="400" /></a></div><b><br /></b><p></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">E' una cisterna a cielo aperto e misura
127x76 metri. Può contenere fino a 125.000 metri cubi d'acqua. La
sua costruzione risale al V-VI secolo. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqxqG8M2IH53UJsFZvK_Dd9VG-ZQVL0b5chPZFQzHseL7VUPMCGqQ9-AHR-tunQUyUQ6jy8OQfoi-jUEF9BE31ew99UlcmB4DRMo5gHIZlxmXWHeANowMLFiHnPJANQi1zAHxexyVatY5ayngqXm0LY5Sp0F0n7Wttg7bvY5jRvB5m7lXPXkfqCWQM/s590/cisterna%20pianta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="410" data-original-width="590" height="222" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqxqG8M2IH53UJsFZvK_Dd9VG-ZQVL0b5chPZFQzHseL7VUPMCGqQ9-AHR-tunQUyUQ6jy8OQfoi-jUEF9BE31ew99UlcmB4DRMo5gHIZlxmXWHeANowMLFiHnPJANQi1zAHxexyVatY5ayngqXm0LY5Sp0F0n7Wttg7bvY5jRvB5m7lXPXkfqCWQM/s320/cisterna%20pianta.jpg" width="320" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">In prossimità dell'angolo
sudovest, si trova una torre piezometrica di epoca successiva
mediante la quale era possibile misurare la pressione dell'acqua
all'interno della cisterna. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqaI9FAFftSoF-_AfUwePmhX8hgfd9Xz5kydL846E0eBCskz8FOuwIL1X0DrCijdYAVPkBJKQcx-j2GHS5fhAND-pnacnGhStA6qANz0VeNhjr4gO0c4gTVbZdsBsXE4Mml6DkHS8qVEplVbL_34oztpIcmzgqeEGTjSWaBFeGXx-TgfW5wIgrqyzs/s1023/Hebdomon%20cistern%20-%20Torre%20piezometrica.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1023" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgqaI9FAFftSoF-_AfUwePmhX8hgfd9Xz5kydL846E0eBCskz8FOuwIL1X0DrCijdYAVPkBJKQcx-j2GHS5fhAND-pnacnGhStA6qANz0VeNhjr4gO0c4gTVbZdsBsXE4Mml6DkHS8qVEplVbL_34oztpIcmzgqeEGTjSWaBFeGXx-TgfW5wIgrqyzs/w400-h300/Hebdomon%20cistern%20-%20Torre%20piezometrica.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Il toponimo turco (<i>Fildami sarnici</i>,
letteralmente "cisterna degli elefanti") è dovuto al fatto
che per un periodo in epoca ottomana vi vennero sistemate le stalle
degli elefanti del sultano. Originariamente la cisterna doveva
provvedere al fabbisogno delle truppe acquartierate nel Kampos (campo
di marte) dell'Hebdomon.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjD7wwDfsSBhlnvGu5cyMM5m3ghsFgAWEBGpp5mRDJcszVvXl7aLUZUwKC3skQ7s-gB-2mQcLj_AaU5Sp4D2C1JZakdtJOrUddlGRMYgjy-bJ52lPu9YQrAt1g4oVmawq3QuwW59O2MehPkwyLZzVSaxYjy0_Y82rR4p0NfCLLbxD5-kKqkhzHvVhQc/s699/Torre%20piezometrica.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="699" data-original-width="547" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjD7wwDfsSBhlnvGu5cyMM5m3ghsFgAWEBGpp5mRDJcszVvXl7aLUZUwKC3skQ7s-gB-2mQcLj_AaU5Sp4D2C1JZakdtJOrUddlGRMYgjy-bJ52lPu9YQrAt1g4oVmawq3QuwW59O2MehPkwyLZzVSaxYjy0_Y82rR4p0NfCLLbxD5-kKqkhzHvVhQc/w313-h400/Torre%20piezometrica.jpg" width="313" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>la torre piezometrica</i></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<h1 class="western" style="font-style: normal;"><span style="font-size: small;"><br /></span><br />
</h1>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-13245754329264219902023-01-20T16:40:00.006-08:002023-02-02T02:33:13.902-08:00Anna Notaras<p><b> Anna Notaras</b></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Figlia di Luca Notaras, - probabilmente la maggiore - il ricchissimo
proprietario terriero della Morea bizantina, che ricoprì le cariche
di mesazon e megadux, sotto Giovanni VIII e Costantino XI. Fieramente
antiunionista Notaras partecipò comunque attivamente alla difesa di
Costantinopoli durante l'assedio. Fatto prigioniero insieme alla
moglie (probabilmente un'esponente della casa regnante), fu fatto
giustiziare dal sultano pochi giorni dopo la caduta della città.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Questa è la versione della fine di
Luca Notaras accreditata da S. Runciman in <i>Gli ultimi giorni di
Costantinopoli</i> (Piemme Edizioni, 1997) che corrisponde grosso
modo a quella riportata dallo storico bizantino Ducas (<i>Historia
turco-bizantina 1341-1462</i>) che però non si trovava a
Costantinopoli nei giorni dell'assedio.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il
3 giugno del 1453, Mehmet II diede un banchetto nel corso del quale,
quando il livello del vino bevuto era già alto, qualcuno gli
bisbigliò all'orecchio che il figlio quattordicenne di Notaras era
un ragazzo dalla bellezza eccezionale. Il sultano immediatamente
ordinò a un eunuco di andare alla casa del megadux per richiedere
che suo figlio andasse da lui per il suo piacere. Notaras, a cui i
figli più anziani erano stati uccisi in combattimento, rifiutò di
sacrificare suo figlio ad un tal destino. La polizia ottomana allora
andò a prenderlo con suo figlio Isacco e il genero Teodoro
Cantacuzeno - figlio del megas domestikos Andronico Cantacuzeno
aveva sposato Maria, una delle figlie di Notaras - e li portò alla
presenza del sultano. Quando Notaras sfidò il sultano, la risposta
di questi fu sanguinosa: ordinò che lui ed i due ragazzi fossero
decapitati sul posto. Notaras chiese solamente che i due ragazzi
fossero uccisi prima di lui, affinché non avessero visto la sua
morte. Quando entrambi furono uccisi, offrì il suo collo al boia (1).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Contrariamente a quanto riportato, il
figlio minore di Notaras, Isacco (Iacobo, secondo le fonti
occidentali), oggetto della concupiscenza del sultano, fu invece
sicuramente risparmiato e avviato insieme alla madre, che morì
durante il tragitto, al serraglio di Adrianopoli da cui riuscì a
evadere nel 1460 e a raggiungere la sorella Anna in Italia.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Luca Notaras aveva fatto partire per
tempo la figlia Anna da Costantinopoli (secondo alcuni al momento
della caduta della città si trovava a Pera, secondo altri era invece
già in Italia dove il padre poteva contare su molte relazioni
influenti) giacché gran parte del cospicuo patrimonio di famiglia
era stato depositato nelle banche di Genova e Venezia già dal padre
Nicola.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Waltari (<i>Gli amanti di Bisanzio</i>)
ipotizza che Anna lasciò Costantinopoli la notte del 26 febbraio
1453, quando la galera veneziana di Pietro Davanzo ed altre sei navi
cretesi, rompendo il giuramento prestato all'imperatore, lasciarono
il porto.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Molto probabilmente Anna si stabilì
inizialmente a Roma.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i>Anna Paligina de Costantinopoli,
olim sponsa imperatoris Romaniae graecorum et Costantinopolis et olim
filia illustris principis Magni ducis Romaniae</i>. Questa
definizione di Anna contenuta in una deliberazione del Comune di
Siena del 21 luglio del 1472 – e ripetuta in un analogo documento
del luglio 1474 – ha fatto ipotizzare alcuni storici che Anna fosse
stata se non sposata almeno promessa sposa di Costantino XI.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Anna Notaras però non usò mai nei
documenti ufficiali e nella sua corrispondenza altra formula che
quella di <i>figlia dell'ultimo e famoso megaduca</i>, né si trova
traccia di una ipotetica trattativa matrimoniale che la riguardi
nelle memorie di Giorgio Sfranze, l'amico e consigliere dell' ultimo
imperatore, che pure descrive dettagliatamente tutte quelle
intraprese dopo la morte della seconda moglie di Costantino XI.
Secondo alcuni il cognome di Paleologina potrebbe derivarle dalla
madre, ma può anche essere che Anna lo abbia aggiunto a quello di
Notaras in virtù di parentele più late o semplicemente per il suo
valore simbolico.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Nel 1475 si trasferì a Venezia, dove
si trovava sua nipote Eudocia Cantacuzena con il secondo marito
Matteo Spandounes ed i figli Teodoro e Alessandro. Qui, tramite il
suo amministratore e factotum Nicola Vlastos, finanziò la tipografia
di Zaccaria Kalliergis, un cretese trasferitosi a Venezia, che si
occupava esclusivamente della stampa di opere greche. E a Venezia
dovette raggiungerla il fratello Jacobo, finalmente evaso dal
serraglio di Adrianopoli.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1494, grazie alla sua mediazione,
alla comunità di greci residenti a Venezia (circa cinquemila), fu
permesso di fondare una società filantropica e religiosa – una
Confraternita – con un comitato destinato a rappresentare gli
interessi della comunità. Per opera di questa Confraternita nel 1539
– dopo estenuanti trattative con le autorità veneziane - lungo il
rio dei Greci sarà costruita la chiesa di san Giorgio interamente
consacrata al culto ortodosso.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhsmEH6XbmI6qWfeortnUstu8Na1qsGo7OrNUCF3t6W96QphiGIj3WVAu7jEi6UNxIQaqz5Sw-llDJHi42JovlKu522aXaccHzcxD8BTMyQDXYzCEKbfiyJKCYfraTWTGDKFzoi27ObTjdFziQ-C-UgQbHThdSNOcJcQExlbqfDoNWjHfCLyHoJCR0/s4000/san%20giorgio.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="3000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjhsmEH6XbmI6qWfeortnUstu8Na1qsGo7OrNUCF3t6W96QphiGIj3WVAu7jEi6UNxIQaqz5Sw-llDJHi42JovlKu522aXaccHzcxD8BTMyQDXYzCEKbfiyJKCYfraTWTGDKFzoi27ObTjdFziQ-C-UgQbHThdSNOcJcQExlbqfDoNWjHfCLyHoJCR0/w300-h400/san%20giorgio.jpg" width="300" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>San Giorgio dei Greci, </i>Venezia</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Morì nubile a Venezia l'8 luglio del
1507. Secondo Marino Sanudo, che annota la data della sua morte nel suo <i>Diario</i>, aveva più di cento anni ed era ancora illibata.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel suo testamento lasciò la somma di 500 ducati per la
costruzione della succitata chiesa e destinò tutto il resto al
pagamento di un riscatto ai Turchi di un prigioniero greco, secondo
le ultime volontà della sorella Elena (Eufrosine) (2), e all'erezione
di un monumento a lei e a tutta la sua famiglia martire del sultano.
Non sono invece menzionate tre magnifiche icone (una delle quali qui riprodotta) che portò con sé da
Costantinopoli, che ancora sono conservate nel Museo ellenico annesso
alla chiesa di San Giorgio e che per suo tramite pervennero alla
comunità greca di Venezia.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsioCptL0La5gkmZ4pdXSEVlkPTZPV_gVQHcyiOKLgX0ZcX6A9dHHheaRZh9imj3Y0NqSTcIKNCuzLXgzdPGxPVLHHdF7_kMlAZOvP69MojRbdMnQvSq9EpSKFs0JGZYx7IiYpVBIlNpAMrRyVjj0ePaS_uLpxxQOqM9HM4blvxkUvYluv6HfhmhJv/s2560/Anna%20Notaras%20icona%201.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2560" data-original-width="2013" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjsioCptL0La5gkmZ4pdXSEVlkPTZPV_gVQHcyiOKLgX0ZcX6A9dHHheaRZh9imj3Y0NqSTcIKNCuzLXgzdPGxPVLHHdF7_kMlAZOvP69MojRbdMnQvSq9EpSKFs0JGZYx7IiYpVBIlNpAMrRyVjj0ePaS_uLpxxQOqM9HM4blvxkUvYluv6HfhmhJv/w315-h400/Anna%20Notaras%20icona%201.jpg" width="315" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Cristo in gloria con i 12 Apostoli </i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>icona del XIV secolo proveniente da Costantinopoli e donata da Anna Notaras alla comunità greca di Venezia.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Museo ellenico, Venezia</div><u><br /></u><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Note</u>:</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(1) Cfr. <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2012/04/lassedio-di-costantinopoli.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">L'assedio di Costantinopoli</span></a></p><p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Elena Notaraina aveva sposato
Giorgio Gattilusio, il primogenito di Palamede, Signore di<span style="color: #2b00fe;"> <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2018/04/la-baronia-di-ainos-sotto-i-gattilusio.html" target="_blank">Ainos</a></span> che
durante l'assedio di Costantinopoli si era mantenuto sostanzialmente
neutrale. Eufrosine - nome con cui compare nel testamento di Anna - dovrebbe essere il suo nome monacale (evidentemente concluse la sua vita in monastero). Data l'usanza bizantina di conservare l'iniziale del nome secolare nella scelta di quello monacale - chiamandosi le altre due sorelle Maria e Teodora - Elena è l'unica che può essere identificata con Eufrosine.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-15167805895111160672022-12-08T02:42:00.005-08:002022-12-08T13:49:54.239-08:00L'Esarcato d'Africa (591-711)<p><b> L'Esarcato d'Africa (591-711)</b></p><p>Fu istituito probabilmente sotto
l'imperatore Maurizio (582-602) nel quadro di una militarizzazione
dell'apparato amministrativo volta a rendere le provincie d'Africa
meno dipendenti dalla capitale per la propria difesa. Era formato
dall'Africa settentrionale – eccetto la Tripolitania che fu
accorpata alla diocesi d'Egitto – dalla Sardegna, dalla Corsica,
dalle Baleari e dalla Spagna meridionale in mano ai bizantini.
Capitale dell'esarcato divenne Cartagine.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJEG8xQFu1-h8goOjXMkdVzq0_clNu-LIAJCwWkHSQDiH-d1pfn-0t3Zc0iIeX1r0ove9KOBBl7WajWRfIDQhGFVhEWuaNpg-oT04fYU1E_EGsfXAeH5A9bwF5OuSwMSY15sHvZijVeTbPWIVWEn7jyNe7f3bxkfih1zi-ubG_Nt5kmLCY2A5_ZhNH/s2000/antico%20porto%20di%20Cartagine.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1268" data-original-width="2000" height="254" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJEG8xQFu1-h8goOjXMkdVzq0_clNu-LIAJCwWkHSQDiH-d1pfn-0t3Zc0iIeX1r0ove9KOBBl7WajWRfIDQhGFVhEWuaNpg-oT04fYU1E_EGsfXAeH5A9bwF5OuSwMSY15sHvZijVeTbPWIVWEn7jyNe7f3bxkfih1zi-ubG_Nt5kmLCY2A5_ZhNH/w400-h254/antico%20porto%20di%20Cartagine.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'antico porto di Cartagine come appare oggi</i></div><p>Il primo esarca di cui si ha notizia è
<b>Gennadio</b>, a cui si rivolge con questo titolo papa Gregorio I
in una lettera del 591. Già nel 578 ricopriva però la carica di
<i>Magister militum per Africam</i>. Durante il suo mandato dovette
fronteggiare la rivolta dei Mauri (598). Morì o fu rimosso dalla
carica poco dopo.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Eraclio il vecchio</b> (598-611):
militare di carriera fu nominato dall'imperatore Maurizio (582-602).
Nel 608, coadiuvato dal fratello Gregorio, si ribellò all'imperatore
Foca, probabilmente a seguito del regime di terrore da lui
instaurato. Il figlio Eraclio – detto il giovane – al comando
della flotta fu mandato alla conquista di Costantinopoli mentre il
nipote Niceta con l'esercito di terra invase la provincia egiziana.
Nell'ottobre del 610 Eraclio il giovane sbarcò a Costantinopoli e
rovesciò l'imperatore, che fu abbandonato anche dalla sua guardia
personale, insediandosi al suo posto. Eraclio il vecchio morì poco
dopo aver ricevuto la notizia dell'incoronazione del figlio.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Niceta</b> (611-629): cugino di
Eraclio, lo aiutò nella conquista del potere ricevendone in cambio
il governo della provincia egiziana. Nel 612 fu messo al comando
della guardia imperiale e fu a fianco dell'imperatore nella
sfortunata campagna contro i persiani del 613 culminata con la
sconfitta nella battaglia di Antiochia che determinò la perdita
dell'intera Siria. I persiani conquistarono quindi anche la Palestina
e l'Egitto, la cui capitale, Alessandria, cadde nel 619. E' quindi
probabile che Niceta abbia effettivamente ricoperto la carica di
esarca d'Africa a partire da questa data. Da una moglie di cui non si
conosce il nome ebbe un figlio (Gregorio) e due figlie, la maggiore
delle quali (Gregoria) fu moglie dell'imperatore Costantino III (641)
(1) e madre di <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2014/03/costante-ii-641-668.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Costante II</span></a> (641-668).</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Gregorio il Patrizio</b> (629-647):
era molto probabilmente il figlio di Niceta. Di fiero credo
calcedoniano entrò in contrasto con l'imperatore Costante II
(641-668) a causa del suo appoggio al monotelismo. Nel 646, di fronte
all'incapacità dell'impero di contrastare l'avanzata araba, decretò
la secessione dell'esarcato e si autoproclamò imperatore. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkjYqs65hlgy2GOCXG3X_GvMFRbU6ye7KVPzkRoSEa_sdQq4C2iKQqo7HofkEZip1aV2oesyE3lE5OK28n4j6tcPOrvVPVaXf9DdLkab7x9PyfbAjztrlzjS0ESQ7NODMjI90PuyWNcy8Uy09Od9pKugUM7_Q3lsLYPQ3fTbocYEJgI4k57rej02MC/s584/Clipboard01.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="584" data-original-width="525" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkjYqs65hlgy2GOCXG3X_GvMFRbU6ye7KVPzkRoSEa_sdQq4C2iKQqo7HofkEZip1aV2oesyE3lE5OK28n4j6tcPOrvVPVaXf9DdLkab7x9PyfbAjztrlzjS0ESQ7NODMjI90PuyWNcy8Uy09Od9pKugUM7_Q3lsLYPQ3fTbocYEJgI4k57rej02MC/s320/Clipboard01.jpg" width="288" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Quando gli
arabi invasero la Byzacena (l'attuale Tunisia meridionale) li
affrontò sotto le mura di Sufetula (647) - dove aveva spostato la
capitale dell'esarcato - venendo rovinosamente sconfitto e perdendo
la vita nel corso della battaglia.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjYBRGoMf0INGRqH1YHlioO0FS5lDqqAVNBLxnw7vhCqvWB9DS3Nt7SOTwuNhs8LRwcYZh7Ph1CRCJ9I2jo5V9-6mDgOo3K2yCxmx3tywA_3ygkWrgLi6VMDJLuxe4fb7FKpkEgBIw4PsZnO0q_VWhnqHqKQA_N1-o_fLBjU1EMssYWZM9mCqDGePh/s1280/Arco%20dei%20tetrarchi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="958" data-original-width="1280" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjYBRGoMf0INGRqH1YHlioO0FS5lDqqAVNBLxnw7vhCqvWB9DS3Nt7SOTwuNhs8LRwcYZh7Ph1CRCJ9I2jo5V9-6mDgOo3K2yCxmx3tywA_3ygkWrgLi6VMDJLuxe4fb7FKpkEgBIw4PsZnO0q_VWhnqHqKQA_N1-o_fLBjU1EMssYWZM9mCqDGePh/w400-h300/Arco%20dei%20tetrarchi.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Arco dei Tetrarchi</i>, Sufetula, fine III secolo</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Gennadio </b>(648-665): militare di
carriera, assunse la carica di esarca dopo la morte di Gregorio.
Pagando un forte tributo riuscì ad ottenere il ritiro degli arabi
dalla regione, che tornò, almeno formalmente, all'impero. Pur non
essendo stato nominato da Costante II ne riconobbe infatti l'autorità
e riprese ad inviare alla capitale l'eccedenza degli introiti annuali
dell'esarcato. Nel 663, quando l'imperatore trasferì la corte a
Siracusa e chiese un aumento del tributo annuale, rifiutò ed espulse
il rappresentante dell'imperatore. La rivolta delle guarnigioni
bizantine appoggiate dalla popolazione locale lo costrinse a riparare
presso il califfo di Damasco a cui chiese truppe per riconquistare
Cartagine. Morì ad Alessandria prima di poter tentare l'impresa.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Eleuterio il giovane</b> (665-):
guidò la rivolta contro Gennadio e s'insediò al suo posto. Nel 669
gli arabi invasero nuovamente la Byzacena e costruirono il primo
nucleo della città di Kairouan - 50 km a sudovest di Hadrumetum
(l'attuale Susa) - che divenne la capitale della provincia islamica
dell'Ifrīqiya. Nel 683, il capo berbero Koceila (Caecilius), appoggiato da
alcuni contingenti bizantini, sconfisse a Tahouda (l'attuale Sidi
Okba) gli arabi guidati dal generale omayyade Oqba ibn Nafi e
conquistò Kairouan riportando l'intera Byzacena sotto controllo
dell'impero. Nel 688, l'armata berbero-bizantina guidata da Koceila si scontra con l'esercito del califfato nella piana di
Memmes. L'esito della battaglia rimane a lungo incerto, ma alla fine
prevalgono gli arabi e lo stesso Koceila rimane ucciso. Gli arabi
saccheggiano la regione, riprendono Kairouan ma poi si ritirano
nuovamente lasciando nella città un piccolo presidio che viene colto
di sorpresa da un corpo di spedizione bizantino sbarcato a Barca.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Nel 695, pacificato il suo fronte
interno, il califfato omayyade riprende l'offensiva con un esercito
forte di 40.000 uomini al comando del generale Ḥassān ibn
al-Nuʿmān, che risale la costa quasi senza incontrare resistenza
fino a Cartagine che prende d'assalto.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Giovanni il Patrizio</b> (695-698):
Quando la notizia della caduta di Cartagine giunse a Costantinopoli
suscitò una forte emozione e l'imperatore Leonzio (695-698) armò
tutte le navi disponibili e inviò un corpo di spedizione al comando
del patrizio Giovanni e del drongario Tiberio Apsimarus. Giovanni
forza l'ingresso del porto a riprende la capitale dell'esarcato. Nel
frattempo la regina berbera Khaina raccoglie sotto le sue insegne
tutte le tribù locali di fede cristiana ed ebraica (2) e sconfigge
Ḥassān ibn al-Nuʿmān in una sanguinosa battaglia nei pressi di
Kenchela costringendolo ad abbandonare la Byzacena e ripiegare in
Tripolitania.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzDT7E3VBeXWJUZTF1Firiih0pBMhadOLKPkuRsq2ZWvhi6CDAd1Ezj86TK9tVJ1u9WRbBSlYcSvcFJe33h6x1aFQQ3U0-Jr_SQKe1B5cCG2yOo6PwX68R4H98btOR-RtRczrcMSIUPf2ciFfKS7kI-zKB4IynvbQGvScbfjekdoG0edjQHTFP-srq/s596/Khaina%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="596" data-original-width="505" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgzDT7E3VBeXWJUZTF1Firiih0pBMhadOLKPkuRsq2ZWvhi6CDAd1Ezj86TK9tVJ1u9WRbBSlYcSvcFJe33h6x1aFQQ3U0-Jr_SQKe1B5cCG2yOo6PwX68R4H98btOR-RtRczrcMSIUPf2ciFfKS7kI-zKB4IynvbQGvScbfjekdoG0edjQHTFP-srq/s320/Khaina%202.jpg" width="271" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span face=""Segoe UI Historic", "Segoe UI", Helvetica, Arial, sans-serif" style="background-color: white; color: #050505; font-size: 15px; text-align: left; white-space: pre-wrap;"><i> </i></span><i> </i>Ali Boukhalfa,<i> Statua della Khaina,</i> Baghai (Algeria), 2003</div><p style="margin-bottom: 0cm;">Nel 698 il generale musulmano invade
nuovamente la Byzacena e attacca Cartagine da terra e da mare,
costringendo Giovanni e Tiberio ad abbandonare la città con ciò che
resta della flotta e della guarnigione. Cartagine viene rasa al suolo per la seconda volta e la popolazione si disperde nei territori ancora sotto controllo imperiale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><b>Giuliano </b>(?): dopo la caduta di
Cartagine in Africa rimanevano in mani bizantine la piazzaforte di
<i><span style="text-decoration: none;">Septem</span></i> (l'attuale
Ceuta) (3) e alcune fortezze nella Mauritania Tingitana che, assieme
alla Sardegna e alle isole Baleari potevano ancora figurare come
“esarcato d'Africa” sulla lista ufficiale dei possedimenti
dell'impero. Il governatore di Septem, Giuliano, potrebbe quindi aver
ricevuto il titolo di esarca. Si tratta di una figura controversa e
in parte leggendaria. Non è ad esempio chiaro se fosse un
funzionario bizantino o semplicemente un capo berbero riconosciuto
<i>obtorto collo</i> dal governo centrale come governatore della
piazzaforte. Sicuramente pagava un tributo ai Visigoti di Spagna (che
erano comunque la popolazione cristiana a lui più vicina) e riuscì
a mantenere la città in mani cristiane fino al 711 pur disponendo
soltanto di una piccola guarnigione. Secondo fonti arabe tuttavia,
nel 708, con l'esercito musulmano alle porte, rovesciò l'alleanza e
fornì loro supporto logistico per l'invasione della Spagna. Dopo la
sua morte cadde l'ultimo avamposto cristiano in Africa.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u><i><br /></i></u></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u><i>Note</i></u>:</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(1) Figlio di Eraclio I e della prima
moglie Fabia Eudocia. Prima di morire di tubercolosi, Costantino III
regnò per soli tre mesi nel 641 assieme al fratellastro Eracleona
che morì poco dopo di lui nel corso dello stesso anno. Gregoria
resse il trono per il figlio Costante II fino al 650.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(2) La stessa tribù berbera d'origine
della Kahina – i <i>Gerawa</i> - era di religione ebraica.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(3) Il nome completo della città era
<i>Septem fratres</i>, dai sette colli su cui era stata costruita. A
tutt'oggi è un'enclave spagnola in Africa.</p><b></b><p></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-3252819549688188972022-09-24T08:42:00.004-07:002022-09-24T08:42:55.501-07:00chiesa di San Nicolò Regale, Mazara del Vallo<p><b> chiesa di San Nicolò Regale, Mazara del Vallo</b></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTI56P3blhUzElRYxLJqmdTTrbY6JXrFFk0k3nB4M5Af71wzkZxqI2K2c3nlsCaQ3xKSvrjg1j6Kz3WiolalaTiIV2Hoka1E4oWCagRU16z_xTCRpuWpe0fdhQVRIuUfnuIUOuoHl10rN68Ao5pXz_lYEUk2hZX1gCFHlfZ57k9JGXATKhL11F4pjx/s5152/IMG_0129.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhTI56P3blhUzElRYxLJqmdTTrbY6JXrFFk0k3nB4M5Af71wzkZxqI2K2c3nlsCaQ3xKSvrjg1j6Kz3WiolalaTiIV2Hoka1E4oWCagRU16z_xTCRpuWpe0fdhQVRIuUfnuIUOuoHl10rN68Ao5pXz_lYEUk2hZX1gCFHlfZ57k9JGXATKhL11F4pjx/w400-h300/IMG_0129.JPG" width="400" /></a></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Costruita nel 1124 sul molo orientale
del porto-canale di Mazara per volontà di Ruggero II e affidata
inizialmente a monaci di rito greco, entrò successivamente a far
parte del complesso abbaziale benedettino di San Nicolò e Giovanni
Prodromo oggi non più esistente.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXeFrEPuE53nVpJ2E_ncCuH_prgOWxH4n_kSWT06S3P43dqqGkMSER5eJQyfeHJC2Pe1iqbkeQpmExKIV3g3zXbpIKICqB4MlorKJQQfBqka4OZiRDeJeFvaXqDuSEb3SzB7qf_KuXEeuFmf2QlUN2-TfWqYeUpvbu3BFdvDIP14uX1Tc7WGbS_yeG/s5152/IMG_0132.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXeFrEPuE53nVpJ2E_ncCuH_prgOWxH4n_kSWT06S3P43dqqGkMSER5eJQyfeHJC2Pe1iqbkeQpmExKIV3g3zXbpIKICqB4MlorKJQQfBqka4OZiRDeJeFvaXqDuSEb3SzB7qf_KuXEeuFmf2QlUN2-TfWqYeUpvbu3BFdvDIP14uX1Tc7WGbS_yeG/w400-h300/IMG_0132.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Presenta una pianta a croce greca
inscritta con tre absidi e una cupola, impostata su un tamburo ampio
e basso di forma cubica, che la sormonta. Le mura perimetrali
mostrano aperture ogivali decorate da archi rincassati. Una cornice
leggermente aggettante – posta al di sopra dei doccioni di
smaltimento delle acque piovane – separa la muratura originaria dal
coronamento dei merli circolari aggiunto nel XIII secolo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy-0wnD_4D3Il9MeNpsb69Z7kxTfKUuvMiN151VTyZe_NP2qprtB4MBboUCtmQrJvZUAvpFVcE-6NBugSVBemPSp3Gh_KoaxcA6AA9Asscp7qDAcoMzXhMPZkIUAZU7FJF8xgqmkZHEvjkPHXUS_Hn_gi0RFvO2TQ2Ij9GtKreo3GMdA5bCuUxS9DS/s317/pianta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="287" data-original-width="317" height="287" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhy-0wnD_4D3Il9MeNpsb69Z7kxTfKUuvMiN151VTyZe_NP2qprtB4MBboUCtmQrJvZUAvpFVcE-6NBugSVBemPSp3Gh_KoaxcA6AA9Asscp7qDAcoMzXhMPZkIUAZU7FJF8xgqmkZHEvjkPHXUS_Hn_gi0RFvO2TQ2Ij9GtKreo3GMdA5bCuUxS9DS/s1600/pianta.jpg" width="317" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nell'interno si trovano un piccolo
altare, quattro colonne centrali che sostengono il tamburo e delle
colonnine incassate negli spigoli delle tre absidi oltre a una
pavimentazione con un disegno a colori d'ispirazione islamica.
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhT2ds4XjPehostB_pPs04eGL5SG2FZrhPGxycFFr8q1m5P9umSAaaNsOUHV0oae_g-q0bGkRyXDobGZMFemjXdPpxRfXL-19tAuH7blzOS1K8FUBViiTXqawJ8JaIaW9FuCjAhAjEVJ-WWw3ZfMt3misw1Lept013emTez687fZVLxaGB_gAI_IPWq/s640/interno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="427" data-original-width="640" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhT2ds4XjPehostB_pPs04eGL5SG2FZrhPGxycFFr8q1m5P9umSAaaNsOUHV0oae_g-q0bGkRyXDobGZMFemjXdPpxRfXL-19tAuH7blzOS1K8FUBViiTXqawJ8JaIaW9FuCjAhAjEVJ-WWw3ZfMt3misw1Lept013emTez687fZVLxaGB_gAI_IPWq/w400-h268/interno.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L'insieme delle caratteristiche
architettoniche della chiesa l'apparentano alla <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2015/03/chiesa-di-san-cataldo-palermo.html"><span style="color: #2b00fe;">chiesa palermitana di San Cataldo</span></a> e a quella della <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2022/08/chiesa-della-santissima-trtinita-cuba.html"><span style="color: #2b00fe;">Santissima Trinità di Delia </span></a>a
Castelvetrano.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Tra il XVII e il XVIII secolo la chiesa
subì una radicale trasformazione per adattarla ai nuovi canoni
barocchi, divenendo a pianta ottagonale con copertura a falde.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1947 si tentò di riportare la
chiesa alle sue forme originarie, ma bisognò attendere fino agli
anni Ottanta affinché questo gioiello dell'arte arabo-normanna
riacquistasse le sue originali sembianze di edificio medievale.
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgckKhfvM6FLAFrLV_sZcKIBQyM1dkpVTLgpgKbLbAJX8PagVBLJdRu7krrrAU3dP9seeFMvMSV0BImDHYvo1My0y6gXquAOigAcD5dZ5A5p7dBFjcXCd5VC7RW_U6z3Y3dFcFRj3TF4azZmg6dCPizR8a2LqrkDKb8AHARxYJFNzdyzCEO2HB3153g/s5152/IMG_0130.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgckKhfvM6FLAFrLV_sZcKIBQyM1dkpVTLgpgKbLbAJX8PagVBLJdRu7krrrAU3dP9seeFMvMSV0BImDHYvo1My0y6gXquAOigAcD5dZ5A5p7dBFjcXCd5VC7RW_U6z3Y3dFcFRj3TF4azZmg6dCPizR8a2LqrkDKb8AHARxYJFNzdyzCEO2HB3153g/w400-h300/IMG_0130.JPG" width="400" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Di particolare interesse è il
basamento sottostante, nel quale sono state rinvenute nel 1933 tracce
di mosaici romani che che probabilmente pavimentavano una piscina o
di una residenza signorile o di un impianto termale di tarda età
imperiale (tra il III ed il V secolo), come lascia pensare un'antica
tubazione rinvenuta in uno stipite. Tra i resti malconci ne spicca
uno, che ha al centro un cervo in corsa tra decorazioni floreali. Attualmente è chiusa, non visitabile
da almeno 10 anni.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqsxGvoESAGWk9mrGAo7zeOjnNtKquvkIHpkT1eXvKpranit1MiUrOMKx0-xpsat_Xzkzhf0tr6l84srKKkzdB7HscxJXTs4iMX1qB4xBYAllHuYGjRBQ3BxbEzCbiha-FR5ahl2lW18Ztvd0nJpNIwUS9RvBd4b41hEqoEjiuf-llFNBeFL3G3KZU/s364/mosaico.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="307" data-original-width="364" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhqsxGvoESAGWk9mrGAo7zeOjnNtKquvkIHpkT1eXvKpranit1MiUrOMKx0-xpsat_Xzkzhf0tr6l84srKKkzdB7HscxJXTs4iMX1qB4xBYAllHuYGjRBQ3BxbEzCbiha-FR5ahl2lW18Ztvd0nJpNIwUS9RvBd4b41hEqoEjiuf-llFNBeFL3G3KZU/s320/mosaico.jpg" width="320" /></a></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-48806545669104705732022-09-04T02:30:00.003-07:002022-09-04T03:33:42.338-07:00 Chiesa della Madonna dell'Alto (Santa Maria delle giummare), Mazara del Vallo<p><b> Chiesa della Madonna dell'Alto (Santa
Maria delle giummare), Mazara del Vallo</b></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4aRPgaAAmUIgmRNcjGk6RLWUKZMm_hb6kRrQUvSY5ra_QqbPcnlxSw5qAlpNotEx-MBhFty2OK28tRG5Qulk_EzwzY9a7jxcqVa3CUTWnn99AA1Z1OooGmPuSabXSkHwcGe_Xkx0hBQn62OGrchgSHB16AIAt7gs3KRqAxTiQTuAF5YkcJXZTN9TO/s2275/Clipboard01.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1906" data-original-width="2275" height="335" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4aRPgaAAmUIgmRNcjGk6RLWUKZMm_hb6kRrQUvSY5ra_QqbPcnlxSw5qAlpNotEx-MBhFty2OK28tRG5Qulk_EzwzY9a7jxcqVa3CUTWnn99AA1Z1OooGmPuSabXSkHwcGe_Xkx0hBQn62OGrchgSHB16AIAt7gs3KRqAxTiQTuAF5YkcJXZTN9TO/w400-h335/Clipboard01.jpg" width="400" /></a></div><b><br /></b><p></p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Fu fatta erigere nel XII sec. da
Giuditta d'Altavilla – figlia di Ruggero I di Sicilia e della sua
seconda moglie Eremburga di Mortain – nel luogo dove sorgeva una
torre di avvistamento saracena (1) e deve probabilmente il nome <span style="color: #202122;">al</span><span style="color: #202122;"><span face="sans-serif"><span style="font-size: 10pt;">
</span></span></span>tipo di palma nana, detta
<i>giummara</i>, che cresce spontaneamente nella zona.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Subito dopo la sua fondazione venne
affidata ad una comunità di monaci basiliani.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1444 i monaci basiliani vennero
sostituiti dai benedettini e nel 1567 divenne commenda dell'Ordine
giovannita e tale rimase fino al 1811 quando fu assegnata al demanio
e successivamente (1873) alla diocesi di Mazara. Nel 1947 si ebbe il
crollo del portale di epoca trecentesca (successivamente rimontato).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCVlc6pvUDmDb-BNMM5d1Wne10iy74UYkPddZYqg8UlZzpE23wl1zWadkJVWVeo7zncq3lTdKiDOd61Pmert-Y0rO26Y0J4RxFsgNTm14OQ6sXTtdL_auQ4BNuTDPYN4jb7OdEzL6WcTap-tvtGebNCSClFlIG09sBgrWCUOPz9Cy4pS8UtjFES36s/s3549/portale.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3332" data-original-width="3549" height="375" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgCVlc6pvUDmDb-BNMM5d1Wne10iy74UYkPddZYqg8UlZzpE23wl1zWadkJVWVeo7zncq3lTdKiDOd61Pmert-Y0rO26Y0J4RxFsgNTm14OQ6sXTtdL_auQ4BNuTDPYN4jb7OdEzL6WcTap-tvtGebNCSClFlIG09sBgrWCUOPz9Cy4pS8UtjFES36s/w400-h375/portale.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">I resti della torre saracena –
addossata alla parete orientale della chiesa - sono ancora
identificabili per via di una incredibile quanto affascinante scala a
chiocciola che conduce, dall’attuale sagrestia, alle terrazze
dell’edificio.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7seOSMcbn7Njo2h3j6y6OND7bdrWR-IQL04vr-341hUmzhGgAtsW0MHiGe5jmWEipwYL40GPuz-ob4Nj0O8v2ABHzqv6AquSIkE3IuM4615rSPL6PJe_-QjH3vIHwQbW7gL-VKN1Grh9tJ8DP9kwddI-Nu3yiTd56RhNUbI3zuhNUYcSPOf-EGoYM/s5152/IMG_0121.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7seOSMcbn7Njo2h3j6y6OND7bdrWR-IQL04vr-341hUmzhGgAtsW0MHiGe5jmWEipwYL40GPuz-ob4Nj0O8v2ABHzqv6AquSIkE3IuM4615rSPL6PJe_-QjH3vIHwQbW7gL-VKN1Grh9tJ8DP9kwddI-Nu3yiTd56RhNUbI3zuhNUYcSPOf-EGoYM/w400-h300/IMG_0121.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Lato orientale con i resti della torre saracena inglobati nella costruzione</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La chiesa, nonostante i rifacimenti
subiti nei secoli, mantiene una forte impronta normanna. A navata
unica, è preceduta da un protiro, con un arco a sesto acuto in
facciata sormontato da una nicchia e lateralmente da due archi a
tutto sesto, fortemente rimaneggiato nel XIV sec. Per rafforzare la
struttura con pilastri su cui scaricare le spinte della volta a
crociera.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2nf7EsOAkPgwYGmlf9RzYh0baOoAE3yI7rujL_juGYyZ_JrmP9KQaOeo64UheRLPvakoz9IecDwyrxBJQdj8Jf8bPTvHuwKThIrytcDBX786k1z1BcJ-d-_ywU_U3elZfFCwQ1w5MHleH0GY9VtDwDG2ixTxePGxq3ZACcoKd7Ppzl-6xTLvcS34E/s753/pianta.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="411" data-original-width="753" height="219" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2nf7EsOAkPgwYGmlf9RzYh0baOoAE3yI7rujL_juGYyZ_JrmP9KQaOeo64UheRLPvakoz9IecDwyrxBJQdj8Jf8bPTvHuwKThIrytcDBX786k1z1BcJ-d-_ywU_U3elZfFCwQ1w5MHleH0GY9VtDwDG2ixTxePGxq3ZACcoKd7Ppzl-6xTLvcS34E/w400-h219/pianta.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Internamente la chiesa è scandita
trasversalmente in tre campate da due archi acuti ed uno a tutto
sesto in prossimità della zona presbiteriale a pianta rettangolare. Entrando a destra, si nota un robusto
arco risalente al periodo detto “chiaramontano” (2) ora cieco ed
in parte affogato nella muratura della prima arcata interna alla
chiesa. Probabilmente immetteva in una cappella costruita
successivamente, come capita in tutte le chiese occidentali per via
del diverso rituale celebrativo; poteva condurre anche a locali
sussidiari aggiunti all’edificio all’epoca del passaggio della
chiesa alla commenda dei Cavalieri di Malta, ma lo stemma che
sovrasta l’arco reca la data del 1301 e riporta la stilizzazione di
una croce da etimasia, il che fa pensare piuttosto ad un intervento
ad opera dei Basiliani che modificarono il loro cenobio.<br />Sull'altare maggiore, all'interno di
una nicchia, si conserva una statua marmorea della Madonna col
bambino, opera di Giacomo Castagnola del 1575 che fu commissionata allo scultore dal primo commendatore giovannita, fra Giovanni Giorgio Vercelli.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr2ua3QvJDtZkO3mhN2b3sYChH5kMRcFIHdfOdNjr5ZDCAUeBGupsnE0aMJAvpgVH8-lKPRxn2W5qSdM2clnwH4oLZ1wzhbMtUClAgkb-zLCzPybeiY5vKfcVhxFh7Ls_eOmlEaaHjt3K41d8L8mRjSYqPqpoIqBkXH9l89r1TJhruDhwyjRI4GlS-/s963/mad%20alto%201.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="963" data-original-width="722" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgr2ua3QvJDtZkO3mhN2b3sYChH5kMRcFIHdfOdNjr5ZDCAUeBGupsnE0aMJAvpgVH8-lKPRxn2W5qSdM2clnwH4oLZ1wzhbMtUClAgkb-zLCzPybeiY5vKfcVhxFh7Ls_eOmlEaaHjt3K41d8L8mRjSYqPqpoIqBkXH9l89r1TJhruDhwyjRI4GlS-/s320/mad%20alto%201.jpg" width="240" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nelle due absidiole
laterali - coerenti con la liturgia bizantina - sono presenti
affreschi molto deteriorati che risalgono alla costruzione del nucleo
originario della chiesa, rappresentanti San Giovanni Crisostomo e San
Basilio. L’affresco che ritrae S.Basilio, identificato anche sulla
base di alcune lettere greche recanti il nome del santo ormai
scomparse, presenta i tradizionali canoni bizantini della sua
iconografia. La nicchia di sinistra invece, in cui è ritratto
S.Giovanni Crisostomo, presenta una cornice gialla con dentro tondi
alternati, rossi e azzurri; l’aureola gialla del Santo, orlata di
marrone; il libro con il dorso rosso.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Per consentire la costruzione di un
altare sormontato da una immagine votiva si dovette smantellare la
conca absidale, tompagnare l’arco absidale ancor’oggi visibile e
costruire una cassa muraria che servisse da solida nicchia per la
pesante statua mentre due squadrate aperture laterali sormontate da
due oculi di chiara impronta cinquecentesca si frapposero tra le
absidiole e l’altare. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La copertura è a volta portante ed il
pavimento in mattoni di cotto.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbm_Bus9SCzxpHYPYBod6bXvwdz0tXnzjVr6RJUsrP3KQMTFZIYgEJLncufJz-9V-zHhij4Ja0Ywf7JJW2IQ5OILS2WXLskgEQcRLTYwIeTPKfnq5THCH7a2HJSOG7XKPG7BIUbajCjpxqDeWHKq685-g71kgMXuJBMNdCVG23QFU5E5TlKueepxEW/s5152/IMG_0122.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbm_Bus9SCzxpHYPYBod6bXvwdz0tXnzjVr6RJUsrP3KQMTFZIYgEJLncufJz-9V-zHhij4Ja0Ywf7JJW2IQ5OILS2WXLskgEQcRLTYwIeTPKfnq5THCH7a2HJSOG7XKPG7BIUbajCjpxqDeWHKq685-g71kgMXuJBMNdCVG23QFU5E5TlKueepxEW/w400-h300/IMG_0122.JPG" width="400" /></a></div><u><br /></u><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Note</u>:</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(1) Non si può escludere che si tratti
invece del ripristino di un edificio di culto preesistente che i
saraceni, dopo la conquista dell'isola nell'827, avrebbero
trasformato in punto di avvistamento. I Normanni, in questo caso, non
avrebbero fatto altro che modificare nuovamente l'edificio per
riportarlo alla originaria funzione cultuale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Lo <i>stile chiaramontano</i> prende
il nome dalla famiglia dei Chiaromonte che erano signori di Modica
quando, nel XIV secolo, si sviluppò questa variante locale del
gotico. Si caratterizza essenzialmente per l'uso di applicazioni in
pietra con modanature a zig zag di matrice arabo-normanna,
incastonate nelle ghiere merlettate di portali e bifore a sesto
acuto.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-56099416880914513922022-08-29T03:12:00.001-07:002022-08-29T03:12:32.259-07:00Chiesa della Santissima Trinità (Cuba di Delia), Castelvetrano<div style="text-align: left;"><b>Chiesa della Santissima Trinità
(cuba di Delia)<br /></b>Si trova nella campagna a ovest di
<b>Castelvetrano</b>, a pochi chilometri dalla città <span style="color: #202124;">(</span>Via
S.S. Trinità, 69, Castelvetrano).</div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIcCmqhwDJj-owRbDTPrmY5AjL5EXeSyutOFAztbwiDiXJzfgKV0xykE63gE8R6QB_QeiLj6oE2le070KT8Zgh-NSvw6EeoR15wgUl57KO3BXl2usnyl5ejLsxDV3CCWHbvX4NPgDO7Rri1V10ula4FI7DXdIPo8sTE56AzZlzu_FUU1X17k6z-VMx/s2902/Clipboard01.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2186" data-original-width="2902" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIcCmqhwDJj-owRbDTPrmY5AjL5EXeSyutOFAztbwiDiXJzfgKV0xykE63gE8R6QB_QeiLj6oE2le070KT8Zgh-NSvw6EeoR15wgUl57KO3BXl2usnyl5ejLsxDV3CCWHbvX4NPgDO7Rri1V10ula4FI7DXdIPo8sTE56AzZlzu_FUU1X17k6z-VMx/w400-h301/Clipboard01.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Fu fondata tra il 1160 e il 1140 ed era il catholikon di un monastero basiliano. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Si caratterizza all'esterno per tre
absidi visibilmente pronunciate che si sviluppano sul lato orientale.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Al centro della struttura si slancia
una cupola a sesto rialzato poggiata su un tamburo quadrato
alleggerito da quattro finestre laterali e sostenuto a sua volta da
arcate a sesto acuto che si innestano su quattro colonne di marmo
cipollino e di granito rosso dotate di capitelli decorati con foglie
d'acanto. I bracci della croce sono voltati a botte mentre gli
incroci angolari sono chiusi da crociere. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDpKUpW1GX-n2i4Y0T5RQi_wWkWlH0nkMcUY4dOldSoaFQETeMVqiYht_82677bHZ4khwrc-IEOl0S7pZ5mH0tM-Un9vlMsK6rr3yRlY8-GcgE-bsEdbk4pmWdbTDMTEc18mip32HcgIuRXbNonemPg8P9GMU9OKnT8HvYRdD8c16rY9mZZSBCy8RW/s264/pianta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="264" data-original-width="257" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhDpKUpW1GX-n2i4Y0T5RQi_wWkWlH0nkMcUY4dOldSoaFQETeMVqiYht_82677bHZ4khwrc-IEOl0S7pZ5mH0tM-Un9vlMsK6rr3yRlY8-GcgE-bsEdbk4pmWdbTDMTEc18mip32HcgIuRXbNonemPg8P9GMU9OKnT8HvYRdD8c16rY9mZZSBCy8RW/s1600/pianta.jpg" width="257" /></a></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La struttura a croce greca
si ripete anche nella cripta il cui accesso, mediante una scala
esterna, si trova sul lato meridionale.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSIxrCUClWXJUFYloNGD22_su4UWS_VIWkv0zE_95v-jFnRw0_9cehqwBoboFfqutCoPFnHEV-JBDpBrqttc3JoQ7ywXQEqZAbIwb41yL3YgI0-7u6zH4jP6wzYmeuc1DH6jp4WmzWJvAPbm0hk-MXNLr1Tjx7jWACwX7S7m6tsUe3wvcgqqn60ipm/s5152/IMG_0114.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSIxrCUClWXJUFYloNGD22_su4UWS_VIWkv0zE_95v-jFnRw0_9cehqwBoboFfqutCoPFnHEV-JBDpBrqttc3JoQ7ywXQEqZAbIwb41yL3YgI0-7u6zH4jP6wzYmeuc1DH6jp4WmzWJvAPbm0hk-MXNLr1Tjx7jWACwX7S7m6tsUe3wvcgqqn60ipm/w400-h300/IMG_0114.JPG" width="400" /></a></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sui lati ovest, nord e sud, si aprono
altrettante porte ogivali mentre le finestre sono inserite in archi
rincassati che movimentano la superficie.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Questo tipo di struttura con cupola si
riscontra in numerose chiese di piccole dimensioni a Palermo, come S.
Giovanni dei Lebbrosi e S. Giovanni degli Eremiti.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L’influsso islamico si osserva
soprattutto nelle finestre, caratterizzate dalle <i>mashrabiyya</i>,
griglie di piccoli pezzi di legno intarsiato, assemblati secondo un
disegno geometrico. La riduzione della superficie prodotta dalla
griglia accelera il passaggio del vento, che, accompagnato dal
contatto con superfici umide, bacini o piatti riempiti d'acqua,
contribuisce a diffondere il senso di freschezza all'interno
dell’edificio.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbXr2FjADtHg1k-F0XIda9ujSIRkNMoaCPZwJ2GN8GZu2-tWRKBYV52YR0PJXCmr7bCvlaZj6sH7b_IlSAhAD2hWJy02nh-jBE2qtedhbsI50OvWPbxntE8MAFT11bigxd9ybQot-8ZvZxO6f75sd1WSurAp2LAB4O9O728N5meeaqDmlZLbBYK7tu/s1019/interno.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="690" data-original-width="1019" height="271" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjbXr2FjADtHg1k-F0XIda9ujSIRkNMoaCPZwJ2GN8GZu2-tWRKBYV52YR0PJXCmr7bCvlaZj6sH7b_IlSAhAD2hWJy02nh-jBE2qtedhbsI50OvWPbxntE8MAFT11bigxd9ybQot-8ZvZxO6f75sd1WSurAp2LAB4O9O728N5meeaqDmlZLbBYK7tu/w400-h271/interno.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La chiesa fu riscoperta e restaurata
dall'architetto Giuseppe Patricolo nel 1880 per conto della famiglia
Caime Saporito. E' tutt'oggi di proprietà della medesima famiglia –
che l'acquistò nel Settecento dai monaci basiliani – e contiene le
sepolture di diversi membri della casata castelvetranese. Al centro
della nave è infatti collocato il sarcofago di Vincenzo Saporito (1849-1930, deputato del Regno d'Italia) che
è la copia esatta di quello di Guglielmo I d'Altavilla nel duomo di
Monreale.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br />dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-80500633479480623662022-05-09T01:44:00.001-07:002022-05-09T01:44:22.238-07:00Abbazia di Sant'Elia, Castel Sant'Elia<p><b> Abbazia di Sant'Elia, Castel Sant'Elia</b></p><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;">La basilica di Sant'Elia sorge nella
valle Suppentonia, subito al di sotto del borgo di Castel Sant'Elia.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La prima testimonianza dell'esistenza
di un insediamento monastico in questo sito ricorre in un documento
relativo ad una contesa di proprietà datato 5 giugno 557. Nel
documento compaiono i nomi dell'abate Anastasio, di Papa Vigilio, che
ricompone la controversia, e del generale Belisario.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il monastero è nominato inoltre nei
<i><span style="font-weight: normal;">Dialoghi</span></i> di Papa
Gregorio Magno (590-604). Il fatto che nei <i>Dialoghi</i> non venga
menzionato in riferimento al monastero l'ordine benedettino, fa
avanzare l'ipotesi che si trattasse di un insediamento legato
piuttosto al monachesimo orientale.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">I <i>Dialoghi</i> indicano
sant'Anastasio come primo abate del monastero. Alla sua morte – tra
il 550 e il 577 – gli successe molto probabilmente il suo amico
Nonnoso. I corpi dei due santi furono tumulati nella cripta della
basilica dove rimasero fino al 602, quando Papa Gregorio Magno li
fece nascondere per evitare fossero profanati dai Longobardi.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4a-5Dultp9wn3ukIUVIq7H3IU5afV5Yg9QOHKXqo63qNCJru9iYUV8HJvfA1fU5OwBz_RfWSuPvEYz20vpfINwprrSANMiOoRg7H6SICseiue4rRE20Qmjrtii3Dd_91zAOrvKchD3OpfwXsQVBBnnaB6uxQ4692DbkclGapSdblCH-Nwi6BnQCNt/s2383/abside.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1750" data-original-width="2383" height="294" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4a-5Dultp9wn3ukIUVIq7H3IU5afV5Yg9QOHKXqo63qNCJru9iYUV8HJvfA1fU5OwBz_RfWSuPvEYz20vpfINwprrSANMiOoRg7H6SICseiue4rRE20Qmjrtii3Dd_91zAOrvKchD3OpfwXsQVBBnnaB6uxQ4692DbkclGapSdblCH-Nwi6BnQCNt/w400-h294/abside.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'abside vista dall'esterno</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La basilica, fondata tra VIII ed il IX
secolo, fu poi ricostruita all’inizio dell’XI secolo. Compare per
la prima volta nelle fonti scritte nel 1076 in una citazione di
Gregorio VII.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">I Benedettini rimasero al monastero di
Sant’Elia fino al 1256, quando Alessandro IV lo concesse ai
Canonici dell’Ospedale di Santo Spirito in Saxia di Roma, possesso
confermato dallo stesso pontefice con una bolla del 14 Luglio
1258.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1260, i canonici di Santo Spirito eressero un nuovo
campanile, come attestato da un’epigrafe, già murata sul lato
frontale dello stesso, ora giacente nel camposanto sotto le sue
rovine.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1541 la Camera Apostolica vende il
“Castrum S. Eliae” a Pierluigi Farnese; in tale data,
probabilmente, il monastero non esisteva più, in quanto, di esso,
non se ne fa menzione.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1607 la caduta di un masso dalla
rupe danneggiò la parete laterale sinistra: la riparazione fu curata
dai Farnese che possedettero la basilica fra il 1540 e il 1649,
quando la Basilica di Sant’Elia e i suoi possedimenti, già inclusi
nel ducato di Castro, vennero incamerati dal Governo pontificio in
pagamento dei debiti contratti da Ranuccio II Farnese.
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel 1855 precipitò la torre
campanaria, devastando una porzione della navata centrale e di quella
laterale sinistra, e la cappella dedicata alla Vergine posta a
ridosso dell’entrata laterale destra.
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq38k-STWe9_nQpRWs3zYazQv1xSua0rcSC_P89WHhGXbV7ToH-3RHrHiT1yTun9civelEELB7J9Jny996smlrytVOrygyEMkU6m4XL5E17qfKD395Bek0qm7PZZeQi-ilhtZ3dMfwP-oMMEyTidQEyc8uoI6AHQFnjon-FdoQClM30fb2b7_9Kh6r/s1828/facciata.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1361" data-original-width="1828" height="297" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhq38k-STWe9_nQpRWs3zYazQv1xSua0rcSC_P89WHhGXbV7ToH-3RHrHiT1yTun9civelEELB7J9Jny996smlrytVOrygyEMkU6m4XL5E17qfKD395Bek0qm7PZZeQi-ilhtZ3dMfwP-oMMEyTidQEyc8uoI6AHQFnjon-FdoQClM30fb2b7_9Kh6r/w400-h297/facciata.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Costruita completamente in tufo, la
chiesa ha una facciata a doppio spiovente di semplice struttura e che
risale all' XI sec. La parte superiore è caratterizzata da tre
sezioni rientranti delimitate in alto da archetti pensili. Una lapide
ivi apposta ricorda il restauro di Pio IX.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Presenta nella parte superiore la
decorazione delle arcatelle pensili ed ospita tre portali: nel
portale sinistro sono reimpiegati frammenti marmorei provenienti
dall’antico ciborio, anche quello centrale, che ingloba il
precedente del X secolo, è stato realizzato con frammenti di marmo;
in alto emergono due teste di arieti: quella di sinistra assiste alla
negatività delle scene sottostanti, mentre quella di destra è
appagata dalla visione benefica.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il portale destro presenta un
affresco raffigurante la Madonna col Bambino sulla lunetta. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQvMnQImrpK-qxxVpPG91TwqclmnhY0qSyVf1WdMOrq0aQ3SUwVUxc7WXz2rmOYXEi1FrY8br3lQizCYRmnvwD-xM_8B0sk3LBMVl0JdybskGxNlhb9aELEHnu9l3_M_j2t4LlRblswgu7eQR47-5nPDpPrwqwbI6eeyxitmykDj9ulLmyOgPUz8XX/s5152/IMG_0026.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQvMnQImrpK-qxxVpPG91TwqclmnhY0qSyVf1WdMOrq0aQ3SUwVUxc7WXz2rmOYXEi1FrY8br3lQizCYRmnvwD-xM_8B0sk3LBMVl0JdybskGxNlhb9aELEHnu9l3_M_j2t4LlRblswgu7eQR47-5nPDpPrwqwbI6eeyxitmykDj9ulLmyOgPUz8XX/w400-h300/IMG_0026.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">L'interno, in stile romanico, presenta
una pianta a tre navate con transetto, il tutto contenuto in un
rettangolo sghembo.<br />Il transetto e parte della navata centrale
presentano un pavimento cosmatesco verosimilmente ascrivibile alla
fine del XII e più probabilmente ai primi decenni del XIII secolo.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella navata sinistra, si trovano
lesene, plutei, transenne, alcuni sarcofagi di età imperiale romana,
frammenti di epigrafi.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La navata centrale presenta sette archi per
lato, sorretti da sei colonne con differenti capitelli corinzi e da
due semi colonne terminali.</div><div class="separator" style="clear: both;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Le colonne di cipollino e di bigio che
delimitano la navata centrale, provengono quasi certamente dallo
spoglio di ville e monumenti romani sono corredate da capitelli, pure
di spoglio, corinzi a doppio o triplo giro di foglie, dai quali si
differenziano i quattro impiegati sui semipilastri in muratura
addossati alla controfacciata e all’arco trionfale.
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzVwaumh7GHtBcXcfJN4yeKkfQyggpOMRg36G5rfjIeexenZw5fS2rPpMfMDnr4dV4S3o5rs3owGWPRt-d-QqUZHy1wxh0q3HSPRIBzrJeE3iv3EOuBiIPiQ8T2llb9fUJVKGyznezaBj6-xnf7tRSBcEy_tmwIX1MiaIoSeWDE-qa7JxZZnp6m9vO/s550/le-colonne-della-navata.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="413" data-original-width="550" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzVwaumh7GHtBcXcfJN4yeKkfQyggpOMRg36G5rfjIeexenZw5fS2rPpMfMDnr4dV4S3o5rs3owGWPRt-d-QqUZHy1wxh0q3HSPRIBzrJeE3iv3EOuBiIPiQ8T2llb9fUJVKGyznezaBj6-xnf7tRSBcEy_tmwIX1MiaIoSeWDE-qa7JxZZnp6m9vO/w400-h300/le-colonne-della-navata.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: #ff6600;">Affreschi</span></p>
<p align="JUSTIFY" style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">
Nella parete di sinistra, al registro sottotetto, intercalata alle
due monofore, inizia la teoria dei Profeti nimbati, che prosegue poi
sulla parete di fondo e sul transetto destro, decorazione pittorica
omogenea e della stessa mano di quella dell’abside, di cui si dirà
in seguito.</p><p align="JUSTIFY" style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4IW41qIy6KecNAtNvRe44nS7IJ3n9jaWTNUerb0oqMk3_NfpO0ICnMRmQLvzzdcnrsSe4Lg8VKrhNFIX6_94d1XuZssZ1k0WWOmwcQDrrPPPQquT697iYu9Z45UJLPOxKoHdvawq_UFO6A-ekLGCqh_8Zh58hE6OTyaxwbZfcRRh4EUGDmNC7EQAi/s900/85-Profeti-nimbati.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="608" data-original-width="900" height="270" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4IW41qIy6KecNAtNvRe44nS7IJ3n9jaWTNUerb0oqMk3_NfpO0ICnMRmQLvzzdcnrsSe4Lg8VKrhNFIX6_94d1XuZssZ1k0WWOmwcQDrrPPPQquT697iYu9Z45UJLPOxKoHdvawq_UFO6A-ekLGCqh_8Zh58hE6OTyaxwbZfcRRh4EUGDmNC7EQAi/w400-h270/85-Profeti-nimbati.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Profeti nimbati</i></div><p align="JUSTIFY" style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">Al registro inferiore una scena con ampie lacune e non
decifrabile, poi due raffigurazioni tratte dal libro dell’Apocalisse:
la Donna vestita di Sole e il Drago rosso affrontato da San Michele
Arcangelo (1).</p><p align="JUSTIFY" style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizot-pn0zZy967D3hzM7jS1k2G3UW_GPg_E94QfOg8-rOy0RiuQwdMyZ_aJBzzIiiseBx_vuq2Tn-LX0KyDbrETkVGr7ifZKh7hgMYEYo4t-2QOqTUHuxiTz-4mFwERiitFRjI4hpIYoHYFLkOZJJcLdTVEvrdBH7zO62jtBGnwkU4WLYqV-X1e8Cf/s1024/donna%20vestita%20di%20sole.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="681" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEizot-pn0zZy967D3hzM7jS1k2G3UW_GPg_E94QfOg8-rOy0RiuQwdMyZ_aJBzzIiiseBx_vuq2Tn-LX0KyDbrETkVGr7ifZKh7hgMYEYo4t-2QOqTUHuxiTz-4mFwERiitFRjI4hpIYoHYFLkOZJJcLdTVEvrdBH7zO62jtBGnwkU4WLYqV-X1e8Cf/w400-h266/donna%20vestita%20di%20sole.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella parete di fondo, al registro
superiore continua la serie dei Profeti nimbati, parzialmente
perduta, ai due registri inferiori inizia quella dei Ventiquattro
Vegliardi dell’Apocalisse diretti verso l’Agnello che <i>sollevano
in alto coppe d’oro velate</i>: avanzano in processione verso
l’abside, sollevando in alto le velate coppe d’oro ripiene di
profumi.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Al registro inferiore tre riquadri
votivi, raffiguranti Santo Stefano, una Santa non riconosciuta e
Santa Lucia.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigfGejVljnXnZ18jVkCj743xnThUXtqUpNVQmwej-KFDaOTa4FzVB7eUeHNPT4FiFigfmiImu9k89tCch3e9ZofXj9--ovXh48SiFbHEBiZkONxkST2qWwZLKdUheskC-2Zu6-Wg4cQqA8jtgBNaincWw6CCR0gBdo8k1jEKSsPBdMQeQpkYEFyO1y/s5152/IMG_0007.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3864" data-original-width="5152" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigfGejVljnXnZ18jVkCj743xnThUXtqUpNVQmwej-KFDaOTa4FzVB7eUeHNPT4FiFigfmiImu9k89tCch3e9ZofXj9--ovXh48SiFbHEBiZkONxkST2qWwZLKdUheskC-2Zu6-Wg4cQqA8jtgBNaincWw6CCR0gBdo8k1jEKSsPBdMQeQpkYEFyO1y/w400-h300/IMG_0007.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;">Il catino absidale è dominato nella
parte alta dalla figura del Cristo Redentore con al fianco Pietro e
Paolo – che mostrano dei cartigli con passi tratti dalle Sacre
Scritture - e ai lati Sant’Elia e Sant’Anastasio
(l’interpretazione di quest’ultima figura è controversa, secondo
alcuni raffigura Mosè, secondo altri San Nonnoso).<br />Ai piedi del
redentore si legge la scritta:</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">IOH</span></span></span></em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">(annes)
</span></span></span><em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">ET/
STEFANUS/ FR</span></span></span></em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">(a)</span></span></span><em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">T</span></span></span></em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">(re)</span></span></span><em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">S
PICTORES/ ROMANI/ ET NICO/LAUS NEPU</span></span></span></em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">(s)
</span></span></span><em><span style="color: #333333;"><span face="Open Sans, sans-serif"><span style="font-size: 11pt;">IOHANNIS</span></span></span></em></p>
<p align="LEFT" style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">Ed è piuttosto raro trovare firmato un affresco di quest'epoca.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">I cinque personaggi si muovono su un
verde prato disseminato di fiorellini bianchi, al centro del quale,
ai lati del Cristo, sgorgano i quattro fiumi dell'Eden (Pison,
Ghicon, Tigri e Eufrate, Genesi, II, 11-14) corredati dalle relative
iscrizioni.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Chiude il catino una fascia decorativa
con fioroni policromi, che corre anche nell’intradosso dell’arco
absidale, profilata da strisce rosse: sul bordo superiore è dipinta
in bianco un’iscrizione esortativa, con cui si invitano coloro che
entrano nella chiesa a guardare per prima la figura del Cristo (<i>Vos
qui intratis me primu(m) respiciatis</i>).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE3mAhkUyGYyDnLa6cHTKv1DkMpzZ_ZEdAOlgebPxA9M4-7J0B-03k66B0zJLSWLCDS-Vv4amJqwi9AvxihYsofsaHJjMH0FIQ5U3dCpNeiiXQwIJw6Erfa8H5Zi5MUNrF3BYHX-aKwHUeonhi8-kWmLoW0ET9TF9a3i-OljYdDn7uaWQX9nMfyQ37/s1024/Abside,%20tamburo.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="572" data-original-width="1024" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiE3mAhkUyGYyDnLa6cHTKv1DkMpzZ_ZEdAOlgebPxA9M4-7J0B-03k66B0zJLSWLCDS-Vv4amJqwi9AvxihYsofsaHJjMH0FIQ5U3dCpNeiiXQwIJw6Erfa8H5Zi5MUNrF3BYHX-aKwHUeonhi8-kWmLoW0ET9TF9a3i-OljYdDn7uaWQX9nMfyQ37/w400-h224/Abside,%20tamburo.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;">Più in basso, sul tamburo, Dodici
agnelli in movimento verso l’Agnello di Dio.<br />Questi, provenienti
dalle città paradisiache (Gerusalemme, identificata dall’iscrizione
IERUSA/LEM, e Betlemme, perduta insieme agli ultimi tre agnelli sulla
destra) si muovono su un fondo giallo scanditi da esili palmizi a
gruppi di tre, per la presenza delle monofore, e convergono verso
l’Agnello divino.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La finestra di sinistra, è stata
tamponata e dipinta con un San Giovanni Battista nel XVI secolo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella parte inferiore è rappresentato
un Corteo di sante - due sole riconoscibili dalle iscrizioni:
Caterina e Lucia - che portano corone da offrire ad una figura assisa
in trono (probabilmente la Vergine), tra i due arcangeli, Michele e
Raffaele, di cui rimangono parte della veste in rosso mattone, del
braccio e della mano che impugna la croce astile gemmata.</div></div></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Alla
sinistra del trono è raffigurato, come d’uso di ridotte
dimensioni, il committente, un monaco benedettino, in prossimità
della figura si legge la scritta: [—]EAT [—] [m]O[n]ACHUS PA[—]. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjstz-rFbRBGGc0fTqpiD6Pz-wVURATmP1pJEwz4Li4BDtmb7sDOVhPqvx8_g80cCVeRRcdnsrcTtIbTuzfm4ci7wmyffGP2aA_1S-K_n1I0EufygoOeBHNqO7KiBq5jMcyEYy812tJb5bsC-mdqkRsc9oEkTmROOZ3tDNMHAJCEt8TAq-cT1Nwrym-/s1000/arcangelo%20con%20monaco.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1000" data-original-width="667" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjstz-rFbRBGGc0fTqpiD6Pz-wVURATmP1pJEwz4Li4BDtmb7sDOVhPqvx8_g80cCVeRRcdnsrcTtIbTuzfm4ci7wmyffGP2aA_1S-K_n1I0EufygoOeBHNqO7KiBq5jMcyEYy812tJb5bsC-mdqkRsc9oEkTmROOZ3tDNMHAJCEt8TAq-cT1Nwrym-/w266-h400/arcangelo%20con%20monaco.jpg" width="266" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'Arcangelo Michele e, in scala molto ridotta, il monaco fondatore della chiesa</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;">Il transetto destro è anch’esso
ricoperto di affreschi, realizzati dagli stessi artisti dell’abside,
articolati su quattro registri.<br />Al registro superiore, sia nella
parete frontale che in quella destra, prosegue la lunga teoria di
Profeti nimbati, nei due registri inferiori la processione dei
Ventiquattro Vegliardi dell’Apocalisse diretti verso
l’Agnello.<br />Segue, al registro più in basso, Morte e funerali
dell’abate Anastasio e il dolore dei monaci con l’arcangelo
Michele che chiama, dopo gli altri monaci, lo stesso Anastasio.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Il transetto destro è anch’esso
ricoperto di affreschi, realizzati dagli stessi artisti dell’abside,
articolati su quattro registri.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Al registro superiore, sia nella
parete frontale che in quella destra, prosegue la lunga teoria di
Profeti nimbati, nei due registri inferiori la processione dei
Ventiquattro Vegliardi dell’Apocalisse diretti verso
l’Agnello.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdgahX4hJZt0X0g5ZPVRzvZ_4twz444yPc5o4kdT7wJMyZZVB2TW83nnPgFESSQySIR0dqUb5TcsGxgiga83jl7jk24Yc0NqRMNFNhA5cdzit5mn-etHMR0GVU1S3adIbTECF01no-i8NVXu2sOs78JJoxTbVqMebvzbZWi5RCCqZi9dVnDRnANgmx/s900/136-Processione-dei-Vegliardi.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="604" data-original-width="900" height="269" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdgahX4hJZt0X0g5ZPVRzvZ_4twz444yPc5o4kdT7wJMyZZVB2TW83nnPgFESSQySIR0dqUb5TcsGxgiga83jl7jk24Yc0NqRMNFNhA5cdzit5mn-etHMR0GVU1S3adIbTECF01no-i8NVXu2sOs78JJoxTbVqMebvzbZWi5RCCqZi9dVnDRnANgmx/w400-h269/136-Processione-dei-Vegliardi.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Il corteo dei 24 Vegliardi</i> </div></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Segue, al registro più in basso, Morte e funerali
dell’abate Anastasio e il dolore dei monaci con l’arcangelo
Michele che chiama, dopo gli altri monaci, lo stesso Anastasio. </p><p style="margin-bottom: 0cm;">Nella parete di destra del transetto
sono raffigurate scene tratte dall'Apocalisse.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il primo riquadro a sinistra contiene
momenti diversi della narrazione e cioè l'apparizione del Figliuolo
dell'Uomo a Giovanni fra i sette candelabri (I, 12) , poi nuovamente
l'evangelista a colloquio con un angelo, evidente allusione agli
scritti inviati alle sette chiese, ed infine la visione dell'Anonimo
fra i simboli degli evangelisti e con i ventiquattro vegliardi che
pregano dopo aver gettato le corone e lasciato i loro troni (IV, 12 e
ss.).</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel secondo riquadro è l'apertura dei
primi quattro sigilli (VI, 1-3) ; ma a causa dello stato frammentario
vi si scorge solo l'evangelista a colloquio con l'aquila e i primi
due cavalieri.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQB4kRX-u_ljFw1Dk5VMAkd4Cj5HslJeaDHjHYoYrE5OsiKqMG7zLS1L3vXobSnT8Y6EhfdKW6mpU0R4zHGnec1x24JRI8fRNOAACDdu49deEo3iic0fYCNG07sZ_EReT30oxDs8tQ7J8tRP81YlGC4JW_wblCR3KH1pHec_jotJK1Jh8f76IdAVfJ/s1961/riquadro%201.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1467" data-original-width="1961" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQB4kRX-u_ljFw1Dk5VMAkd4Cj5HslJeaDHjHYoYrE5OsiKqMG7zLS1L3vXobSnT8Y6EhfdKW6mpU0R4zHGnec1x24JRI8fRNOAACDdu49deEo3iic0fYCNG07sZ_EReT30oxDs8tQ7J8tRP81YlGC4JW_wblCR3KH1pHec_jotJK1Jh8f76IdAVfJ/w400-h299/riquadro%201.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Il sesto sigillo</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel registro successivo la narrazione
continua con l'apertura del sesto sigillo (VI, 12 e ss.) : Giovanni è
sempre ripetuto in basso a sinistra, eretto ed impassibile; al
centro, ai quattro angoli della terra, rappresentata come un solido
informe, quattro angeli trattengono i venti, figurette ignude di
gusto classicheggiante, pronte a soffiare nelle lunghe trombe;
l'angelo in alto a mezzo busto ordina di attendere che vengano
segnati gli eletti del popolo d'Israele. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="text-align: center;">Nel secondo riquadro di questo
registro, Giovanni questa volta prende parte attiva alla
cerimonia alzando la destra nel gesto dell'acclamazione, l'angelo con
il turibolo sta presso l'altare d'oro mentre un altro suona la tromba
(</span><i style="text-align: center;">Poi venne un altro angelo e si fermò presso l’altare, reggendo
un incensiere d’oro. Gli furono dati molti profumi, perché li
offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull’altare
d’oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell’angelo il fumo
degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi.
Poi l’angelo prese l’incensiere, lo riempì del fuoco preso
dall’altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono tuoni, voci,
fulmini e scosse di terremoto. I sette angeli, che avevano le sette
trombe, si accinsero a suonarle, </i><span style="text-align: center;">VIII,
3-6</span><i style="text-align: center;">).</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><i style="text-align: center;"><br /></i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuqV-xQE5Cbdo1STRGpb6zIq1R_i99zWuDXylc3jCC71x2qeVYQqAS541nh_z2NfMAP68GJ0HTjGWv5XldoB3yoDEVh7vgK9uQtAYCuz4Vzpz71MZlJnvXYbtKgrTE5xBepD7lCT_4gCDkzaRSzcWhzyurDPWsTykXKAULYkHl2N1UAAP6TizPB7bM/s640/riquadro%205.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="479" data-original-width="640" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiuqV-xQE5Cbdo1STRGpb6zIq1R_i99zWuDXylc3jCC71x2qeVYQqAS541nh_z2NfMAP68GJ0HTjGWv5XldoB3yoDEVh7vgK9uQtAYCuz4Vzpz71MZlJnvXYbtKgrTE5xBepD7lCT_4gCDkzaRSzcWhzyurDPWsTykXKAULYkHl2N1UAAP6TizPB7bM/w400-h300/riquadro%205.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>La sesta tromba</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>Nel
primo riquadro del registro più basso sembra di poter riconoscere il
flagello della sesta tromba (<i>Diceva al sesto angelo, che
aveva la tromba: «Libera i quattro angeli incatenati sul grande
fiume Eufrate». Furono liberati i quattro angeli, pronti per l’ora,
il giorno, il mese e l’anno, al fine di sterminare un terzo
dell’umanità. Il numero delle truppe di cavalleria era duecento
milioni; ne intesi il numero. Così vidi nella visione i cavalli e i
loro cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di
zolfo; le teste dei cavalli erano come teste di leoni e dalla loro
bocca uscivano fuoco, fumo e zolfo, </i>IX, 14-17). Nel riquadro si
vede Giovanni assistere al galoppo dei tre cavalieri che</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">travolgono gli uomini, uccidendoli in
uno squallido paesaggio chiuso al fondo da fantastici picchi.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Nell'ultimo riquadro è narrata invece
la settima calamità, l'apparire della bestia e della Donna vestita
di sole (XII, I e ss, per il testo cfr. nota 1). La narrazione
proseguiva sulla parete opposta, dove un primo riquadro è perduto,
ma in un secondo dopo la battaglia il mostro perseguita la donna, cui
però sono state date le ali (vedi sopra). Quattro ulteriori riquadri legati a
questo ciclo sono del tutto mancanti. </p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">I dipinti votivi disseminati lungo le
navate e nella parte bassa del transetto sinistro sono invece di
epoche più tarde.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="color: red;">La cripta</span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;">Si accede alla cripta tramite una
ripida scala, aperta nel fondo della navatella destra, che introduce
in un ambiente voltato a botte, di forma rettangolare e di piccole
dimensioni con un’absidiola ricavata nello spessore di muro della
parete di fondo, in cui si apre una finestra centinata un tempo
schermata da una transenna in stucco, oggi trafugata.</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L'ambiente è precedente all’intero
complesso chiesastico, probabilmente è parte del primitivo cenobio,
sotto l’intonaco di rivestimento sono emersi i resti di una
decorazione ad affresco.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Si accede quindi alla Cripta vera e
propria, che si può datare al tardo XI secolo e costituiva parte di
una struttura di culto anteriore all’attuale.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgntfyleZvFPNNXT1gE3Uqx1rTItZaht7qkcH3erh3v5twqWwodL_nl7Wc11pYBX708KURXuKOHLPqdoKAx5HPeB3kUaqwLu7ufFcsdf1COzgO3Eaj3KOU3VTV1U-wYLLYRDnL7-iKEwobxrcv5lxx0oCVHxa6PKJinp2CFepQCw1b-2VwsL9xjofwx/s2576/IMG_0019.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1932" data-original-width="2576" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgntfyleZvFPNNXT1gE3Uqx1rTItZaht7qkcH3erh3v5twqWwodL_nl7Wc11pYBX708KURXuKOHLPqdoKAx5HPeB3kUaqwLu7ufFcsdf1COzgO3Eaj3KOU3VTV1U-wYLLYRDnL7-iKEwobxrcv5lxx0oCVHxa6PKJinp2CFepQCw1b-2VwsL9xjofwx/w400-h300/IMG_0019.jpg" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La pianta ha la
forma di un rettangolo absidato, è suddivisa in sei campate coperte
a volta a crociera, oggi intonacate, con pesanti sottarchi che si
dipartono dai due sostegni centrali per poi ricadere sui pilastri
semicilindrici in muratura sormontati da capitelli, addossati al
perimetro dell’ambiente, formando così delle specchiature arcuate
sulle pareti.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L’intero ambiente è circondato da un
basso sedile in muratura, conservato per tutta la sua estensione,
tranne che in un tratto nell’abside.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La muratura è di grandi
blocchi di tufo, regolarmente squadrati, con poca malta, dotata di
due sole aperture, corrispondenti alla fila inferiore di finestre
nell’abside: la meridionale mantiene il suo profilo originale di
stretta monofora a feritoia strombata verso l’interno, mentre
quella centrale è stata chiaramente ampliata. Nella cripta si trova oggi un altare a cassa indicato come tomba di sant'Anastasio.</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><i> </i></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><i><u>Note</u></i>: </p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="border: none; margin-bottom: 0cm; padding: 0cm;">(1)<i> Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto. Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra. Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito. Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio perché vi fosse nutrita per milleduecentosessanta giorni.</i></div><div style="margin-bottom: 0cm;"><i>Scoppiò quindi una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme ai suoi angeli, ma non prevalse e non vi fu più posto per loro in cielo. E il grande drago, il serpente antico, colui che è chiamato diavolo e il Satana e che seduce tutta la terra abitata, fu precipitato sulla terra e con lui anche i suoi angeli.</i> (Apocalisse XII,1-9).</div></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both;"><div style="margin-bottom: 0cm;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm;"><br /></div><p></p></div>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-57602204801621069452022-05-01T04:02:00.001-07:002022-05-01T04:02:34.859-07:00Abbazia di San Clemente, Casauria<p><b>Abbazia di San Clemente, Casauria</b></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyNY7e9HdZmVuDpM9w7ekcDrg3Dnb0QecHEjZXN0LDyNLESyFedbW7X_nEb2PswO_QxWg8iJDqZ_X8RSypRWlE3R7NZFvgFfWQNXE6P1a7kB-R0B9DJK3tqSj4NfVUHQOMQYRdartTQTrreQeBIY5tmPIrkXzwpkG92xNCjIxJ9-0U8BuOAN1CS3-G/s3383/facciata.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2647" data-original-width="3383" height="313" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgyNY7e9HdZmVuDpM9w7ekcDrg3Dnb0QecHEjZXN0LDyNLESyFedbW7X_nEb2PswO_QxWg8iJDqZ_X8RSypRWlE3R7NZFvgFfWQNXE6P1a7kB-R0B9DJK3tqSj4NfVUHQOMQYRdartTQTrreQeBIY5tmPIrkXzwpkG92xNCjIxJ9-0U8BuOAN1CS3-G/w400-h313/facciata.jpg" width="400" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">Secondo il <i>Chronicon Casauriensis</i>
- manoscritto compilato intorno alla seconda metà del XII secolo dal
monaco Giovanni di Berardo su incarico dell' Abate Leonate - la
fondazione dell'abbazia, voluta dall'imperatore e re d'Italia
Ludovico II (844-875) <span style="font-family: Calibri, sans-serif;"><span style="font-size: 11pt;"><span lang="zxx">q</span></span></span><span lang="zxx">uale
ex-voto per essere scampato alla congiura del principe longobardo
Adelchi ed essere stato liberato dalla prigionia nel ducato di
Benevento -</span> risale al settembre 871 e fu inizialmente dedicata
alla SS.Trinità. </div><div style="text-align: left;">Nell'872, su concessione del papa
Adriano II, l'imperatore vi fece traslare le reliquie di san Clemente
papa e martire (88-97) – martirizzato sotto Traiano - che erano
state portate a Roma nell'868 da Cirillo e Metodio. </div><div style="text-align: left;">Quale fosse la configurazione
originaria della chiesa e del complesso abbaziale non è pero noto.</div><div style="text-align: left;">Nel 1176 divenne abate Leonate dei
conti di Manuppello (1155-1182), che avviò un ambizioso intervento
di ristrutturazione della chiesa che, dopo il sacco saraceno della
seconda decade del X secolo e quello del conte normanno di Manoppello
Ugo di Malmozzetto (1078) – era andata incontro a una progressiva
decadenza. L'abate progettò il portico antistante e l'oratorio
soprastante dedicato a san Michele Arcangelo, alla Santa Croce e a
Tommaso Becket (che era stato canonizzato nel 1173). I lavori furono
terminati sotto il suo successore Giole (1182-1189) che fece anche
realizzare la porta bronzea del portale centrale. </div><div style="text-align: left;">I secoli seguenti videro la progressiva
decadenza del cenobio benedettino, non soltanto per cause naturali
(ad esempio, per il terremoto del 1348), ma soprattutto a motivo
dell’incuria in cui venne abbandonata l’abbazia.</div><p></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">L’edificio è stato ripristinato nei
primi decenni del XX secolo sotto la guida di Carlo Ignazio Gavini e,
successivamente. alla fine degli anni ’60.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La facciata della chiesa è
dunque preceduta da un portico a tre fornici divisi da pilastri
rettangolari con colonne addossate su ogni faccia. È coperto da
volte a crociera innervate da costoloni prismatici. Fornice centrale
a tutto sesto, laterali a sesto acuto. In corrispondenza di questi,
tre portali con lunette istoriate. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">I capitelli delle colonne
del fornice centrale presentano i Dodici Apostoli, sei per parte. Nel fornice di destra bue di
San Luca e aquila di San Giovanni.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEMOxjXbnlIIbFaDA1a1VpXiSPh-tNNzjFBkvQKeEKi7nL0tXS4uMwvE09CC5OuVbe0oG6ixRUjRK6k1dhCowWARnG8essa4Wx6cHDUBaWiEWEgZwaWPrdvwBAgdwvXUpSlfHMleTiasksLVc4qwEBZYLdiKZn4BxGCBmppwGEeLoGZBgMfgolKdZf/s5152/IMG_0025.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5152" data-original-width="3864" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiEMOxjXbnlIIbFaDA1a1VpXiSPh-tNNzjFBkvQKeEKi7nL0tXS4uMwvE09CC5OuVbe0oG6ixRUjRK6k1dhCowWARnG8essa4Wx6cHDUBaWiEWEgZwaWPrdvwBAgdwvXUpSlfHMleTiasksLVc4qwEBZYLdiKZn4BxGCBmppwGEeLoGZBgMfgolKdZf/w300-h400/IMG_0025.JPG" width="300" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Portale centrale</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il portale centrale ha
l’archivolto formato da tre archi a ferro di cavallo concentrici e
gradualmente rastremanti; nella lunetta rilievo in cinque scomparti:
nei due laterali grande rosa, in quello di sinistra sormontata da
aquila stringente lepre, in quello centrale San Clemente papa in
trono con la destra benedicente e nella sinistra il pastorale, a
sinistra San Cornelio Martire con manipolo e san Febo con manipolo e
stola, a destra l'Abate Leonate che presenta il modello della chiesa.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGsABly6VWfofhohrBGXMERiBfIo0myKLZddSbCKTMr6JJkXmcR-4XF30tla-8Ju0MRk4Utxilw-9jYFjl1POYVQkiKqDckZkz5NvHseOf9t9i5JHtBqVj1-teGcGIHftQ1yff23VxtwrZMJN-HUxKw31E9pXdsanBbRIu33dWTnOsdz0z5tEocwAi/s1770/architrave.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="847" data-original-width="1770" height="191" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGsABly6VWfofhohrBGXMERiBfIo0myKLZddSbCKTMr6JJkXmcR-4XF30tla-8Ju0MRk4Utxilw-9jYFjl1POYVQkiKqDckZkz5NvHseOf9t9i5JHtBqVj1-teGcGIHftQ1yff23VxtwrZMJN-HUxKw31E9pXdsanBbRIu33dWTnOsdz0z5tEocwAi/w400-h191/architrave.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>particolare dell'architrave</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel sottostante archistrave
sono scolpiti quattro episodi della storia dell'abbazia, in tutti è
raffigurato Ludovico II. Da sinistra a destra:</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">1) a Roma, Papa Adriano II
consegna all'imperatore le reliquie di San Clemente;</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">2) L'imperatore, seguito dal
conte Suppone con la spada sguainata, da il beneplacito ai monaci
Celso e Beato (1) per trasportare le reliquie dove si sta costruendo
l'abbazia;</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span lang="zxx">3) </span>Nella parte
destra del rilievo Ludovico II consegna lo scettro all'abate Romano,
il primo che resse il monastero;</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">4) il milite Sisenando e il vescovo di
Penne Grimoaldo (871-876) cedono all'imperatore – affiancato dal
conte Eribaldo – i diritti sul territorio dell'isola pescariense
(qui rappresentato dal cesto di frutta).</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Negli stipiti quattro benefattori
coronati (probabilmente quattro re d'Italia) a sinistra dall’alto
Ugo di Provenza (926-947) e Berengario I (888-924), a destra
dall’alto Lotario II (947-950) e Lamberto II (894-898) con in mano
un rotolo; le parti della chiesa visibili sopra le loro teste
corrispondono probabilmente a quelle che essi concorsero a
restaurare. Nei capitelli e sopra le figure dello stipite sinistro
sono raffigurati simbolicamente i vizi: <i>Avarizia</i> (uomo con gambe
divaricate) e <i>Calunnia</i> (drago che sussurra a un uomo); nel capitello
di destra toro cavalcato da figura che si congeda dal male passato,
rappresentante la Vittoria della virtù sul vizio.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQBAoBsWN3PEoQ_tn_eCRbbsKqzQ8zjesCtfZvrb7odnCv_vWxV9Ilrfs8p9KxS5TXaHugh3NLYwwKZSojE25GPDurQLxnh4Mu0qyBbjlC2vT4HR1cZhFB75R1BjsIfJY9R0ZPrdfMlutJFr_fHI1a4ZwFoEbdVdpHgyxDyLL6ctjX1K4tXR8Z1vRn/s982/UGO%20DI%20Provenza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="982" data-original-width="309" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQBAoBsWN3PEoQ_tn_eCRbbsKqzQ8zjesCtfZvrb7odnCv_vWxV9Ilrfs8p9KxS5TXaHugh3NLYwwKZSojE25GPDurQLxnh4Mu0qyBbjlC2vT4HR1cZhFB75R1BjsIfJY9R0ZPrdfMlutJFr_fHI1a4ZwFoEbdVdpHgyxDyLL6ctjX1K4tXR8Z1vRn/w126-h400/UGO%20DI%20Provenza.jpg" width="126" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Ugo di Provenza</i></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;">Nella lunetta del portale sinistro San
Michele Arcangelo uccide il drago. L’imbarcazione sottostante,
emersa dallo strato di intonaco durante i lavori di restauro,
simbolizza l’ultimo viaggio in cui le anime sono appunto
accompagnate dall'arcangelo psicopompo.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN5rCt1rUw95c719xGvfip4V2j7JWSrxfUB-Z5HMg2AKZmrhIi0SsDO2VfoMrUTBCn74XiUCnD01XzDlChoCvBzxfjC3H92ycO3Isom2qGwnGV5okYYSFEOaMqbDHrogrRBP5yz9yicHjtwAN3nkHI0P8Ubflz_jtCAA1zuvLY30gLpOvodZK16d6_/s956/arcangelo%20Michele.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="698" data-original-width="956" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhN5rCt1rUw95c719xGvfip4V2j7JWSrxfUB-Z5HMg2AKZmrhIi0SsDO2VfoMrUTBCn74XiUCnD01XzDlChoCvBzxfjC3H92ycO3Isom2qGwnGV5okYYSFEOaMqbDHrogrRBP5yz9yicHjtwAN3nkHI0P8Ubflz_jtCAA1zuvLY30gLpOvodZK16d6_/w400-h293/arcangelo%20Michele.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Lunetta del portale sinistro</i></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Nella lunetta del portale destro
Madonna con Bambino, nell’iconografia dell’hodegetria-protettrice
dei viandanti.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRSIR5KidWlcO1UgpT0lkrfpFm0EUfMckygmXN50IWOCFyw1S3SyAbLD_0Xwn1I0hR8fHbhVlBT0kCAFy_pAfDxeWp6E927xRimiweyDSvfVyEvPVi0JBbaOD15di5JsyDFLm-j3hXI9zv8DOENGFDqel42sAzlvC0anOX25yRnRmRJ-I8Io2VCLT5/s1000/Madonna%20con%20Bambino.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1000" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgRSIR5KidWlcO1UgpT0lkrfpFm0EUfMckygmXN50IWOCFyw1S3SyAbLD_0Xwn1I0hR8fHbhVlBT0kCAFy_pAfDxeWp6E927xRimiweyDSvfVyEvPVi0JBbaOD15di5JsyDFLm-j3hXI9zv8DOENGFDqel42sAzlvC0anOX25yRnRmRJ-I8Io2VCLT5/w400-h300/Madonna%20con%20Bambino.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Lunetta del portale destro</i></div><p style="margin-bottom: 0cm;">La parte superiore della facciata,
sopra l’attico coronato da cornici e da archetti pensili, presenta
quattro bifore, due architravate e due leggermente ogivali,
provenienti dall'antico monastero e qui ricollocate nel 1448. </p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">A sinistra del portico si notano i
resti della originaria torre campanaria mentre a destra si trova il
convento ricostruito in epoca settecentesca. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4jJXQEOOiEcXjJy4Y0oPiDO51iLe5_MW0AMkyhbOLlfqGBGUtjMF8RYH93tHh3jEfDmkWMTwDH-oI1rdWfmHmdbDJ0F8ZVKzOBuMfMVZF9jPBOv8ttcpqRIUOKAwI2uDP5U_jqBFsHDPYQcApEM6Svn66yNkZjPFPEWHvMQu4Pfihhzl5QnFoPjA1/s1220/pianta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1220" data-original-width="983" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4jJXQEOOiEcXjJy4Y0oPiDO51iLe5_MW0AMkyhbOLlfqGBGUtjMF8RYH93tHh3jEfDmkWMTwDH-oI1rdWfmHmdbDJ0F8ZVKzOBuMfMVZF9jPBOv8ttcpqRIUOKAwI2uDP5U_jqBFsHDPYQcApEM6Svn66yNkZjPFPEWHvMQu4Pfihhzl5QnFoPjA1/s320/pianta.jpg" width="258" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><span style="color: red;">Interno</span>:
presenta una pianta a croce latina con bracci del transetto poco
sporgenti, tre navate longitudinali divise da sette arcate ogivali su
pilastri rettangolari, eccetto il primo e il terzo di sinistra,
cruciformi e due con mezze colonne addossate. La navata mediana è
illuminata da tre monofore per lato. L’interno si conclude con un
transetto sopraelevato e abside semicircolare; copertura a capriate
realizzata con mattoni dipinti a losanghe.
</p>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel presbiterio l'altare maggiore è
costituito da un sarcofago romano-cristiano figurato e strigilato
(fine IV, inizio V sec.).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV_LMP8HOk98iwEau365MdFyQMMzaTG9p5hJnksvg9D7LfA9FER35uQ0qYw5QiIUxDoCB67OL6Xhw643PfOa3ZHE4pwvlQKs_49JXcFCKrRVpB1-nNsMVaEB5n2KxAzkfG0_oZJF3oh4ibuBqN_SfXUm6ozFdSxlYm5qoXsjemzQbZvnG_udcNRLmH/s1000/ciborio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="750" data-original-width="1000" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiV_LMP8HOk98iwEau365MdFyQMMzaTG9p5hJnksvg9D7LfA9FER35uQ0qYw5QiIUxDoCB67OL6Xhw643PfOa3ZHE4pwvlQKs_49JXcFCKrRVpB1-nNsMVaEB5n2KxAzkfG0_oZJF3oh4ibuBqN_SfXUm6ozFdSxlYm5qoXsjemzQbZvnG_udcNRLmH/w400-h300/ciborio.jpg" width="400" /></a></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il ciborio di epoca quattrocentesca è
sostenuto da quattro colonne che poggiano su una predella con
un’iscrizione che ricorda che insieme ai resti di S. Clemente sono
conservati nella chiesa anche quelli di SS. Pietro e Paolo (pur
dubitando dell’affermazione contenuta sul gradino, si deve comunque
ricordare che nel Medioevo l’affermarsi del culto per la Vergine e
i Santi, implica come conseguenza che le loro reliquie comincino ad
essere spartite ). I capitelli di tre colonne presentano
ornamentazioni a palma, il quarto ha invece una composizione di
foglie massicce in quattro ordini. Il prospetto (in cui l’arco
trilobato presenta ai margini un’Annunciazione) è scandito da
sette formelle, con la Vergine fra due angeli in quelle centrali e i
simboli dei quattro evangelisti (l'angelo, il leone, l'aquila, il
bue) nelle altre. Nell’arco trilobato di sinistra una testa con tre
volti (la Trinità), da due dei quali escono Adamo ed Eva: questo
lato privo di sculture fu completato ai tempi del restauro del 1920
da Cesare Ventura. Nell’arco di destra due angeli reggono uno
stemma. Nella facciata posteriore è invece ripetuta la storia della
fondazione dell’abbazia, con gli stessi caratteri che si ritrovano
sull’architrave del portale maggiore. Il ciborio costruito, eccetto
le colonne, con stucco durissimo termina con una piramide ottagonale.
All’interno della cupola spicca, su fondo celeste, un Cristo
Pantocrator.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKmyc4BhMheBtwEf43yto_r8Lr_nfJvkK2dlhMG6598uVyHtbzatCNkkr9Jqwo9E3-flOFSWcLqeR-GXmqYd8r56kcKqJxd458H8RcozLGuKgS4UUkeSHaPWeCdYekzuytUz7RpHn4PPt5bUp64Q3LaXTwJP71-mI9px479mRfGBiMian91Y8meYon/s2152/Vescovo.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1518" data-original-width="2152" height="283" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgKmyc4BhMheBtwEf43yto_r8Lr_nfJvkK2dlhMG6598uVyHtbzatCNkkr9Jqwo9E3-flOFSWcLqeR-GXmqYd8r56kcKqJxd458H8RcozLGuKgS4UUkeSHaPWeCdYekzuytUz7RpHn4PPt5bUp64Q3LaXTwJP71-mI9px479mRfGBiMian91Y8meYon/w400-h283/Vescovo.jpg" width="400" /></a></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella navata sinistra è collocato dal
1931 il sarcofago marmoreo del vescovo di Boiano, Berardo Napoleoni
(1364-1390), recuperato dalla chiesa madre di Castiglione a Casauria.
E' opera quattrocentesca che ha al centro del lato più lungo della
cassa uno stemma araldico( forse dei Brancaccio).</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Note</u>: </p><p style="margin-bottom: 0cm;">(1) I due monaci non sono affatto figure
di secondo piano: Celso era il <i>praepositus</i> (l'amministratore
dei beni dell'abbazia) e Beato il secondo abate. Il conte Suppone II,
membro dell'influente famiglia dei Supponidi, rappresentava invece la
massima autorità civile (simboleggiata dalla spada che impugna) in
assenza dell'imperatore.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p></div></div></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-61704650123479842442022-04-03T16:36:00.004-07:002022-04-03T16:39:13.108-07:00Chiesa di Santa Maria ad cryptas, Fossa<p> <b>Santa Maria ad Cryptas, Fossa</b></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La chiesa di Santa Maria ad Cryptas (o
delle Grotte) si trova a circa un chilometro dal centro del paese di
Fossa e a qualche chilometro dal monastero di Santo Spirito ad Ocre,
dal quale a lungo dipese. Presumibilmente la chiesa è stata
costruita una prima volta nel IX o X secolo sui i resti di un tempio
di Vesta trasformati nella cripta dalla quale ne derivò il nome.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sul precedente tempio quattro secoli
dopo venne costruito un edificio in stile gotico-cistercense da parte
di maestranze benedettine. La sua costruzione su un pendio ha reso
successivamente necessarie opere di consolidamento con un muro di
controspinta interrato lungo tutto il lato a valle e due piloni di
appoggio agli estremi della parete laterale della chiesa. Tra le
pietre della muratura esterna si notano resti provenienti dagli
edifici della città romana di Aveia, sulla quale fu successivamente
costruita l'attuale Fossa.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLzFOrHQcaOyp_Eljc5eKn0W7KOEtSJn8CYSDlyj8jPkeT3rC88lxKq5d8c9roziWoV4WY7rPLdbwmNV9HiaB_uxuXle6ZugfMcf15dtd_GYOovB-CdEid4zkadLHnf10AwLc81HGzKXz9FD7JP4UZI-dUw2XeIYkUNroALF4zETG62OE3pAE2B0St/s3854/facciata.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2773" data-original-width="3854" height="288" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgLzFOrHQcaOyp_Eljc5eKn0W7KOEtSJn8CYSDlyj8jPkeT3rC88lxKq5d8c9roziWoV4WY7rPLdbwmNV9HiaB_uxuXle6ZugfMcf15dtd_GYOovB-CdEid4zkadLHnf10AwLc81HGzKXz9FD7JP4UZI-dUw2XeIYkUNroALF4zETG62OE3pAE2B0St/w400-h288/facciata.jpg" width="400" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La facciata principale sul lato ovest è
molto semplice ed ha una struttura a capanna con un prolungamento sul
lato sinistro per l'aggiunta del rinforzo sulla parete a valle. Il
portale gotico a sesto acuto è sormontato da una grande finestra
rettangolare. I due pilastri sono rivestiti ai lati da colonnine con
capitelli decorati con rosoni, fiori e palme. I capitelli sostengono
dei leoni (quello di destra è andato perduto) ed un terzo si trova
sopra l'arco del portale. Nella lunetta si notano i resti di un
affresco del quale restano poche tracce.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La finestra al di sopra del portale
risulta non in linea con lo stile della facciata e presumibilmente è
stata realizzata in tempi più recenti.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">La facciata posteriore è
caratterizzata da un frontone triangolare e presenta due aperture, la
prima in basso lunga e stretta a doppia strombatura, mentre la
seconda in alto piccola quadrata. Altre due finestre a doppia
strombatura, lunghe e strette si trovano su ciascun lato della
chiesa.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">L'interno si presenta a navata unica,
con abside terminale e volta a botte (la copertura attuale è però a
capriate) innervata da costoloni.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella decorazione parietale si
distinguono due diverse fasi: una realizzata contemporaneamente alla
fondazione della chiesa ed opera di frescanti bizantino-cassinesi
(abside, parete meridionale, arco trionfale e parete di
contro-facciata) l'altra, opera di frescanti toscani protogiotteschi
che ridecorarono la parete settentrionale crollata a seguito del
terremoto del 1313 e dedicati al ciclo della Vergine.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il ciclo bizantino-cassinese inizia
dalla parete destra dell'arco trionfale per proseguire sulla parte
meridionale. I primi episodi sono dedicati alla Creazione e iniziano
dal quarto giorno, con un giovane Dio senza barba che separa il sole
dalla luna; segue poi la creazione degli Angeli, degli animali, degli
uccelli. Infine la creazione dell'uomo, della donna e la cacciata dal
Paradiso Terrestre.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8DEE-ngORs9d94qVfvkwKMdnF8I7abHFg6IWXXMKb6qwdVYy_wzZscZozBSrdeuluc5-fZ0VLZWBpln4CIBXBJRnTjg-0Qw8ekxvEJtAnxiC8CA_aG444jHgC-0qcY39DvQdHJtkEY7-hYnOS8gCCVP7zAK482vwPwY-oQpmkUp86ImFWwkUDBtcc/s1024/cacciata%20dal%20Paradiso.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg8DEE-ngORs9d94qVfvkwKMdnF8I7abHFg6IWXXMKb6qwdVYy_wzZscZozBSrdeuluc5-fZ0VLZWBpln4CIBXBJRnTjg-0Qw8ekxvEJtAnxiC8CA_aG444jHgC-0qcY39DvQdHJtkEY7-hYnOS8gCCVP7zAK482vwPwY-oQpmkUp86ImFWwkUDBtcc/w400-h300/cacciata%20dal%20Paradiso.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Nella seconda campata l'unico affresco
tuttora leggibile raffigura i sei Profeti, intenti a proclamare il
messaggio scritto in latino che portano nella mano destra. Molti
dipinti presenti in quest'area sono andati perduti a causa della
costruzione dell'altare in pietra, realizzato nel 1597, recante lo
stemma di Fossa.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVu9zkExZrxXcRodxFFf-eVXuRQ7_dNggkXNudoAt30it1rXWAKFiRTnI1qQAgOIbbv7_WYSyF2J3-B9Zotteg5bQKKO_t8US0GhVByOecydsbFJn79x4ZnVCC-CK4QcVVwPtOQQQvqQhslkncdaWhbHoaieOQKbaKze2mwyEnuKBYd23e4AExzeyp/s3072/santi%20militari%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="3072" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhVu9zkExZrxXcRodxFFf-eVXuRQ7_dNggkXNudoAt30it1rXWAKFiRTnI1qQAgOIbbv7_WYSyF2J3-B9Zotteg5bQKKO_t8US0GhVByOecydsbFJn79x4ZnVCC-CK4QcVVwPtOQQQvqQhslkncdaWhbHoaieOQKbaKze2mwyEnuKBYd23e4AExzeyp/w400-h266/santi%20militari%202.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Al centro dell'ultima campata di
destra, due santi militari affrontati: San Giorgio – ben
riconoscibile nell'atto di trafiggere il drago - e forse San Menas (1) e,
sul registro più basso, la rappresentazione degli "Ultimi sei
mesi dell'anno" (gli altri sei dovevano essere rappresentati
sulla parete opposta), interpretati da sei diversi personaggi: ogni
mese rappresenta una specifica attività, da compiere in quel
periodo; e quindi a Luglio la mietitura, Agosto la battitura del
grano, Settembre la raccolta di frutti, Ottobre la pigiatura
dell'uva, Novembre la semina e Dicembre lo sgozzamento del maiale.
Nel registro più basso troviamo raffigurati Abramo, Isacco e
Giacobbe.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Giudizio universale</u>: è
raffigurato nella controfacciata con un proseguimento sulla parete di
destra, nel primo registro in basso.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4M7b3370PS4LGtON1GcCkYDKzr7cD4TWcNPwU7jAG3cuVkhEH2cCmVB4iHbMDB_FeCsNOIw98nSUxrVSVH7-DRJRrSh8lEDqShXdQA9ntEzelJlok6McKXlFb19LWXHqdasbtddGV-ZMefjtprkDp-vC2LG8Hr736_Keu0Z_LiHtfOT1UVRwseWc9/s3072/controfacciata.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="3072" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj4M7b3370PS4LGtON1GcCkYDKzr7cD4TWcNPwU7jAG3cuVkhEH2cCmVB4iHbMDB_FeCsNOIw98nSUxrVSVH7-DRJRrSh8lEDqShXdQA9ntEzelJlok6McKXlFb19LWXHqdasbtddGV-ZMefjtprkDp-vC2LG8Hr736_Keu0Z_LiHtfOT1UVRwseWc9/w400-h266/controfacciata.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Nel registro più alto troviamo al
centro il Cristo in trono racchiuso in una mandorla e fiancheggiato
dalla Vergine e da San Giovanni. Nel registro sottostante gli
Apostoli stanti divisi in due gruppi di sei dal finestrone centrale;
nel terzo registro a sinistra la schiera degli Eletti a sinistra e, a
destra quella dei Reprobi, ognuna sopravanzata da un angelo che
dispiega un cartiglio. Al centro tra i due angeli c’è un altro
personaggio frutto di un’aggiunta successiva; il quarto registro,
più stretto degli altri, è occupato dai sepolcri che si aprono per
lasciar uscire i corpi dei risorti; nell'ultimo registro, a sinistra
del portale d'ingresso l'Arcangelo Michele che pesa le anime
(psicostasia) mentre a destra del portale è raffigurato l'Inferno.
Sulla parete meridionale, adiacenti al riquadro della psicostasia,
sono raffigurati Abramo, Isacco e Giacobbe con in grembo le anime dei
Giusti.</p><p style="margin-bottom: 0cm;">Tornando alla parete dell'arco
trionfale, a sinistra del riquadro che da' inizio al ciclo della
Genesi – <i>il Creatore</i> <i>che separa il giorno dalla notte</i>
- troviamo la scena dell'<i>Adorazione dei Magi</i> che è invece
l'ultima del ciclo dell'Infanzia di Cristo che si svolgeva sulla
parete settentrionale e qui si concludeva.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel registro più basso dell'abside si
svolge su tre lati il ciclo della Passione. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Le pitture del lato
destro sono quasi completamente perdute mentre a sinistra troviamo
l'Ultima cena e il Bacio di Giuda. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0ROu1L7lnYYHJcbuGq_Z5pFxRzGA4Xsfkz2oALNRtBrAITlHAEAxSNzdvcPnjKvcgraOr6kcb4tnEXucu0LasXzDpcKvPPG_LkS2DvgMKcgSuhbHvgxrUOb7DhXivJLl1bS2cBSfXCcgACp22nespl-P4gLt3z0SWE8ZIozWZb5vOnpbCEg8ow2-Q/s1007/Ultima%20cena.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="556" data-original-width="1007" height="221" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0ROu1L7lnYYHJcbuGq_Z5pFxRzGA4Xsfkz2oALNRtBrAITlHAEAxSNzdvcPnjKvcgraOr6kcb4tnEXucu0LasXzDpcKvPPG_LkS2DvgMKcgSuhbHvgxrUOb7DhXivJLl1bS2cBSfXCcgACp22nespl-P4gLt3z0SWE8ZIozWZb5vOnpbCEg8ow2-Q/w400-h221/Ultima%20cena.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Ultima cena</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella parete di fondo, al centro,
la Crocefissione con a sinistra la Flagellazione e a destra la
Deposizione nella tomba. Al di sotto di questo pannello sono
raffigurati il donatore e la sua famiglia (ben dieci personaggi). Recentemente D.Piccirilli ha
identificato il capostipite nel cavaliere provenzale Morel de Saurs
che, sceso in Italia al seguito di Carlo I d'Angiò, resse il feudo
di Ocre dal 1269 al 1283.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw3WvxAkiUCPV2Nbe4MIW667Ev7FitHDJETJGbR_rEIWFdTLaOHm9D5_vQ3wC_2G6w0cq-n5BLsrRU3PlFd-cT2KAX4g0v_k-m59V-EKDQYdPifcoazeinwk0dFk7JFQsM-ADPLWBJyjpRwrO92iOxZGTWsSssQn2j4mOoP7bE-SHL9IpLcbKHIWr4/s2087/donatori%202.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="970" data-original-width="2087" height="186" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgw3WvxAkiUCPV2Nbe4MIW667Ev7FitHDJETJGbR_rEIWFdTLaOHm9D5_vQ3wC_2G6w0cq-n5BLsrRU3PlFd-cT2KAX4g0v_k-m59V-EKDQYdPifcoazeinwk0dFk7JFQsM-ADPLWBJyjpRwrO92iOxZGTWsSssQn2j4mOoP7bE-SHL9IpLcbKHIWr4/w400-h186/donatori%202.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>I donatori</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="text-align: left;"> </span><i> </i></div></div><div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella scena della Deposizione nel sepolcro, il corpo bendato
di Cristo, dopo essere stato posato sul pittoresco sepolcro in
pietra, da Giuseppe di Arimatea e Nicodemo al margine della scena,
sta per essere richiuso; San Giovanni avvicina la mano del Maestro al
suo viso, a cercare una carezza mentre le tre donne, provate da
dolore, si stringono la veste al seno.</div><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBxOojsJxqnjBBW88SG_voPAUsBvTG-MOQkQJDNaMJK5WwRY6eUlBKYYjn6e_geKKK-i62QxbMunc6z-n40InKYkznyrV_DVKbehtuCBuHjLJbmjUmTlXxxx6Z-6GVeX9rwZkMrA6TidFClgQeo9smXybGqq4iXdrjsP7_ZRL9RBlBKEOX3C4Q05wJ/s1357/Sepoltura.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="551" data-original-width="1357" height="163" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBxOojsJxqnjBBW88SG_voPAUsBvTG-MOQkQJDNaMJK5WwRY6eUlBKYYjn6e_geKKK-i62QxbMunc6z-n40InKYkznyrV_DVKbehtuCBuHjLJbmjUmTlXxxx6Z-6GVeX9rwZkMrA6TidFClgQeo9smXybGqq4iXdrjsP7_ZRL9RBlBKEOX3C4Q05wJ/w400-h163/Sepoltura.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Deposizione nel sepolcro</i></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Alcuni studiosi ritengono che chi ha
dipinto gli affreschi di Santa Maria ad Cryptas abbia avuto modo di
osservare molto da vicino la Sindone (2), tanto da poterne addirittura
notare delle particolarità come il pollice della mano destra piegato
innaturalmente verso il basso (<span style="color: #303030;"><span style="font-family: Actor;"><span style="font-size: 12pt;">l</span></span></span>a
lesione del nervo che muove il pollice, provocata dal chiodo della
crocifissione, lo fa piegare verso l’interno della mano).</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Nella scene della <i>Flagellazione</i>,
<i>Crocifissione </i>e <i>Deposizione</i> troviamo ricorrere altri caratteri molto
particolari che sembrano riconducibili solo alla fisionomia del
Cristo come appare nella Sindone. Ad esempio il fatto che il corpo di
Cristo denoti la figura di un uomo molto alto, decisamente troppo per
l’epoca, cosi come sembrerebbe risultare anche dal Sacro sudario (3);
inoltre la barba è sempre raffigurata bipartita a due punte come
anche nel volto impresso nella Sindone.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxa4cIJSDOfu7Ta0W_lzNJj7-TeezQj14pKaJ1lFUlTflcSnQg12Ag1hvCJM6c4D2c0UDuEMj5BYrgEEyf72fqWmenflqTUoJO8rqnWfNcWxQvC9ZS6wpl0KKaCCZrP7VuwXnXBIpEmOEiLq0Jv96f9DzHQBW8uhi2wYPFyYaHGs6QCeGpU8DLJ3cG/s700/flagellazione.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="700" data-original-width="689" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjxa4cIJSDOfu7Ta0W_lzNJj7-TeezQj14pKaJ1lFUlTflcSnQg12Ag1hvCJM6c4D2c0UDuEMj5BYrgEEyf72fqWmenflqTUoJO8rqnWfNcWxQvC9ZS6wpl0KKaCCZrP7VuwXnXBIpEmOEiLq0Jv96f9DzHQBW8uhi2wYPFyYaHGs6QCeGpU8DLJ3cG/w394-h400/flagellazione.jpg" width="394" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Flagellazione</i></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Nella Crocifissione inoltre, il Cristo
è raffigurato con il capo flesso a destra e il corpo incurvato e
spostato da un lato. Nel Sacro Lino, infatti, sembra di vedere una
gamba più corta dell’altra. Si tratta della sinistra, rimasta più
flessa sulla croce per la sovrapposizione del piede sinistro sul
destro e così fissata dalla rigidità cadaverica. Sembra che il
frescante, convinto che il Cristo avesse una gamba più corta, abbia
impresso al bacino una forte inclinazione per ottenere poi che i
piedi fossero inchiodati alla stessa altezza. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnfxEY2vNDEBBzinqDk2wB9MKdi7G4cGIOGl6Pm4_7QRI_4SzQjVIUNRNGTt_PRiDgIDKsDh5Bz8NCQ_QQeoND1kfnGwybkYGgDp3rYBcHmNPgidYSgu97b3Af4_v9ua9YmgCVb7fKPFYImNIWnbLZNBwWuEJEP3loNVY7KsglyOokKka233YwJgDL/s4000/crocefissione.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4000" data-original-width="3000" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhnfxEY2vNDEBBzinqDk2wB9MKdi7G4cGIOGl6Pm4_7QRI_4SzQjVIUNRNGTt_PRiDgIDKsDh5Bz8NCQ_QQeoND1kfnGwybkYGgDp3rYBcHmNPgidYSgu97b3Af4_v9ua9YmgCVb7fKPFYImNIWnbLZNBwWuEJEP3loNVY7KsglyOokKka233YwJgDL/w300-h400/crocefissione.jpg" width="300" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Crocefissione</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;">Anche alcune caratteristiche del
pannello in cui sono raffigurati i donatori sembrano rimandare ad una
committenza templare. Il fondo, ad esempio, è partito in bianco e
nero così come lo stendardo dell'Ordine - il così detto<i> beauceant</i> - mentre la croce sullo scudo
del capostipite è in campo blu che era il colore adottato dai
templari italiani per la croce.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Altri rimandi all'Ordine si riscontrano nel
pannello dove sono raffigurati i due santi militari, San Giorgio e
San Mena, che appaiono abbigliati come i cavalieri di Terrasanta: il
primo mostra lo scudo crociato mentre il secondo porta il mantello
bianco dei templari.</div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><u>L'icona della Vergine galactofora</u></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Un tabernacolo ligneo con due ante,
datato 1283 e dipinto a tempera, era collocato in fondo alla navata
laterale sinistra – oggi al di sotto di una loggia aggiunta nel XVI
secolo - all’interno di un’edicola marmorea, dove ora è stata
posizionata una sua riproduzione (l'originale è attualmente
conservato presso il Museo dell'Aquila). </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWU6si2muF2pKIe8wvaeFtlbaojBEoot8EkuSmVgTq5NvcQiVC-cHxhR5O7WHeNSycvdNaRffdOJmA2aofJJK1gJEmzLqJPr2tvmeHBgFr1k27qxFVodnjJpqkDvDclZie0Xr3G9Qukao--eBdlRklKucMN994ni4pciG5gt38dcNVQXpUZXTs9BNv/s2990/Madonna_of_the_Milk,_Gentile_da_Rocca,_1283.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2990" data-original-width="2727" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWU6si2muF2pKIe8wvaeFtlbaojBEoot8EkuSmVgTq5NvcQiVC-cHxhR5O7WHeNSycvdNaRffdOJmA2aofJJK1gJEmzLqJPr2tvmeHBgFr1k27qxFVodnjJpqkDvDclZie0Xr3G9Qukao--eBdlRklKucMN994ni4pciG5gt38dcNVQXpUZXTs9BNv/w365-h400/Madonna_of_the_Milk,_Gentile_da_Rocca,_1283.jpg" width="365" /></a></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il tabernacolo è costituito
da una tavola principale, nella quale è raffigurata la Vergine che
allatta il Bambino, e da due ante laterali, notevolmente compromesse,
sulle quali sono raffigurate storie cristologiche. Il fondo è
delimitato perimetralmente da una fascia blu e rossa, sulla quale
sono rappresentate dei girali fogliacei, mentre nella zona centrale
sono raffigurati dei motivi circolari su uno sfondo attualmente verde
scuro. La Vergine è assisa su un trono senza spalliera né cuscini.
Il trono ha i lati decorati con elementi geometrici e floreali chiari
su sfondo rosso ed ha un suppedaneo rialzato di color verde scuro
sulla quale corre perimetralmente un’iscrizione a lettere gotiche
rosse su campo dorato. L’iscrizione riporta la data di esecuzione e
la firma dell’autore: A(NNO) D(OMINI) MCC OCTOGESIMO III GENTIL(IS)
D(E) ROCCA ME PI(NXIT).
</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La Vergine è rappresentata con una
tunica blu, con cintura, polsi e collo rosso con decorazioni d’oro,
sopra la quale è posizionato un lungo mantello rosso che le copre
anche le gambe. Sul capo e sulle spalle le cade un velo blu decorato,
una rielaborazione del classico <i>maphorion</i> bizantino. La
bicromia rosso/oro è presente in tutte le decorazioni dell’opera.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il Bambino è raffigurato nell’atto
di benedire alla latina con la mano destra, mentre nella sinistra
regge un libro sul quale è posta l’iscrizione, sempre a lettere
gotiche rosse, «Ego Sum Lux Mundi Qui Sequitur». </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Gli affreschi della parete
settentrionale, come già accennato, sono frutto della ridecorazione
della parete a seguito del crollo del 1313 e sviluppano le scene del
ciclo della Vergine. Inoltre, i riquadri del registro più basso
appaiono ricoperti da affreschi realizzati nel XVI secolo.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Al centro della parete si trova un altare ad
edicola entro cui è rappresentata un'Annunciazione datata 1486 e
firmata “Sebastiano” (identificato con Sebastiano di Cola da
Casentino).</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Note</u>:</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(1) Alcune lettere riferibili a San
Menas sembrano ancora leggibili nell'iscrizione ma non si ravvisano
altre connotazioni utili. La figura è stata anche interpretata come
San Martino o San Maurizio.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Secondo alcuni la Sindone, trafugata
dalla <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2018/08/la-chiesa-della-vergine-del-faro.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Cappella della Vergine del Faro</span></a> di Costantinopoli durante il
sacco crociato del 1204 da Ottone de la Roche, sarebbe stata
custodita dai Templari per un lungo periodo. Ricordiamo però che la
prima notizia riferita con certezza alla Sindone che oggi si trova a
Torino risale al 1353 (secondo altri al 1355). (cfr. anche scheda <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2015/06/la-cacciata-del-duca-di-atene.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">La cacciata del duca di Atene dell'Orcagna</span></a>)</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(3) Non è facile, per una serie di
ragioni, determinare con assoluta precisione l'altezza dell'uomo della
Sindone, che dovrebbe comunque aggirarsi attorno ai 180 cm. L'altezza
media dell'uomo dell'epoca era invece di circa 165 cm.</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div></div></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div></div></div></div>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-175254429038412752022-02-26T09:33:00.017-08:002022-02-28T12:37:07.610-08:00Il Tempio della Concordia, Agrigento<p><b> Il Tempio della Concordia, Agrigento</b></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjQVkN_H_6Kp3NyqzIx3GtFqfnYH-LCgcCXRIzWZ6NSlE7gQ-RZF2Bmg0JhzNipi6O0mtgqItBDdCe4zVYiy8gbimAK0okA_Bg32W5hgKlq5Hot8pWFFoYKJYW8pp3xArORo1GN9OiGjUVb9FGtcihfdXrjCLy93jMHlye2WPNbK0_LdGTY0geYtuex=s1000" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="563" data-original-width="1000" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjQVkN_H_6Kp3NyqzIx3GtFqfnYH-LCgcCXRIzWZ6NSlE7gQ-RZF2Bmg0JhzNipi6O0mtgqItBDdCe4zVYiy8gbimAK0okA_Bg32W5hgKlq5Hot8pWFFoYKJYW8pp3xArORo1GN9OiGjUVb9FGtcihfdXrjCLy93jMHlye2WPNbK0_LdGTY0geYtuex=w400-h225" width="400" /></a></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="text-align: left;">L’edificio deve il suo nome
tradizionale a un’iscrizione latina della metà del I secolo con
dedica alla “Concordia degli Agrigentini”, erroneamente messa in
rapporto con il tempio dallo storico e teologo Tommaso Fazello
intorno alla metà del ‘500 (1).</div><div style="text-align: left;">Il tempio di ordine dorico è del tipo
periptero esastilo ed è databile intorno alla seconda metà del V
secolo a.C., tra il 440 e il 430.</div><div style="text-align: left;">Presenta un basamento (<i>krepidoma</i>)
di quattro gradini, su cui poggiano sei colonne sui lati brevi e
tredici su quelli lunghi. Unico fra i templi agrigentini, conserva
quasi interamente gli elementi della trabeazione e i due frontoni sui
lati est e ovest.</div><div style="text-align: left;">Al suo interno il tempio è suddiviso
in atrio di ingresso, cella e vano posteriore, il primo e l’ultimo
con due colonne fra le ante. La porta della cella è fiancheggiata da
due piloni entro cui è ricavata una scaletta di servizio che conduce
al tetto.</div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>La chiesa bizantina</u>: secondo la
tradizione il tempio fu trasformato in chiesa cristiana nel 596,
quando Gregorio, vescovo di Agrigento, consacrò l’antico tempio ai
Santi Apostoli Pietro e Paolo (2) dopo averne scacciato i demoni Eber e
Raps.</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nato ad Agrigento nel 559, Gregorio
avrebbe viaggiato molto compiendo opera di apostolato (Cartagine,
Gerusalemme, Antiochia, Costantinopoli). Nella capitale imperiale,
Gregorio si ritira nel <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/11/chiesa-dei-santi-sergio-e-bacco.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">monastero dei Santi Sergio e Bacco</span></a>, dove
inizia a studiare le opere di san Giovanni Crisostomo. Conosciuta la
sua saggezza, l'arcivescovo della città incarica il diacono
Costantino e il filosofo Massimo di saggiare le sue conoscenze e la
sua ortodossia; provata la sua fedeltà alla vera fede, viene
ricevuto dall'arcivescovo. Alcune settimane più tardi, nella chiesa
di Sant'Irene si celebra un concilio contro un'eresia sostenuta da
Sergio, Ciro e Paolo; Gregorio, vi partecipa come supplente
dell'arcivescovo di Sardica malato e la sua eloquenza riesce a
sconfiggere gli eretici e a riportare molti all'ortodossia (3). Lo stesso
imperatore Giustiniano lo riceve a palazzo. Qualche giorno dopo
lascia Costantinopoli per Roma, dove si installa nel <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2017/08/la-basilica-di-san-saba.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">monastero di San Saba</span></a>. Consacrato vescovo della chiesa agrigentina, dopo tredici anni
di assenza fa ritorno nella sua città natale.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjcE7xBNURnMMk6gCf0LBsWjtHjsgaRD718ZZVjFP8wEY4ThPFVzjzLzzGgjLSog1SqXKjjI-iJxY4Nd9cBOey8Tj96FsYGEXjyoNE2c50QpM1zGvF-Ivm0WOy16P7z7YE4c-IHQsOfRgi94pxl1aXqhlD9gcipkJ9UAiuv6IOhrnS7vxga-xke8E2U=s606" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="606" data-original-width="454" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjcE7xBNURnMMk6gCf0LBsWjtHjsgaRD718ZZVjFP8wEY4ThPFVzjzLzzGgjLSog1SqXKjjI-iJxY4Nd9cBOey8Tj96FsYGEXjyoNE2c50QpM1zGvF-Ivm0WOy16P7z7YE4c-IHQsOfRgi94pxl1aXqhlD9gcipkJ9UAiuv6IOhrnS7vxga-xke8E2U=s320" width="240" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>San Gregorio di Agrigento</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">diakonikon del <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/11/monastero-di-dafni-atene.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Monastero di Dafni</span></a>, XI sec.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Gli ex pretendenti al seggio
episcopale, ordiscono però un complotto ai suoi danni accusandolo di
aver insidiato una fanciulla. Gregorio viene destituito, incarcerato
e tradotto a Roma. Dopo due anni venne prosciolto da ogni accusa e
riabilitato. Tornato ad Agrigento fondò una nuova ecclesia in
opposizione a quella governata dall'usurpatore Leucio e scelse come
sede proprio il Tempio della Concordia da cui scacciò i demoni Eber
e Raps con un vero e proprio esorcismo e dedicò l'edificio ai Santi
Pietro e Paolo. Queste vicende sono riportate dal <i>bios </i>scritto
da Leonzio che fu igoumeno del monastero di San Saba ai primi del IX
secolo. A proposito della conversione del tempio l'agiografo aggiunge
che Gregorio costruì anche <span face="Times-Roman, serif"><span style="font-size: small;"><i>delle
utili celle, nelle quali si trovava a vivere da eremita egli stesso e
quelli erano con lui</i></span></span><span face="Times-Roman, serif"><span style="font-size: small;">».
L'insediamento di una comunità monastica attorno alla chiesa sembra
poi confermato dal privilegio di Ruggero II della fine dell'XI sec.
in cui le viene riconosciuto il rango di chiesa abbaziale.</span></span></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Nella conversione in chiesa il tempio
fu orientato in senso opposto a quello originario per cui fu
abbattuta la parete che separava l'opistòdomo dal naos, fondendo i
due ambienti per creare la navata centrale. Gli spazi tra le colonne
(<i>intercolumnii</i>) furono chiusi con un muro mentre nelle pareti
del <i>naos</i> furono aperti sei archi a tutto sesto per lato
(ancora oggi visibili) per mettere in comunicazione la nave con le
navate laterali.
</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgQD9R0jOsCK7knbM6yBX_VneV4I2uGjfLDwI_oUxDxfeMOSp0HebELTobS7kgMw_6D-K_srW9mo-C-m-Kfs80pMhpTR76N8AYPZsVsS0I1cetM3ruGJ_OFv1Mnni6iAqVic6t6tPvpFuYuRlQ7R7OIRfmv7VuqTN5zLNrssPqR3vVS7_0kHv76_JHT=s900" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="537" data-original-width="900" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgQD9R0jOsCK7knbM6yBX_VneV4I2uGjfLDwI_oUxDxfeMOSp0HebELTobS7kgMw_6D-K_srW9mo-C-m-Kfs80pMhpTR76N8AYPZsVsS0I1cetM3ruGJ_OFv1Mnni6iAqVic6t6tPvpFuYuRlQ7R7OIRfmv7VuqTN5zLNrssPqR3vVS7_0kHv76_JHT=w400-h239" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>La navata centrale della chiesa bizantina come appare oggi</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Il primo ordine di arcate venne murato
e l'altare venne addossato al muro orientale, nel vano della</div><div style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">porta di accesso del tempio. Non sono
del tutto chiari né la conformazione dell'abside, nè come si
concludessero invece le due navate laterali se con absidiole o con
una semplice parete rettilinea. Nelle due nicchie (ancora visibili)
intagliate nei piloni che fiancheggiavano la cella – al cui interno
si sviluppano le scale che conducono al tetto – inoltre, secondo
Prado, erano state collocate le statue dei Santi Pietro e Paolo. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEitiJjoaa4Qce_UdV6GMfwD91qaoHdfCLo4XA33iCoiRMIj3ImQ708l_IkBMikrrmRpJ9Pd6omwSEMG5d-5NSZ4kC6R_KZw1H92tYXc72_FiCQ-jfWnsSTnGS0CkuUBJxlfS3D7VsQPXFbDp2KykOT-Wx1Ox2bvBivlvrKj0araYU5_rxGDyL36NPQt=s405" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="197" data-original-width="405" height="195" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEitiJjoaa4Qce_UdV6GMfwD91qaoHdfCLo4XA33iCoiRMIj3ImQ708l_IkBMikrrmRpJ9Pd6omwSEMG5d-5NSZ4kC6R_KZw1H92tYXc72_FiCQ-jfWnsSTnGS0CkuUBJxlfS3D7VsQPXFbDp2KykOT-Wx1Ox2bvBivlvrKj0araYU5_rxGDyL36NPQt=w400-h195" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Planimetria della chiesa bizantina proposta da Prado</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Secondo l'architetto Luigi Trizzino -
che diresse il restauro del tempio nella metà del secolo scorso -
l’adattamento dell’edificio classico a luogo di culto cristiano
in età bizantina interessò solo la parte orientale del tempio,
utilizzando come sagrato della chiesa la rimanente parte del naos,
ipotizzando un ampliamento della chiesa in epoca più tarda.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEii1K_PouW9NkVkza8HSzP_bPEe8UeYGr76zaClcmsvMnQDDlhgZ1caD_aetHamhnRG6n6soBifKY4JMj_D267tMHhHY4p3fsiE52O3JZb11u14YVkFrBIUWvNgUPtZPnl0hOl41-v-Z_Yc0ySL8eIlca3S5zRH5gzFUi2fULBqQLBfk2f6atJfnTal=s550" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="254" data-original-width="550" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEii1K_PouW9NkVkza8HSzP_bPEe8UeYGr76zaClcmsvMnQDDlhgZ1caD_aetHamhnRG6n6soBifKY4JMj_D267tMHhHY4p3fsiE52O3JZb11u14YVkFrBIUWvNgUPtZPnl0hOl41-v-Z_Yc0ySL8eIlca3S5zRH5gzFUi2fULBqQLBfk2f6atJfnTal=w400-h185" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Planimetria della chiesa bizantina proposta da Trizzino</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Appare però difficile che gli archi a
tutto sesto che traforano la cella possano risalire ad un epoca
successiva (in cui la chiesa sarebbe stata ampliata) a quella
bizantina (tra il XII ed il XV sec. in Sicilia fu in uso
essenzialmente l'arco gotico).</p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sembra invece più probabile che in età
rinascimentale, col declassamento della chiesa abbaziale a chiesa
rurale in conseguenza delle pestilenze e della sua ubicazione <i>extra
moenia</i>, si sia ridotta l'estensione della sua superficie per mezzo di
un muro traverso la cui stuccatura ancora si vede in corrispondenza
dell'inizio della seconda arcata ricavata nella cella.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhvt6IFDVSv2B9J6zL3WPEHB-6J553-NhWRPi7kd_h3FOsnmWlLR6eiBMFsPUN5HESj8sz68WOFtATsIev5DrEK_GFDns4qaEj6IwmPwTAnKXYGIuoZIZ-Y6Eml-T-GQ3O0ffOl2UUdUSkyHFTNTo-3qIj7WcU9F1ILKRSGzpAlvoDGEl8xz-EbiVam=s857" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="857" data-original-width="600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhvt6IFDVSv2B9J6zL3WPEHB-6J553-NhWRPi7kd_h3FOsnmWlLR6eiBMFsPUN5HESj8sz68WOFtATsIev5DrEK_GFDns4qaEj6IwmPwTAnKXYGIuoZIZ-Y6Eml-T-GQ3O0ffOl2UUdUSkyHFTNTo-3qIj7WcU9F1ILKRSGzpAlvoDGEl8xz-EbiVam=w280-h400" width="280" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>a sn, all'altezza della seconda arcata, la linea d'inserzione del muro trasverso </i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>(in giallo nella planimetria di Zarbo) indicata dai resti della stuccatura in una fotografia del 1929.</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Da notare anche le pareti erette a protezione delle arcate e la nicchia ricavata nel pilone. </i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2-WyLL0CdwCMRZzLUt1qiACqH2VK4eyaWZTu-GrhmVn-dJuku61TVvyywxcIlKJg-7oYmTwliJIU0V3kUUCP2weSlIfgR1-Mgi8H3oT8dwFFDkzULUSBGIrrfcPMx-_qqaVEyo3OEli8qgucw_Cptovm4CIaAQkvHgmVI5Q32Ydv8n2gDWDSkcmRh=s549" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="269" data-original-width="549" height="196" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi2-WyLL0CdwCMRZzLUt1qiACqH2VK4eyaWZTu-GrhmVn-dJuku61TVvyywxcIlKJg-7oYmTwliJIU0V3kUUCP2weSlIfgR1-Mgi8H3oT8dwFFDkzULUSBGIrrfcPMx-_qqaVEyo3OEli8qgucw_Cptovm4CIaAQkvHgmVI5Q32Ydv8n2gDWDSkcmRh=w400-h196" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Planimetria della chiesa in epoca rinascimentale (Zarbo, 2010)</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><br /></i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La chiesa fu definitivamente smantellata nel 1778 per
ordine del principe di Torremuzza, regio custode delle antichità
della valle di Mazara.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Note</u>:</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(1) Il testo dell'epigrafe recita: <span style="text-align: center;">«CONCORDIAE AGRIGENTINORUM SACRUM,
RESPUBLICA LILYBITANORVM, DEDICANTIBVS M. ATTERIO CANDIDO PRODOS. ET
L. CORNELIO MARCELLO Q. PR»</span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Successivamente la chiesa prese il
nome di <i>San Gregorio delle Rape</i>. Il primo documento in cui la
chiesa appare con la dedica al suo fondatore è della fine del XII
secolo. Secondo alcuni, la denominazione «à Rapis» sarebbe
riconducibile all’ubicazione della chiesa tra i campi, secondo
altri, invece, la chiesa fu così denominata in quanto dal limitrofo
orto si ricavavano degli ortaggi. L'Holm infine ritenne che tale
dedicazione richiamasse la purificazione del tempio pagano dal demone
Raps, ad opera del vescovo Gregorio (Holm, <i>Geschictche Sicilien im
Alterthum</i>, III, Leipzig 1898, p.490)</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(3) Qui l'agiografo inserisce un anacronismo. Il concilio in questione è infatti il III di Costantinopoli, indetto da Costantino IV nel 680, in cui fu definitivamente condannato il monotelismo. E' però evidente che il vescovo agrigentino non può avervi partecipato. Cosentino, che data il <i>bios</i> di Leonzio alla fine del VII secolo, avanza l'ipotesi che fu invece lo stesso agiografo a partecipare al concilio (S.Cosentino, <a href="file:///C:/Users/Utente/Downloads/Quando_e_perche_fu_scritta_la_Vita_di_Gr.pdf" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;"><i>Quando e perché fu scritta la </i>Vita<i> di Gregorio di Agrigento</i></span></a>, 2018)</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Sitografia</u>: </p><p style="margin-bottom: 0cm;">-<span style="font-family: inherit;"> F.ZARBO, <a href="https://core.ac.uk/download/pdf/11918528.pdf" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">Dal Paganesimo al Cristianesimo: l'adattamento degli edifici religiosi pagani in Sicilia in età medioevale</span></a>, 2010</span></p><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="font-family: inherit;"><span style="color: #444444;">- F.MONCADA, </span><a href="https://3d-dada.blogspot.com/2016/07/chiesa-di-san-gregorio-nel-tempio-della-concordia-agrigento.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">La Chiesa di San Gregorio nel Tempio della Concordia</span></a><span style="color: #444444;">, 2018</span></span></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p></div></div><div style="text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="text-align: left;"><br /></span></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p><br /></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-56053916048914315842022-02-12T09:50:00.000-08:002022-02-12T09:52:21.464-08:00La cattedrale di Cefalù<p><b> La cattedrale di Cefalù</b></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEitCXlH8XMHQriF3jRnxDyXh1GEOEIRoEsAI0SWaEg3_yLuSkHYCPNFZGKVw8A281alaL9lMC6D6Rnf6sOHvbqH7pMj7dPC-nkoHhoII5vsIT3vfqXVwAbxM8v-_5B0oywQQGImNXW1iNUGnwWvpRfFGuA0CgIGsM2RRc8DfgKNgL1bG_vE9ymPLk3g=s640" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEitCXlH8XMHQriF3jRnxDyXh1GEOEIRoEsAI0SWaEg3_yLuSkHYCPNFZGKVw8A281alaL9lMC6D6Rnf6sOHvbqH7pMj7dPC-nkoHhoII5vsIT3vfqXVwAbxM8v-_5B0oywQQGImNXW1iNUGnwWvpRfFGuA0CgIGsM2RRc8DfgKNgL1bG_vE9ymPLk3g=w400-h300" width="400" /></a></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">La Cattedrale di Cefalù venne
edificata per volere di Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia,
Puglia e Calabria, nell’anno del Signore 1131.<br /></p><div style="text-align: left;">Vuole la
tradizione che il re, in viaggio per nave da Salerno a Palermo,
imbattutosi in una tempesta, fece voto al Signore di erigere una
chiesa nel luogo in cui avesse preso terra sano e salvo insieme al
suo equipaggio. Approdato a Cefalù, fece costruire qui il tempio
promesso a gloria del SS. Salvatore e dei Santi Pietro e Paolo. I lavori ebbero inizio, con la posa
della prima pietra, domenica 7 giugno, giorno di Pentecoste,
dell’anno 1131, presente alla cerimonia lo stesso re.</div><div style="text-align: left;">L’edificio nacque nell’ambito
dell’architettura romanica nordeuropea, importata in Sicilia dai
normanni, ma fu terminato da maestranze locali secondo le istanze
dell’architettura islamica e condizionato dalle esigenze liturgiche
bizantine.</div><div style="text-align: left;">L’originale progetto ruggeriano
prevedeva una costruzione molto complessa e talmente imponente che
rimase in molte sue parti incompiuta, per questo l’edificio
presenta sia all’interno che all’esterno diverse anomalie e
discontinuità.</div><div style="text-align: left;">Nel 1145 il re normanno stabilì che la
chiesa diventasse il mausoleo della famiglia reale. In tal senso
predispose la sistemazione di due sarcofagi di porfido, con relativi
baldacchini marmorei con intarsi a mosaico, alle estremità dei
bracci del transetto. Uno che doveva accogliere le sue spoglie
mortali, l’altro a gloria della famiglia Altavilla e destinato a
rimanere vuoto. Ma alla sua morte improvvisa (28 febbraio 1154)
venne sepolto provvisoriamente nella cripta della cattedrale
palermitana in un sarcofago romano di spoglio. Nel 1215 Federico II
fece trasportare i due sarcofagi porfirei con i relativi baldacchini
esistenti a Cefalù, nella cattedrale di Palermo, destinandoli per sé
e i suoi familiari. Riguardo le spoglie mortali di Ruggero II,
furono, in data imprecisata, traslate in un semplice sarcofago a
lastre di porfido dove tutt’ora riposano nella cattedrale
palermitana.</div><div style="text-align: left;">Alla morte di Ruggero II, soltanto la
zona presbiteriale dell’edificio era stata completata del tutto
secondo il progetto originario. Con l'ascesa al trono del figlio
Guglielmo, l'interesse si spostò sulla fabbrica del duomo di
Monreale e il progetto ruggeriano venne conseguentemente abbandonato.</div><div style="text-align: left;">La basilica fu quindi ultimata alla
meno peggio e con soluzioni di vero rattoppo a dare un completamento
all’edificio, che vide una sua quasi definitiva ultimazione
soltanto in età post-federiciana. <span style="color: #6a6a6a;">V</span>enne
consacrata il 10 aprile 1267 dal Cardinale Rodolfo vescovo di Albano,
pochi mesi prima della consacrazione del Duomo di Monreale. </div><div style="text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgI2nkozn0MwlNiq0G36pLDTq0PzYnFT6ZnTyJJ94eQofpuxNr_tm-1KBuXkjbBFOc0-YFjwydqsgbc18nN6Ja5YKd9rr5hPUfTkNlbrkNppIGxcQN-q5lsGe6AkO_YhTjm9Jec7vy3HklxxRcwbLFHg52qpuRNOzWML1QjbRiwuXuDa62gkrLmtODW=s615" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="448" data-original-width="615" height="233" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgI2nkozn0MwlNiq0G36pLDTq0PzYnFT6ZnTyJJ94eQofpuxNr_tm-1KBuXkjbBFOc0-YFjwydqsgbc18nN6Ja5YKd9rr5hPUfTkNlbrkNppIGxcQN-q5lsGe6AkO_YhTjm9Jec7vy3HklxxRcwbLFHg52qpuRNOzWML1QjbRiwuXuDa62gkrLmtODW=s320" width="320" /></a></div><br /><div style="text-align: left;">La costruzione guarda dall’alto di
una scalinata costruita nel 1851 ed è preceduta da un ampio sagrato
a terrazzo che un tempo ospitava un cimitero. Le due torri che
serrano ai lati la facciata sono il suo segno distintivo: alleggerite
da eleganti bifore e monofore, sono sormontate da cuspidi piramidali
aggiunte nel Quattrocento, una a pianta quadrata e l’altra a pianta
ottagonale. Nella parte superiore della facciata (completata nel
1240) la decorazione ad archetti ciechi e ad archi intrecciati è
interrotta da una finestra centrale; in quella inferiore, è inserito
il portale in marmo scolpito con motivi figurati e decorativi,
preceduto da un portico a tre arcate coperto da volte a crociera
costolonate, la cui costruzione venne iniziata intorno al 1471 dal
<i>magister</i> lombardo Ambrogio da Como. </div><div style="text-align: left;"></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">L’interno della cattedrale presenta
una pianta basilicale, triabsidata, con tre navate separate da una
teoria di archi ad alti piedritti con doppia ghiera, di sagoma
arabeggiante, sostenuti da 16 colonne monolitiche di spoglio:
quattordici di granito rosa e due di cipollino, poste su basamenti e
sovrastate da capitelli impreziositi di figurazioni e intagli. Sia le
colonne, sia i capitelli, sia i basamenti marmorei di spoglio sono di
epoca romana (probabilmente del II sec.).</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEggXntvTvWdc0IejGkROth6cw2PeZRuu6NSLrmUtxHGq8OULvJebrbidmcJgfdoHGK2cQRGXF0ujx5Bf5MDdyP692het00X_kvKkTzcAh87mdpgKPNBezwp54rM4oOGBRwFuJvAXXd6zyUhqFGGoqN2N9coBl8cn9psuE8WREW4z_yywPptZaAagOrm=s1024" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="602" data-original-width="1024" height="235" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEggXntvTvWdc0IejGkROth6cw2PeZRuu6NSLrmUtxHGq8OULvJebrbidmcJgfdoHGK2cQRGXF0ujx5Bf5MDdyP692het00X_kvKkTzcAh87mdpgKPNBezwp54rM4oOGBRwFuJvAXXd6zyUhqFGGoqN2N9coBl8cn9psuE8WREW4z_yywPptZaAagOrm=w400-h235" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Le tre navate hanno una copertura
lignea a capriate con travi dipinte di busti, animali fantastici e
motivi decorativi, opera di maestranze arabe. L’arco trionfale, affiancato da
colonne sormontate da capitelli figurati stavolta di stile arabo, dà
l’accesso al transetto. Rispetto al ruggeriano progetto originario,
è stato purtroppo riabbassato con un contro-arco, così che l’opera
è stata ridotta a più modeste proporzioni. Il presbiterio si presenta marcatamente
profondo e i pastoforia notevolmente sviluppati. Nel presbiterio erano collocati un
tempo il trono regale a sinistra guardando il Pantocratore e il
seggio episcopale a destra, posti l’uno di fronte all’altro. Di
questi particolari seggi rimangono soltanto due lastre decorate con
mosaico, con le scritte: <i>sedes regia</i> e <i>sedes episcopalis</i>.</p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">E’ verosimile che nel progetto
originario non fosse prevista una decorazione musiva. Lo fanno
pensare sia l’impianto dell’edificio, sia le crociere del
presbiterio e quelle laterali del transetto. Pertanto, i mosaici
sarebbero frutto di un ripensamento avvenuto al tempo dello stesso re
Ruggero morto nel 1154, come dimostra la data riferentesi ad essi,
del 1148, posta in basso nell’emiciclo dell’abside. La data del 1148 si riferisce ai
mosaici di una prima fase, ossia quelli dell’abside e della
crociera; mentre quelli delle pareti, data la loro diversità di
stile rispetto agli altri, sarebbero da ascrivere agli anni del
figlio e successore di Ruggero, Guglielmo I (1154-1166).</div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">Alla fase ruggeriana – alla cui
realizzazione il re chiamò maestranze costantinopolitane -
appartengono quindi il Cristo Pantocratore, la Vergine orante
fiancheggiata da quattro arcangeli: Michele, Gabriele, Uriele,
Raffaele nel registro inferiore, i santi Pietro e Paolo, gli
evangelisti Marco, Matteo, Giovanni e Luca nella terza fascia e,
infine, nella quarta gli apostoli Filippo, Giacomo, Andrea, Simone,
Bartolomeo e Tommaso, simmetricamente disposti in gruppi di tre. </div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjvONkaGXx3CAHE5ehHl_ZX0xYLhP3pNtlH3I4xS2L_g_3OhrUga7yT1dyGI3udCkxS7lCTqaFAv3M69VVN1GiB_zhJUupmP58UA5OZ49s1z2kDuzs4XeOsiAt-oLc-yWh_fGqUjpvEmy3zd0_HsMHbYbWZNNEE2gMb_dZJYpdZg9raTCW7J2_Wru7u=s1705" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1705" data-original-width="1635" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjvONkaGXx3CAHE5ehHl_ZX0xYLhP3pNtlH3I4xS2L_g_3OhrUga7yT1dyGI3udCkxS7lCTqaFAv3M69VVN1GiB_zhJUupmP58UA5OZ49s1z2kDuzs4XeOsiAt-oLc-yWh_fGqUjpvEmy3zd0_HsMHbYbWZNNEE2gMb_dZJYpdZg9raTCW7J2_Wru7u=w384-h400" width="384" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sulle pareti del bema, i mosaici di
fattura successiva rappresentano le icone dei Santi e Profeti che
dall’altezza della partitura delle figure absidali si dispongono su
quattro registri. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sulla parete sinistra racchiuso in un
tondo appare la figura di Melchisedek fiancheggiata dalle figure
intere di Osea e Mosé. Nella fascia immediatamente inferiore
stanno Gioele, Amos e Abdia.Più sotto i santi diaconi Pietro,
Vincenzo, Lorenzo e Stefano. Più in basso sono infine rappresentati
i Santi Gregorio, Agostino, Silvestro e Dionigi.</div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgMWR989fEiOkif0rQezkeg5jAcndU1wJGTUDeIQ-22o5Z30ujDj6DTH_r7FWuDCuL4HNHuqnCZcAexVqn-QUN-GcCejSunFvUFgz_k9XZv_JA0TYgZtV377dMRVtgVk4kctWZ-z638Re-55SsFY-qLVDMLlF5zatyAPEcMXyThP2JbuBYFWS031U9w=s1414" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1414" data-original-width="900" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgMWR989fEiOkif0rQezkeg5jAcndU1wJGTUDeIQ-22o5Z30ujDj6DTH_r7FWuDCuL4HNHuqnCZcAexVqn-QUN-GcCejSunFvUFgz_k9XZv_JA0TYgZtV377dMRVtgVk4kctWZ-z638Re-55SsFY-qLVDMLlF5zatyAPEcMXyThP2JbuBYFWS031U9w=w408-h640" width="408" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Parete sinistra</i></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sulla parete destra, nella fascia
superiore, si trova la figura a mezzo busto di Abramo, racchiusa
entro un tondo e fiancheggiata dalle figure intere di Davide e
Salomone. Nella fascia sottostante sono raffigurati i Profeti
Giona, Michea e Nahum, cui seguono i Santi guerrieri Teodoro,
Giorgio, Demetrio e Nestore. Nella fascia inferiore, infine. Le
figure dei Santi orientali Nicola, Basilio, Giovanni Crisostomo e
Gregorio Nazianzeno.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiBhn-jWccrDe2o-0ZrSLLemAD0o3yAVVC7pUZuUWS_QYo6BMkwwRMIDDHNMUAtRUcUueMrJH0s_Q5AvPqyB9XK5lAD_4O3QqrFlMVqpaQcvTBWDWYWi4xrTsQSQCmuAj2nqSNDWj-A2HrgFIqU7hAg8xSM4IiAGSDPHb1-1hIsIyFL0xi-Of5nD9P6=s1322" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1322" data-original-width="900" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiBhn-jWccrDe2o-0ZrSLLemAD0o3yAVVC7pUZuUWS_QYo6BMkwwRMIDDHNMUAtRUcUueMrJH0s_Q5AvPqyB9XK5lAD_4O3QqrFlMVqpaQcvTBWDWYWi4xrTsQSQCmuAj2nqSNDWj-A2HrgFIqU7hAg8xSM4IiAGSDPHb1-1hIsIyFL0xi-Of5nD9P6=w436-h640" width="436" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Parete destra</i></div><br /><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nei mosaici delle vele della crociera
sono rappresentati Cherubini, Serafini e altre figure angeliche. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgUiF6JMmVaisNKTZHpU0K3eqT0quW9BjOmwEPcjl6NwFr6RLAAguetppk5VV4M1FjgJIdgJCsFkvLcNtyI63FMxtxN7Gq84vv9EkIgfOo1-1yUuQGOvclzGc3FCtEVd_SSL47TlAh8ieDjpiZzRohRJL-S5WiiQ7LvV4zXUvBk3HAaZQBZd5Cztd6z=s1200" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="765" data-original-width="1200" height="255" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgUiF6JMmVaisNKTZHpU0K3eqT0quW9BjOmwEPcjl6NwFr6RLAAguetppk5VV4M1FjgJIdgJCsFkvLcNtyI63FMxtxN7Gq84vv9EkIgfOo1-1yUuQGOvclzGc3FCtEVd_SSL47TlAh8ieDjpiZzRohRJL-S5WiiQ7LvV4zXUvBk3HAaZQBZd5Cztd6z=w400-h255" width="400" /></a></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nel Seicento si vollero arricchire le
pareti laterali del presbiterio con stucchi quasi tutti di mediocre
fattura. </div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Elementi di reimpiego di fattura
bizantina, riconducibili alla metà del VII secolo, sembrano essere -
p<span lang="it-IT">er la tecnica con cui è stato eseguito il
rilievo, la stilizzazione degli elementi decorativi e i confronti
stilistici che è possibile reperire a Costantinopoli, a Ravenna e a
Siracusa - due stipiti di marmo decorati con un motivo a tralci,
grappoli d’uva e melograni riutilizzati in uno dei portali del
duomo.</span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span lang="it-IT"><br /></span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgEEF3oNML3VL35RGhxwcyui54-3bclW1i19Fk6W16sih7m0lQBxrlklWD3z_IwlcWP3fxI29LyHpjBpX1JczzbF0iJJdgN9w4Gq-xCIiHAWjMDoF-8XlgLWRSF5R3lYUyCmtJL93Ypzkft4A8e99FTZQpmZH9SzXQzz4Gs8qkJ4TCv1rHC7EU62GBJ=s887" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="887" data-original-width="220" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgEEF3oNML3VL35RGhxwcyui54-3bclW1i19Fk6W16sih7m0lQBxrlklWD3z_IwlcWP3fxI29LyHpjBpX1JczzbF0iJJdgN9w4Gq-xCIiHAWjMDoF-8XlgLWRSF5R3lYUyCmtJL93Ypzkft4A8e99FTZQpmZH9SzXQzz4Gs8qkJ4TCv1rHC7EU62GBJ=s320" width="79" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span lang="it-IT">Più interessante e
sempre riconducibile al periodo di occupazione bizantina, è un
lacerto di mosaico pavimentale policromo, scoperto nel saggio presso
il prospetto del Duomo, insieme ad un troncone di muro, che va
riferito con molta probabilità allo stesso edificio di appartenenza
del mosaico, ed a tre sepolture. </span></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Alle figure di
volatili ed agli elementi vegetali estremamente stilizzati si
associano motivi geometrici impiegati in larghe bande che delimitano
il campo. Spiccano una fila di semicerchi, che intersecandosi formano
una fila di ogive e di squame adiacenti, in tricromia : rosso, bianco
e nero ; e una fila di quadrati tangenti sulla diagonale, all’interno
dei quali è iscritta una rosetta cruciforme, in bicromia : bianco e
nero. Del motivo decorativo all’interno del campo rimangono la
figura di un colombo nell’atto di abbeverarsi, all’estremità
meridionale, i resti di almeno altri due volatili, nella parte
centrale, due alberelli stilizzati ad Est, e, all’angolo nord-est,
un fiore gigliato.</div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></div><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sul fianco settentrionale della Cattedrale infine, si apre il
chiostro del XII secolo. A pianta quadrata, è circondato per due
lati da un portico con arcate ogivali su capitelli figurati e
istoriati (i colonnati delle altre due corsie sono andati distrutti
tra il XIX e il XX secolo), opera di maestranze scultoree romaniche
della metà circa del XII secolo, sorretti da colonne binate.</div><span lang="it-IT"><br /></span></div></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgpQMF9rUZoXZVlZrVtDZhKUEmbwrdX97dqcGArpBcxXARYmk10eWHzl61TowPsjFFbCYk6gdYneWELuJLDzPmedL545NFOBB2zXg-_1GRMZNHyxYSue-nDMNEjHwxaasqKrVtweILn-dNc9FTg_QeuJlbENkIubKj8rajH5sUOvD3Sqk0ftlBEh-f5=s640" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgpQMF9rUZoXZVlZrVtDZhKUEmbwrdX97dqcGArpBcxXARYmk10eWHzl61TowPsjFFbCYk6gdYneWELuJLDzPmedL545NFOBB2zXg-_1GRMZNHyxYSue-nDMNEjHwxaasqKrVtweILn-dNc9FTg_QeuJlbENkIubKj8rajH5sUOvD3Sqk0ftlBEh-f5=s320" width="320" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><br />dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-2919596011465973632021-12-19T13:20:00.001-08:002021-12-19T13:20:19.094-08:00Il castello di Roccascalegna<p><b>Il castello di Roccascalegna</b></p>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjFwF1BPdbLny4IgqWUb_Vr-5374dlCgKst3f4BIAaYC5zMBrZitk6Y6gekwIFo6_PTAWl3CZZUOqGGnWsUpO601ZQ5ZbG1H1tPLTWlRanMgMIkGFxIQXhMgHh9YNG2nSmREiIzn_EiUR_YdYm6-G1I7S5VyHlZ0IvVOMHQTATOkflinFxUjigh_Fru=s957" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="718" data-original-width="957" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjFwF1BPdbLny4IgqWUb_Vr-5374dlCgKst3f4BIAaYC5zMBrZitk6Y6gekwIFo6_PTAWl3CZZUOqGGnWsUpO601ZQ5ZbG1H1tPLTWlRanMgMIkGFxIQXhMgHh9YNG2nSmREiIzn_EiUR_YdYm6-G1I7S5VyHlZ0IvVOMHQTATOkflinFxUjigh_Fru=w400-h300" width="400" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><i>Lato nordovest</i></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Originariamente il borgo sorse come
avamposto longobardo per il controllo della Valle del Rio Secco. Per
difendere l'area, dove ora sorge il castello, venne eretta una torre
d'avvistamento che costituì il primo nucleo della fortificazione. Il
vero e proprio castello, tuttavia, è, verosimilmente, di epoca
normanna. Nel 1320 Roccascalegna (1) viene nominata infatti "cum
castellione", all'epoca, quindi, il castello già esisteva. Nel XV secolo vi risulta infeudato un
soldato di ventura, Raimondo Annechino, agli ordini di Giacomo di
Caldora. La dinastia feudataria giunge fino a Giovanni Maria
Annechino a cui si deve una ristrutturazione del castello – con
l'aggiunta di quattro torri - per adattarlo all'uso delle armi da
fuoco (1525). Giovanni pagò però il sostegno dato al re di Francia
Francesco I contro l'imperatore Carlo V con la perdita di tutti i
possedimenti di famiglia (1528). In seguito il feudo viene concesso ai
Carafa che lo tengono fino alla fine del secolo, quando sono
costretti a cederlo per onorare i propri debiti. Ai Carafa succedono i Corvo o de Corvis
che tengono Roccascalegna per oltre un secolo (1599-1717) anche se
soltanto uno di loro dimorò nel castello, Giuseppe, che, ad appena
46 anni, morì (1645) in circostanze poco chiare durante un viaggio e
fu sepolto nella Chiesa di San Pietro.Gli
ultimi feudatari di Roccascalegna sono stati i Nanni, ma anche questi
hanno avuto poca cura del feudo e dei sudditi; il Castello, sia che
fosse in cattive condizioni, sia che fosse stato la scena di un
omicidio, sia che non fosse più in grado di ospitare degnamente un
nucleo familiare di una certa consistenza, fu abbandonato e
l’abitazione del feudatario fu costruita in una zona più comoda e
di facile accesso.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKH_2zp07Zo-nkQK7V3OU8XSOkRRfdIT2UFdhmQO2Zbuv9Y1revt4DqCNiLxUNfvXTx8UIM6tg0-1LnAcFKuGliQ4dC3qkpADlaqW_quIyGpau_JYByAVixZdZSd2PC6M9uq6noqO16YK0893DAWa87V_qi0ZxJfsDyzhp6Sz2mTEW0zzElhMKUZna=s724" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="530" data-original-width="724" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiKH_2zp07Zo-nkQK7V3OU8XSOkRRfdIT2UFdhmQO2Zbuv9Y1revt4DqCNiLxUNfvXTx8UIM6tg0-1LnAcFKuGliQ4dC3qkpADlaqW_quIyGpau_JYByAVixZdZSd2PC6M9uq6noqO16YK0893DAWa87V_qi0ZxJfsDyzhp6Sz2mTEW0zzElhMKUZna=w400-h293" width="400" /></a></div>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Si accede alla fortezza per mezzo di
una lunga gradinata che dalla chiesa di san Pietro, eretta probabilmente nel XV secolo (2), conduce alla porta d'ingresso della fortezza realizzata in rovere
massiccio. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhsb5ec7Mr-okZ5g0u-dR3cgDEzQncvTPntk6ZiOfr8mBRqN1VRVLiaiOA2oxRsgyhmNljHBa9veURXLhoOHY-Wegk6zVV07Ec92GPM8z0NqMPQl_l7kTHU5rBhNQ0S91butkfZvVLeScE9tVA3xV5pUgPSTGBG2xYmEVJ27Y66Ztk3YA98iQbif8rV=s784" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="525" data-original-width="784" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhsb5ec7Mr-okZ5g0u-dR3cgDEzQncvTPntk6ZiOfr8mBRqN1VRVLiaiOA2oxRsgyhmNljHBa9veURXLhoOHY-Wegk6zVV07Ec92GPM8z0NqMPQl_l7kTHU5rBhNQ0S91butkfZvVLeScE9tVA3xV5pUgPSTGBG2xYmEVJ27Y66Ztk3YA98iQbif8rV=w400-h268" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Da qui è possibile osservare i resti della garitta e
della torre di guardia – a pianta circolare – che proteggeva
l'ingresso. Una volta oltrepassato l'ingresso,
sulla sinistra, si nota un un portale in pietra ornato da un cuore
rovesciato che introduceva ad una prima torre a base circolare
crollata nel 1940. <span>A
questa torre crollata è legata la leggenda del barone Corvo de
Corvis che, nel 1646 avrebbe reintrodotto il discusso </span><span><i>ius
primae noctis</i></span><span> assieme
ad altre stramberie vessatorie come quella di costringere i propri
sudditi a venerare un corvo nero e chi si rifiutava di genuflettersi
al cospetto di questa creatura veniva arrestato e buttato in un
pozzo, dove vi erano delle spade conficcate nel terreno. La leggenda
vuole che una giovane sposa, recandosi al talamo del barone per
consumare la notte d'amore che gli spettava, lo avrebbe altresì
accoltellato a morte. L'impronta della mano insanguinata del barone
avrebbe quindi resistito a tutti i tentativi di cancellarla fino al
crollo della torre nel 1940. </span></p><p style="margin-bottom: 0cm;"><span><br /></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjwERquJ_2DazE4JjWlhtx3CAizRCCqd_tPlPWWPdpA3WP8tC2dsjxVJ_C-OZOnT0-7sPdtXwDXSFbqyEViYfTYhz6L4IUcav_kJD2bvgrH4GHqvUqfahY6ASQBfVjwTYmU_VdmUyQ436gqloLmbvpT-960T8AvNsZ2HPnXt4yKWp1eNb1mCVbtEoMr=s948" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="686" data-original-width="948" height="290" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjwERquJ_2DazE4JjWlhtx3CAizRCCqd_tPlPWWPdpA3WP8tC2dsjxVJ_C-OZOnT0-7sPdtXwDXSFbqyEViYfTYhz6L4IUcav_kJD2bvgrH4GHqvUqfahY6ASQBfVjwTYmU_VdmUyQ436gqloLmbvpT-960T8AvNsZ2HPnXt4yKWp1eNb1mCVbtEoMr=w400-h290" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: center;"><i>La corte del castello, sullo sfondo la chiesa del Santo Rosario</i></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Proseguendo lungo il fianco nord-ovest
si incontrano altre due torri addossate alle mura: la <i>Torre del
carcere</i> e la <i>Torre del forno </i>(3)<i> </i>e, con essa comunicante, la
cappella del S. Rosario, costruita nel 1577, come testimonia
l'iscrizione sul portale d'ingresso. Dall' esterno della chiesa,
tramite gradini in pietra che si insinuano nella roccia, si accede
all'ultima torre detta "Torretta", l'unica del complesso a
pianta quadrata posta sul punto più alto dello sperone roccioso e
coronata da merlatura guelfa. </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgaO7b4VU9-_SYLlWE6ts8m5wDjAQei5-dCL-kf9IAfp3Da_qFLCE64ilxGqdBGf25iz_2ZUbVQ6ShnmwqKoKSnbWrDSHI5zs16GFvE8JRKV8z_BNT3kcpYnYf1xUUS86D3-0iGU9IUFaTpkAZzajV0Qrvr8_7ZMzho5pcd0Ww-9xYB_l1m0jk6u4MA=s631" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="505" data-original-width="631" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgaO7b4VU9-_SYLlWE6ts8m5wDjAQei5-dCL-kf9IAfp3Da_qFLCE64ilxGqdBGf25iz_2ZUbVQ6ShnmwqKoKSnbWrDSHI5zs16GFvE8JRKV8z_BNT3kcpYnYf1xUUS86D3-0iGU9IUFaTpkAZzajV0Qrvr8_7ZMzho5pcd0Ww-9xYB_l1m0jk6u4MA=w400-h320" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Nella muratura esterna del fianco
nord-ovest sono ben visibili le tracce di una precedente merlatura
prima che le torri venissero sopraelevate e rinforzate in età
aragonese sotto la signoria di Giovanni Maria Annechino.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><u>Note</u>:</p><p style="margin-bottom: 0cm;">(1) Secondo alcuni il termine deriverebbe dal francese "scarenna", che indica il fianco scosceso di una montagna - successivamente corrotto in<i> scalegna</i>. Secondo altri andrebbe invece posto in relazione con la scala lignea che dava accesso all'antica torre di avvistamento. Un'ultima ipotesi lo correla invece al nome di un feudatario longobardo di nome "Aschari" da cui "Rocca ascharenea" poi corrotto in Roccascalegna. </p><p style="margin-bottom: 0cm;">(2) Per una datazione della chiesa al XV secolo propendono sia la data "1461" incisa su un arco del presbiterio, sia la <i>reclinatio capitis</i> (la leggera rotazione dell'abside rispetto all'asse centrale a simulare l'inclinazione del capo del Cristo sulla croce). </p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhtD9wKyUJaPpRHK4EL4EbhlcW6sDmpLMajNarG_VkHTEO-fp9xMXzVybekOSPyMxtRMXc_AShK6riL9NTRZRIMjz7_9dnC6FrDOHp3j4_qjlen1K_oeeMoFFM4n22dJh6Wh6hCOXdABB7vM4XtMK_Xr7_5s7pJLMgSyldBEJK8XPIpmCWED9xxWNZp=s4539" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3747" data-original-width="4539" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhtD9wKyUJaPpRHK4EL4EbhlcW6sDmpLMajNarG_VkHTEO-fp9xMXzVybekOSPyMxtRMXc_AShK6riL9NTRZRIMjz7_9dnC6FrDOHp3j4_qjlen1K_oeeMoFFM4n22dJh6Wh6hCOXdABB7vM4XtMK_Xr7_5s7pJLMgSyldBEJK8XPIpmCWED9xxWNZp=s320" width="320" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm;">(3) All'interno di questa torre è attualmente conservata una ricostruzione della macchina utilizzata dai bizantini per lanciare il micidiale <i>fuoco greco</i>.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivMyqrHJi9Ff0VczH1JJAJfZ5-WFAlUQdXtk7nLIQ80nFeh-INKRZUaFGmYCAzRSbIs7Bfzad0n6IiQj6Xg4gZKLE-ckowLsliMTi6F9Ov30ssp2uZpCm981xn_Ut5FheXT_UgGF64QHPo9E--TxUC5CV_tI3RvuPKj-AjuZeQt-U46-GB9qF8TbRj=s689" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="515" data-original-width="689" height="239" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEivMyqrHJi9Ff0VczH1JJAJfZ5-WFAlUQdXtk7nLIQ80nFeh-INKRZUaFGmYCAzRSbIs7Bfzad0n6IiQj6Xg4gZKLE-ckowLsliMTi6F9Ov30ssp2uZpCm981xn_Ut5FheXT_UgGF64QHPo9E--TxUC5CV_tI3RvuPKj-AjuZeQt-U46-GB9qF8TbRj=s320" width="320" /></a></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p>
<p style="margin-bottom: 0cm;"><br />
</p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-61047888065848923772021-10-10T07:14:00.000-07:002021-10-10T07:14:50.524-07:00La Chiesa di Epifanio, complesso monastico di San Vincenzo al Volturno<p><b> La Chiesa di Epifanio, complesso monastico di San Vincenzo al Volturno</b></p><p style="margin-bottom: 0cm;">La Chiesa di Santa Maria in Insula –
meglio nota come <i>Chiesa di Epifanio</i> - è un piccolo edificio
di culto, lungo 11 metri e largo 6,5, che si trova all'interno del
complesso monastico di San Vincenzo al Volturno.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_g8Tr_KNPv_qscr4yahfLnRt_iBXcDF4kdUT0y7kYFQHeF6FYhXETgVCobW4EFNRzmTm8iumVpNaxYo6Q2TcvLPUxbjOO7fbBw-90On2Q-W1al_sH8JngW4V0KGM6mh5kQXl7VZd7YPU/s722/complesso+san+vincenzo+pianta+3.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="582" data-original-width="722" height="323" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_g8Tr_KNPv_qscr4yahfLnRt_iBXcDF4kdUT0y7kYFQHeF6FYhXETgVCobW4EFNRzmTm8iumVpNaxYo6Q2TcvLPUxbjOO7fbBw-90On2Q-W1al_sH8JngW4V0KGM6mh5kQXl7VZd7YPU/w400-h323/complesso+san+vincenzo+pianta+3.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p style="margin-bottom: 0cm;">Presenta una pianta a navata unica,
coperta in origine con tetto a capriata, terminante ad ovest in
un'abside fortemente sopraelevata (circa 1,5 m. al di sopra della
quota della navata) e trilobata. La facciata dell'edificio è
preceduta da un nartece in cui furono ricavate alcune sepolture. In
questa forma, l'edificio risale agli interventi operati dall'abate
Epifanio (824- 842) sulla chiesa originaria (VIII sec.). Sulla parete dell'abside si leggono
ancora i resti della decorazione ad affresco, con motivi a velario.
Nel presbiterio resta ancora parte di un altare costituito da un
rocchio di colonna segato, all'interno del quale sono stati praticati
degli alveoli che servivano per custodire reliquie.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEINOz-UexdKh-FRbpdvtQzyg6CzJwKwKSsg_12EAsS9oMwqHb5E-MyQ_gbNgDuDWAjDvxdUZVVEnNKQV7w_thDnoiOwzIlGVn9ForRWiIpaW8WUwePTQA_VMO7uJ6dZGaz8sS0cSCOfY/s2048/abside.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1446" data-original-width="2048" height="283" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjEINOz-UexdKh-FRbpdvtQzyg6CzJwKwKSsg_12EAsS9oMwqHb5E-MyQ_gbNgDuDWAjDvxdUZVVEnNKQV7w_thDnoiOwzIlGVn9ForRWiIpaW8WUwePTQA_VMO7uJ6dZGaz8sS0cSCOfY/w400-h283/abside.jpg" width="400" /></a></div><i><div style="text-align: center;"><i>L'abside sopraelevata. A sinistra si nota la porta d'ingresso alla cripta</i></div></i><p style="margin-bottom: 0cm;"></p><p style="margin-bottom: 0cm;">La cripta di Epifanio ha una forma
grossolanamente a croce greca, è coperta da una volta a botte ed è
solo parzialmente ipogea. Nel braccio est, sotto la finestra che
metteva in comunicazione visiva la navata della chiesa con la cripta,
si trovano i resti di una sepoltura, che doveva custodire reliquie o
i resti di un personaggio di rilievo, legato all'abbazia.
</p>
<p style="margin-bottom: 0cm;">Nella seconda metà dell’VIII secolo
Ambrogio Autperto, un funzionario della corte carolingia, autore di
un Commentario all’Apocalisse di S. Giovanni, venne inviato
nell’Italia meridionale per approfondire la situazione politica del
monastero di S. Vincenzo al Volturno, uno dei più importanti
dell’epoca, dove decise di abbracciare la vita monastica. Ordinato
sacerdote nel 761, vi ricoprì la carica di abate per un breve
periodo (777-778). Ebbe grande fama al suo tempo per aver posto la
questione della centralità della Madonna nel processo di salvezza
dell’uomo. Scrisse alcuni trattati, fondamentali nella storia della
Marianologia, sull’Assunzione di Maria al Cielo. Come vedremo,
l'apparato iconografico della cripta appare fortemente influenzato
dal suo pensiero teologico.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW_r1dsoDN167G-E6SovjXfyVhowB8qTwgljcAwtPv0XbEytcUrOLyTZx6ZNFj4qT2MaDb5ClhUV4LMjQmYVcoeonXgcPO9L58A0BE-b2KRMkKCekkfdMV4-LyjLBjFQuHkgnrBrJjXyk/s1149/pianta+2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="811" data-original-width="1149" height="283" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhW_r1dsoDN167G-E6SovjXfyVhowB8qTwgljcAwtPv0XbEytcUrOLyTZx6ZNFj4qT2MaDb5ClhUV4LMjQmYVcoeonXgcPO9L58A0BE-b2KRMkKCekkfdMV4-LyjLBjFQuHkgnrBrJjXyk/w400-h283/pianta+2.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="margin-bottom: 0cm;">Sulla parete sinistra, appena entrati,
è dipinta la teoria delle sante martiri (3), originariamente in
numero di sei ed ora di cinque (della sesta sopravvive solo
l’aureola), che hanno tutte lo stesso atteggiamento ed una
posizione complessiva che deriva chiaramente da esempi collegabili al
corteo di sante di <a href="https://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/12/santapollinare-nuovo.html" target="_blank"><span style="color: #2b00fe;">S. Apollinare nuovo</span></a> a Ravenna. In ambedue le
rappresentazioni le figure femminili sono abbigliate con ricche
dalmatiche di vari colori. Una semplice fascia tiene fermo sulla
testa un lungo velo che nella parte destra scende dietro la spalla
per comparire poi sull’avambraccio tenuto piegato e nella parte
sinistra passa sulla parta anteriore della spalla per coprire la mano
che regge, senza contaminarla con il contatto della pelle, una corona
impreziosita da perle.Tra le sante è stata individuata
Anastasia, grazie ad una didascalia oggi non più leggibile.</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5Ahf5gCqM6HvJ0aI-qxE-lv96WwaEbq9q3r0ABvM6ThiTe8GRD5Aw2vGNIMsgavkYxKo2KyKemO4vLFHisiG51qUlcjJZVH8wHtQV96h9j6sJoHruXY-ObEBC4gOS4uOG5L55RaYmatQ/s1024/Teoria+di+sei+sante.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh5Ahf5gCqM6HvJ0aI-qxE-lv96WwaEbq9q3r0ABvM6ThiTe8GRD5Aw2vGNIMsgavkYxKo2KyKemO4vLFHisiG51qUlcjJZVH8wHtQV96h9j6sJoHruXY-ObEBC4gOS4uOG5L55RaYmatQ/w400-h266/Teoria+di+sei+sante.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sempre sulla stessa parete ma oltre
l'abside, è raffigurato il martirio dei santi Lorenzo e Stefano.Nella prima scena (20), in alto a
sinistra, l'imperatore Valeriano (253-260), seduto in trono, assiste
al martirio di Lorenzo. Il santo, completamente nudo, con le mani
legate, è steso su una graticola mentre due carnefici, dalla parte
dei piedi, lo tengono fermo con lunghe forcine a due punte. Al
disopra della testa del santo sopravvivono alcune lettere
dell’originale SCS LAURENTIUS. Sulla sinistra, un terzo carnefice,
anch’esso come gli altri vestito di una tunichetta a mezza gamba e
calzato con stivaletti di cuoio, volge le spalle al fuoco come per
ripararsi dal calore trattenendo la fune con la quale è legato il
martire. Al centro un angelo piombante, dalle ali multicolori e la
lunga tunica, scende a testa in giù a prendere l'anima del santo.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOuG9m6lW7E9Q0eGa7JE5xdUoOrIImlQL-086mPaU9R-YHvdpoal6G_S8Ap4izW-jL9PXQ9qCNd4dJIJ6j82R_PPRYiMdeENGcPc9VftMUfDro6XXrk66qATajqd2vqtp8MMAna7uCKp8/s2048/Martirio+di+San+Lorenzo+2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1945" data-original-width="2048" height="380" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhOuG9m6lW7E9Q0eGa7JE5xdUoOrIImlQL-086mPaU9R-YHvdpoal6G_S8Ap4izW-jL9PXQ9qCNd4dJIJ6j82R_PPRYiMdeENGcPc9VftMUfDro6XXrk66qATajqd2vqtp8MMAna7uCKp8/w400-h380/Martirio+di+San+Lorenzo+2.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: left;">Nella scena successiva (21), S. Stefano viene ucciso da un gruppo
di lapidatori di cui rimangono visibili solamente i due di destra.
Della figura del santo rimane solo la parte superiore, comunque
sufficiente a farci capire che era inginocchiato e con le braccia
sollevate al cielo mentre subiva il martirio (*). I lapidatori hanno
tuniche più lunghe di quelle dei carnefici di Lorenzo ed hanno
ambedue un ampio mantello rigirato all’indietro ed appuntato sulla
spalla destra con un grande fermaglio circolare.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL6BLnic4hCEn_X7RHFPG5wA0aJjqlMglcm2b9XvVdoHPCR_1MSZHyoWgMxxO0kYBtq49NY4vEXstQ9qx6rPZgr0aAsJrNGJmlpQkYlni19uGB_ivV0YJDvJHZkJewrYKvXG8g-8bCNXg/s475/Martirio+Srefano.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="475" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhL6BLnic4hCEn_X7RHFPG5wA0aJjqlMglcm2b9XvVdoHPCR_1MSZHyoWgMxxO0kYBtq49NY4vEXstQ9qx6rPZgr0aAsJrNGJmlpQkYlni19uGB_ivV0YJDvJHZkJewrYKvXG8g-8bCNXg/w400-h265/Martirio+Srefano.jpg" width="400" /></a></div><p style="text-align: left;">Fra le due scene di martirio è incavata una nicchia al cui
interno è raffigurato (molto danneggiato) un personaggio in posizione
di orante, con una lunga stola che copre le bianche vesti. Il capo
presenta il nimbo rettangolare.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhu48LJQV8TOxpOLPsFgh0qWk9VC0l-8NEAEc5V2Z2iYpqu9XEl1UI_kza0kin8M4RFidwbheknmEnO95ulcuqYEFC1c8UBAA8lpPMIT_q9xJJuabO-5HE21X4CcgeEAaXMyriSLh5KPc/s715/Epifanio%252C+anima.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="715" data-original-width="475" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhu48LJQV8TOxpOLPsFgh0qWk9VC0l-8NEAEc5V2Z2iYpqu9XEl1UI_kza0kin8M4RFidwbheknmEnO95ulcuqYEFC1c8UBAA8lpPMIT_q9xJJuabO-5HE21X4CcgeEAaXMyriSLh5KPc/w266-h400/Epifanio%252C+anima.jpg" width="266" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Abside</u>: <span style="font-family: Nunito;"><span style="font-size: 10pt;">s</span></span>ulle
due pareti rettilinee che si fronteggiano sono situate, in posizione
contrapposta, le quattro figure degli arcangeli (9), simili tra loro,
ritratte in atteggiamento assolutamente immobile.Solo del primo a sinistra si riconosce
il nome dalla scritta verticale: SCS RAPHAEL. Una ricognizione
recente e più accurata della parete che sta di fronte all’arcangelo
Raffaele ha rivelato la presenza di alcune lettere di un epigrafe che
attesta un riferimento all’arcangelo Michele: SCS MI … H… </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirPEUqRczMnEsermZN4LHEoc2fIelAmwOEpY0BaCpeK1MZdBRPMpBQqNjAzUDyetvmDYuyJeKEwtKwKT_6Nsm_3sElVG-a8kL0fki6K1zImrbQTZF-4RrlHPWTRMOUhxfgybhWmkTCIXY/s606/Raffaele.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="606" data-original-width="468" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEirPEUqRczMnEsermZN4LHEoc2fIelAmwOEpY0BaCpeK1MZdBRPMpBQqNjAzUDyetvmDYuyJeKEwtKwKT_6Nsm_3sElVG-a8kL0fki6K1zImrbQTZF-4RrlHPWTRMOUhxfgybhWmkTCIXY/w247-h320/Raffaele.jpg" width="247" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>L'arcangelo Raffaele</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Ogni arcangelo regge con la mano
sinistra una sfera celeste che racchiude una stella ad otto punte
mentre il braccio destro è piegato in modo che la mano poggi sul
ventre. I loro piedi stanno su un piano orizzontale la cui
prospettiva è determinata da fasce orizzontali a varie sfumature di
ocra sulle quali emerge una serie di papaveracee rosse estremamente
stilizzate. La cornice continua, che delimita in
basso la figurazione, ed il taglio netto del piano inclinato con il
fondale azzurro determina una condizione ottica tale per cui gli
angeli sembrano posti su un basamento a ferro di cavallo che
racchiude al suo interno l’osservatore e si apre prospetticamente,
a 360 gradi, su uno spazio siderale, privo degli elementi di
ingombro, cioè le montagne, che normalmente caratterizzano un
paesaggio terrestre.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOpa46pvYwGpl5p-8SLMAMAD4LaF6HnwtOt_NydgKHt78t8DSVshMKs9ZYHZa3KteeMZl-UcLnezZvMU8GcRo46rI3Na2DPp8ggI4Jw6606ns-sC8d-PD5Uwn79E0lsG-rHCdg-cF6QUU/s475/arcangeli.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="475" height="265" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOpa46pvYwGpl5p-8SLMAMAD4LaF6HnwtOt_NydgKHt78t8DSVshMKs9ZYHZa3KteeMZl-UcLnezZvMU8GcRo46rI3Na2DPp8ggI4Jw6606ns-sC8d-PD5Uwn79E0lsG-rHCdg-cF6QUU/w400-h265/arcangeli.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><p style="margin-bottom: 0cm;"><i>Dopo di ciò, vidi quattro angeli
che stavano ai quattro angoli della terra, e trattenevano i quattro
venti, perché non soffiassero sulla terra, né sul mare, né su
alcuna pianta. Poi vidi un altro angelo che saliva dall’oriente ed
aveva il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro
angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra ed
il mare</i> (Apocalisse, 7, 1-2).
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella nicchia absidale, all'interno di
un clipeo, è raffigurato un quinto arcangelo (7).</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPAkK_1d4Z-jjD33nGUMNdhmpoDmBf8RU4ExmyZQhPFv5BayxHLwG5nNTquuPPcHSJEMEuvUtHr3VtRWgdHAZj-iq-qUO79oyyfRg_mayiVLpA5O9RycDxoQ9BXiV-G1tXfyLJDNKXn2U/s600/arcangelo+vendicatore.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="466" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiPAkK_1d4Z-jjD33nGUMNdhmpoDmBf8RU4ExmyZQhPFv5BayxHLwG5nNTquuPPcHSJEMEuvUtHr3VtRWgdHAZj-iq-qUO79oyyfRg_mayiVLpA5O9RycDxoQ9BXiV-G1tXfyLJDNKXn2U/w311-h400/arcangelo+vendicatore.jpg" width="311" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Ambrogio Autperto attribuisce ai
quattro angeli descritti da San Giovanni un potere quasi malefico di
esecutori di una sentenza al quale si oppone il quinto angelo che,
per il fatto di reggere il Sigillo del Dio vivente, rappresenta il
Cristo Giudicatore e Vendicatore. Il quinto arcangelo tiene infatti
nella mano destra un’asta con una croce al vertice, simbolo di
potere che richiama il Sigillo del Dio vivente che sarà utilizzato
per segnare i figli di Israele un attimo prima della devastazione
universale. A questo si aggiunga che in sede di restauro, in basso a
sinistra, subito fuori del clipeo che contorna l’Angelo
Vendicatore, sono riapparsi brandelli di una figura inginocchiata con
alcune lettere di una epigrafe ormai incomprensibile …D…EPIS…D…
. <span style="text-align: center;">Evidentemente si tratta di un monaco
orante, forse lo stesso Epifanio, che, nel riconoscere nell’angelo
centrale la figura del Cristo cui rivolgere la preghiera,
implicitamente fa riferimento alla interpretazione autpertiana di
quel brano dell’Apocalisse. </span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Al centro della pseudo-cupola (6),
all’interno di una calotta azzurra contornata da due fasce, una
rossa ed un’altra azzurra, trapuntate di stelle, con una scritta
verticale alla sua sinistra dove si legge SCA MARIA, campeggia
l'immagine della Madonna Regina, assisa in trono e assunta nella
sfera celeste. Si tratta della più antica immagine dell'Assunta a
tutt'oggi conosciuta.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifgcNS7JhYg466L703WvLdd0FDCD2mdyN5y_uW09XeNqkiwhyX5IYZJ3bv6Z8rfqqM6mZJi3BhagO5SNWLJJ_hQ-DbDlIOaB_ACl9ikLQqMtTY8mXey2flM93cOxqdT1OeumogldtxPsk/s2048/Madonna+Regina+e+arcangeli.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1337" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEifgcNS7JhYg466L703WvLdd0FDCD2mdyN5y_uW09XeNqkiwhyX5IYZJ3bv6Z8rfqqM6mZJi3BhagO5SNWLJJ_hQ-DbDlIOaB_ACl9ikLQqMtTY8mXey2flM93cOxqdT1OeumogldtxPsk/w261-h400/Madonna+Regina+e+arcangeli.jpg" width="261" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;">La Teotokos è vestita con una grande
dalmatica rossastra con una larga orlatura dorata che nella parte
centrale forma un clavo. Dalle larghe maniche bianche spuntano gli
avambracci fasciati dalla stoffa preziosa della tunica ocra che
spunta anche sulla parte bassa della veste a coprire parte dei piedi
calzati da pantofole regali arricchite da fili di perle. La mano destra è aperta con le dita allargate ed il palmo rivolto
verso chi guarda, mentre la sinistra regge un grande libro aperto
poggiato sulle gambe e le cui pagine riportano a grandi lettere la
scritta BEATAM ME DICENT (<i>ecce enim ex hoc </i>beatam
me dicent<i> omnes generationes, </i>Luca,
XVI, 48).</div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Al centro della volta, in alto,
rimangono labili tracce del Cristo dell’Apocalisse (5). Della testa
rimangono solo i lunghi capelli che, raccolti sulla nuca, scendono
fin sulle spalle. Grandissima è l’aureola dorata crucisegnata e
contornata da una larga fascia più chiara.
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Proprio di fronte alla cavità
dell’abside, in asse architettonico, si sviluppa il braccio corto
della cripta che, nella parte centrale, si conclude in alto in forma
semicircolare per l’innesto della volta a botte che contiene la
figura del Cristo dell’Apocalisse. Su questa parete, dove si apre una
piccola finestra, che anticamente permetteva di osservare l’interno
dell’ambiente inquadrando specificamente la parte centrale con la
rappresentazione degli Arcangeli, è raffigurata la scena
dell’<i>Annunciazione</i>.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQqil8IyvRv8mbk8wm7VsJhb2SHZs6QHcyB_BYh3TJEGXqH0RRD_uxxn2qr2OO_DipEdkY9fH8x9ELtFdwPLSUJNscy40rFdufai4v9Zljk4k6u4cpe8afBMmBG5Uh9n6-l_TIJvXvzek/s740/Annunciazione+2.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="599" data-original-width="740" height="324" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQqil8IyvRv8mbk8wm7VsJhb2SHZs6QHcyB_BYh3TJEGXqH0RRD_uxxn2qr2OO_DipEdkY9fH8x9ELtFdwPLSUJNscy40rFdufai4v9Zljk4k6u4cpe8afBMmBG5Uh9n6-l_TIJvXvzek/w400-h324/Annunciazione+2.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Annunciazione</i></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sulla sinistra della finestrella,
accanto ad una colonna tortile che rappresenta un particolare della
casa di Maria, è raffigurato l'arcangelo Gabriele (10), ritratto
nel momento in cui, terminata la planata, si sta ponendo in posizione
verticale. Va notata la straordinaria dinamicità della figura che
non trova riferimenti analoghi in alcuna delle rappresentazioni coeve
o comunque precedenti il XII secolo, sia nelle pitture murali che
nelle miniature. <span style="text-align: center;">Sulla destra è la Madonna (11) che
appare come sbigottita per l’improvvisa apparizione dell’Arcangelo,
la mano sinistra è completamente aperta, con il palmo rivolto verso
la parete opposta ad evidenziare l’atteggiamento di sorpresa se non
addirittura di spavento. </span><span style="text-align: center;">Anche in questo caso è ritratta in
abiti regali, in piedi davanti ad un trono riccamente decorato da
perle e pietre preziose. Non si vedono i piedi, ma la posizione
complessiva ci fa intuire che essa sia appena scesa dal suppedaneo e
con la mano sinistra, che regge ancora due fuselli di un arcolaio,
cerchi di appoggiarsi al voluminoso cuscino purpureo. </span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">A sinistra dell’Annunciazione, sulla
piccola parete trasversale, è raffigurata la <i>Natività </i>(12),
con Maria distesa su un letto e accanto Giuseppe che è ritratto, con
le gambe accavallate, seduto su uno sgabello esagonale. Un mantello
ocra copre una tunica bianca ed una grande aureola circonda il capo.
E’ un uomo anziano ed è rappresentato in posizione pensosa, con la
mano destra che sostiene la testa e la sinistra che indica Maria.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Sulla parete opposta, nella parte
superiore era raffigurata la scena del Bambino nella mangiatoia –
oggi quasi completamente scomparsa – mentre in quella inferiore si
osserva la scena del<i> Bagno del Bambino </i>(13).
Le due levatrici lavano Cristo in una vasca a forma di grande calice. </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipox2l8MFklNZYV6mdeGr76e5HRlBpTtvUmzOasVB-xjpA8dujMz4UDKFoy-u0iCQlWrsCHcgMPUfknrmolKaJgLs2aCQpuzHn9QVWcd25FAvz1wdqlcC76gtglKOPxpqL3jI1JUhrUrk/s374/Bagno+del+Bambino.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="328" data-original-width="374" height="351" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipox2l8MFklNZYV6mdeGr76e5HRlBpTtvUmzOasVB-xjpA8dujMz4UDKFoy-u0iCQlWrsCHcgMPUfknrmolKaJgLs2aCQpuzHn9QVWcd25FAvz1wdqlcC76gtglKOPxpqL3jI1JUhrUrk/w400-h351/Bagno+del+Bambino.jpg" width="400" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Quella di destra (Zelomi) è in piedi e sta versando l’acqua con
un’anfora monoansata, mentre quella di sinistra (Salome) è seduta
su uno scanno e sta lavando il Cristo Bambino il cui capo è
contornato da un’aureola crucisegnata che reca esternamente, sui
due lati, i monogrammi verticali alla greca IHS e XPS. Questi è in
posizione retta con il braccio destro piegato, quasi ad accennare ad
un segno benedicente, e la mano sinistra poggiata sull’orlo della
vasca. </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Proseguendo lungo la parete, subito
vicino alla scena del <i>Bagno del Bambino</i>, vi è la Madonna
Regina assisa in trono con il Bambino (4). </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7MmVSS5-CZ9KGMT6Vk1clV7kgQIFZUGbvc5O91tAbW2qRJrnq0W298mEHamqSImJPqzIVV52grDaxCKhcopWL4t9yIcJUxtpgKgiAi_Y-h5QtySAVkTiWRJAYx08twnRkbeXmHEpP7Vs/s715/Madonna+in+trono.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="715" data-original-width="475" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj7MmVSS5-CZ9KGMT6Vk1clV7kgQIFZUGbvc5O91tAbW2qRJrnq0W298mEHamqSImJPqzIVV52grDaxCKhcopWL4t9yIcJUxtpgKgiAi_Y-h5QtySAVkTiWRJAYx08twnRkbeXmHEpP7Vs/w266-h400/Madonna+in+trono.jpg" width="266" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">La Teotokos è raffigurata come una
basilissa bizantina, indossa vesti sontuose, impreziosite da ricche
applicazioni dorate a cerchi concentrici che, nella parte bassa della
dalmatica, si concludono con un orlo a fasce anch’esse dorate,
alternate a fili di perle. I capelli, tutti raccolti in un’alta
corona dorata e trapuntata di perle, evidenziano i pendulia che
caratterizzano la corona imperiale bizantina. Il Bambino, seduto e
con un’aureola crucisegnata, in atteggiamento benedicente ed un
rotulo nella mano sinistra, è interamente racchiuso in un clipeo
ovale, sorretto dalla Madonna che lo tiene poggiato sulle sue gambe.Ai piedi della Vergine, sulla sinistra,
compare la figura - inginocchiata nell'atto della <i>proskynesis</i>
- di un monaco orante vestito di una tunica chiara e tonsurato (**).</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Più in basso, sulla destra,
sopravvivono i volti di due personaggi (un terzo è andato totalmente
perduto poco prima dei restauri) forse realizzati in epoca
successiva. Quello di destra ha un copricapo tronco-conico decorato
con pietre preziose (una sorta di corona) dal quale esce una ricca
capigliatura rossiccia. Di quello centrale si vede parte del capo dai
capelli bianchi. Di quello più a sinistra, come già detto, non
rimane praticamente più nulla. I due personaggi di sinistra potrebbero
essere due abati in abiti da cerimonia, mentre quello di destra un membro della famiglia imperiale.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Segue la scena della <i>Crocefissione</i>
(14). Il capo del Cristo è lievemente reclinato ed i lunghi capelli,
divisi da una scriminatura centrale, scivolano sulla spalla sinistra.
Del volto appena leggibile si riconoscono gli occhi socchiusi ed una
rada barba. L’aureola, fortemente evidenziata da una cornice scura,
è crucisegnata e sul piccolo braccio di sinistra sopravvive una
Omega. Il perizoma rossiccio è costituito da un grande panno
annodato sull’anca sinistra che scende fino a coprire il ginocchio
destro. I piedi divaricati non hanno alcun appoggio. Sul vertice
della croce una tavola trasversale reca la scritta JHESUS CHRISTUS
REX JUDEORUM.
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6xj9unNmcm_cabDq7HFDiVsFIlEeiPyRuj63itFbiC8VTMjZU17AP69Lii2p9wvlOAQ26Bk4VublK33JXg9k50_dUt2SIWWbRNS_PPN3bswWt60PAlu2DItphRpw4bbLuvBJqCqQmFcU/s715/Crocefissione+con+abate+Epifanio.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="715" data-original-width="475" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh6xj9unNmcm_cabDq7HFDiVsFIlEeiPyRuj63itFbiC8VTMjZU17AP69Lii2p9wvlOAQ26Bk4VublK33JXg9k50_dUt2SIWWbRNS_PPN3bswWt60PAlu2DItphRpw4bbLuvBJqCqQmFcU/w266-h400/Crocefissione+con+abate+Epifanio.jpg" width="266" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Crocefissione</i></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">A sinistra e a destra, al disopra dei
bracci, sono rappresentati rispettivamente il sole oscurato e la luna
che appare in conseguenza dell’eclissi, in sintonia con la
narrazione evangelica (Marco XV, 33). Ai lati della croce, La Vergine
e Giovanni. Una lunga scritta orizzontale, divisa dalla croce,
riporta il versetto in latino: MULIER ECCE FILIUS TUUS, FILIUS ECCE
MATER TUA (Giovanni XIX, 26). <span style="text-align: center;">Inginocchiato ai piedi della croce,
identificato dalla didascalia, è raffigurato l'abate Epifanio. La
vistosa tonsura e la casula rossa che copre la sua tunica bianca
confermano la sua posizione nell’ambito della organizzazione
monastica ed il nimbo rettangolare che inquadra il suo capo attesta
che egli fosse in vita al momento della realizzazione dell'affresco. </span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">In alto, a sinistra della
Crocefissione, si nota una donna seduta (15), con il viso appoggiato
sulla guancia della mano sinistra, mentre con la destra si rivolge a
Cristo, lunghi capelli sciolti le scendono dal capo su cui poggia una
corona muraria. L'epigrafe HIERUSALEM sottolinea che si tratti della
personificazione di Gerusalemme, che piange sulle sue sventure dopo
la profezia della sua distruzione pronunciata da Gesù nella domenica
della Palme (Luca, XIX, 41-44) (***). </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5j4FY3cDIn1WpwAT0tQUVOpR6RF3N3-khgqO_gs5yHG5-PtrxRcIx1MHW14EXPqEc1TqLbELUgNGpuJo4JMvJIXK3NhlQpmVQwCXP8kMzj8tl_R-oQFSnCjvLd339Em0pXZEPFD8jDfc/s522/Gerusalemme.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="522" data-original-width="467" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj5j4FY3cDIn1WpwAT0tQUVOpR6RF3N3-khgqO_gs5yHG5-PtrxRcIx1MHW14EXPqEc1TqLbELUgNGpuJo4JMvJIXK3NhlQpmVQwCXP8kMzj8tl_R-oQFSnCjvLd339Em0pXZEPFD8jDfc/w358-h400/Gerusalemme.jpg" width="358" /></a></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">Nella nicchia sottostante, sollevate da
terra, si osservano le anime di Lorenzo (SCS LAURENTIUS) e Stefano
(18, 19) ai lati del Cristo Risorto (17) con l’aureola crucigera
sulla quale erano i monogrammi dell’Alfa e dell’Omega e la destra
benedicente alla greca, mentre la sinistra regge un libro su cui sono
scritte le parole pronunciate dal Signore quando apparve a Mosè nel Sinai (EGO SUM DS
ABRAHA).</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXpThqIRWpvNyoJ1_PphUJOmpd9mQltsVBWUQf0cq91jBTJWm0-lo6DfZKFZSQzTE4mZM8n6xsRKylNy33pvYdWKklxui-HoEy55BjKxin34yjAAh2taaUKSjDt61TYwXkh96xkcV3DCE/s475/Pie+donne.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="334" data-original-width="475" height="281" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiXpThqIRWpvNyoJ1_PphUJOmpd9mQltsVBWUQf0cq91jBTJWm0-lo6DfZKFZSQzTE4mZM8n6xsRKylNy33pvYdWKklxui-HoEy55BjKxin34yjAAh2taaUKSjDt61TYwXkh96xkcV3DCE/w400-h281/Pie+donne.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Le pie donne al sepolcro</i></div></div></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">A sinistra della Gerusalemme dolente, è
raffigurata la scena delle <i>Pie donne al Sepolcro</i>. Un angelo
con le ali multicolori è pronto per alzarsi in volo mentre sta
annunziando alle due donne che il Cristo è risorto. Con la mano
sinistra regge una lunga e sottile asta mentre con la destra indica
il sepolcro che gli è alle spalle. Una strana cornice della tomba,
su cui si legge SEPULCRUM DNI, si apre nella parte centrale con un
riquadro rettangolare attraverso il quale si vede il sudario
abbandonato. Sulla sinistra, completamente avvolte in mantelli
marrone, sono Maria di Magdala e Maria madre di Giacomo che recano i
vasi con gli unguenti che dovevano servire ad imbalsamare Gesù. </p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="text-align: center;">Recenti lavori di restauro hanno rivelato una sepoltura in quello
che si riteneva il basamento di un altare votivo posto immediatamente
al di sotto della Madonna dell'Annunciazione, confermando la funzione
di cappella funebre della cripta. La particolarità di questa
sepoltura consiste nel fatto che il corpo del defunto poteva trovarvi
posto soltanto in posizione seduta. E – come osservato da Valente (cfr. bibliografia) -
è da questo punto di vista (che è quello che avrebbe avuto il
defunto - molto probabilmente lo stesso abate Epifanio - al risveglio) che va letto il programma iconografico della
cripta, soltanto da questa posizione è infatti possibile vedere
contemporaneamente la Madre di Dio ed il Cristo.</span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><span style="text-align: center;"><br /></span></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Note</u>:</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(*) <i style="text-align: center;">I testimoni deposero i mantelli
ai piedi di un giovane chiamato Saulo. E lapidavano Stefano che
pregava e diceva: Signore Gesù accogli il mio spirito. Poi piegate
le ginocchia gridò a gran voce: Signore, non imputare loro questo
peccato! E ciò detto si addormentò</i><span style="text-align: center;"> (Atti degli Apostoli,7,
58-60).</span></p>
<p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(**) E.Bertaux (1900) individua in questa
figura l'autoritratto del monaco che dipinse il ciclo di affreschi.</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">(***) <i style="text-align: center;">Verranno sopra di te giorni in cui i
tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti
stringeranno da ogni parte! Distruggeranno te e i tuoi figli in mezzo
a te, e non lasceranno in te pietra sopra pietra, perché tu non hai
conosciuto il tempo in cui sei stata visitata.</i></p><p style="margin-bottom: 0cm;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u><br /></u></p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><u>Bibliografia</u>:</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;">- F.Valente, <span style="color: #2b00fe;"><a href="https://www.francovalente.it/2009/11/06/la-cripta-di-epifanio-a-s-vincenzo-al-volturno/" target="_blank"><span style="color: black;"></span>La cripta di Epifanio a San Vincenzo al Volturno</a></span>, 2009 <br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br />
</p></div><div style="text-align: left;"><br /></div><p style="text-align: left;"><br /></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"></div><p style="margin-bottom: 0cm; text-align: left;"><br /> </p></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><p style="margin-bottom: 0cm;">
</p><p style="margin-bottom: 0cm;"><br /></p><br /><p></p>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5838909140020243520.post-26611849030094001032021-03-28T03:43:00.007-07:002021-03-28T09:08:18.944-07:00Il Palazzo dei Despoti, Mistrà<b>Il Palazzo dei Despoti</b>
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjOyHpNEDp2FBzzOp1gWSXMOefoLgsmloRqZ90ObGte2rPgEtPHnrQUoP0QBiqQtJKt2J5LbZPtVrVPZD31bAFNP-FZ7iRERe40KWEBtBUGb9RrgY-ozCVswfiGIywR7DkPZkXd-ee7cQ/s1242/Despot%2527s_Palace_%2528Mystras%252C_Greece%252C_2017%2529.jpg" style="display: block; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="829" data-original-width="1242" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjOyHpNEDp2FBzzOp1gWSXMOefoLgsmloRqZ90ObGte2rPgEtPHnrQUoP0QBiqQtJKt2J5LbZPtVrVPZD31bAFNP-FZ7iRERe40KWEBtBUGb9RrgY-ozCVswfiGIywR7DkPZkXd-ee7cQ/s400/Despot%2527s_Palace_%2528Mystras%252C_Greece%252C_2017%2529.jpg" width="400" /></a></div>
Sede dell'amministrazione di Mistrà era il complesso palaziale che si affacciava
sulla piazza di <i>Ano Chora</i>. Qui risiedeva anche il governatore e
successivamente vi risiedettero i Despoti. L'edificio a forma di L risulta da
quattro diverse fasi costruttive che vanno dal XIII al XV secolo.
<div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNwmbTkp8szyfP0g6JVRpZLOPGRIY5-FXuMhY1W0lFVypYEmEUjA_No-k5NaEsv50isxMVS36YqwxWO08gKKph5D4gmDWKHzHDNOlzuo7UKmrRrXooiIbDli-_XjBRInqNnJeAb-ISh2E/s596/pianta+del+palazzo+definitiva.jpg" style="display: block; padding: 1em 0px; text-align: center;"><img alt="" border="0" data-original-height="478" data-original-width="596" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjNwmbTkp8szyfP0g6JVRpZLOPGRIY5-FXuMhY1W0lFVypYEmEUjA_No-k5NaEsv50isxMVS36YqwxWO08gKKph5D4gmDWKHzHDNOlzuo7UKmrRrXooiIbDli-_XjBRInqNnJeAb-ISh2E/s400/pianta+del+palazzo+definitiva.jpg" width="400" /></a></div>
Alla prima fase corrisponde l'edificio più orientale (A), una struttura a due
piani a pianta rettangolare e completata da una torre, che risale probabilmente
alla dominazione latina (1205-1259) giacchè presenta alcuni tratti decisamente
occidentali come le finestre ad arco acuto. <div>Durante il regno di Andronico II, alla fine del XIII secolo o agli inizi del
XIV, il Palazzo si espanse verso ovest con un fabbricato a due piani di
caratteristiche più marcatamente bizantine che presenta finestre sovrastate da
un archeggiatura semicircolare (D); qui si trovavano le cucine ed altre aree
occupate dai servizi. </div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwF9OS12aQId6xJYjKsi8qemHYLuaJlVHLdeYulJjQ3Qsa93DRObtpS4FSdDQK6LWeWl_RXNDH0NVC-9xLi3ANuAUtkWzkwUnwpyeRA8wg_nVNw-Ht7RT7EhesrHKMEVd83z9CLvk97RU/s1024/Clipboard01.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="768" data-original-width="1024" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwF9OS12aQId6xJYjKsi8qemHYLuaJlVHLdeYulJjQ3Qsa93DRObtpS4FSdDQK6LWeWl_RXNDH0NVC-9xLi3ANuAUtkWzkwUnwpyeRA8wg_nVNw-Ht7RT7EhesrHKMEVd83z9CLvk97RU/w400-h300/Clipboard01.jpg" width="400" /></a></div><div><br /></div><div>Manuele Cantecuzeno - figlio dell'imperatore Giovanni VI -
despota di Morea dal 1349 al 1380, aggiunse un terzo edificio (E) sempre lungo
l'asse est-ovest con caratteristiche simili a edifici veneziani coevi. La stanza
centrale del piano superiore venne successivamente trasformata in cappella e vi
si conservano lacerti di affresco. </div><div>L'ultimo edificio in ordine di tempo (F) –
noto anche come <i>Palazzo dei Paleologhi</i> - è costituito da un'ala che si sviluppa
su tre piani: il piano terra destinato a magazzino, quello rialzato – che appare
diviso in otto ambienti da setti murari perpendicolari – a casermaggio e
l'ultimo che era occupato esclusivamente dalla sala del trono che affacciava
con otto grandi finestre su una ampia balconata che prospetta sulla piazza
antistante. La sala del trono era riscaldata da otto grandi camini le cui canne
fumarie sporgono sulla facciata esterna a guisa di contrafforti. Questo edificio
è per solito attribuito all'imperatore Manuele II (1391-1425) che soggiornò a
Mistrà per due lunghi periodi nel 1408 e nel 1415. Quest'ala del palazzo, inoltre, fu fortemente danneggiato da un incendio quando la città era già in mano ai turchi durante la <a href="http://wwwbisanzioit.blogspot.com/2011/10/la-spedizione-in-morea-di-sigismondo.html"><span style="color: #2b00fe;">spedizione di Sigismondo Malatesta (1464-1466)</span>.</a> </div><div>La Gilliland Wright (2010) restringe invece
l'arco di datazione di quest'ala al 1429-1433 e attribuisce gli
elementi squisitamente occidentali che presenta (come le finestre
circolari che illuminano la sala del trono o il complesso
balconata-portico) all'influenza della despoina Cleofe Malatesta
(1419-1433) - moglie del despota Teodoro II – e di personalità
legate al suo entourage, senza escludere l'intervento diretto di
maestranze venute dall'Italia. E' comunque da notare una certa
somiglianza del prospetto del Palazzo dei Paleologhi con quello del
Palazzo ducale di Venezia. </div><div><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidxzvI_HK3Gg35M45gNe2Cn2rYc35SOrFxt-5nLK4yTrN30E03_b3pRDsLCLs35V_jc7ri8GCW35I_9lqzgddgcpFIqrv0U9JaUHZ1UYlom4c5ymXMikQHxN1H23ziYgpCsqeEWzSplHY/s1024/palazzo+ducale.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="681" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEidxzvI_HK3Gg35M45gNe2Cn2rYc35SOrFxt-5nLK4yTrN30E03_b3pRDsLCLs35V_jc7ri8GCW35I_9lqzgddgcpFIqrv0U9JaUHZ1UYlom4c5ymXMikQHxN1H23ziYgpCsqeEWzSplHY/w400-h266/palazzo+ducale.jpg" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i>Palazzo ducale, Venezia</i></div><br /><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div><div><br /></div>dom.nardone@libero.ithttp://www.blogger.com/profile/13884282871338914230noreply@blogger.com0