Il leone era un monumento molto noto del Pireo, si trovava lì dal I o II secolo. La sua notorietà era tale che gli italiani chiamavano il Pireo Porto Leone. Fu razziato e inviato in patria dalle truppe del Morosini dopo la presa di Atene (29 settembre 1687) nel corso della guerra di Morea. A Venezia venne collocato a guardia dell'ingresso dell'Arsenale dove ancora si trova.
L'animale è seduto, ha la gola cava e aveva il segno di un tubo (ora scomparso) sul retro, ciò fa pensare ad un suo utilizzo precedente come fontana.
La statua, di marmo bianco e alta circa 3 metri, è scolpita in marmo pentelico, che da ciò che è noto, non fu utilizzato per la costruzione di monumenti artistici prima del tempo di Pericle.
Secondo alcuni storici dell'arte, questo leone non è posteriore al V secolo a.C.
Secondo alcuni storici dell'arte, questo leone non è posteriore al V secolo a.C.
E' particolarmente conosciuto anche per essere stato vittima di un atto vandalico attorno alla seconda metà dell'XI secolo da alcuni scandinavi che incisero due lunghe iscrizioni runiche sulle spalle e sui fianchi del leone. Le rune sono incise seguendo la forma di un elaborato lindworm (dragone), motivo ricorrente in altre pietre runiche che si trovano in Scandinavia.
Gli incisori erano quasi certamente Variaghi, mercenari scandinavi al servizio dell'Impero Bizantino che erano stati inviati in Grecia a reprimere una rivolta della popolazione locale.
Le iscrizioni non vennero identificate come rune sino alla fine del XVIII secolo. Furono trascritte e tradotte per la prima volta nella metà del XIX secolo da Carl Christian Rafn, segretario della Kongelige Nordiske Oldskrift-Selskab (Società Reale degli Antiquari Nordici). Le iscrizioni sono state erose dalle intemperie e dall'inquinamento atmosferico, che hanno reso difficilmente leggibili alcuni dei suoi caratteri. Le lacune nel testo sono stati pertanto colmate dagli interpreti mediante ipotesi e inferenze sul loro significato, basandosi su quelli rimasti leggibili.
Lato destro: Asmund incise queste rune con Asgeir e Thorleif, Thord e Ivar, su richiesta di Harold l'Alto, nonostante i greci riflettendoci lo vietino.
Lato sinistro: Hakon con Ulf e Asmund e Örn conquistarono questo porto. Questi uomini e Harold l'Alto imposero una forte tassa a causa della rivolta dei greci. Dalk è tenuto prigioniero in terre lontane. Egil è andato in missione con Ragnar in Romania e in Armenia.
Rafn riteneva che "Harold l'Alto" fosse Haraldr Sigurðarson, e che avesse soffocato nel 1040 coi suoi variaghi un tentativo di ribellione nel Pireo. Tuttavia, le fonti bizantine non menzionano questa ribellione, probabilmente riconducibile ad un'invenzione di Rafn, e tutta la soluzione appare altamente sospetta.
Studi più recenti riflettono l'opinione che non sia più possibile leggere con certezza i nomi delle persone che intagliarono le rune né quelli in onore delle quali furono intagliate.
In epoca moderna una copia di questo leone è stata ricollocata nella posizione che occupava nel porto del Pireo.
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