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lunedì 22 giugno 2015

La cacciata del duca di Atene dell'Orcagna

La cacciata del duca di Atene dell'Orcagna, Palazzo Vecchio, Firenze



Il Duca di Atene, Gualtiero VI di Brienne, fu cacciato da Firenze il 26 luglio 1343. Nell'occasione fu assaltato il carcere delle Stinche, quello dei detenuti politici, e liberati tutti gli oppositori che il duca aveva fatto incarcerare. Per ricordare l'evento fu commissionata - probabilmente ad Andrea di Cione detto l'Orcagna - l'esecuzione in loco di un affresco celebrativo. Con la dismissione e la distruzione parziale del carcere, dopo il 1833, l'affresco fu inglobato in un nuovo tabernacolo e solo nel 1964 staccato e restaurato. Attualmente è conservato nella Salotta del Quartiere di Leonora di Palazzo Vecchio.
Di forma circolare, l'affresco presenta un diametro di circa tre metri e in origine presentava all'intorno i segni dello Zodiaco, dei quali oggi rimane visibile solo quello del Leone, alternati a figure femminili e ad alcune iscrizioni poste a commento della scena. Nella scena principale è rappresentato al centro Palazzo Vecchio (si tratta della sua più antica rappresentazione conosciuta), nell'assetto riscontrabile tra il 1323, anno della costruzione dell'Aringhiera, e il 1349, quando furono demolite le antiporte fatte costruire dal Duca.
Sulla sinistra si vede una figura femminile con l'aureola (variamente interpretata, probabilmente sant'Anna, la cui festività ricorreva il giorno della cacciata del Duca) seduta su un trono coperto da un drappo sorretto da due angeli. Essa porge, in segno di restituzione, i tre gonfaloni di Firenze, del Popolo e del Comune ad un gruppo di cavalieri, inginocchiati per riceverli: si tratta di una rappresentazione simbolica della restituzione del potere alle milizie fiorentine. Questi cavalieri hanno la spada nella mano destra e guardano con intensità la loro protettrice. Sul fianco destro delle loro cotte d'armi si vede la lettera T, che sembrerebbe identificarli come cavalieri dell'Ordine del Tau di Altopascio (1). A terra si vedono una spada spezzata, una bilancia anch'essa spezzata, un libro chiuso ed uno scudo deformato.
Sulla destra dell'affresco si vede il Duca d'Atene che, con un abito guarnito d'ermellino, si allontana dal trono che rimane vuoto scacciato da un angelo, portandosi via uno strano oggetto dalle forme antropomorfe. Secondo l'interpretazione convenzionalmente accettata si tratterebbe del mitico Gerione, demone della frode, descritto nell'Inferno di Dante come un mostro dalla testa di uomo e dal corpo di serpente, a simboleggiare la frode che il Duca teneva in petto. L'angelo porta sul braccio sinistro una colonna e, nella mano destra, un frustino a tre corde, simboli della Passione di Cristo.

Esistono comunque degli elementi d'incongruenza che stridono con l'interpretazione convenzionale, il più eclatante dei quali è proprio lo strano oggetto nelle mani del duca, e che hanno dato adito a letture alternative come quella, piuttosto fantasiosa, di Giulio Lensi Orlandi (Il Bafometto a Firenze, in Almanacco italiano, 1976) che ha ritenuto di identificare in esso il Bafometto e ha posto l'affresco in relazione al processo ai Templari.
Un'ipotesi più recente (V.Perrera, Il custode delle reliquie, 2010; E.Baccarini, Sindone. Firenze e i misteri del sacro telo, 2010) ha invece identificato in esso la Sindone-Mandylion (2) trafugata a Costantinopoli nel sacco del 1204 da Ottone de La Roche, futuro primo duca di Atene e antenato di Gualtiero VI.

Note:

(1) A tutt’oggi non si conosce con esattezza l’anno di fondazione dell’Ordine ospitaliero dei Cavalieri del Tau di Altopascio, in quanto manca il documento inerente all’istituzione dell’ospedale, la cui prima attestazione ci perviene da un atto di donazione risalente al 2 agosto 1084, in cui si fa riferimento ad un ospizio ubicato in loco et finibus ubi dicitur Teupascio. Comunque già intorno al 1080 o negli anni immediatamente seguenti era di certo già nata tale struttura ospedaliera, se è vero che in una bolla del 1154, papa Anastasio IV, fa riferimento a precedenti decime concesse all’ospedale di Altopascio dal vescovo diocesano Anselmo. Essendo l'ospedale rivolto soprattutto all'assistenza dei pellegrini che percorrevano la via Francigena, lungo il cui itinerario si trovava Altopascio, l'ordine adottò come proprio simbolo il “Tau”, tale lettera greca evocava infatti, in primo luogo, la caratteristica forma del bordone dei pellegrini, ma, al tempo stesso si caricava anche di altri contenuti simbolici, quali, ad esempio, il richiamo alla croce.
In alcuni sigilli dell'Ordine il Tau compare anche affiancato alle conchiglie che i pellegrini si procuravano a Santiago di Compostela, sede del pellegrinaggio alla tomba di San Giacomo Maggiore che era anche il santo protettore dell'Ordine.
L'Ordine conobbe l'acme del suo splendore nel XIII secolo divenendo proprietario di vasti territori lungo il percorso della via Franchigena e aprendo delle magioni anche fuori d'Italia (nel 1180 l'Ordine possedeva a Parigi un ospedale ed una cappella), all'epoca della cacciata del duca le sue fortune erano però già declinanti, a causa del coinvolgimento di Altopascio nel conflitto tra Firenze e Pisa-Lucca. L'Ordine fu definitivamente soppresso da papa Sisto V nel 1587 ed i suoi beni ceduti alla milizia di Santo Stefano.

(2) Secondo questa ipotesi, il Mandylion di Edessa, custodito a Costantinopoli nella chiesa palatina della Vergine del Faro a partire dal 944 e di cui si perde ogni traccia dopo il sacco crociato, non sarebbe altro che la Sindone ripiegata in modo da mostrare solo il volto del Cristo.

Vedi anche le schede su Ducato di Atene e La contea di Lecce e la casa dei Brienne








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