Fu fatta edificare tra
l'877 e l'880 (1) da Basilio I che ne diresse e supervisionò
personalmente i lavori. La sua collocazione più probabile era poco
ad est del Crisotriclinio, quasi a ridosso del muro che circondava il
palazzo sul versante orientale, nel luogo dove si trovava il vecchio
Tzicanisterion
(2).
da Jean Ebersolt, Le grand
palais de Constantinople et le livre des cérémonies, Paris, 1910
Nella pianta la Nea Ekklesia è indicata con il n.44 mentre lo Tzicanisterion con il n.45. Tra di essi si nota il viale sistemato a giardino detto Mesokepion.
Molte fonti concordano
nel sostenere che diverse chiese costantinopolitane furono spogliate
per fornire le tessere musive ed i marmi necessari alla decorazione
della Nea che,
nelle intenzioni del suo committente, doveva rivaleggiare e superare
la stessa Santa Sofia segnando l'inizio di una nuova era (ambizione
che si riflette anche nello stesso epiteto di Nea
Ekklesia
con cui divenne nota).
In questa chiesa nel 963
l'imperatore Niceforo II Foca sposò la vedova del suo predecessore
Romano II, Teofano, e nel 1042 vi fu celebrato il matrimonio di
Costantino Monomaco con l'imperatrice Zoe. Fu spogliata di gran parte
dei suoi arredi durante il regno di Isacco II Angelo (1185-1195).
Durante l'occupazione latina
svolse le funzioni di cappella palatina con la nuova dedica datale
dai crociati di San Michele del Bucoleone. Sopravvissuta alla
conquista ottomana ed utilizzata come polveriera fu completamente
demolita nel 1490 a seguito di un'esplosione che l'aveva sventrata.
Era originariamente dedicata
al Cristo, alla Teotokos, al profeta Elia, all'arcangelo Gabriele e a
San Nicola.
La Nea Ekklesia doveva presentare una pianta a croce
greca inscritta ed era coperta da cinque cupole (3). L'ipotesi più
probabile è che, accanto alla cupola centrale, le altre quattro
cupole si trovassero negli angoli dell'edificio a formare altrettante
cappelle riservate al culto delle altre figure, oltre al Cristo, che
compaiono nella dedicazione della chiesa (4). Una sistemazione molto
simile si ritrova anche nella chiesa settentrionale del monastero di Costantino Lips di poco successiva alla Nea Ekklesia (venne
consacrata nel 907) e che può essere considerata l'esempio ad essa
più vicino.
La chiesa era inoltre
preceduta da un atrio porticato al cui interno si trovavano due
fontane in porfido. Il portico settentrionale e quello meridionale
fiancheggiavano la chiesa e si prolungavano oltre il suo lato
orientale lungo un ampio viale sistemato a giardino (Mesokepion)
che conduceva al nuovo Tzicanisterion.
Molto
probablmente sorgeva su una terrazza sostenuta da sostruzioni.
Il tratto architettonico innovativo
introdotto dalla copertura a cinque cupole costituì un modello
successivamente ampiamente ripreso dalla architettura religiosa
bizantina.
Note:
(1) Fu consacrata dal patriarca Fozio
il 1° maggio dell'880.
(2) Lo Tzicanisterion era un
ampio spazio erboso all'interno del Gran Palazzo dove gli imperatori
bizantini ed i loro cortigiani praticavano un gioco di origini
persiane molto simile al polo.(3) La fonte principale per ipotizzare una ricostruzione della Nea è la descrizione di essa contenuta nella Vita Basilii (il secondo libro della raccolta di scritti storici che va sotto il nome di Teofane continuato), secondo alcuni studiosi opera del nipote Costantino VII Porfirogenito.
(4) Nella ricostruzione ipotetica che compare nella pianta di Ebersolt utilizzata sopra per indicare la posizione della Nea, le quattro cupole appaiono invece disposte a coprire i quattro bracci della croce. E' però questa considerata un'ipotesi meno probabile.
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