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domenica 9 settembre 2018

La corona di Santo Stefano

La corona di Santo Stefano

Corona di Santo Stefano, parte anteriore

La cosiddetta corona di Santo Stefano – oggi conservata nel Palazzo del Parlamento di Budapest - risulta dall'assemblaggio di due parti distinte, che differiscono tra loro per epoca e stile.
La parte inferiore, composta da una fascia d'oro, piegata a cerchio e coronata da elementi triangolari e a semicerchio è un manufatto di oreficeria bizantina dell'epoca (o poco prima) dell'Imperatore Michele Dukas VII (1071-1078). A parte la sostituzione di alcune gemme e di cinque pendenti, appare nel suo stato originale.
La fascia d'oro contiene incastonate a griffe otto placchette di smalti cloisonnè di forma quasi quadrata.
Al centro anteriore della corona si eleva il semicerchio principale che contiene un Cristo Pantocrator a figura intera seduto su un trono ingioiellato, con ai lati due cipressi stilizzati e due campi circolari con le iniziali del nome. Nelle placchette sottostanti, ai lati del Pantocrator, gli arcangeli Michele e Gabriele a mezzo busto; seguono i Santi guerrieri Giorgio e Demetrio, e i Santi medici Cosma e Damiano.

Corona di Santo Stefano, parte posteriore

Sul retro della corona sono invece ritratti i tre personaggi storici legati probabilmente al suo arrivo in Ungheria. Sono tutti riconoscibili dalle epigrafi.

Michele VIII

In alto l'Imperatore Michele VII Dukas (1071-1078), al vertice della gerarchia terrena, come Cristo lo è di quella celeste. La placchetta è infatti posta specularmente a quella del Cristo. Quali simboli di regnante reca il labaro e la spada.

Costantino o Costanzo Porfirogenito

Sulla fascia si trovano invece i ritratti del co-imperatore Costantino Porfirogenito e di Géza I re d'Ungheria (1074-1077), definito dalla didascalia "re dei Turchi" come allora i bizantini chiamavano gli ungheresi (1). Il suo rango, leggermente inferiore rispetto agli imperatori, è sottolineato dal fatto che mentre i caratteri delle loro epigrafi sono colorate in rosso porpora, l'epigrafe di Géza è in smalto blu e la sua testa, a differenza degli altri due, non è avvolta dall'aureola. Inoltre il suo sguardo non è perfettamente frontale, come quelli di Michele VII e di Costantino, bensì è chiaramente rivolto a destra, verso l'imperatore.

Geza I d'Ungheria

Questa parte inferiore della corona inoltre, di fattura bizantina, somiglia molto a quelle usate dalle imperatrici bizantine. Geza I d'Ungheria sposò una nobildonna bizantina, la figlia di Teodulo Synadeno, cognato del futuro imperatore Niceforo III Botaniate, anche se non si conoscono né il nome - è nota soltanto come Synadene - né la data precisa del matrimonio (Scilitze Continuato). La cosiddetta parte greca della corona potrebbe quindi essere un dono inviatole dalla corte costantinopolitana. Non si tratterebbe inoltre di un manufatto realizzato ex novo, ma del riadattamento – eliminando i soggetti ritenuti inappropriati ed aggiungendo i ritratti dei regnanti – di una corona proveniente dal Tesoro imperiale (2).

Corona di Santo Stefano, parte superiore 

La parte superiore della corona ha invece una forma a croce che interseca la corona bizantina con angoli di 90°. Le quattro bande auree che la compongono sono state fissate con delle griffe lungo i lati del rettangolo centrale su cui è raffigurato un Cristo Pantocrator visibilmente dipendente da quello della corona greca, ma che presenta i simboli del sole e della luna. Lungo i bracci della croce si trovano le immagini in smalto policromo di otto Apostoli a figura intera: Pietro, Paolo, Giovanni, Giacomo, Bartolomeo, Filippo, Tommaso e Andrea. I lati delle loro placchette, le cui cornici sono bordate da perle e almandine entro alti castoni a fascia, sono decorati con motivi zoomorfi. Le didascalie che accompagnano le figure sono inoltre tutte in latino. Nel complesso appare di fattura più tarda e meno raffinata, dovrebbe risalire al tardo XII secolo ed essere opera di artigiani locali.
La croce d'oro che sormonta la corona è infine un'aggiunta del XVI secolo ed è inclinata a causa di una caduta.

L'assemblaggio delle due corone è avvenuto in maniera alquanto rozza, senza modificare le parti a contatto, tramite l'uso di chiodi le cui teste sono ancora visibili sulla superficie liscia della fascia aurea. Questo assemblaggio avvenne probabilmente durante il regno di Béla III (1171-1196) per il quale fu forse anche realizzata la corona latina.

Nel suo insieme la corona è detta “di Santo Stefano” perchè si riteneva fosse quella inviata intorno al 1000 da papa Silvestro II per incoronare il giovane re Vajk (ribattezzato Stefano e dopo la sua morte canonizzato) primo re d'Ungheria. Tutte le considerazioni sopra esposte portano però ad escludere che possa trattarsi della stessa corona. Questa in oggetto entrò probabilmente in uso per incoronare i re d'Ungheria con Bela III e fu sempre usata fino all'incoronazione dell'ultimo re, Carlo IV, nel 1916 (secondo il diritto ungherese infatti detiene legalmente il potere soltanto chi fisicamente possiede questa corona).
Dal 2000 è conservata nel Palazzo del Parlamento ungherese.

Note:
(1) La didascalia recita precisamente: ГєωβιτzаˇсПιсτосΚρаλңсΤоυрхιас (Geza fedele re dei Turchi).

(2) Secondo Eva Kovacs (1980) anziché il figlio di Michele VII, Costantino, il personaggio denominato dall'epigrafe “Kon. Porphyrogennetos ” sarebbe invece suo fratello minore Costanzo. La corona risalirebbe quindi al periodo compreso tra la morte del padre Costantino X Dukas (22 maggio 1067) e l'ascesa al trono di Romano IV Diogene (1 gennaio 1068) quando i due fratelli regnarono insieme sotto la Reggenza della madre Eudocia Macrebolitissa. Niceforo Botaniate comandò le truppe bizantine lungo la frontiera con l'Ungheria tra il 1064 ed il 1067, il matrimonio tra Geza e sua nipote Synadene potrebbe essere quindi stato combinato proprio in questo periodo a cui risalirebbe anche l'invio della corona. Ipotesi suffragata anche dal fatto che nello smalto della corona Geza, per quanto impugni uno scettro, non è però cinto da corona (diventerà re d'Ungheria soltanto nel 1074).


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