Voluto da Dionisio I, tiranno di Siracusa, sorge sul punto più alto (120 m s.l.m.) della terrazza del quartiere Epipoli a circa 7 km da Siracusa, in direzione della frazione di Belvedere, adagiato sul promontorio nell’estrema punta del pianoro dell’Epipoli (città alta), a chiudere, incernierando, i circa 28 km di mura fortificate che circondavano la città di Siracusa.
L’estremità della balza dell’Epipoli verso ovest ha la forma appuntita di un chiodo, Euryalos è l’antico nome del passo e ha appunto il significato di “largo chiodo” o Euryelo “testa di chiodo”, quello era l’unico e più facile accesso per qualunque esercito nemico che avesse avuto la seria intenzione di attaccare e conquistare la città di Siracusa alle spalle. Un punto estremamente vulnerabile che avrebbe certamente reso vane le imponenti fortificazioni di Dionisio, ragion per cui fu necessario erigere una fortezza che garantisse non solo protezione all’intera città, ma anche che vigilasse il comodo istmo naturale, passaggio di una delle più importanti linee viarie di comunicazione per gli approvvigionamenti o i commerci provenienti dalle colonie più interne come Akrai e Casmene.
I lavori del castello iniziarono nel 402 a.C. e si protrassero per i cinque anni successivi fino al 397 a.C. sebbene nel corso dei decenni successivi esso subì numerose trasformazioni e modifiche tanto che delle strutture dionigiane originarie poco è rimasto, si pensa che molte delle soluzioni strategiche successive visibili siano addirittura dovute proprio ad Archimede che un secolo e mezzo dopo, in vista dell’attacco delle truppe di Marcello, potrebbe aver suggerito delle modifiche per ingannare gli assedianti, ma di ciò non esiste alcuna testimonianza.
Durante l’attacco da parte delle truppe di Marcello, queste riuscirono a penetrare sulla piana dell’Epipoli assediando il castello ma non ebbero l’abilità e la fortuna di espugnarlo.
Marcello, rassegnato, si rivolse al capitano della guarnigione greca Filodemo affinché deponesse le armi consegnandogli il forte.
Con questa vicenda tral’altro si concluse il periodo più aureo dell’Eurialo dato che in tutto l’arco della dominazione romana venne quasi del tutto abbandonato cadendo miseramente in rovina, esso fu ripreso successivamente in epoca bizantina ed in parte rimaneggiato con riadattamenti alle nuove esigenze difensive prima di ripiombare nell’ultimo e definitivo abbandono.
Il primo fossato - oggi completamente interrato - quello più lontano e con una lunghezza di 6 metri e una profondità di 4, non fu mai completato, esso misurava una distanza rispetto ai primi bastioni del castello di 182 metri, tale aspetto coincide perfettamente con le norme di poliorcetica ellenistica dettate da uno scienziato contemporaneo di Archimede, un certo Filone di Bisanzio.
La presenza di questo primo fossato ad una determinata distanza aveva un preciso fine strategico, in quanto esso possedeva la primaria funzione di non far avvicinare oltre un certo limite le eventuali balliste nemiche, garantendo al contempo una sicura gittata per le baliste del castello che poste sulle torri del mastio, erano capaci di colpire ad una maggiore distanza.
Il secondo fossato non possiede i canoni classici di cui sono fornite le fortezze più celebri, bensì, osservato in pianta, rivela una particolare forma angolata simile ad una freccia con la punta rivolta verso l’esterno.
Una vera e propria barriera per qualunque assalitore, ma ciò che sorprende maggiormente è che trovandosi di fronte ad esso, guardando in direzione del castello, ad una certa distanza, il fossato risulta perfettamente mimetizzato. Un gioco ottico geniale ed efficace che ancora oggi inganna e stupisce. Il suo sviluppo è altrettanto degno di nota con i suoi 50 metri di lunghezza, uno spessore di 20 e una profondità di 7.
secondo fossato
Al di là di questo se ne trova un terzo e fra i due si conservano ancora vaghe tracce di massicce fortificazioni interamente crollate nel secondo; l’area era quasi del tutto inaccessibile ma nel caso in cui l’esercito nemico fosse riuscito in qualche modo a superare le barriere giungendo alla base del terzo fossato qui avrebbe trovato altri diabolici mezzi d’ostacolo. Questo era protetto da un possente muro munito di una stretta porta che avrebbe permesso l’ingresso solo ad un singolo soldato per volta, mentre dai muri gli arcieri avrebbero continuato la carneficina dei nemici addensati sulla porta.
terzo fossato
Da qui si accedeva a questo terzo fossato, di forma simile al secondo ma più irregolare e con la punta rivolta all’indietro. La lunghezza è di 80 metri con uno spessore massimo di circa 15 e una profondità di 9, esso tende restringersi all’altra estremità dove una serie di tre piloni in spessi blocchi calcarei sostenevano un ponte levatoio che avrebbe permesso l’accesso alle fortificazioni antecedenti il secondo fossato dal livello superiore.
Terzo fossato, con i tre piloni del ponte levatoio sullo sfondo
Dalle alte e lisce pareti calcaree si dipartono numerosi cunicoli ed in particolare sulla destra dove una serie di condotti distribuiti a lisca di pesce convergevano nell’area centrale del fossato testimoniando un’altra idea strategica di notevole efficacia. Un qualunque esercito nemico che fosse riuscito a penetrare nel terzo fossato sarebbe stato spezzato dal lato destro in più punti dalle armate nascoste in questi cunicoli convergenti. L’esercito nemico colto di sorpresa avrebbe cercato di fuggire attraverso ulteriori gallerie che avrebbe trovato alla sua sinistra, ma gli ingressi di queste gallerie furono ideate molto basse in modo da costringere i soldati nemici ad abbassarsi limitando loro la vista e quindi accrescendo la possibilità di trafiggerli a morte da parte dei soldati nascosti all’interno.
Da questi suggestivi cunicoli era possibile raggiungere ogni punto del castello senza essere visti dal nemico architettando in tal modo delle tattiche per coglierlo di sorpresa o confonderlo. Un’evidenza di questa astuzia la si osserva chiaramente percorrendo il cunicolo più lungo che conduce alla porta della città, in più punti, infatti, sono ancora visibili le aperture verso la superficie che consentivano di accedere anche in alcune aree strategiche importanti quali ad esempio di fronte alla porta stessa fuori dalle mura.
La parte centrale del forte è costituita dal mastio (G), di forma rettangolare irregolare. Qui, e nell'adiacente costruzione trapezoidale (K), dovevano essere le caserme. Gli ambienti ora visibili sembrano però di età bizantina, come del resto il muro che separa i due settori. Queste sono le uniche opere difensive realizzate in epoca bizantina storicamente e archeologicamente comprovate, delle altre se ne trova traccia solo nelle fonti letterarie.
il muro, costruito in epoca bizantina, che separa il mastio (G) dalla costruzione di forma trapezoidale (K)
Nell'edifìcio trapezoidale erano anche le cisterne (30). Una porta, protetta da una grande torre (16), metteva in comunicazione il mastio con il fossato meridionale (H), che a sua volta comunicava mediante una galleria sotterranea con il terzo fossato (D). All'estremità est dell'edifìcio trapezoidale è una grande torre (25), alla quale si aggancia il tratto meridionale delle mura dionigiane, mentre il tratto settentrionale si innesta alla torre che occupa il vertice nord dello stesso edifìcio (19).
Le torri del mastio (viste dall'interno)
All'inizio di questo tratto settentrionale delle mura si apre una porta (M), situata in fondo a una grande rientranza di pianta trapezoidale, destinata a proteggerne l'accesso (opera a tenaglia). In origine si trattava di un ingresso triplice (tripylon) che fu ben presto ridotto a dipylon, chiudendo la porta centrale (21). Furono allora costruiti due muri sfalsati, che obbligavano la strada di accesso a descrivere una chicane (20). In una fase successiva fu aggiunto un ulteriore grande muro frontale, che nascondeva del tutto la porta alla vista dei nemici.
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